ARTE e POESIA dell'uccellare

ARTE e POESIA dell'uccellare ARTE e POESIA dell'uccellare Settembre. Non è ancora il mese del passo; gli uccelli sono ancora nelle colline e nelle alture delle Prealpi a villeggiare e, nell'attesa, si ingrassano di grani, di frutti, di bacche. La campagna non è mai stala così pingue e così profumata rii maturanza. 1 nidi sono abbandonati e pendono come frutti mézzi, le piume leggere oscillano sull'orlo di quelle case disabitate: tra po; co il vento del nord strapperà a sciami le foglie ingiallite, e i nidi appariranno, nudi, nell'intrico secco dei rapii, contro la luna di ottobre. Gli uccelli non cantano quasi più; riprenderan no le loro canzoni amorose e le loro avventure a primavera. Non hanno estri per là testa, ora; pensano a mangiare, a insaporarsi di erbe aromatiche là dove la falce le ha recise e coricate a strati leggeri come un velluto. Si accontentano di pigolare, di spulciarsi al sole che non è più fastidioso, di spruzzarsi d'acqua sul greto dei torrentelli improvvisamente gonfiati. Qualche temporale ha tuonalo; qualche acquata di una notte ha lavato il cielo dalle foschìe e smorzata la polvere delle strade. I presagi dell'autunno sono leggeri come brividi di febbre e turbano appena la felicità degli uccelli di nuova e antica covata. L'avvicinarsi delle migrazioni è segnato dalle notti sempre più lunghe e da qualche banda leggera di nebbia che si svoltola dai can-. neti del fiume; ma soprattutto da un'inquietudine strana, inarrestabile, irrompente come il bisogno di amare di procreare in primavera anche se i cieli sono grigi e le piante spoglie e le fie uagioni immature. Nella alta e verdeggiante ricchezza autunna le gli uccelli tacciono; mentre in aprile, in maggio aggiungono il loro canto alla esile e anemica grazia della aurora. La campa gua della pianura veneta aspetta e ospita i primi branchi di culbianchi, di fanelli; gli annunciatori delle migrazioni più folte e vertiginose dei verdoni dei cardellini, delle pispole, delle bovarine, degli stornelli, dei fringuelli, che seguiranno sotto cieli più bassi e tonanti nel mese di ottobre. La chiusura della stagione di passo sarà indicata dagli stormi densi delle allodole, dai bianchetti dei tordi che appaiono alla ribalta dei paretai dei roccoli per ultimo; per il passo di addio. 11 giorno di San ■Simone. In questa attesa, la prima domenica di settembre si svolge a Sacile la fiera degli uccelli ; fiera e festa che appartiene alle effemeridi autunnali di quella che i veneziani del buon tempo antico, i contemporanei del conte Gasparo e del conte Carlo, definivano: l'Arcadia in Brenta. Sebbene la caccia agli uccelletti con le reti e con il vischio risalga chissà come lontano nel tempo, il suo apogeo è nel Settecento e la sua moda è soprattutto veneta. Dal Veneto dilaga alla bergamasca, alla Brianza, un poco alla Toscana, ed è codificata in libri preziosi, rarissimi, che i profani ignorano e che gli uccellatori consultano come gli arabi il Corano. Tra i principali, fra i sommi, tra i classici dell'uccellare: rÓlina con le illustrazioni mdicala detoil l'arocapicarenedilagrinditrveretetJmchritrdfocausul'gndmlorgbinlelaSnsacdrapnvsstzb>psppecdzsdimpctlltjusdireVVlclsdei Tempesta, il Tirabosco nella;cedizione dello Zatta. L'Olina «"nelle sue pagine un tecnico e v'Isi leggono segreti di ricette pet'iallevare gli uccelli o per insegnarUloro a cantare, e infiniti accorgimenti per prenderli, secondo le diverse stagioni e i luoghi. 11 Tirabosco e soltanto un poeta con velleità venatorie e preoccupazioni di lime più che ammaestramenti d'aucupio. JMa per gli appassionati di quello che nel linguaggio del Piano di Spagna si chiama il a giuoco» degli uccelli, anche le semplici testate incise in rame della edizione dello Zat-ita, la scompartizione rimata dei' ■versi dedicati alle emozioni del cacciare, sono motivo di emozione, e di vanto. Perchè, di tutte le forme di caccia, questa ha sempre attratto i poeti e gli scrittori. E, se Benato Simoni ha ora abiurato alla sua passione di un tempo deve essere citato, e Alessandro Manzoni deve essere ricordato come cacciatore di allodole col paretaio anche se il paziente e astuto diporto lo attrasse, soltanto negli anni della prima giovinezza. Credo sia andato distrutto il capanno esistente a Lecco, che testimoniava ra sua passione. Era un casotto di legno molto rustico e campaguuo lo con le feritoie strette per le quali gli occhi grigi del grand poeta spiavano l'avvicinarsi degli stormi lungo le rive del lago in contrasto con le folate della breva. Era tagliato da allertine per le quali sfilavano le manopole del paretaio e le cordicelle degli zimbelli che Don Alessandro moveva e incrociava a tempo come le trame del racconto. Io ho sempre stupito che di quelle esperienze giovanili di caccia fatte al Galeotto (così si chiamava il luogo manzoniano) non siano riflessi o ricordi nelle pagine del libro immortale. Se nei a Promessi sposi », non si trovano precise indicazioni delle giornate autunnali passate al ncasotto delle allodole» ricordato dallo Stoppani, sono però infinite de- i e o n i i a i scrizioni pittoriche e paesaggistiche dei lago e della campagna che circondava il paretaio tra il fatai Pescarenico ed Acquale. Perchè l'arte dell'uccellare è legata come nessun'altra o forse cóme qualche mestiere campestre alla contemplazione, all'amore per la natura; ed è intrisa di poesia. .11 piacere di fare una buona caccia, di allineare alla fine della giornata sulla tavola rotonda del capanno qualche dozzina di tordi, di beccafichi o di lodole, il piacere anche più banale dell'arrosto profumato di aromi e rosolato allo spiedo sono ben poca cosa in confronto a quello, più complesso e spirituale, della caccia. I luoghi dove si tendono le reti dei roccoli e delle bressanelle sono amenissimi, a corona di poggi e di colline dominanti la pianura coltivata a vigne a! granoturco a miglio e fragrante! in autunno di grappoli rubicon-i di e di pampini imporporati; at-| traverso le spie del capanno sii vedo, oltre la corona degli albe-I relli e oltre i pali con le gabbiette dei richiami, un grande arco tJ^i^l^aT ^Rmatasse di nuvole. La stessa architettura arborea del roccolo., a ritmi circolari di carpini, è attraente come un teatro di verdura e piena di un fremito di foglie smaglianti di rugiada e di canti ridestati con l'alba. Agli uccelli che si avviano verso il sud seguendo millenarie vie dell'aria deve apparire come un giardino di Armida dagli ingannevoli suoni. Ai canti armoniosi dei richiami che, tenuti nella muda in primavera, intonano il loro epitalamio con sei mesi di ritardo mentre tutta la campagna impigrita dal sole di settembre tace, si uniscono gli appelli insistenti del chioccolo che, tra le labbra degli uccellatori, sibila indecifrabili messaggi. L'edelle tvUSnressivismo delle mnrinl^inr-i spres9iMs.no delle modulazioni\aarttliciali e cosi definito e pre-Wciso che gli stormi o i bianchetti!'degli uccelli raduniti dal suo- tómnni, ici00iuih.i udì siiu lCmutano cimprovvisamente grotta per planare sul roccolo e{Sabbassarsi, dimenticando ogiii|'■ . \ ...... ,».prudenza istintiva per infoltirsi\ei ■ j • iji ■ nelle trasche da dove un improv-\tviso e inatteso allarme li caccerai*spingendoli nelle reti. Un ikASspingendoli nelle reti. Un ihH^tempestivo richiamo, un'agita-l zione troppo rapida rleeli zim-\f... 1 1 . 1 I belli sollevati a strappi di corda|Pi. .'}..,. ; >opra minuscoli giardini di ap-\petitose pasture, un distrattolsgliardo alle reti, possono coni-Ipromettere un giuoco di infiniti^particolari, di complesse astuzie Ue di incrociate strategìe II <riuo- co del paretaio è simile a quello!del roccolo; ma la sua impostazione c più semplice; la grande scenografia di piante e di alberi del roccolo, non esiste; le reti, invece di essere tese verticalmente secondo la curva gentile e perfetta dei carpini, sono aperte come due pagine di un libro sul terreno piano, caro alla posa delle allodole, dei fanelli, delle ballerine, degli stornelli. E lo scatto di esse chiude gli uccelli in juna trappola fatale. Io ho passato molte giornate autunnali della mia giovinezza al paretaio, in Pian di Spagna, tra le correnti gelate e azzurrine del Mera e dell'Adda. Le montagne della Valle dei Batti e quelle della Valtellina convogliano verso il lago di Como branchi di uccelli che scendono dalle praterie dell'Engadina e del Bernina, da più lontane regioni e da rive di fiumi immensi, da foreste tenebrose a specchio di fiordi glaciali, a;cja tundre spopolate e selvaggie "Quegli uccelli migranti non co 'Inoseono qUas.i l'aspetto e la . rlanno compiuto le loro volo in due p trcvoce le giorni, incalzati dalle ondate deinritni frpddi p liannn «pcrnitn pumi tiedtii, e Hanno seguito1 argenteo nastro dei fiumi che vola-t'ic]p|l'uomo rUappe del o 1 n i ma j| piccolo cuore palpitante , e vedevo l'occhio tondo dell'uc e cejj0 guardare per l'ultima voi -ita )a cl,pola azzurra dei Jielo meditavo su! destino dei poeti,sempre traditi e arrestati nel .o-lo dagli inganni terrestri. . . Raffaele Calzini stornello, e sentivo tremare den-ilo il tepore morbido della" piu->„. il ni-nln Pimr» nnl,iitaitt... i' l e a scgna la più sicura via tori: Quando toglievo dalla rete , . . . i ti i i dei copertoni un allodola o uno

Persone citate: Alessandro Manzoni, Benato Simoni, Don Alessandro, Raffaele Calzini, Stoppani, Tirabosco

Luoghi citati: Armida, Como, Lecco, Sacile, Spagna, Toscana, Veneto