Esame al comunismo

Esame al comunismo Esame al comunismo Occorra intendersi subito: a quale comunismo daremo l'esame ? A quello che il divino Platone sognò nella sua ideale Repubblica per attuarvi la giustizia terrena, od a quello che, nell'abusato nome di Cristo, gli eretici anabattisti realizzarono, tra orrori e delitti, In Mtinster, sotto la guida del re, poligamo e pazzo, Giovanni da Leyda? Oppure a quello che il mite e saggio ministro di Enrico VHt, nell'intento di combattere le vergogne del suo tempo, descrisse nella sua repubblica d'«Utopia»; 0 all'altro che frate Campanella consacrò nella sua estrosa e poetica « Città del sole » onde preparare l'avvento del Regno di Dio in terra? Oppure quel comunismo natu> rista -che gli scrittori del Settecento, indulgendo alla moda del secolo, basarono sulla natura fisica dell'uomo e che trovò nella « Basiliade » del Morelly la sua più compiuta enunciazione e nel Babeuf il suo martire? 0 ancora a quel comunismo del primo Ottocento, anch'esso, come 1 suoi tempi, romantico e sentimentale, che pianse sulla miseria e sulle sofferenze del primo proletariato e, per porvi rimedio, escogitò sistemi, l'uno più strambo dell'altro, che vanno dal viaggio in Icarla del Cabet al «falansterio > di Fourier, dagli « atéliers nationaux » del Blanc, al cooperativismo dell'Owien, all'industrialismo del Saint-Simon, per finire all' anarchismo intemperante del Proudhon ? A nessuno di tutti questi: per il nostro esame sceglieremo il comunismo ufficiale, quello che s'insegna all'Università di Mosca e che s'intitola a Carlo Marx. * * Per intendere Marx occorre innanzitutto porlo nel suo tempo; occorre cioè pensarlo in quella prima metà dell'Otttocento (dal '30 al '50) da cui ha tratto la maggior parte dei problemi, degli impulsi, delle suggestioni per la sua opera. In quel mezzo secolo si attuò una grande rivoluzione: si affermò il primo liberalismo, si sviluppò il primo capitalismo industriale, sorse il primo proletariato e con esso s'iniziarono le prime'cruente lotte fra lavoratori e padroni. Un'altra caratteristica biografica va tenuta presente per una completa comprensione di Marx: ch'egli fu un professore di filosofia mancato, avendo insegnato mediocremente a Bonn, e che fu studiosissimo degli economisti classici, in modo particolare de) suo correligionario Ricardo. Tutte queste influenze di tempo, di forma mentis, di studi concorsero potentemente ad orientarne l'opera che, in una prima approssimazione, ci appare come una generalizzazione o meglio una interpretazione, proiettata nel futuro dei fenomeni economici, sociali e politici del primo Ottocento. Ad esempio, in questo periodo storico la trasformazione del sistema economico, da corporativo in capitalistico, influì potentemente sulla formazione d'un nuovo sistema politico e sul modo di vita. Marx generalizzò questa singolare contingenza; la condì con una forte dose di quel materialismo economico cosi abituale, per quanto ipotetico, nei classici; il tutto racchiuse nel formidabili schemi logici della dialettica hegeliana, rovesciandone i presupposti, e costruì in tal modo la più famosa delle sue teorie, quella del materialismo storico. 1 martiri d'ogni tempo, da quelli che per amore d'Italia sereni salirono il patibolo o volontari caddero sui campi di battaglia, costituiscono la più clamorosa e storicamente ineccepibile smentita a questa bassa teoria che vorrebbe far muovere l'umanità intorno al proprio ventre. * * Cosi è per le altre teorie. Marx assistette al rapido formarsi d'una nuova vasta classe sociale: il proletariato, in quei primi tempi compresso e mal retribuito da un ca pitalismo inesperto. Assistette al tresi alle prime lotte mosse da questa classe diseredata a quella padronale per il conseguimento della propria libertà organizzativa e d'un migliore salario. E ancora una volta generalizzò la contingenza: pensò la storia unilateralmente come lotta di classi e, tentato di rendersi conto del perchè di questa lotta, escogitò il sistema per sopprimerla. Di qui la teoria del plus-valore, chiave di volta della lotta di classe, e la socializzazione dei mezzi di produzione per conseguirne l'abolizione. La prima basò sulla formula valore-lavoro, tolta di peso dal Ricardo, benché questi l'avesse esplicitamente rinnegata, perchè sbagliata. Su questo conclamato errore Marx non si peritò di costruire la sua famosa critica al sistema capitalistico; da questa critica erronea, che ne divenne premessa fondamentale, dedusse il- suo sistema comunista. Questo doveva conseguire due scopi, ambedue correlativi alla premessa: l'abolizione delle classi sociali per conseguile una migliore giustizia distributiva, e, con l'abolizione delle classi, la soppressione dello Stato, ch'egli considerò strumento ' di predominio classista. Ambedue questi scopi sono falliti. Infatti, l'applicazione del suo sistema in Russia ha dimostrato l'insopprimibilità non solo delle categorie sociali, ma altresì dei privilegi economici ad esse collegati. Il privilegio che un tempo fu nobiliare e poi capitalistico, nel nuovo sistema comunista è divenuto privilegio burocratico-politi co. Di mutato non c'è che il no me; la struttura sociale ha irresistibilmente ripreso la sua forma a piramide: sotto i pària, sopra i gerarchi, alla sommità, in luogo d&l Re, l'autocrate, che si chiamerà Lenin o Stalin, o altrimenti, poco importa. E' cambiata la formula, la nomenclatura, il sistema selettivo (questo di molto peggiorato)': però le classi e i privilegi sono rimasti. Lo Stato, in luogo di scompa¬ rfvvvrdcssddtpsdtgvucpdttvsqn rire, è divenuto un superstato, affetto da elefantiasi. Mentre lo Stato capitalista aveva pur abbandonato alla sfera privata una notevole parte dell'attività umana, che si svolgeva liberamente attraverso il manifestarsi delle singole personalità, lo Stato comunista abolì completamente la sfera d'azione privata e assorbì in sè, totalmente, l'attività dei cittadini. La vita del quali fu ordinata dalla volontà Inflessibile dello Stato che assegnò a ciascuno il proprio lavoro ed il proprio compito, senza concedere neppure la libertà di scelta nel lavoro stesso. Che al tro la vita diviene, in simili frangenti, se non una condanna ai la vori forzati? Senza lo spiraglio di una sia pur limitata libertà per cui tu possa manifestare la tua personalità, ritrovare te stesso, ridare alla tua anima l'ansito dei tuoi sogni ed al tuo cervello od ai tuoi muscoli l'ebbrezza del tuo lavoro? Il superstato comunista ti prescrive l'orarlo del tuo lavoro e quello del tuoi piaceri; ti sceglie i vestiti, le scarpe, ti misura i ci¬ niiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitn bi, ti dà la sua educazione, ti fa leggere i suol libri, ti impone i pensieri ch'esso predilige. Lo Stato che doveva scomparire diviene lo Stato onnipresente, ossessionante, il feticcio cui si immola libertà, pensiero, anima, tutto. Non è Immaginabile come dalle cattedre di Mosca si superino questi clamorosi fallimenti. * * E allora si dirà; se le teorie marxiste sono errate perchè 11 marxismo ha sedotto tante coscienze e fatta una rivoluzione ? La risposta è facile: perchè gli uomini operano spinti dal sentimento, dalla fantasia anziché dalla logica e dalla razionalità. E le teorie marxiste, seppure di nessun valore scientifico, hanno viceversa un altissimo valore esca tologico. sociale, psicologico. Che importa alle masse operaie se la teoria del plus-valore fosse giusta oppure no, quando disvelava ad esse il come e il perchè dell'oppressione dell'inumano sfruttamento di cui si sentivano vittime ? Che importava se la teoria della lotta di classe era solo in piccola parte accettabile quando tale teoria aveva la facoltà di mantenere vivo e vigile lo spirito aggressivo delle masse proletarie e di spingerle ad una guerra senza quar¬ tiere contro l'odiato capitalismo? E la teoria della concentrazione economica con il fatale spossessamene del ricchi non dava essa ai proletari la sicurezza dell'immancabile vittoria finale? Qui sta la vera e forse unica forza del pensiero marxista: nell'aver dato alle classi proletarie del punti sicuri di orientamento, del dogmi in cui credere, dei « miti » che le scaldino, le muovano, le tengano vigili e combattive; nell'aver compreso il dramma del suo secolo, imperniato nella giusta volontà d'ascesa del lavoro verso condizioni di vita sempre migliori, e nell'aver dato ad esso una impostazione ed una soluzione consona ai sentimenti ed agli interessi delle masse lavoratrici. Marx però, nel suo cieco materialismo, non s'è accorto che il dramma, pur dominato dalle dispute del salario, non conteneva un problema puramente economico; ch'esso anzi aveva in sè un problema squisitamente etico, quello del lavoro, dell'umana fatica considerata, non nel suo costo e nel suo prezzo, bensì nella sua essenza, come sforzo costruttivo dell'uomo che evade dal mercato delle merci per imporsi come problema di etica e di giustizia sociale. * Aldo Bertele

Luoghi citati: Bonn, Italia, Mosca, Russia