La difese di alcuni designati alla pena capitale di Francesco Argenta

La difese di alcuni designati alla pena capitale MI processo dei terroristi La difese di alcuni designati alla pena capitale Trieste, 11 dicembre. Il fenomeno è comune a tutto il processo. Allorché si allontana — almeno nel tempo — l'eco della martellante parola del pubblico accusatore e nell'aula prende a diffondersi e ad echeggiare in tono sempre più insistente e più fervido, in volute sempre più definite e più ampie, la parola dei difensori, un certo rimescolio si determina fra gli imputati: riaffiorano, rispuntano fra di essi le speranze soffocate, schiantate, tra- volte dal turbine delle sanzióni ri-chieste dal rappresentante del P. M., riprendono forme e vigore nella tormentata coscienza e nell'attesa angosciosa, le tesi difensive, vanamente agitate. L'impegno dei patroni infonde nuova lena anche agli accusati. Ed ecco, dopo il Postogna —; il quale, rifacendosi alle argomentazioni prospettate da uno dei difensori e intese a dimostrare la contraddittorietà dell'accusa rispetto a determinati fatti e a specifiche posizioni processuali, ha reiterato concitatamente le proprie proteste di innocenza fino a farsi ammonire severamente dal presidente — è stamani la volta di Simone Kos, il giovane che capeggiava il gruppo dei terrori sti di Rutto. Egli chiede di potei-parlare non appena si apre l'udien- za e, avuta la parola, sostiene intermini chiari che, detenendo le armi e gli esplosivi destinati ai correi di Trieste, egli ha implicitamente evitato che si compisse una strage: —- Ora, sostiene l'imputato, diquesto si deve tener conto, ed in- vece per me è stata richiesta |apena di morte, mentre per Sossi ile di fatti che pre- che è colpevole ai tatti che pr sentano una portata analoga a quelli che io ho commessi, sono stati richiesti 24 anni di reclusione... — Va bene, va bene... il Tribunale giudicherà — afferma il pre¬ iittie Liuuiuiitia — unciniti u pie- sidenfe troncando lo sfogo elei- l'imputato 'imputato La difesa di Scuka e Kaus E la parola è data all'avv. Freschi del Foro triestino, difensore di Scuka e Kaus, due imputati per i quali il P. G. ha richiesto la pena capitale. L'oratore esordisce con alcune premesse intese a fissare le linee in cui si presenta il problema di queste popolazioni di confine. Egli ricorda il sentimento di viva italianità manifestato in ogni tempo, non solo dai friulani, i quali vantano pure un proprio idioma e una propria letteratura, ma anche dalle popolazioni di lingua slava del Natisone, che hanno partecipato volontariamente e gloriosamente alle guerre dell'Indipendenza dal 1848 in poi. Secondo l'oratore, il problema non può essere posto e rilevato in termini diversi da questi: tutti i cittadini debbono essere inseriti nello Stato, con eguaglianza di diritti e con eguaglianza di doveri. E l'avv. Freschi si addentra poscia nella trattazione della causa, esaminando la figura e la posizione processuale di Scuka. Non vi è dubbio che egli ha partecipato alla ideazione ed alla elaborazione di atti terroristici, ma è provato che egli non ha concorso in alcun modo alla loro esecuzione. Egli si è arrestato nella elaborazione dei plani, molto prima che si dipanassero gli atri preparatori, perchè, sostanzialmente, considerava gli atti terroristici intempestivi e dannosi. Anche allorché si recò a Milano per incitare il ferroviere Ciok a compiere atti di sabotaggio sulle linee ferroviarie, restrinse la sua azione ai preliminari degli atti preparatori! ; e, del resto, l'attività terroristica che si pretendeva dal Ciok non fu nemmeno mai iniziata. Discende da tutto ciò che Scuka può essere colpito, non già in base all'ipotesi più grave prevista dalla legge penale, ma in base a quella che considera l'eventualità in cui gli atti preparatori non hanno avuto alcun seguito. Per un solo reato lo Scuka potrebbe essere portato dinanzi al plotone di esecuzione: quello di spionaggio. Ma anche qui la real- lta dei fat" non legittima questa sanzione. E qui l'avv. Freschi, ri facendosi alla documentazione fornita dal perito e richiamandosi ai requisiti che sono richiesti dalla legge per la sussistenza del reato, osserva che le notizie di cai-attere militare raccolte dallo Scuka potrebbero offrire i caratteri dello spionaggio, soltanto se riferite con precisione a Potenza straniera. E questo invece non è avvenuto. Ma allo Scuka, insiste il patrono, deve essere risparmiata la pena estrema anche per un'altra ragione : con le sue confessioni, egli ha recato un decisivo contributo alla chiarificazione dei fatti ed ha concorso a troncare l'attività criminosa di altri imputati. E questo gli dà diritto alla diminuente di cui al n. 6 dell'art. 62 del ; .. . :c°dice penale ! . Passando a considerare laposi- , P!;°»eitat°, oltre confine contro la l^a de! Duce. Il giubi o di tutti perche il nefando attentato non e ^ato commesso, e il giubilo della zione processuale del Kaus, favv. Freschi rileva che il nucleo più impressionante delle accuse contro costui è dato dal fatto che egli avrebbe dovuto essere l'esecutore materiale del nefando attentato difesa. Ma, in ordine a questo fatto, che cosa oppone l'accusa a carico del Kaus? L'oratore risponde che l'accusa può riferirsi soltanto ad un esame di atti preparatori, dai quali l'im- . , _ *. * . . .. Putat° ha desistito spontamen 'e> volontariamente. Non e già in forza di un intervento esterno — 1 parenti, la forza pubblica, ecc — che il Kaus ha rinunciato al compimento dell'atto criminoso, ma in virtù di una determinazione propria, per un impulso della volontà propria. Sulla nefandezza del gesto che gli era. richiesto ha trionfato la sua struttura morale: tant'è che egli si è recato ad assistere al passaggio del Duce, a Caporetto, confuso fra la folla, ed ha agitato come gli altri la bandierina che gli era stata consegnata. Non è quindi possibile contestare che la desistenza dal reato sia stata spontanea e volontaria. I! patrocinatore di Sfiligol E' la volta ora dell'avv. Magassero del ±>\,ro di Roma, in difesa di Sfiligoi, il trentottenne dottore in giurisprudenza di Gorizia, per il quale è stata richiesta la condanna a trenta anni. La posizione processuale di questo imputato è diversa, secondo l'oratore, e bone distinta da quella degli altri: egli è un imputato la cui figura ò stata inserita tardivamente nel processo. Non figurava fra i 54 individui denunciati alla polizia all'inizio dell'istruttoria, nè fra i 269 che erano stati arrestati in quell'occasione e per i quali si ritiene di adottare misure varie di polizia Lo Sfiligoi venne arrestato il 5 giugno di quest'anno, quando il processo era in istato di avanzata istruttoria; e il suo arresto non si è compiuto a Gorizia o a Trieste, ma a Ranzi, in un comunello in provincia di Potenza, dove sino dal maggio 1940 lo Sfiligoi aveva dovuto fissare la sua residenza, in conseguenza del provvedimento generale onde, all'avvicinarsi della guerra, erano stati allontanati dagli abituali luoghi di residenza coloro che erano incorsi in una condanna per delitti politici. L'accusa contro Sfiligoi è sorta attraverso una chiamata di correo, vale a dire attraverso il mezzo più screditato che possa determinare la configurazione di un'accusa, e che, in ogni caso, va confortata da prove attendibili e sicure. Senonchè contro lo Sfiligoi — sul cui conto i carabinieri di Gorizia riferivano che egli dal '36, vaio.a dire dall'epoca della sua scarcerazione dopo la condanna inflittagli dal Tribunale Speciale, si era astenuto da ogni attività politica — non si sono raccolte, sostiene l'oratore, prove di sorta. L'accusa parte solo da Scuka, il quale, invitato a fare il nome diun affiliato di Gorizia, aveva fattoquello di Sfiligoi « perchè si trattava di uno che era già stato in galera ». — Tutti, in questo processo — soggiunge l'oratore — si sono domandati le ragioni delle accuse e del mendacio dello Scuka; tutti hanno cercato di indagare perchè lo Scuka, facendo le sue dichiarazioni alla polizia, abbia preteso che non si redigesse un verbale e che il funzionario che le raccoglie-codice promulgato da Francesco Giuseppe nel 1852. che rivive nella lontana eco di certe sue disposizioni, precisamente là dove veniva « assicurata la piena impunità e il segreto della fatta denuncia a chi, confessando le proprie colpe, si dichiarava pentito, ma si faceva delatore di quelle di altri».Ma nel caso di Sfiligoi la chiamata di correo, secondo l'oratore, è stata smentita al dibattimento. A suo giudizio, lo Sfiligoi può offrire un alibi morale: egli ha sposato una italiana, fascista e insegnante nelle nostre scuole, dalla quale ha avuto due bimbi cui ha imposto nomi italiani. E si sa di quale profondo rivolgimento sia fonte il matrimonio. Per questo, l'avv. Manassero chiede ai giudici di non ricacciare in carcere chi cammina sulla via della redenzione, e di restituire l'imputato alla felicità dei suoi bimbi. Un patrono di IO imputati Ultimo oratore della giornata, l'avv. Giovanni Kezich del foro triestino parla in difesa di dieci imputati: Danieli, Slavich, Kosovel, Sturm, Stefani, Stanich, Budin, Vremez, Dominici e Gasperie, taluni appartenenti al gruppo co-1si detto degli intellettuali, altri al! gruppo dei comunisti, e per i qualijil P. G. ha richiesto pene che van-l no da dodici a trent'anni di reclu-1 sione, lGli intellettuali slavi, sostiene l'oratore (e la sua origine dalma- ta, le battaglie fervidamente com- battute in nome dell'italianità con-, tro lo slavismo danno alla sua vo- i ce vm. timbro decÌBameate schietto] e sereno che non può essere so-\spettato), non hanno cospiratoìcontro il Paese nei cui conlini sono | venuti a trovarsi dopo la guerraìvittoriosa, non hanno attentato al-1 l'integrità dello Stato, non hanno cercato di minarne le istituzioni,, di seminare dentro il suo territo- rio il terrore. Il movimento degli\intellettuali slavi, seppur di movi-! mento e finautà ben più luail ^ICLVl, i-l.'.ì. vii luv,,-può parlarsi aveva aspetti I .tà ben più modeste e paci- fiche. Tutto si riduceva in sostan-Mza, per gl'intellettuali sloveni a'-! la rivendicazione della propria lin-| gua, della propria cultura, del [proprio folclore, all'aspirazione iinespressa ma costante di vedere esteso alle minoranze di lingua sia- ; va il trattamento che è stato fat-[to ad allogeni di altre lin°ue irdibaUiménto non ha recato alcuna provaT che nossa rendere Vii in tellettuali siivi re<.non4hili i uri'icucLLuau siavi lesponsaoin ai uu,specie eie -in, - h,. ;. ^Ja'mvSSrtl'ffiS^I-S^NsrsaVtbbe^ Piando a wcunara degli altri imputati^appartenenti1 al cruppò coffitaf^rato^nota che non !esiste alcun nonan fra miP^ln o-i-nn-lpo^Quello dH\\MnteHeUualf ma che tra i due CTÙoni^lLiate inveceuh!?r»ttirJ£?,SfEPoJS?™ f™ nWa rNttS^JlSZS: bl|ogna 'llmcntlcar.e.cl}c]ynrfiVw. ^?-tanÌ^-SOn0KUSCÌtn^,a'fr.tH.Lf1 na210nall3tl a l?|,seB,m'el: lettuale, per passare nelle file .dei|comunisti Anche per questi im- putati le chiamate di correo su cui „L^aSa I'accu3a ,?ono Peraltro in- consistenti, e molte volte sono sta te frantumate da coloro stessi che le avevano fatte. L'attività di costoro potrà essere riguardata sotto il profilo della propaganda sovversiva, mal sotto quella dell'attività cospirativa. E l'oratore chiede al Tribunale di contemperare le esigenze dello Stato che si difende, con* la comprensione umana dei .* : - ,. . < .; fatti che sono risultati provati,Icon la clemenza che ha da accom pagnare sempre la vera giustizia: « videant consules... ». Il seguito del dibattito è rinviato a domani. Francesco Argenta