TURPI RETROSCENA delle falsificazioni di Roosevelt di Giuseppe Piazza

TURPI RETROSCENA delle falsificazioni di Roosevelt TURPI RETROSCENA delle falsificazioni di Roosevelt Forte impressione in tutto il mondo per le precisazioni e la protesta contenute nella nota diplomatica del Reich Berlino, 3 novembre. L.'eco riscossa in tutto il mondo dalle dichiarazioni ieri fatte dal Governo del Reich alla stampa internazionale, nonché -delle notifiche per via diplomatica presentate ai vari Governi sulle mene politico propagandistiche del Presidente Roosevelt, è stata quella che doveva essere, e che a Berlino a buon diritto ci si riprometteva: l'opinione tutta del mondo cioè, quella dei popoli come quella dei Governi è posta davanti al fatto inaudito di un Capo di Stato, cui la somma responsabilità e rappresentanza di un grande popolo di 120 milioni d'i uomini non vale a fermare sulla via delle più basse e degradanti azioni criminose, di falsificazione di truffa di denigrazione, e conseguentemente nemmeno a salvare dalla più umiliante delle squalifiche, pubblicamente e ufficialmente inflittagli da un Governo davanti alla Società statale e pubblica internazionale. E si rileva a Berlino come sia indubbiamente la prima volta nella storia diplomatica del mondo che un Governo di una grande Potenza si veda costretto a diffidare formalmente come un volgare truffatore un Capo di Stato di un'altra grande Potenza con cui non è in guerra: ma più ancora è la prima volta che costui, pur rimanendo nel suo alto seggio è ridotto a subire senza nossibile difesa protesta o reazióne di sorta lo schiaffo morale che gli è impartito, e che gli rimane come permanente squalifica. Professionista dell'inganno Da questo punto di vista commentano oggi i giornali le ripercussioni delle dichiarazioni governative, in tutte le opinioni del mondo: quello che queste ne rilevano non sono naturalmente — si osserva — le ovvie smentite alle assurde accuse del Presidente americano, che si distruggevano da se stesse, e stavano se mai solo a definire la levatura intellettuale di un ambiente politico dove per un momento si e potuto ritenere che simili assurdità potessero aver presa. Presumere Infatti di far seriamente credere ad una pubblica opinione non del tutto primitiva che la Germania meditasse d'in' ghiottirsi l'America del Sud, con- • f ezionandola in cinque pillole statali più digeribili, e destinate a far meglio digerire le attuali quattordici; o che essa abbia per pro- • gramma di sterminare tutte le religioni del mondo, compresa la mussulmana, la buddistica, e perfino l'indostana, e chi più ne ha più ne metta, con relativi sacerdozi, simboli e chiese, per sostituirvi la chiesa nazionalsocialista, credere tutto ciò sarebbe anzitutto fare offesa a questa opinione sola. E il mondo ha perfettamente capito che non è il contenuto dell'accusa, bensi soltanto la capacità a delinquere dell'accusato re, che è stata denunziata e diffi data, e di cui gli Stati e le opinio ni pubbliche sono state invitate a guardarsi come da un professionale e specializzato insidiatore permanente della loro pace e della loro vita stessa. Per quanto riguarda la Germania, i commenti di stampa rilevano come le due accuse, per quanto assurde, fossero dirette praticamente a creare sempre più decisamente quell'atmosfera di ostilità, di diffidenza, di labilità nell'ambiente americano, la più favorevole per la presa definitiva da un momento all'altro dell'incidente appositamente provocato: di qui il valore della seconda dichiarazione del Governo del Reich, quella diretta a stabilire la verità in materia dei due incidenti del Oreer e del Kearny. All'origine dei fatti «Si può quanto si vuole — ragiona il Voelkischer Beobachter, cercando di individuare l'obiettivo preciso degli atti e delle parole del Governo del Reich — credere che a liquidare questi due incidenti bastasse ormai la verità già accertata e ammessa dalle autorità della Marina stessa nord-americana; ma la politica americana ha negli ultimi tempi tante volte cambiato registro, affermando oggi ad un tratto quello che aveva fino a ieri negato, e viceversa, che non sarebbe affatto da meravigliarsi se domani ad un tratto, uno dei tirapiedi di Roosevelt, Knox o un Hull, ritornassero per nuova improvvisa convenienza su quanto oggi hanno dovuto ammettere, rimettendo un'altra volta in forse i due casi del Greer e Kearny, e di nuovo adulterandoli come casi di aggressione tedesca anziché — come sono stati ■— americana ». Ma v! è di più — constata a questo punto testualmente l'autorevole organo nazionalsocialista — e cioè questo: che hanno ormai avuto luogo azioni di combattimento fra unità di flotta nord-americane e tedesche, e ciò costituisce una cosa estremamente seria, dappoiché gli Stati Uriti sono, sulla carta almeno, ancora uno Sta'o neutrale, e né il popolo tedesco né il popolo amerioino vogliono farsi reciproci r.iente la guerra. Malgrado ciò, se si deve credere alle affermazioni delle autorità di Marina di Washington, vi sarebbero già stati nell'incidente del Kearny undici marinai americani che hanno trovato la morte. Ora, tanto il popolo tedesco quanto quello nordamericano vogliono sapere chi di ciò rechi ]a responsabilità; e quella del primo colpo dunque è, per qu sta ragione evidente, questa veta, infinitamente più delle altre volte importante. E a questo quesito il Governo del Reich ha inteso di rispondere, proclamando in maniera inequivocabile, sostenuto del resto dagli accertamenti ufficiali stessi americani, i quali da nessun finto timore del sig. Roo-i sevelt potranno ormai più essera qschaprmmqlifpvrdbssllc o a i a occultati, quanto segue: che il signo Roosevelt ha sparato, ed ha sparato per il primo ». Stabilito cosi, in questa chiarificazione e fissazione incontrovertibile delle responsabilità, l'intento del Governo del Reich nel compiere gli atti pubblici e ufficiali di feri, i commenti tedeschi passano a stabilire in via di fatto, sulla base di segnalazioni ormai incon testabili, l'istruttiva serie delle fonti da cui il signor Roosevelt ha attinto, per i pretesi suoi docu menti e in special modo per la famosa canta. Per questo riguardo è possibile ormai individuare in maniera precisa come si siano svolte le cose, sceverando abilmente di tra le molto sospette coincidenze di simpatie che, come voli di av volto! su una carogna, si sono levate in questi giorni da ogni parte dei bassifondi della vita politica pubblicistica americana attorno al. le menzognere affermazioni del Presidente Roosevelt. Risultato di questo conguaglio è che la famosa carta sud-americana, che avrebbe dovuto essere manipolata non si sa bene se a Berlino, a Monaco o a Koenigsberg, è stata invece semplicemente raffazzonata in Argentina nella fertile e nota fucina di falsi politici del famigerato factotum di Roosevelt deputato Taborda, il quale tre giorni prima del discorso di Roosevelt aveva avuto un colloquio con lui; e il fatto è che la nota Rivista di Buenos Aires ha Crìtica, il cui proprietario è appunto il genero del Taborda, ha pubblicato una carta documentaria del Presidente, immediatamente dopo il discorso, esplicitamente dichiarandola proprio per quella originale ed autentica. Ma la fretta di pubblicarla ha tradito il suo autore: la pubblicazione infatti è avvenuta troppo presto perchè la carta fosse potuta arrivare da Washington a Buenos Airei anche in aeroplano, mentre d'altro canto la tecnica della pubblicazione fatta esclude, come è stato accertato in maniera precisa, che la carta sia pervenuta alla redazione della Critica per telefoto. Non vi è altra spiegazione che questa: che la carta si trovasse già in mano della redazione della Critica e cioè del clan di Taborda, prima ancora del discorso di Roosevelt, e perciò che sia stato proprio il Taborda stesso che l'abbia portata al Presidente americano nel colloquio di giorni prima. Di questo Taborda infine, che già ha riportato vecchie condanne per falso e corruzione di minorenni — subite evidentemente perchè non vi era allora alla cima dello Stato un Presidente sudicio abbastanza per ricevere dalle sue mani il prodotto delle sue falsificazioni e fondare su di esse la sua politica —, i giornali pubblicano oggi un rilievo eloquente, che è fornito da un periodico nazionalista argentino, El Fortin; e cioè che egli ha or ora riscosso presso la Banca de la Nacion due assegni di ventimila pesos ciascuno, per conto della ditta Delbene e Compagni che egli si era adoperato a far cancellare dalla famosa lista di proscrizione rooseveltiana. La ditta era stata inclusa in quelle liste a causa di un contratto che aveva con il Giappone, denunziato il quale è stata subito riammessa nelle grazie della politica del Presidente Roosevelt, e ne ha perciò pagato il pedaggio all'eminente lestofante suo emissario, oggetto di una fiducia cosi ben riposta, che caratterizza in definitiva chi la dà assai più e meglio che chi la riceve. Giuseppe Piazza STl