L'infernale reazione nemica vana contro i nostri bolidi

L'infernale reazione nemica vana contro i nostri bolidi GLI AEROSILURANTI AL LAVORO L'infernale reazione nemica vana contro i nostri bolidi Da una base mediterranea, 14 ottobre. Non più tardi di sedici giorni fa la giovanissima, formidabile arma degli aerosiluranti italiani ha inflitto alla marina britannica la più grave disfatta da essa subita nel Mediterraneo nel corso della guerra: in una serie di azioni decise e irruenti ininterrottamente susseguitesi per oltre nove ore, gli azzurri arditi del cielo hanno stroncato un tentati vo di movimento che un formida bile complesso navale britannico aveva cercato di effettuare nel Mare Nostro. Infatti, come si ricorderà, una imponente formazione navale inglese veniva attaccata nel Mediterraneo centrale dagli aerosiluranti italiani che in più ondate successive si avvicendavano in una eroica gara di ardimento nella lotta contro le unità nemiche Gli inglesi hanno dovuto constatare già spesso quanto sia pericoloso per loro il Mediterraneo. E la giornata citata del 28 settembre avrà pure rammollito alquanto la dura cervice dei figli di Albione i quali, ciò nonostante, hanno voluto correre l'alea di un nuovo rischio tentando nella giornata di ieri, spinti forse da pressanti necessità, di attraversare il Mare di Roma; e l'avventura è costata loro il siluramento di un incrociatore da 10 mila tonnellate e di una nave da battaglia. Il pieno controllo che l'Ala Fascista esercita sul Mediterraneo non permette al nemico la minima libertà di spostamento. Da Gibilterra ad Alessandria, da Malta a tbznandeBssasldlazfsfrarpzglsussCipro, la nostra ricognizione na . viga senza soste con qualsiasi tem-\po; essa scruta mare e cielo. per-\lustra coste, si spinge fino ai cen-\tro dei bacini, sorveglia, vigile e'teddKf/"".dra n"Val.e ?" aite navi da mprpomtori e diversi cvcciatorpe 'rf»"ere> e ne dava immediata co o o a atlenta, ogni eventuale movimen- to avversario. Sono voli di lunga durata, osservazioni pazienti, controlli severi di ogni tratto di cielo] e di mare che la nostra ricogni-\ zione effettua ininterrottamente, dall'alba al tramonto, alla ricerca del nemico, Appunto durante una di queste ricognizioni a vasto raggio, un nostro apparecchio avvistava nelle prime ore del pomeriggio di ieri in un determinato settore del Mediterraneo orientale una formazione navale nemica. L'osservatore aveva appena notato i tenui fili nerastri di fumo all'orizzonte che i piloti si avvicinavano, al fine di individuare più nettamente l'obiettivo. La ricognizione accertava cosi che si trattava di una nemica formata j battaglia, alcuni municazione ai comandi. La segnalazione, subito raccolta, aveva posto in movimento uomini e macchine nelle più vicine basi di aerosiluranti; c ben presto, infatti, una formazione di arditi del cielo al comando dei capi equipaggio tenenti piloti Cesare Graziani, Carlo Faggioni e Giuseppe Cimicchi, che hanno avuto Tonare delle citazione sul bollettino numero $99 del Quartier Generale delle nostre Forze Armate, giungeva nel settore indicato e avvistava le navi britanniche. Le unità navali inglesi procedevano caute sotto l'incubo di un even- tuale, temuto attacco; le navi da battaglia al centro della formazione navigavano, protette dalle navi leggere raggruppate intorno alle unità maggiori. I nostri aerosiluranti si tenevano momentaneamente al largo studiando la posizione migliore per effettuare la manovra di attacco. Bastava che un aerofono percepisse un ronzio, che un arco di luce svelasse un riflesso, per rivelare al nemico prima dell'inizio dell'as salto la presenza dei velivoli italiani. Come abbiamo detto, da parte delle navi britanniche si stava all'erta; tuttavia la sorpresa degli aerosiluranti riusciva alla perfezione. Lo scontro si verificava, infatti, repentinamente d'improvviso, sconcertante per le unità della flotta nemica. I nostri aerosiluranti a circa 800 metri dalle navi, attaccate ai due lati, mollavano rapidamente i siluri, che filavano per l'acqua messaggeri di distruzione. Liberi dal peso degli ordigni micidiali, gli apparecchi si sollevavano automaticamente men ttctzsoliere, cercavano l'altezza; si ar rampicavano tra le nubi, si sottraevano all'uragano di proiettili che li inseguiva, avvolgendoli in un vortice di fiamme. Nei brevi momenti in cui l'attacco è stato sferrato, le audacissime macchine italiane devono essere apparse come bolidi sulle navi inglesi, lanciate a cozzare contro i fianchi delle grosse ■ unità. Scagliati a poche centinaia di metri di distanza i siluri, sono state viste distintamente le scie spumeggianti attraverso la linea di una nave da battaglia, che accuSava visibilmente il colpo ncevu- tre i piloti viravano strettissimi,[e attraverso le maglie mortala dell'intenso fuoco nemico che mor-\deva rabbiosamente le ali e le fu-t\l ,,„.,to, e di un incrociatore da 10 W'0 tonnellate, che diminuiva la. velo- cita e sbandava fortemente bar- collaudo malconcio; mentre le al-tre unita leggere accorrevano mi- ziando l'opera di soccorso, e i con- noni cercavano ancora le frecce che avevano conficcato le toro punte mortali nel corpo della preda. Sparavano ancora senza sosto le batterie e ne rintronava tutta to vasta zona del teatro della ra- pidissima battaglia; sparavano tutte te armi di bordo: era un accompagnamento sinistro alla nave da battaglia e all'incrociatore che, duramente colpiti, avevano rallentato la folle corsa sulle infide ne-que del Mediterraneo. Hy/ttì T7o\stri"vc)\von protonnisti deli-audace vittoriosa uzionr rientravano alle basi di partenza recando nel corpo i segni del durocombattimento, ma con gli equi- paggi incolumi. Accanto a questa nuova vitto- ria degli aerosiluranti sulla ma- rina inglese, si allinea nel vasto quadro dell'attività bellica svolta dall'aviazione fascista nel jlfrdi-terraneo il successo riportato ila nostri reparti da caccia nel setto- re centrale di questo mare, i qualistamanc all'alba hanno attaccalo a volo radente l'aeroporto di Mi- fcabba nella munitissimu isola di Malta distruggendo al suolo tre ve.livoli nemici e numerosi altri dan-neggiandone con precise raffichedi mitraglia; mentre i nostri c«e-ciatori -venuti a contatto con ioi«formazione di Hurricane ne ab-battevano due dopo un violento,serrato combattimento. Tutti i velivoli italiani partecipanti a quesic azioni hanno fatto anch'es,"* regolarmente ritorno alle basi <i vertenza. Franco Resto

Persone citate: Carlo Faggioni, Cesare Graziani, Franco Resto, Giuseppe Cimicchi, Hurricane

Luoghi citati: Alessandria, Gibilterra, Malta, Roma