La società Italo-Germanica inaugura un nuovo periodo di attività

La società Italo-Germanica inaugura un nuovo periodo di attività La società Italo-Germanica inaugura un nuovo periodo di attività La riunione berlinese alla presenza del nostro Ambasciatore e delle alte gerarchie germaniche Berlino, 27 ottobre. Alla vigilia dell'anniversario della Marcia su Roma è stato solennemente inaugurato stasera a Berlino il nuovo periodo di attività della Società Italo-Germanica La riunione, svoltasi nell'ampia sala della Casa dell'Aviatore ha dato luogo ad una fervida appassionata manifestazione di solidarietà e di amicizia italo-tedesca. Vi hanno presenziato con l'ambasciatore d Italia eccellenza Alfieri il presidente della società Von Tschammer Und Osten, il Ministro Todt, il ministro di stato Mcissner, il ministro Frik, il sottosegretario agli esteri Weisecker Da parte italiana presenziavano con gli addetti militari presso la R. Ambasciata il console generale, l'ispettore del Fascio in Germania, il segretario del Fascio di Berlino. Ha preso poi la parola acclamatissimo l'Ecc. Alfieri il quale, dopo avere illustrato l'efficace reciproca influenza esercitata dagli uomini di pensiero italiani e tedeschi, artisti poeti e filosofi, ha svolto il concetto che tali manifestazioni culturali hanno anticipato e facilitato quello che doveva poi essere il fatale svolgersi degli avvenimenti, che hanno sempre più accomunato i destini dei due popoli. Riferendosi al periodo della più recente storia, ha osservato che l'Italia e la Germania durante l'ultimo decennio si sono sempre trovate vicine nei momenti più importanti della loro vita e ciò è derivato soprattutto dalla concomitanza di ideali delle due Rivoluzioni che nel nome e sotto la guida di Mussolini e di Hitler hanno espresso una ferma e diritta coscienza nazionale la quale ha trionfato sui nemici di dentro e di fuori. Questa comunanza di alte idealità patriottiche che nei due paesi si è realizzata attraverso un travaglio che ha avuto le sue vittime e i suoi eroi — ha proseguito l'Ambasciatore — ha sempre più rinsaldato i legami fra i due popoli fino ad arrivare alla naturale conclusione e cioè alla firma del patto di acciaio apposta dal Ministro Von Ribbentrop e dal Conte Ciano, fedeli interpreti e sa gaci realizzatori della volontà dei I due grandi Capi. l « Tale patto di acciaio — ha sottolineato l'Ecc. Alfieri — non è semplicemente basato su un documento diplomatico, ma sorge dalla vita stessa dei due popoli e si è cementato col sangue versato dai nostri soldati che marciano fianco a fianco contro il comune nemico realizzando il motto del Duce: «Due popoli una guerra». L'Addetto militare presso l'Ambasciata d'Italia Generale Marras ha svolto infine una interessante conferenza esponendo le premesse di carattere geografico, storico ed economico che hanno determinato c che spiegano i trenta anni di attività militare nei quali l'Italia, per necessità inderogabili, si 6 trovata impegnata, a partire dal 1911. « L'Italia — ha proseguito l'oratore — è l'unica grande Potenza che noia si affacci all'oceano. Essa è chiusa nel Mediterraneo. Perciò sente la necessità di avere assicurata l'uscita da questo mare. Pertanto un triplice ordine di problemi si è posto all'Italia: il completamento dell'unità nazionale, l'assicurazione della propria posizione mediterranea e la necessaria espansione. Di qui le guerre combattute dall'Italia in questi ultimi trent'anni. Lo scoppio improvviso della guerra del 1939 ■— ha proseguito il Generale Marras — ha messo l'Italia di fronte al gl'ave problema. Il suo posto era chiaramente segnato fin dalla nascita dell'Asse. Il Duce aveva detto nel suo discorso a Campo di Maggio: « Quando io ho un amico, marcio con lui fino in fondo ». L'Italia intervenne nel conflitto al momento opportuno. Essa non poteva essere assente dalla lotta contro la Francia, contro la quale aveva posto le sue chiare rivendicazioni. L'Italia aveva piena coscienza delle difficoltà cui andava incontro perchè essa doveva difendere territori e colonie staccate e dislocate oltre mare e taluni a grandi distanze i quali sarebbero rimasti isolati fin da principio. Dalla guerra in corso ■—■ ha concluso l'Addetto militare — l'Italia attende però il completamento dei suoi obbiettivi nazionali ed economici nella piena sicu- rezza che essi saranno raggiunti ai pari di quelli della Germania».