II processo a Biella per il furto di 80 opere del pittore Delleani
II processo a Biella per il furto di 80 opere del pittore Delleani II processo a Biella per il furto di 80 opere del pittore Delleani Biella, 18 settembre. Un pubblico oltremodo numeroso ha stamane assistito al processo contro gli autori del furto dei quadri del pittore Lorenzo Delleani. Il fatto è noto. Il cav. Lamberto Prat, di Torino, ai primi di giugno, recatosi a Pollone, dove ha una villa che confina con quella che fu già la casa del pittore Delleani, scopriva che durante la sua assenza erano state rubate dalla sua villa ottanta e più opere d'arte, in gran parte dovute al pennello del grande maestro. Le indagini esperite dai carabinieri portavano dopo poche ore all'artesto di quattro persone e alla denuncia a piede libero di altre due. Venivano arrestate le sorelle Michelina e Anna Maria Fiorina, figlie del custode della casa di Delleani, e i fratelli Angelo e Giacomo Garabello, mobilieri e antiquari di Biella, accusati di avere acquistato le tele consapevoli della loro provenienza furtiva; mentre a piede libero venivano denunciati il dott. cav. Luigi Petti, cx-procuratore capo delle imposte, e lo stuccatore Carlo Bertagnolio, per ricettazione. Figurano sessanta testimoni, fra cui il prof. Cesare Maggi dell'Accademia di Belle Arti di Torino, il prof. Giuseppe Bozzalla discepolo del Delleani, i pittori Lupo, Belletti e Monzeglio, e diversi periti e critici d'arte. La sala delle udienze appare trasformata in una galleria artistica, ornata com'è dalle tavole e dalle tele costituenti la refurtiva recuperata. La Michelina Fiorina ha confessato di aver rubato i dipinti, da lei poi venduti al cav. Petti, ai due Garabello e al Bertagnolio, e ha dichiarato che costoro sapevano che i dipinti non erano di sua nro prietà. Anzi, da uno dei Garabello (era stata messa in guardia contro i guai che le sarebbero derivati "e si fosse lasciata pescare. La Mi! chelina, mentre non ha avuto ci - e e o a a tazione ad accusare i Garabello, ha difeso la sorella Anna Maria, scagionandola dalla colpa che Io si attribuisce di averla favorita nei furti e di aver diviso con lei il ricavato della vendita. Tra uno dei Garabello, il Bertagnolio e la Michelina ha avuto luogo un battibecco, da cui è emerso un idillio fiorito in altri tempi tra la Michelina e il commerciante di Biella. Mentre poi la Michelina identifica in alcuni pezzi della collezione quelli stessi da lei sottratti dalla villa Prat e ceduti ai Garabello in cambio di un braccialetto, di alcune centinaia di lire e della promessa di un brillante, i Garabello affermano di averli avuti non dalla Michelina ma da una cugina della ragazza, tale Elda Fiorina, chiamata come teste in causa. La deposizione della Elda, che da testimone potrebbe diventare imputata, si preannuncia del massimo interesse. I sei accusati hanno dato versioni fra di loro discordi. Il cav. Luigi Petti ha affermato di avere acquistato in buona fede, non preoccupandosi eccessivamente di conoscere l'origine delle tavole. Il caso più originale è quello del Bertagnolio. Costui aveva acquistato due quadri per 500 lire e un'altra somma aveva dato alla Michelina in prestito. Scoppiata la bomba e dovendo restituire i quadri, ne dovette... inseguire uno, da lui venduto poche settimane prima per 1500 lire ad un negoziante biellese, che l'aveva rivenduto per cinquemila lire all'ing. Maggi, di Torino. Questi che lo ritornò al Bertagnolio soltanto quando egli, per evitare guai, pur di riaverlo, si decise a sborsare 7500 lire. Tra i primi testi escussi in serata è stato il prof. Cesare Maggj. dell'Accademia Albertina di Tonno. L'udienza verrà ripresa domani.
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