CRITICA D'ARTE di Marziano Bernardi

CRITICA D'ARTE CRITICA D'ARTE A mano a mano clic il tempo] nci allontana dal clima morale,le dal gusto e dagl'w/i? dell'Ottocento — e del resto anche le generazioni s'assottigliano e chi in quel costume e in quelle teoriche credette sul finir dell'altro Recolo e in loro restò fermo già si sente, so è sincero con se stesso, un sopravvissuto — sempre più gli studi dell'arto ripudiano i principi! ed i metodi di cui s'inorgogliva, fidente e sicura, la critica che si riteneva certa d'aver capito e illuminato un'opera quando ne aveva penetrato i segreti motivi ideali, stabilito l'autenticità artistica, definito i rapporti col suo creatore, con l'ambiente, la società, la cultura in cui era sbocciata. Quantunque limitata come realtà estetica, questa critica era un'attività dello spirito singolarmente concreta perchè con solidi ormeggi si ancorava-ai dati, ai fatti e, ciò che più importa, all'umanità dell'uomo. In un quadro, in una statua si cercava il documento di un'età, la commozione di un artista, un sentimento che lo stilo aveva isolato dal flutto delle sensazioni oscure e, filtrandolo nella contemplazione e modellandolo nella sua forma più adatta, reso universale e quindi eterno. Sempre, tuttavia, sia l'origino che l'arrivo restava l'uomo. L'opera valeva perche l'uomo vi si era confessato ; e tanto più valeva quanto questa confessione era stata strappata alla .vita con maggior potenza e austerità; tanto più vale#a quanto più alto era stato il concetto che della vita aveva avuto un altissimo ingegno. Con questo metro si misurava la liricità di Giorgione, la purezza di Raffaello, la drammaticità di Michelangelo, la solennità di Tiziano. Per un'arto ch'era espressione di sentimenti umani, per dei sentimenti che apparivano protagonisti della storia, e perciò per una critica che doveva tarsi essenzialmente storia, Adolfo Venturi, già nel nostro secolo, prorompeva in un inno appassionato : «Verrà tempo che il lavoro analitico chiarirà i fenomeni delle abitudini proprio degli artisti, e ne segnerà con fermo contorno i caratteri individuali, corno determinerà le abitudini speciali delle razze, e né chiarirà le tendenze e le idealità. Allora la storia dirà degli scambi dell'arte con lo lettere, degl'influssi e della diffusione d'idee filosofiche, delle condizioni sociali, delle tradizioni popolari; e servirà a tracciare etniche limitazioni e a dar fondamento alla nuova estetica. L'uomo, nelle manifestazioni dell'arto, sarà sorpreso sì nella vita intima e ne' segreti della sua anima, come ne' rapporti col mondo esteriore, che nell'arte è l'essere di chi la formò». Croce, che pur muoveva da ben altri principi! e perseguiva ben altri intenti, a 6lia volta concludeva: ic E come la critica d'arte ci si è mostrala inscindibile dalle altre critiche, così anche la storia dell'arte solamente per ragioni di letterario risalto si potrà scindere dalla storia complessiva della civiltà umana, entro la quale essa certamente segue la sua legge propria che è l'arte, ma dalla quale riceve il movimento storico, che è dello spirito tutto e non mai di una forma dello spirito, avulsa dalle altre d. Nel giro di circa quattro decenni, mentre l'estetica crociana, toccato il culmine della fortuna, già doveva polemizzare (1919) con ni nuovi critici e storici» («Ed ecco che allora ciò che essi riescono a cogliere non è più pittura, non più opera d'arte, non più un atto estetico, ma linee, colori, tonalità, luci e ombre, chiaroscuro, sfumato, e via dicendo. In queste cose sarebbe, a lor credere, la realtà, l'unica e vera realtà della pittura...»), la profezia venturiana può dichiararsi fallita. Sorprendere l'uomo nella sua vita intima, nei segreti della sua anima, nei suoi rapporti col mon do esteriore ? E perchè, se questa vita, quest'anima, questo mondo interessano infinitamente meno, in pittura come in scultura, del la grafia d'un panneggio, d'un rapporto di masse e di spazio, d'un'incidenza di luce, di un ac cordo tonale, di una tessitura ero matica? Già ventisei anni fa un critico acutissimo che cosa scor geva essenzialmente in Michelangelo da Caravaggio? Il compimento logico della «traiettoria del tono»; la distruzione del colore ond'era nato il tono ; il ritorno «all'effetto plastico puro». Oggi, che importanza ha più la definizione di un'umanità poetica se il linguaggio stesso che il critico usa è un linguaggio soltanto figurativo, e quindi — pur nella sottigliezza mirabile di penetrazione, pur nella sorprendente varietà di fraseggio suggerita dalla sensibilissima lettura dell'opera — impenetrabilmente chiuso a qualsiasi emozione che non sia esclusiva emozione plastica, vocabolo grammatica sintassi di un'espressione formale? Questo linguaggio scaltrito e duttilicsimo, ch'è senza dubbio una grande conquista per una miglior comprensione dell'arte figurativa ed è necessariamente connesso alla teoria della « pura visibilità » proposta dal Fieller, dall'IIildebrand e da van Marées, come alla distinzio- rmSvmpncodvcsndfmncnsscsgpbrtdHbtlscvaimtbspcMmqsacvfaIgz no del Berenson fra decorazione e illustrazione, si esprime con un rigore e una raffinatezza quali mai nel passato si conobbero. Stupisce talvolta non solo la dovizia del vocabolario analitico, ma la fantasia stessa di chi è impegnato nell'indagine; e quasi Inasco il sospetto di preordinate costruzioni mentali cui l'opera debba per forza adattarsi, e non viceversa: tanto è il moltiplicarsi e il dilatarsi di singolari visioni e d'ingegnosissime deduzioni che solo un esperto in giochi di pazienza cinesi riuscirebbe, fuor del critico invasato dal nume, a far coincidere con le genuine e semplici apparenze di cui così volentieri, per fortuna, l'arte si serve per assumere; significato universale. Nè la cosa devo sorprendere se si pensa che, svuotato d'ogni valore qualsiasi contenuto o argomento o soggetto, il campo resta libero al più sbrigliato gioco delle sensibilità individuali. Con tutto ciò non si saprebbe rimpiangere l'empirìa della critica soltanto psicologica che induceva un grande artista come Hodin a negare anche la possibilità di un'emozione unicamente plastica. «Le linee e i colori... non commuovono per loro stessi, ma per il senso profondo che si lega a loro » Non la si rimpiange ; e tuttavia ci si domanda se la critica attuale non incorra, per opposto, in vizi altrettanto gravi. Le tor- .. - , ... a , . ., me di falsa critica sono state lden- tificate e condannate (si potreb- be dire che sono morte in pri- lo sanno), da quella moralistica va quella edonistica, da quella Rme in pseudostorica a quella estetizzante. Da tempo siamo stati ammoniti che «chi innanzi a una pittura ripensa ai concetti adombrati, ricorda la storia commemorata, rinnova nel suo animo un sentimento piacevole o una spinta all'azione, che furono già conio precedenti materiali o co- v«cdlredienti estranei nell'ani-jfcma del pittore, non è giunto an- pcora ad accogliere in se la pittu- cra in quanto pittura, ossia in fquanto arte». Sempre più la cri-1tica va isolando l'opera d'arte da tutti i sedimenti che ne intac- cavano (o sembravano intaccar- ne) la purezza: soggetto, narra-! zione psicologia, contenuto e viaj dicendo; sempre più attraverso Lquesta critica 1 arto diventa una cosa rarefatta, un fiato un pai-1 pito, o come oggi si dice, lin-\sino; ma intanto non resta «noi-Lto il quesito perche mai 1 artista, allora, abbia introdotto nellppe-ra quei «concetti adombrati . e:tutti quegli altri elementil «che.furono già come precedenti ma-|teriali o come ingredienti estra nei nell'anima sua», e che poi la critica deve affannarsi a distruggere, od almeno a non considerare, per ricevere un'autentica impressione estetica. Se non erano necessari, se erano addirittura|nocivi, perchè il pittore, dal Giotto delle scene di Padova al Manet della famiglia al balcone, ce li ha messi innanzi? L'artista ha dunque bisogno che il critico perfezioni e superi l'opera sua? Così è, per scegliere un esetn- i pio recentissimo ed insigne, che1 , .. ..i nel severo boro di Enzo Carli sulle Sculture del Duomo di Sie-Ì na col quale l'editore EinaudiI va «Biblioteca d'arte»diretta dal Ragghianti (Torino, 1941, con 109 illustrazioni), l'analisi davvero magnifica di quello ch'è « forse il più ardito ed espressivo capolavoro della statuaria gotica italiana», la Muriti ili Moie, volutamente non esce dai limiti d'una rigorosa definizione del solo linguaggio plastico, posto in relazione con la cultura figura- jfciva contemporanea a Giovanni pjsano. e iVcenno al «patini? cne anima la figura e che le fa protendere impetuosamente la 1tefita in avanti» è forse l'unico <.|ie ,„, p0C0 attenui la secchezza d'una critica tutta chiusa nel l'astratto mondo dei puri valori ! formali. j Gritica| f „„,,., r,. ■ sottilis Ljma pr, ar';d j„t(.|Wntissima (, vol.n,; di K.,.Ua; j, di]cm. 1 avpva (jm, .„„.,„•. ;mp0rtà \nme partÌK,a si r .ime 0 im. Lorta mw nl ' illle? Mer. cfe j, progresso degli Btudi d>este. tica cio e ."„„ is(an1e con. :,.ilia,0 in „„ • uilibrio. Ma .;, adesso?ha vittoriosamen- |tR sopra(TaUo j, CJWW| ed ogni ionio più lo mortifica e calpe- |J.ajj^b sta, dimenticando che entrambi i fattori sono indispensabili a una completa definizione dell'arte. Impensierirsene? Ingaggiare otte? I cicli intellettuali, le pae della cultura conviene si compiano secondo le loro interno forze. L'unico rischio (se pur tale si può chiamare) è che, tendendo ancora un poco la corda d'un linguaggio necessariamente monotono nel suo ermetismo, la icritica s avvìi a esser letta dat e„„i: ■,• • -,r _ . _ iì; „ isoli critici. .\Ia saranno molti a i dolersene? -Ì I Marziano Bernardi

Persone citate: Adolfo Venturi, Berenson, Enzo Carli, Giorgione, Manet, Ragghianti

Luoghi citati: Padova, Torino