Richiesta di carri armati... di Antonio Antonucci

Richiesta di carri armati... "inumi 111111 ■ i ■ < ■ 111111 n 111111111111111111 mi in imi in miiii: ir; | Il vHumvuWs/3* li Richiesta di carri armati... C'É DI TUTTO: CANNONI, CANNONISSIMI, MITRAGLIATRICI, AEREI PARACADUTISTI. PERO'... aii iniiniti i unii ii i imi un nii (Dal nostro inviato) PADOVA, novembre. Tempo di guerra, si sa. Tempo incomodo, tempestoso che rendo seri, se non gravi addirittura. La casa è piena di guerra nelle sue ripercussioni, nei discorsi, nella radio, nelle preghiere. Mamma, nonna, papà, i vicini, i parenti, gli amici parlano di guerra ma ì bambini non sanno che cosa sia la guerra e giocano. . .1 I più grandicelli con i primi soffi di cattiveria nel sangue, gio¬ cano maga.ri alla guerra, ciò, non occorrerebbe molto , i. ■ pugni, qualche sasso, un pezzetto di legno a mo' di sciabola La sciabola e da preferirsi perche e- sigeuna certa distanza ed è più | cavalleresca, mentre il sasso ò cicco e il pugno presenta l'inconveniente di tirarsene addosso un altro. Anche gli Dei giocavano alla guerra ,sia pure incaricando gli uomini di affrontarsi in loro vece e parteggiando per gli uni o per gli altri. Soltanto Giove, costretto alla neutralità, giocava agli ossicini con Ganimede. Il gio co degli ossicini (astraqutus) di- vertiva molto i bimbi dei Romani e dei Greci ma non era dispregia- to dai grandi. Noi sappiamo che Egesiloco, tiranno di Rodi, ne an-1 Per le loro guerre, i bambini si contenterebbero dunque di poco,se non ci fossero di mezzo i re- gali. E allora si viziano. Vogliono mitragliatrici, cannoni, cannonis-dava pazzo e metteva come po- sta, contro denaro, le donne più belle dei proprii sudditi, impe-. gnandosi a consegnarle in caso di perdita. A tali aberrazioni può condurre il gioco, se malinteso. Ma non divaghiamo. Chi fa da nemico ? ■Isimi, carri armati, paracadutisti, C'è moltissima richiesta di carriarmati, come in Russia, e i miglio-ri naturalmente, sono quelli ger- manici, sia per il tonneggio cheper la velocità. A differenza degli altri, non fanno soltanto rumore ma sputano fuoco con tanta verìsimiglianza che par quasi di sentir sibilare i proiettili. Al solo strepito, i soldatini di piombo si liquefano. I bambini hanno dovuto accrescere i loro armamenti perchè la guerra è diventata più cattiva, a , , ì a tanto che è difficile trovare chi voglia fare i) nemico. Una volta si faceva a turno, ma adesso a chi gli capita per primo è spacciato. .1 La guerra tra piccoli 6 un po' i almìlé alle grandi manovre, dove ¬ alle grandi manovre, , il' nemico può compiere tutti i prodigi di valore tedi'strategia ma ■ è condannato ad aver sempre la o ,0 , , dlz- flnale. £o vea ^ i() dc, lnmhiui ,„ a ab. - bandonarSi aMp iu ac*crbc crltiù | che contro gH avversaci troppo ag- gresslvi. Il capo gridò loro addi- ò n o o o a rittura come atroce rampogna: — Non vale! Non vale! Voi sieteil nemico! Anche in ciò la colpa, è dei grandi che non accettano mezzemisure. L'odio è senza quartiere ei bambini lo trasformano in gio-co, senza cavalleria. Da chi l'ap- - Prenderebbero ? Essi sanno che i nemico bombarda e mitraglia gli - ospedali, si scaglia sulle navi nan.e aPPe»a contraddistinte dal sim--1 .1 mt"oQ"ì"='i£ si mati invece di altrettanti cavallio,'come fece allora, perchè «non sie- j addiceva a un principe di combat-o tere a piedi ». (Cronache di Béha-s-j ed Din). Forse, avendo imparato- 11 '• La cavallc ù -. di appesantendola. Oggi, c ò o. nemico va distrutto. ria esiste appena come ricordo. L'ha sostituita il carro armato,cosa potrebbe fare oggi Mélik-el-Adil, se si scontrasse di nuovo con Rie- ■ cardo Cuor di Leone su ì campi di Giaffa, come nell'agosto del 1192? I Non potrebbe di certo spedirgliun mamaiucco con due carri ar-i, a conoscere meglio gli Inglesi, di-ri1 rebbe in cuor suo « crepa, cane! »,o-1 pensiero che avrebbe fatto bene ar- i nutrire anche allora, dal momen-e'to che ranno prima, quel Sant>UO-li mo di Riccardo, dopo la presa diSan Giovanni d'Acri, aveva fattoe ìno si ea a, sgozzare ben tremila prigionieri...Dicevamo dunque che i soldati-ni di piombo si liquefano di fron-te alla minaccia dei carri armatianche perchè non sono più di moda. Essi andavano bene durante le guerre manovrate, quando lospazio della battaglia era esiguo e vinceva chi stava più saldo sul-' )e gambe. Il soldatino di piombo tè la perpendicolare per eccellen-1gza. Dove sta lui il nemico non. Dpassa. Se passa 'non vale:». In-1 nfatti, l'imperatore Paolo, maiilo I p di Caterina II W]i l'autarchia, contro la quale, in fatto di Siocatto^ s'era tanlo strillato: che noi non potevamo, impiccava sugli pspalti delle sue piccole fortezze, i tòpi che osavano rovesciargli i br-i soldatini di piombo con i quali egli manovrava cosi bene. Questi soldatini di piombo sono anche germanici e fatti un po' alla svelta: per esempio, i nostri bersaglieri hanno tuttora il cappello piumato, non il casco, corrono da bravi ma portano il fucile sulla sinistra all' uso tedesco. Niente di male, interessante è che il fucile ce l'abbiano e se ne servano. Invece, i nostri soldatini di piombo non avrebbero paura dei cani armati, perchè non sono di piombo ma snodabili e infrangiUn bel progresso, dovuto al- bsfmvccdnnpGldjI ! |] Ci vuol mica molto a far dei , giocattoli. Soldi ci vogliono. L'au-j. tomobiluccio di pochi soldi ha bi-j. sogno di macchinoni che afferra- ,,e non c,era tornaconto, c-ccetera Ia fnhhri„a che io visito f La fabbrica proprio una figliola diretta della prima, si è raf- autarehia Nata foraUa pol nella salubrità della nuova aria j o_Q. Spavento delle mamme ] no la latta, la tagliano, la torco- ino, la bucano, la stampano, la co- • Uniscono in uno stridìo di puleg- ;'ge e brontolar di motori. Le rapi- . de dita di donna che mettono in U sieme ì pezzetti, si muovono al'] par di fantasmi, e in minoranza o I assoluta. Bisogna anche vincere 1 le prevenzioni. La roba straniera ! sembra sempre migliore. Ma, I quando va all'estero, pure la no- |fossero! stra è straniera. Adesso ce ne va poca ma ne viene pochissima, e di giocattoli italiani magari ce ne Noi intanto produciamo di tuto. Per rimanete nel campo della uerra, nessun'arma ci manca, Dal modesto fucile, al lungo oanone con il suo bel motto: * Seht- re e dovunque» «Di qui non si assa Per aspera ad astra HI ambino non capisce ma fa lo tesso) - Qui L'aspetto;/ - Son di uoco .-> '■ Colgo dove miro » e simili. Anticamente i soldati di entura non si chiamavano mica on il loro nome di battesimo ma Bufalo » ». Lo Sfregiato » « Brac ioforte * - Surdanapalo » ■• Lefure i> (il fulmine!. Anche i bambii sono felici di un nomignolo che e esalti la forza. Ah, se ognuno otesse chiamarsi « Terrore della Guadaiupa! ». Abbiamo pure mortai dalla goa nera, tozzi come rospi e a buon mercato. Nemmeno cinquanta lire senza munizioni, però. Il costo ella guerra incide precipuamente ulle munizioni). Le mitragliatrii invece costano care, non come; quelle autentiche ma quasi. Sii chiamano Lampo, Foli/ore, Fnl~\ mine, Freccia, Vinco io... Nessuna: mamma le compera perchè non sii ida ma poi vengono i papà e si sacrificano... Le mitragliatrici lanciano proiet-, ilini di legno e le mamme hanno! paura, i papà invece ci si diverto-1 no... i bambini un po' meno... quel ci airi ara è grazioso ma bisogne-, rebbe avere, sul serio un nemico dà colpire mentre, come dicevamo, nessuno vuol più fare il ne-, nico ■rì"=n™ o-ti oor„„t^„i „- Ci sono anche gh aeroplani, na- lilialmente, ma ce ne vorrebbero: di quelli che vanno in picchiata, e, allora durerebbero poco Questo bell'esemplare che gira, da fermo,: U bello corno^g|^toIo ma non colpisce i ini ma inazione, arno ocello che, nella terzera età, na di- sogno di eccitanti. Tant'è vero che, in fin dei conti, sapete qual'è il giocattolo di guerra preferito di più? Un cartoncino con legati su i distintivi dei capi pellirosse, e cine una corona di munte una fa- erne una coiona di piume, una ta- scia rossa, il laccio, la scure, il.coltello, la pipa. mLa pipa è un'arma per i pelli- rosse e distingue il capo. Chi vuol passare nel rango dei guerrieri è invitato a fuma're nella pipa del capotribù che è la pipa di guerra. Poi c'è la pipa di pace sulla quale;succhiano i nemici vinti, invece di firmare un trattato che non vale'nulla. Ma bisognerebbe usare il tem-po passato. Oggi, i pellirosse nonfanno più la guerra. Essi aspetta-izno il momento favorevole che non sarà il prossimo domani. Hannopiantato un ceito albero destinato a far risorgere la loro potenza distrutta dai bianchi. Esso ha qtiat t,'n"™rtw"rtTwtt7vww' i nuatrrotio ìadicV dilettereiso^^quattropunti cardinali: quando li avranno raggiunti, « Tokulù il bravo », Fulmine di guerra >, « Diavolo .Iella prateria » e compagni balze ranno dal loro avello e sarà la rivincita sull'uomo bianco, se costui, come minaccia, non avrapensato già prima a rovinarsi da solo. Antonio Antonucci Uno stormo pronto per

Persone citate: Bufalo, Cannoni, Freccia, Ganimede, Giovanni D'acri, Greci, Lampo, Vinco

Luoghi citati: Padova, Rodi, Russia