Il nostro bizzarro Baretti di Ferdinando Neri

Il nostro bizzarro Baretti Il nostro bizzarro Baretti Se il Baretti ci sentisse, non dovremmo dirlo, poi ch'egli aborriva il Goldoni, e il suo teatro, e le sue creatine; ma il fatto è che per molti, oggi, il suo nome ridesta l'immagine di una macchietta, diciamo anche, di un carattere goldoniano: una specie di burbero benefico, sullo sfondo dell'Arcadia settecentesca: imbronciato, adirato, sotto il suo parrucchino. contro le grandi parrucche solenni, che, senza deporre il loro sussiego, provvidero a vendicarsi del loro meglio. dg«soledefotalaCerto, il fondo dell'animo suo cepiù serio, e più amaro, che non cotosofupfrsembri sulle prime; un «ritratto» coscienzioso del Baretti deve tener conto di tutto Un giuoco di aspirazioni, di contrasti, di delusioni, da cui trassero forma e cociore le sue vicende e i tuoi scritti. Ma il suo ardimento, la sua franchezza, quel fare brioso di chi apre i vetri e rinnova « l'aria ld chiusa» in un'età che per tradizione si considera come frivola e pigra e manierosa, gli conservano una simpatia, che va oltre la cerchia dei letterati; e che si volge all'uomo, al buon torinese, di famiglia monferrina, che ha fastidio del fumo e d'ogni nuvolo, che vuol pensare con la sua testa, e squadrare la gente per quel che vale, e tien fede a poche norme, semplici e sane, nel costume, nei gusti, negli affetti. Così, il suo nome riappare sempre gradito, lo si accoglie con un sorriso amichevole; e piace, e s'intende, che una nuova « Società subalpina editrice» di Torino abbia voluto inaugurare le sue stampe con un'edizione delle Lettere familiari di Giuseppe Baretti a' suoi tre fratelli Filippo Gioranni e. Amedeo, affidandola alle cure di Luigi Piccioni; ch'è, fra gli studiosi italiani, il « baret lista » per eccellenza, e (nvilptesbdrag«beaesudIlvprdche ha condotto il suo lavoro su Gluplltmssvtesto originale e l'ha illustrato e annotato con dottrina sobria ed esperta. Queste Lettere sono la prima opera importante del Baretti: scritte nei tempo in cui egli ritornava in patria dopo un primo esilio inglese, e voleva affermarsi, conquistare il suo posto nella letteratura italiana, sviluppare i principi ormai chiari nella sua mente. Infatti, nel 1763, mentre le Lettere familiari erano per gran parte stampate, fondò la Frusta letteraria e dette fuoco alle polveri. Nella Frusta egli propone candidamente le Lettere all'ammirazione del pubblico, e poi le difende dalle accuse violente di chi mirava a colpire in quel libro, come scrittore, il critico che s'i veniva dimostrando così acerbo e minaccioso. Le L.ettrre descrivono il viaggio compiuto dal Baretti, d'Inghilterra in Italia, dapprima per mare, poi attraverso il Portogallo e la Spagna. L'autore promette gran cose, anzi «gaudiose e magne cose, che sogliono far fare tanto d'occhi alla gente»: arsenali, palazzi, giardini, osterie, chiese, eremi, acquedotti t «millanta altre»; come «si veste, si canta, 6Ì suona, si balla, si giuoca, si viaggia, 6Ì traffica e si passa questa grama vita in molte parti di quest'orbe sublunare». Lettere, dunque, che seguono giorno per giorno i casi e gli episodi di un viaggio ; ma a cui dà una certa unità un centro ideale, e familiare, che accresce, in un piccolo mondo affettivo, il calore della narrazione : il Baretti scrive ai suoi fratelli, e la casa, la patria si avvicina, i Fin dalla prima lettera, gli 60no presenti quelle immagini : «Sedermi a mensa con uno d'essi a fronte e uno per ciascun lato, e sentire un decennio di lor casi, e raccontare un decennio de' ca9Ì miei, e scorciare almeno per qualche ora tutte le mondane cure nell'oceano della fraternale benivolenza ! ». E per dall'idea di un colle presso il lido di Plymouth avverte ch'è «quasi alto come quello su cui è fabbricata la Villa della Regina fuori della nostra porta del Po » ; e di un'altra collina, sulle sponde del Tago, ch'è «più alta della nostra de' Cappuccini»; e in uno stallaggio portoghese gli offrono una minestra di cicerchie, condita con «olio tanto stantìo, che avrebbe bastato ad avvelenare il cavallo di marmo che adorna lo scalone del palazzo reale di Torino». E la nostalgia delle sue campagne : uno stormo di maschere, ad Estremoz, strilla e garrisce «come fanno i grilli e le rane pe' prati nostri le aere di state ». E lui, Baretti, campeggia sempre sulla scena: «più sbalordito d'una trottola s, o «pazzo indagatore di cose buie e strane»; se ha da dormire iu un letto troppo stretto, pensa che se dovesse sognarsi ciabattino «guai alle mie nocca e alle gomita mie nel tirare lo spago»; e se ha molte cose da dire: «Qui bisognerebbe proprio ch'io diventassi oca, e che tutte le penne di tal oca fossero penne da scrivere, e che tali penne, da scrivere potessero tutte scriver da se... ». E' socievole, curioso, e, coi 6uoi modi bonari e borghesi, assai delicato; i tratti sui fanciulli del villaggio, sulle donne che incontra nel suo cammino («e quella bella bella bella si chiama Catalina»; pare che vi lasci il cuore !) sono improntati gdlhrctccttnnCrmnzlctasesllps d'una grazia veramente serena e gentile. Non si lusinga più di «porre in dolce scompiglio e in soave tumulto un cuor femminile », d'ini]itrio a «quegli amabili deliriii, a <|iielle smanie «che formano in senso mio, se non tutta, almeno la maggior parte della felicità d'un nomo innamora cessante; paesi scialbi e gente comune; vita uguale, stagnante _ 1'se ne consola (Puro è il cri-.,i rh„ ,!i .r..,.v.„ » d'ini,. .to sorriso de le belle, quando L'età j fugace...) e scrive una sua bollaipagina. A volte, il viaggio non gli of fre d (non tutti i giorni c'è da descri vere la rovina di Lisbona, dopo il memorando terremoto; ch'è il pezzo d'antologia di queste Lettere); e allora il Baretti si sbraccia per vincere il languore del racconto, frammette considerazioni sociali e storiche (pr la smisurata ricchezza <1 gli Inglesi e la loro decadenza : | «e un qualche popolo povero e bellicoso farà ad essi quello eliciessi vanno da un secolo facendo ad altrui»), dissertazioni lette- a lettera tredi- conie nel eesima, ch'è un abbozzo della sua poetica: le prime battute 1 della /■ insta. La stampa delle Lettere, fami-] Ilari fu interrotta col secondo volume per l'intervento della di-\plomazia portoghese, e il Ba- retti riprese l'intera relazione del suo «Viaggio da Londra a 'Genova», in inglese, nel 1770: libro di cui si desidera ancora una buona traduzione italiana, poiché quella che ne uscì a Milano nel 1830 è molto errata e lacunosa. Ed alle Lettere seguì la Frutta: l'opera a cui s'affida la nominanza del Baretti, e che ha suscitato, al suo tempo ed al nostro, le voci piti discordi, e ch'è veramente difficile valutare con giustezza. Forse, perchè il uomo di «critico», che pare definisca'l'attività precipua del Baretti,Cha finito 'con 'l'irrigidire il fiuo ricordo, la sua figura, iu un tipo che non è pienamente il suo. Da tili critico ci si aspetta qualcosa!Baretti, e di quel chc manca ch'egli realmente possiede non tutto conviene all'ideale del critico. Una guida alla storia lettera-]na? Dei nostri antichi non sa nulla, e li disprezza; la Dirimi Commedia, intorno a cui i fiorentini hanno fatto «uno schiamazzo infernale», è «oscura noiosa, seccantissima». L'oriz-|zonte gli si schiarisce un po' con l'Ariosto, ma anche fra i cinquecentisti fa strage. Di grandi poeti, a sentir lui, non abbiamo avuto che il Berni e il Metasta- sio; il Metastasio sta al sommo ed al termine della nostra poe-sia: uè Dante, uè Petrarca, nè l'Ariosto, nè il Tasso hanno avu-lo «un pensare così chiaro e così " 11 r -11 , . preciso corno quello di Metasta- sio e nessuno dessi ha toccato nel suo rispettivo genere quel punto di perfezione clic Metastai o ha torcalo nel suo»; egli solo è « inimitabile ». La storia della etteratura italiana, in mano al Baretti, diventa una povera cosa. Una guida alla poesia del suo empo/ Ila lodato il Panni, un szcqspo' in fretta, dichiarando beli dbene che si trattava d'un amico ppersonale e invitandolo a « darsi incomodo » di ridurre ì suoibversi sciolti in versi rimati: ch'i- pome mandare all'aria tutto il id„ , ,,, 'i a: s n ""<° " SI corna per sempre ali immensojf'sdaiprivate quel nome non ricorre jcnai. Ripresa la via del Nord, illa , MetMtnsio. iDel Alfieri pa, proprio che non abbia avuto noizia: nei suoi libri, nelle letteli icBaretti era lontano quando 1 Al- Aieri scrisse e pubblicò le sue tra-jegedie) ls v eoi Goldoni I L'avversò — !vXa coi bpiaonti x, avverso ,enza conoscere tutta 1 opera —'lon un'asprezza e una pertinacia.I. di cui giunse a rimproverarlo lo M, P , '., , mlesso Carlo Gozzi, il quale cer- samenle non era statomi angelo .cner il Goldoni. Quanto al Gozzi, ! Pì RAristarco s immagino le Fiabe, a!Smodo suo. e ne disse benr ma'c;he l'altro continuò a T . %,a crivere secondo il proprio estro *e lle «>«?"«'>'» ? le »«< <> via. 1 in l'(|U" fl1. wm\ '' franilo Gaspa " e Gozzi, e benevolo col Passe Y?1"'. e diocri. rscon molti autori me¬ nmalr° ™,<'ato «» 1'°' '^S^'tPer. P!:SP,',, b,'eveJ ,,la la sos,a"-|dm e quella- 11 Barelli non pene- mtra cl,,asl n,al nell'arte di uno scr'ttore percoglierne l'origina- l'ta, lo spinto, il senso della vi-,ta che gli è proprio. La sua for-za si rivela quando s'immèrge ; nel corso e nella mischia dell idee, della cultura, della morale letteraria. Con molta finezza, iu un libro su quest'argomento, ap-1parso nel 1932, Albertina De- valle ha messo a fuoco la critica letteraria del Barelli sullo sfon- . nei i appoi 11 con do europeo, Johnson e Volt airi Dominando, per il suo fine gì nerico di un'arte moderna e ci- vile, lo sviluppo della nostra lei - j Ceratura, il Baretti ne additòapertamente le maggiori debo-ì lezze: la tradizione d una prosa]boccaccevole, verbosa ed artifi-i fiale ; la vacuità di un ideale. .' » , poetico, tutto esterno e formale. che naufragò nell'Arcadia. E per quelle pagine sull'Arcadia. :cui il Baretti inizio la sua fortu-Iaggressive, lepide, frizzanti, con iuosa campagna, il primo nume io vale per tutta la Frusta: oh. mulini, tutti pieni d'amorini!», Questo è il Baretti che conta; giacche in lui lo scrittore sta più in alto del critico: ma uno scrittore che dà tutta la sua misura — e qui sorge il suo paradosso gli «smaseolinati sonetti,,!, par-Isoletti piccinini mollemente lem-! c la cagione di tanti equivoci al »«o riguardo — quando affronta i tomi critici, nella sfera generale che abbiamo detto: e , , ['ilire 1 espressione libera, impili- siva, schiettissima del suo ca- i-nHeie .ratttre. Ferdinando Neri I