Notizie militari trasmesse oltre confine Uno degli imputati "lavorava,, per gli inglesi di Francesco Argenta

Notizie militari trasmesse oltre confine Uno degli imputati "lavorava,, per gli inglesi IIm processo dei terroristi Notizie militari trasmesse oltre confine Uno degli imputati "lavorava,, per gli inglesi Gli ultimi testi d'accusa e quelli di discarico interrogati ieri Domani il procuratore generale pronuncierà la requisitoria Trieste, 8 dicembre. Conchiuso nella .domata di sabato l'interrogatorio tipi 60 impuati — ne resterebbe eia sentire uno, il contadino Edoardo Melussi. appartenente al gruppo dei terroisti; ma, poiché la malattia che o ha colpito non accenna a risolversi, 11 Tribunale procederà nei suoi confronti allo stralcio — conclusa nella giornata di ieri l'escussione dei testi d'accusa e di quelli a discarico, il processo volge all'epilogo. Domani, martedì, dopo la sosta imposta dall'odierna festività, 11 procuratore generale pronuncierà la sua requisitoria, e dopo il rappresentante della legge avranno là paiolai patroni della difesa che. come si sa, assommano a una ventina. Il dibattito si protrarrà verosimilmente per l'intera settimana, sì che la sentenza non Fotrà aversi che al principio deialtra. Nuovi elementi si sono ieri aggiunti, frattanto a quelli già emersi attraverso le indagini testimoniali. periti militari Ha aperto la sfilata il colonnelo di Stato maggiore Ugo Carones, il quale è stato 'Ricaricato di valutare le notizie di mdole militare raccolte dal Tornasi c da questi fornite agli agenti di oltre confine, per stabilire, alla stregua dei criteri! fissati dalla legge in tema di divulgazione di dati interessanti la difesa del Paese, la loro consistenza, la loro esattezza, il loro interesse specifico rispetto al nocumento che poteva discenderne mediante la propalazione. Il colonnello Carones. in veste di perito, dichiara che talune delle notizie raccolte dal Tornasi sono risultate approssimativamente esatte; altre, e si trattava delle prevalenti, sono rioultate esattissime; per alcune, infine, non è stato possibile pronunciarsi sulla loro esattezza. Tuttavia, nella maggioranza si tratta di notizie di cui era vietata la divulgazione. L'esposizione del perito non giunge nettamente agli imputati e il Tornasi, che ha sentito pronunciare il suo nome, interviene. — Eccellenza, ho sentito fare il mio nome. — Non c'è nulla di nuovo — lo tranquillizza il Presidente —. Avete dato il nome al processo in occasione di questi acceitamenti: •eco tutto. Sui dati e notizie militari raccolti dai Bobek, m quella sua ostinata e diabolica attività spio, nistica, riferisce il colonnello di Stato maggiore Xamilla Costamagna. Anche in questo caso le notizie sono risultate per una parte esatte, per un'altra solo approssimativamente esatte e per un terzo di una esattezza sulla quale è difficile pronunciarsi. Ma fra il folto delle notizie raccolte dal Bobek prevalgono ancora quelle di cui era tassativamente vietata la divulgazione. Esaurito l'intermezzo peritale (il Tribunale, con la quiescenza della difesa, rinuncia a sentire il maggiore dei servizi tecnici di attignerla Gaetano Gagliardi, che ha esaminato le armi sequestrate agli imputati e ne ha accertato la pericolosità e la provenienza, stabilendo che per la più parte i fucili e le rivoltelle sono di fabbricazione inglese) è chiamato l'ufficiale del servizio segreto ■ investigativo che operò l'arresto del BoDek. — Sappiamo — dice il Presidente — che al momento dell'arresto, avvenuto il 18 marzo 1940, il Bobek ha gettato dalla finestra un plico suggellalo, richiamando nello stesso tempo l'attenzione dei familiari perchè si affrettassero a raccoglierlo e distruggerlo. Quel plico conteneva notizie di indole militare, che fortunatamente non sono pervenute a destinazione. Ora il Bobek sostiene di non aver gettato il plico dalla finestra, ma di averlo solo deposto sul davanzale allorché si presentaiono gli agenti. Teste: — L'ha gettato invece precipitosamente dalla finestra ed 1 il plico fu raccolto dai sottuffi-ciaii che io avevo messo di guar-e è 8 o n i i dia intorno all'abitazione dell'ar restato. Pres.: E' provato che l'imputato Udovic si allontanava frequentemente da Trieste dirigendosi in motocicletta a Gorizia e altroveAvete accertato se questi viaggvenivano compiuti per ragione daffali, come egli sostiene? Teste: L'Udovic si allontanava sp'.-^idlmente nei giorni festivi. Pres.: Circa le visite della sisnora bionda, che giungeva su una lussuosa macchina contrassegnata con targa jugoslava, cosa vè risultato? L'imputato sostiene che si tratta di una invenzione del Bobek. Teste: Le visite della signora avvenivano realmente, perché l'arrivo della signora ci era in precedenza segnalato dalla frontiera Del resto, quando si fece il confranto fra il Bobek e l'L'dovic, aquesto proposito il Bobek dissall'altro, il quale si ostinava a nelegare' n'eréhè'orma! oUMte^cOsn«f^' ™?n? mnfcMtari? Non ferloi se iocco perchè io dovrei dirancora di Più > U' Ma questa misteriosa sio-nora'-nntervTene,''conc^Ut^:Udó„„„i,ra » serrarmi hll'nhiSlirae © In neeozto* Teste Àlì'abUaz'Sne Udovic: Questo è falso, perchio non èro mai in casa Come attingevano le notizie E' la volta ora dell'altro ufficiale del servizio segreto investigativo, che compì a Lubiana lindagini culminate con l'arrestdel prof. Cermely. Egli raccontche, mandato a Lubiana per scoprire le tracce di Zelen, il terribile agitatore terrorista ucciso poconflitto con i carabinieri, apin conflitto con i carabinieri, appuro che il Cermely, _ pel tramileli cerio May, aveva' messo icontatto con il servizio di spionaggio jugoslavo gli aituali impu'tati Sosis e Starz. Attraversla lunga trafila delle indagini svote, il leste apprese che il Cermely ora a conoscenza che lo Zelelavorava al servizio dell'Inghilterra. Anzi, a questo proposito sottennero le prove che il servizijugoslavo di spionaggio aveva la mentalo che lo Zelen, invece di lavorare per il suo Paese, lavorasse prevalentemente per gli '.nglesi. Pres.: E su Cermely cosa vi e risultato ? Teste: Egli godeva del più vasto ascendente sui fuorusciti, aveva contatti stretti e frequentissimi con lo Zelen, ma anche con l'organizzazione del servizio spionìstico. Il teste è congedato ed è introdotto Claudio Forgetti, sergente presso il 5u reggimento gemo di stanza a Banne, al quale, come si sa, il Bqbek si era rivolto per avere notizie di indole militare da trasmettere ad agenti di oltre confine. Il Forgetti avverti il proprio colonnello, fl quale gli ordino di tenere a bada il Bobek sino a che il servizio investigativo non fosse riuscito a raccogliere le prove della sua colpevolezza e i suoi rapporti con agenti stranieri. Pres.: Cosa vi ha detto il Bobek I | ITeste: Mi aveva promesso uni compenso in denaro e mi aveva ; anche accennato che, se avessi vo-1 luto riparare in Jugoslavia, egli avrebbe pensato a farmi passare il confine. Il teste annotava giorno per I 11 r"v,wrÌ l'oe 3Vei™ ^die costui gli che gli corri-L£ giorno Bobek, le richieste faceva, i compensi spondeva; si sa cosi che gli abboccamenti furono undici e i coni- pensi rispettivamente di 20, 100.1 20 lire. Ùn giorno il Bobek chie- se gli schizzi di una certa opera | della zona, e il teste, su suggerì- mento dei suoi superiori, gli di.s-lse che aveva un amico capace di eseguirli. Cosi glie li diede, con-1 segnandoli a mani della cognata, i l'imputala Maria Urbancich. | Pres.: La Urbancich sapeva I che si trattava di schizzi di ope-jre militari? iTeste: Credo. Bobek mi aveva avvertito in precedenza: « Potete darli a mia cognata se io non fossi a casa. Non dovete avere alcun timore, perchè essa è al corrente di tutto ». Del resto mi risulta che la Urbancich sfruttava le conoscenze che aveva fra le guardie di finanza, per carpire informazioni di indole militare. — E' un'infamia — insorge la Urbancich. — Perchè non si interrogano le guardie di finanza? — Lasciate stare — interviene il presidente. — Può venir fuorj qualcos'altro, oltre alle fotografie delle guardie di finanza in assetto di guerra, che sono state trovate in casa vostra. Il sergente Aldo Mona!, pure del 5.o reggimento genio, è il sottufficiale che il Forgetti presentò al Bobek e che esegui gli schizzi. Il Bobek avrebbe voluto molte altre cose, ma il teste, secondo le istruzioni avute dal superiori, limitò le sue prestazioni alla compilazione di quelle cartine. Un gruppo di studentesse e e a -1 al e Ecco ora un episodio carcerario di cui si è già avuta eco in udienza. Lo rievoca l'agente di custodia Luigi Scarabot, il quale presta servizio da dodici anni, presso le carceri di Trieste ed ha!imparato per questo anche la lin-i gua slovena. Giuseppe Kos divi- \ deva la cella con il prof. Koso- vel. Allorché, un giorno, il teste Iandò a prendere il Kos per por- tarlo alla presenza del giudice Iistruttore, il prof. Kosovel! men-itre l'altro si abbigliava, gli dis-!se: «. Stai attento a parlare, come'siamo d'accordo, e non avere pan-'ra ». Ma su quanto riferisce il te-.ste non è d'accordo il Kosovel, il ,quale chiede che lo Scarabot ri- ferisca la esposizione in lingua slovena. Il teste traduce e l'inter- prete ritraduce: ma. dopo prova e controprova, le cose rimangono come prima. Una breve sfilata di giovani studentesse, ora: Adi Bolcich, la quale ebbe a frequentare la scuola slovena di via Battisti, aveva dichiarato in istruttoria che le gite organizzate dalla scuola erano veri e propri raduni di propaganda nei quali si parlava sloveno e si cantavano canzoni slovene a sfondo ultra-nazionalista. Ma ora all'udienza la teste cerca di prò-spettare altrimenti le cose Presidente: — In istruttoria siete stata molto esplicita e categorica. Teste: — Ero stanca dell'interrogatorio ed ho finito col dire che scrivessero nel verbale quel che volevano... Pressoché analogo è l'atteggiamento delle sorell» Milena e Danila Sila, le quali, dopo aver fatto categoriche dichiarazioni in istruttoria circa il carattere prò-pagandistico che aveva la scuola slovena si destreggiano ora fra reticenze e tentennamenti. — Vi hanno bastonato, vi hanno trattato male per indurvi a dire quel che non volevate dire? — domanda il presidente. No, no — soggiunge una di esse, ed entrambe I confermare quello •leHo in istruttoria fìniscono perche avevano el La deposizione del commissa-e ™ di pubblica sicurezza Gennaroe;Per,a- le cui indagini hanno in-; muto a determinare l'attuale prò-- 'ce*?°- .ri,P^?_?Lla.!?^2l,ti^n?,„«: I capi del' gruppo cosiddetto degli -1 intePettiiBb : il dott. Scuka. Que sti si mostrava iterativo quando « teste gli contentò le dichlira-è aloni rese da fiossi: poscia dicbia ™ che avrebbe parlato qualora|non lo si fosse esposto alle ire e j alle rappresaelie dei compagni Cosi il teste raccolse gli elementi forn't.i dRl'o Scuka, in un proi memoria che non obbediva alle Iforp^nlità del verbale e che dove-e o]va servire ad uso esclusivo della a ; polizia. -1 Tenie: — Per convincerlo a for-! nire eli elementi che gli avevo rii,chiesto, gli sottoposi, anzi, in let--|tura 1 verbali des-li inte-rosratori-lima i vcnwi wn i«.n=>e | « i l?W «^tìJU, Scuka al-uno schema dfqueilo che avrebben Mora si risolse a confessare, ma- non senza avere preventivamen-- te tracciato, per essere a posto o |con la sua coscienza, cosi disse, n si o - detto. Il cav. Perla — interrompeha fatto leggerelo Scuka — mi una montagna di interroe-atorlnia soprattutto mi ha terrorizzatodicendomi che ero sospei alo per — mi disse — io ti salvo ». — E cosa vedete di straordinario in questo? — osserva il presidente. Imputato — Ma il teste è ben certo di non aver aggiunto qualcosa nelle mie dichiarazioni? Teste — Avrò fatto delle correzioni, ma soltanto di natura linguistica. I testi a discarico Dopo la deposizione del commissario di pubblica sicurezza Fortunato Lo Castro, il quale procedette al sequestro della macchina da scrivere che il Dujc aveva affidato al Posanelli e che questi aveva nascosto in un fosso dietro la propria casa, è chiamato il primo teste a discarico. Ironia del caso vuole che egli sia un ex-agente di custodia, tale Luigi Cicoria, il quale rese larghi servizi a taluni imputati, allorché prestava servizio presso le locali 'attentato di Piacenza. « Se mit chiarisci tre punti delle indagini| ralispiegare di e proprio dovei so one gii imputati appartenevano L famiglie agiate... Cosi il teste si prestò a dare carceri giudiziarie. — Avevo avuto tante disgrazie in famiglia — dichiara il teste per di essere venuto meno al ere — e avevo appre- sBnSsfeepIIILnol'?le ai familiari degli imputali. f1 dimentico più volte di chiudere Porta à?}le ?elle' ln modo. che ?H accusati poterono comunicare fra di e j,n?nej ,Per trarre maggiori benefici, fabbrico una lettera in cui si annunciava la prossima scarcerazione degli arrestati e la rammostro alla moglie dello Scuka, la quale lo compensò con cento lire, e alla moglie dei Kosovel, che lo gratificò con una uguale regalia. In difesa dell'avv. Toncich depone l'avv. Luigi Rouzier, Podestà di Trieste e segretario del Sindacato fascista degli avvocati. Egli riferisce che il Toncich fu il primo avvocato di origine slovena a richiedere la iscrizione al Sindacato fascista degli avvocati. L'atto del Toncich, il quale era per tutti persona retta e profes- ccscBfiqdbdCpstdrnentnfisionista stimato, impressiono vi-1 nttvamente e la sua domanda fu ac cettata dal direttorio del Sindacato all'unanimità. Virginio Scek, parroco di Corgnale e già deputato al Parlamento nazionale negli anni dell'immediato dopo guerra, riferisce nche l'avv. Toncich è stato tra gli elementi slavi il promotore dell'in- iquadramento delle minoranze slovene nell'ordine creato dal Fascismo; e Maria Àbrami, che per undici anni è stata segretaria d'ufficio dell'avv. Toncich, riferisce che nello studio di questi non si ebbero mai convegni di carattcre politico. In difesa del dott. Sfiligoi depone l'avv. Emilio Mantovani, di Gorizia: — Quando fu scarcerato — egli dice — dopo la condanna intimagli dal Tribunale Speciale. _ 11 questore lo consiglio di appo S'arsi a un avvocato italiano, ed eS» ve"nf n%] m'° studio. Ho scin P" evltat0 $ P*1'1*™ L'on lu! 'e sue vicende passale e, a dire il vero, non 1 ho mai inteso accenInare a questioni politiche. Del rei*1?. per quanto so egli aveva una !s°>a passione: quella dello studio, 'Ultimamente aveva intrapreso la 'traduzione in sloveno del nuovo . codice civile. , Rapidamente si susseguono al : cuni altri testi. Silvio Battisti, il j quale attesta che lo Slavich è per sona stimatissima; Antonio Be- Inihar; Anna Nordio, la proprieta' ria del caffè Italia a Monte Nevoso; Anna Kos, la quale racconta che Prezely — ma poi, saputo che ! ella era stata dedotta in difesa di i Bizail, questo la induce a estendere anche a profitto di costui la isua dichiarazione — non andò oltre confine la notte del 22 mag!gio 1939; don Ernesto Bandelli. 1 parroco di Rutte di Gracova. il | quale riferisce che Simone Kos, il capo del gruppo dei terroristi, [frequentava le funzioni religiose, lo Sfiligoi si era iscritto alla pra-j tica presso un avvocato^ sloveno. | si che oggi l'opinione pubblica del paese è sorpresa che per istigazione altrui egli abbia potuto fare cosa contraria al proprio carattere; il dott. Achille D'Amore, ufficiale presso la 60» Legione della Milizia, il quale conosce da anni il dott. Vuk, e dichiara di non averlo mai inteso fare discorsi a sfondo politico: Mario Dardi che dà analoghi ragguagli sul conto del dott. Antonio Danieli; i) . prof. Dario Detuoni, che. avendoavuto rapporti di indole culturale con il Kukania, afferma che questi si adoperava per la conoscenza della letteratura italiana fra gli sloveni e, fra l'altro, attendeva alla traduzione in sloveno dei nostri novellieri del secolo scorso; Carla Carli, infine, che riferir I sce intorno alle esortazioni che o | l'imputato Andrea Ciok avrebbe rivolto al fratello •— avvocate -IIvan Maria Ciok - perché smeto |tesse «la sua sciocca politica che - danneggiava i congiunti rimasti-! in Italia»; al che il fuoruscito « i*ve.va. risposto mandando a dire al i o fratello di non ingerirsi nei fatti che non lo riguardavano. | . be l f|èvl:cTDue funzionari di polizia Ed ecco, chiusa la stilata dei testi a discarico, si ritorna a quella dei testi di accusa, con la deposizione dei due commissari di poli-, zia che in tempi diversi ebbero je qconfidenze del Bobek. Il commis-1 Psario Ottavio Zecchino, addetto al- %l'ufficio di confine di Ponte Eneo ' Si Fiume), è sialo nel 1934 a capo I cdell ufficio di Villa del Nevoso.,"Conobbe per questa ragione il Bo- Sk, il cuale un giorno gli andò a,aI""-"' " \ °:r -•—- goriareUe r^lte.lee «Mtodg tilo Zelen. Il teste svolse indagini | in proposito e ne prospettò i ri sultati agli uffici superiori. Dopo I mandate al di qua del centine dalqualche giorno la direzione della ]polizia richiese la presenza del ] Bobek a Roma. ! Presidente: — Naturalmente fu1 inviato: quanto ci stette? Ir| Tenie: — Circa tre mesi. I Cosa vi disse al Presidente ritorno? Teste: — Non l'ho più rivisto al ritorno Il commissario Luigi De Miche-li:,, \^f?Ci0 ci' Pubblica " sicurczza di Fiume, conobbe il Bobek quando questi fu portato nei suoi uffici in stato di arresto. Spontaneamente il Bobek si prestò a fornire notizie intorno ai fuorusciti Zelen e Cravagna, ed effettivamente diede notizie esatte e utili. Prcsidcntei — Vi ha anche proposto di far rientrare lo Zelen in Italia per farlo arrestare? IIIIIIIIIIItlllllIMnilllllllllllllllUIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIII Teste; — a noi risultava che lo Zelen veniva di tempo in tempo clandestinamente in Italia, e il Bolide avrebbe dovuto segnalarci i .suoi movimenti. Presidente: — Ed è per questo che avete mantenuto rapporti con il Bobek? Teste: — Non solo per questo, soprattutto perchè volevo averlo sotto mano in quanto, nei suoi confronti, stava agendo il servizio di informazioni militari. L'imputato chiede di parlare e il presidente lo fa venire nell'emiciclo. Con quella sua verbosità dilagante, il Bobek si fa indietro nel tempo per ripercorrere 1 rapporti avuti col funzionario e rievocare fatti e circostanze che dovrebbero dimostrare come egli abbia fatto tutto quello che era possibile per dare alla polizia informazioni tempestive ed esatte. Tant'è, che per questi servizi che egli rendeva alla polizia si sentiva in pericolo e aveva chiesto al commissario De Michele di farlo scortare da mialche agente, perchè altri ageriti, all'oscuro della sua attività di confidente, non gli met- '.essero un giorno le manette ai polsi. - Andate, andate — lo congeda il presidente — siete stato ar- restato per altro: per quello che facevate per incarico dei funzionari di polizia non vi avrebbero mai arrestato. La sfilata dei testi è chiusa e l'udienza è rimessa a domani, martedì, per la requisitoria del Procuratore generale. Francesco Argenta IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIItllMlllllllllllllllllllllllllllllllllD