"ATTENDO CHE SCOPPINO LE MINE PER VEDERE COSA RESTA IN PIEDI,,

"ATTENDO CHE SCOPPINO LE MINE PER VEDERE COSA RESTA IN PIEDI,, UNA DONNA SU UN MARCIAPIEDI DI ODESSA "ATTENDO CHE SCOPPINO LE MINE PER VEDERE COSA RESTA IN PIEDI,, (Da uno dei nostri inviati) I Odessa, 7 novembre. Di Odessa i lei tori avranno già' .«scurirò raccontare molte cose. Ma non per questo siamo in ritardo.\'n- 9n""'° quello che noi abbiamo ivisto nessun altro aveva. cederlo potuto Abbiamo avuto, nel campo giornalistico, la. stessa parte che hanno le fanterie in un esercito: siamo arriviti a Odessa len'"mc"'e< attraverso campi di mi »c. reticolati, barricale ponti sai tati e «navigazione autocarrata» nei trattini che conti assegnano ;.,, regione ad oriente della città. Quando siamo giunti davanti ai CoHirrndo romeno delta città abìbiamo incontrato i colleglli che Mungevano involo da Bucarest e che '"' scr" ^lE^'l Vi sarebbero tormti per telefonare le loro cor rispondente _" ' L inferno Sili mare „ .. . E>'">"> I» Ordine, freschi, rasaeleganti ,.on ]e .,„n.„c hlcide e la biancheria di bucato; noi era ramo molto stanchi, con barba lunga, pieni di fango e, per di pi«> con la disperazione di non l^SS g32«M£ „„e/7o per „oi piu cocente: tante sni piroscafi sovietici appena usci cose avevamo da. raccontare, gli Stuka che si precipitano urlando ti dal porto di Odessa, il fumo che da lontano segnalava l'agonia della « perla del'Mar Nero »... Ma procediamo con ordine. Quando Odessa cadde noi era- vamo a Ocìakmv, un centinaio di chilometri più a. oriente. Guarda- vamo <l mare ed. improvvisamente sull'orizzonte apparvero le ombre <'iuna. /"« <li navi rhe correvano a' a tutto vapore verso sud-est. Non ci poteva essere dubbio sulla, flotta, alla quale appartenevano e subito le batterie costiere cominciarono a rombare. I lunghi cannoni da 203,"> di marca britannica, .inmuovevano sapientemente, guida-ili dalle maniglie di puntamento ;\i pezzi giravano pesantementeisulle rotaie di acciaio; carrelli e,carrucole per le munizioni rapide' e precise svolgevano la. loro \m-\portante missione eorrendo dalle', casematte alle culatte e sollevali-] do dolcemente i panciuti proietti' fino agli otturatori fumanti. ìLaggiù, il mare era sconvolto\da un'invisibile ma fragorosa bu-l fera che seguiva passo passo lei navi che sembravano impazzile., Poi, mentre qualche incendio si\ accendevi sulle acque — prova indiscutibile dell'eccellenza derfi artiglieri — una squadriglia d Stuka comparve nel ciclo, veni - do da nord. Per caso prop.m quella mattina- era stata dee sa j una nuova azione contro l'i nitore- riosa isola di Tender e i bombar-1. perchè gì, passarono in quota sopra, il bersaglio prestabilito e continuarono, verso sud. Pochi minuti dopo [a\batt. dal cielo. Un dopo l'altro gli Stuka le piombarono addosso. Da bambino, un giorno, mentre stavo mirando con la fionda un povero passerotto che saltellava su un ramo, me lo vidi portar via fulmineamente da un falchetta piombato dal cielo. La scena che avevo sotto gli occhi mi ricorda quel piccolo episodio della mia vita: allora una fionda, un passero e un falchetto, oggi alcune batterie costiere, una flotta ed una squadri-. qlia di Stuka. Come tanti anni or sono la fionda penzolò inanimata\lletta mia sinistra, così questa voI-\'otta BÒ3teÙm.'gi&'£»p^i^'ì^I■itterie costiere', veniva attaccata \'ta le batterie tacquero Gli « Stuka » sui convogli n cieJo e il mure erano dominati dagli Stuka, ed era un peccato sciupare le preziose granate; quel che sia accaduto sull'orizzonte pieno di Ilici, ma pure avvolto di nuvole di fumo di spruzzi enormi di fiamma e di rombi, questo non possiamo dircelo con precisione. Non erano trascorsi venti minuti dall'inizio dell'attacco e tutto era tornato tranquillo. Nulla era più sibile sull'orizzonte; né aerei, nènavi, nè fumo, nè fiamme. Quando poche ore dopo il nene-ìrate Dimitriu ci disse che la radiotesegnalava la caduta di Odessa, al- lora riuscimmo a capire quello che\ era accaduto. E ci mettemmo a'correre verso occidente. In condizioni normali, malgrado il pessimo fondo stradale, daOciakoiv a Odessa ci si può andare in tre ore. Noi ne impiegammo molte, molte di più. Fino ad Alessan icone la strada. Sono, in altre pa mie, altrettanti in «li 1matura che si. bevono drovka le cose andarono abbastan-\za bene; ogni tanto, è vero, dove-\camo saltar fuori della strada per- che lunghe colonne di artiglieria] (/ermanica provenienti dalia chi- tura d'assedio della «perla deliMar Nero» si spostavano versoi oriente per raggiungere la loro]Armata che stava per attaccarci la Crimea; altrc'volte, qualche pre-'cisa bomba dei/li Stuka aveva vo-\latilizzato la strada, aprendo profondissime buche e le macchine, allora, erano costrette a cercarsi un passaggio sulla cedevolezza della terra rki campi; altre volte ancora la mancanza di ponti obbligava a venturosi guadi, il cui unico lato piacevole era il buon umore che ci rallegrava. Ma poi l'andare avanti divenne un inferno. Per chi venga dall'Est, Odessa è protetta da tre liman, cioè da tre estuari di fiume. Il curioso di questi estuari è che non sboccano nel mare, ma ad un certo punto si fermano. Fra loro e il mare c'è una striscia di terraferma sulla quale fiumi e li [fanno evaporare al sole. Su questa [costa, dunque, fra il limane il ma- c corre la strada. Ma i russi con logici accorgimenti tattici avevano minato tutto il percorso com- ì >"'eso lr" le acque. Ed ecco che al «man di Belìary una sentinella ro- \mena rj s6arr(J strada e ci dica J'acgua, Il fondo è invisibile. ] imi poiché sarebbe pazzesco supìporre che la sentinella sia impazU''" premiamo l'acceleratore e con \*omma prudenza andiamo avanti , -, . :, 'f" sentinella ride, e, agitando « k,.acrl0 adorno da una fascia gial-\ ja c; fa cenno di andare avanti sen-iza paura migliare | ucrzn% Questa fascia fa asso i rumeni alle milizie una, cioè quando non la avevano, assomigliavano troppo ai russi ed erano nati dei guai. Eguale il colore dell'uniforme, quasi identico il casco di foggia olandese di nuova dotazione, era facile prendere i romeni per i russi e viiceversa. E, si sa, questi errori so- Ino molto spiacevoli in tempo di , ,lnerra '"■ cassoni, carretti carichi di fie Con le ruote, nell'acqua Al liman di Dufinka è la stessa storia; ma, questa volta, nell'acqua fangosa guazza già un battaglione germanico ili artiglierie anticarro. Uomini, cavalli, canno- no, si agitano nella melma, urlando, nitrendo e sussultando. Gli ufficiali sono secsi da eavallo e coi loro soldati spingono i pezzi invischiati nella fanghiglia. Più avanti il terreno è completa mente devastalo dalla guerra. La strada è sconvolta, le case sono distrutte e fumanti, i pali telegrafici ancora in piedi, con le loro chiome di fili spezzati ricordano i salici piangenti. Im p ro v viso ni ente, svolta ndo, scorgiamo un promontorio tutto coperto di fumo. Enormi colonne nere e pesanti si alzano verso il ciclo. Non spira un alito di vento, sembra che il tempo si sia ferma- to. Quella, è Odessa, quella è l'ago nia di Odessa. Siamo a ridosso del terzo liman, quello di Kuljakutzki. Qui era- .vialternata una. linea di resistenza sovietica. I cavalli di. frisia. sono stali spostati, le fortificazioni annientale e noi passiamo fra. un biacco di soldati romeni. Le case si fanno più frequenti, spesso in¬ contriamo caroline di cavalli dalle quali la lame della popolazione ha asportato le coscie; ma non si vede nessuno. Improvvisamente, davanti a noi, è solimente una di stesa di acqua. I sobborghi di Odessa sono completamente som mersi. In un primo momento abbiamo creduto che fossero saltate le conduttnrc dell'acqua, poi abbiamo visio le gigantesche dighe del Kuljakutzki travolte dalla dina mite e dalle onde. Allora è comin data per le rie di Odessa, la « nn viquzione autocarrata ». Abbiamo superato due, tre, quattro solide barricale fatte di sacchi a terra, ,-/; m„ttoni. d travi, di glqunt.e soM tllbi di fU sbarramenti anticarro, di . '.rjlioni"incendia lanciali, , ic 'A .... * , "'," ,, . , ., - A un eerto punto l'automobile fJ'%"!/;,''°, c<"*« armati, di strani pezzi di maccMna erano immobili sui binar> divelti in parecchi punti; il reparto combustibile era un unico ammasso di lamiere nere e contorte dalle quali uscivano sottili cessarla una revisione completa al motore ed al vestiario dell'eUn palo di ferro uscenfe da un» barricata taglia la carrozzena di un autobus dal cofano al parafango posteriore. Tutto questo avvenne mentre invece di seguire la strada impraticabile ci avventuravamo fra le case distrutte, fra i resti delle fabbriche, finché ci trovammo nel bel mezzo di un distrutto serbatoio di benzina proprio di fronte al mare. Mine dovunque Uno sfacelo. Lunghi treni carichi di materiale ferroviario, di filamenti di fumo; montagne di zucchero si erano rovesciate fuori dai depositi e questa era una dimostrazione della, disorganizzazione sovietica, perché Odessa rigurgitava di zucchero c tutta l'Ucraina ne era sprovvista (ma le fabbriche di zucchero sono in Ucraina). Qualche cosa bruciava ancora nella città. Credo un magazzino. Le fiamme altissime formavano »» "P0"^^ ^one CÌ'P, n te"gL* °dea8a era> c e rimarra gareggiava in splendore con il sole tramontante. Sui muri era sovietica ». Quando giungemmo davanti al P,alaz~° della Ghepeu trovammo il generale romeno e tutto lo Stato Maggiore in mezzo alla strada. «Il palazzo è minato! Tutti i borghesi debbono lasciare la città prima della sera! Tutta la città è minata. Nelle fognature, nel- le '.notte, nelle catacombe, dappertutto sono state collocate cas se«e dl dinamite!», Erano tutti straordinariamente eccitati. Non riuscirò mai a capire come ventiquattro ore dopo il paluzzo sia saltato con dentro il generale c il suo Stato Maggiore che rimasero sepolti fra le alacerie. Ma se sapevano che il palazzo era minato, se ho sentito io, con le mie orecchie, il generale romeno comandare lo sgombero, come è accaduto che il giorno dopo saitassero tutti in aria? Gironzolammo per la città. Nessuna mina, al mondo ci avrebbe potuti sloggiare. Ma saltò solamente il ghetto, quel giorno, c qualche pulaz,-.o di scarsa importanza. Ma lo spettacolo più impressionante era fornito dalla popolazione. La gente girava per le iliade con l'aria tranquillissima come se nulla fosse accaduto. Ogni tanto fra due soldati passava un condannato a morte. Non ce lo aveva detto nessuno, che fosse un condannato, ma la morte era ne! suo sguardo. . nel quale scintillavano l'odio, la derisione, la paura. Trasloco sotto le bombe Pns.srnsrrno lunghe file di prigionieri in borghese: uomini atti alle armi, scovati nelle fogne c nelle catacombe. Volti patibolari, espressioni sprezzanti, espressioni contrite, ragazzini dallo sguardo sfrontato. Incontrammo una donna che parlava francese: i ruderi di una donna, che molti anni or sono de- «-*""*». «-"^ ,j, nvrn> ur- uè essere stata bella, come indicava una vecchia fotografia escgnita nel '16. Aveva tutti i mobili c la fotografia in mezzo alla strada. Le chiedemmo che cosa facesse a quell'ora, su quel marciapiede. — Oh! —■ disse noncurante — cambio casa. — Ah! e dove andate? — Ancora non lo so — rispose tranquillamente — attendo clic scoppino le mine per vedere cosa, resti in piedi. E si distese su un vecchio divano, armatissima di pazienza. Fra le dita teneva un grosso sigaro che bruciava lentamente. Uscimmo da Odessa camminando verso occidente, verso il campo di battaglia sul quale i romeni si sono eroicamente battuti. Da. questa parte, cinque giorni prima della data fissata i battaglioni di pionieri tedeschi e romeni hanno fatto il loro ingresso nella città. Cinque giorni prima, perchè l'offensiva era stuta predisposta pel 22 ottobre. I russi sapendo che non avrebbero potalo resistete cominciarono l'evacuazione della città sette giorni prima. Il giorno 16 le avanguardie romene si accorsero che davanti a loro il ne mico andava scomparendo e balzarono avanti. Cosi è caduta Odessa, quasi senza un ultimo combattimento. Ma oltre 20 mila romeni sono caduti nella lunga e terribile « battaglia, di Odessa •». Contributo di sangue che onora la Romania. Felice Bellotti Prigionieri sovietici trasportati in barca dalla zona in cui sono stati catturati verso le retrovie. (Foto Hoffniann - P.K. Scluilz)

Persone citate: Dimitriu, Felice Bellotti, Ilici, Sili