Vendemmia sull'Epomeo

Vendemmia sull'Epomeo Vendemmia sull'Epomeo Lomaccione che sedeva alla mia sinistra, sulla corriera, essendo di quelli che discorrono volontieri, appena lasciammo Porto d'Ischia cominciò ad impartirmi una serie di consigli per intraprendere la salita dell'Eponico, ch'è il monte più alto dell'isola. Concluse che se mi fossi poi degnato di fermarmi a mangiar un boccone alla sua trattoria di Fontana, gli avrei fatto un piacerone. Si chiamava Giovanni Troia, era proprietario di campi e vigne su quel monte e appassionato enologo esportatore. M'ero dunque imbattuto bene. Era un uomo alto, grosso, con baffi, tratto e cappello dell'americano rimpatrialo: amicone di tutti in corriera, bel discorritore e uomo, come diceva lui, a quale era piaciuto andar attorno pel mondo non solo per lavorare, ma anche per curiosare e rendersi conto d'ogni cc*a. — E in America che facevate? — Un po' tutti i mestieri. Ho lavorato perfino alla costruzione del ponte di Brooklyn, insieme a una legione d'italiani. Orgoglioso della sua produzione vinicola volle che visitassi un suo cellaio. La maggior parte delle cantine dell'isola sono lassù tra Barano e Sezzara, intagliate a ino' di grotte, entro il tufo della montagna. Entrati nel cellaio di Trofa accendemmo una candela, ci cacciammo in fondo ai torchi e ai barili, dal più piccolo dei quali il nostro enologo mi spillò un bicchiere di bianco rosato, ch'era un vero nettare : razzente ed amabile a un tempo, una delizia del palato. — Quanto al litro? — Quattordici. — E' un pò' caro. — Ma è anche un vino di ventott'anni ! I tedeschi ne van pazzi. Su per le ariose coste che dalle bassure di Porto d'Ischia salgono irtate alla grande cima, nella luce cruda e calda dell'ottobre marino, la vendemmia ardeva. L'isola tutta scorie di lave, orti e pineti lungo la sua costa orientale è un unico, immenso vigneto sul suo lato di occidente; e dalla bellissima pendice che dall'Epomeo scende verso i borghi \\i Casamicciola, Lacco Ameno e Forìo all'orlo del mare, quintali d'uve bianche dolcissime vengono trasportate giornalmente ai celiai per essere torchiate e filtrate. E ne traggono poi quel vino che messo in bottiglia va pel mondo col nome di « C'apri ». Tutta la pendice era piena di uu intenso sentor di vinacce, e si vedevano andar in giro un po' dappertutto, per quelle strade e stradebte, fanciulle e garzoni, discesi dai vigneti, reggendo in capo mastelli colmi di uve color del miele. Improvvisamente essi conferivano all'aria del paese, con le loro figure jeratiche e molleggianti, un che di scena ellenica. Le ragazze venivano avanti nelle loro vesti colorate e fruste, a tre, a quattro, bilanciando il mastello con grande abilità, le braccia all'infuori, come un gruppo di anforete. Ma a Trofa gli era andata per traverso, perchè una terribile grandinata pochi mesi prima gli aveva sbertato via tutto il raccolto. Era però uomo di fede e si consolava pensando a miglior fortuna per l'anno prossimo. L'importante, mi diceva, è stare in salute, nutrirsi, slare, vicino al mangiare. E me lo dimostrò con quel magnifico piatto di spaghetti che mi ammanili alla sua piccola trattoria, nella quale si vantava di aver offerto, qualche anno prima, il caffè a S. A. R. la Principessa di Piemonte, in gita sul monte. Dopo colazione mi piacque aggirarmi tra le case di quel paese alto sul mare, calcinato di sole e luce, di quel paese isolano tutto secco e lucente sul mare. Le case accoste l'ima all'altra son cubetti bianchi, senza tetto e terrazzate. E si va su per queste terrazze al sole tra festoni di cipolle e pomodori come s'andasse a non so che aereo salotto della casa. E' una bellezza dominare di lassù tutto l'ampio giro di mare e di paese intoni», poi altre terrazze vicine, aggruppate, ad egual altezza, con la loro biancheria stesa ad asciugare, con le ghiotte corbe di fichi e peperoni messi a seccare. Nel gran sole lucido e scoppiante dell'ottobre isolano, su queste casette di fiaba è come trovarsi in non so che solatio e stupefatto pai-se da Mille e una notte. Trofa partì subito dopo per la montagna dove andava a governare certi braccianti che lavoravano per le salciaje dell'Epomeo. — E statevi bene! — mi gridò dando uno sfaglio al baio che incavalcava maestosamente. E: — Voi acchiappatevi alla coda ! — gridò poi dietro di sè ad alcuni garzoni che lo seguivano su pel monte. Col sacco in spalla, io presi allora a salire per l'irta callaja cretacea, che menava alla cima. Gran bel monte l'Epomco. Piantato a cocuzzolo proprio nel mezzo dell'isola, ha Clsettecento'metri d'altezza ed è leggenda chr-il trimnr* Tiler. .riarSia «>nn1tn !01nelfegsuriatehrB ^Y^ZXrllì' I nene sue laieore. \ ignei] e sei-[ve alle falde, arsura e vento sul-[la vetta, gli fanno omaggio tut- ... ''_ , ■ . • r Itin giro bei crateri e fontane lumanti, e una flora selvaggia di corbezzoli e di ginestre. La icima è una cresta tutta di vivoltufo sotto la quale è stato inta ghato un eremo con una chie-,, ... xr't-i inonte, ». ivi. v iuoriosetta di San Nicola, edificata nel|1459. L'eremo fu abitato successivamente da strani anacoreti e fra l'altro da un governatore tedesco dell'isola, sotto Carlo III, certo Dargont, il quale dopo essere scampato da un pericolo nell'inseguire due disertori rifugiatisi sull'Epomeo, 6Ì votò a San Nicola e abbandonando la vita Imilitare si ridusse nell'eremo con ;dodici compagni e vis*e una vita di astinenze e di meditazioni. All'Eponico salirono di recente ospiti illustri a godersi la nasci-] ta del sole dal mare di Baia, ch'elcosa bellissima e superba: e fra 1gli altri S. A. 11. la Principe» Emanuele III, Emilio Zola ed Ernesto Renan. Da ultimo vi dimorò l'eremita Giovanni Matera che ci stette per 42 anni. Oggi due vi stanno ancora ma con una certa irregolarità : mentre più fisso vi è un oste che vende birra e gazose ai gitanti. Quanto a me non ebbi la ventura di visitare ne l'eremo ne la chiesa perchè un soldato mi venne subito incontro a dirmi ch'era rigorosamente vietato I accesso, essendovi installata una stazioned'avvistamento. .r ..'. ' . . , lili tuttavia rimanere lassù rino a tramonto godendomi ilventicello che spirava fresco e sa- A poco a poco, in quell'ultimo!• , '., P respiro tu giornata, 11 protumodelle crete e dei pini 6Ì alzò da tutta l'isola come da un immen- 10 incensiere misto all'e'ffliivioso incensiere, misto all effluvioacre e potente della sua natura vulcanica e del suo mare selvag-,i„i - i „ ,i „:i ponto da mare e il chiaro silen-zio dell altura. gio: quasi melodia delle infinite, poetiche leggende che gli uomini hanno imaginato intorno alla sua bellezza solitaria. Carlo Linati

Persone citate: Carlo Linati, Emilio Zola, Ernesto Renan, Fontana, Giovanni Troia

Luoghi citati: America, Ischia, Lacco Ameno, Matera, Piemonte