Schiacciante superiorità tecnica delle forze armate germaniche di Giovanni Artieri

Schiacciante superiorità tecnica delle forze armate germaniche Pex*cH& £ i* usi ss 1 sono battuti Schiacciante superiorità tecnica delle forze armate germaniche Ibridismo logistico-strategico e genialità nichilista - Cervelli devastati da un ventennio di propaganda - A colloquio con un "politruc,, Tallinn (Reval), 15 settembre. Il maggiore Koemer, dopo di averci spiegata in ogni suo plinto la battaglia dell'Estonia, volle accompagnarci sulla faccia dei luoghi. Fu una visita assai lunga e, in un certo senso, tediosa poiché nulla è più monotono e uguale a se stesso di un campo di battaglia. Del resto come quello dei dintorni di Tallinn ne avevamo visti già in Finlandia, soltanto che qui si trattava di boschi c li di pianura aperta. Si desumevano da mille indizi le ragioni della sconfitta russa, tutte assommate nella schiacciante superiorità tecnica dei tedeschi. Dalle tracce più evidenti, dal modo di disegnare e scavare le trincee, dalla rudimentale maniera con cui venivano aperti i fossati anticarro (opera di mani femminili costrette a quel tremendo lavoro), dall'estroso e spesso paradossate sistema dell'agguato, delle bocche di lupo, dei nidi di mitragliatrici, dal numero dei carri armati, autoblinde, cariche esplosive, si vedeva l'empirismo dei bolscevichi solo sostenuto dalla volontà accanita di non farsi sopraffare, di resistere, di produrre il maggior danno. Stranezze sovietiche La guerra è un'arte e mentre quella' dei tedeschi ci appariva quale la conoscevamo: stringata, precisa, lucida e conclusiva, le orme di quella russa ne denunziavano l'imperizia e la grossolanità. Per esempio: sul Ponte Caterina, che lega un molo del porto di Tallinn alla terra ferma, ì sovietici prima della fuga accumularono enormi quantità di le gnome. Costruirono una barrica la alla quale dettero fuoco. Co trqutalitgascacGdtlCllmtsnvqpvtugddgvpdtceoiente a distruggere" il ponte? No, il ponte era di ferro e pietra, necessitava dunque di una dose di dinamite. Venne messa la dose di dinamite ma così forte che al momento dello scoppio saltarono in aria massi di granito di mezza tonnellata che volarono fino ai tetti della città* Allora perchè dettero fuoco alla barricata? Mistero. Altre stranezze: i russi incendiarono, come ho raccontato, tutti gli impianti bellici e industriali utili e lasciarono intatti i capannoni dell'aeroporto militare: laddove quelli dell'aeroporto civile vennero ridotti in briciole. Oltre a tutto sull'aeroporto militare lasciarono anche l'intera dotazione intatta di artiglieria antiaerea, una trentina di pezzi fra grandi e piccoli. L'incongruenza maggiore, poi, l'ho già raccontata l'altra volta. La flotta fino all'ultimo momento incrociò dinanzi alla città, senza spararvi sopra un ialo colpo d cannone. L'unica distruzione complessa nel centro di Tallinn fu quella della Legazione tedesca, intatti tutti gli altri edifici adibiti a sede di- £{ornaticeli incluso quello della egazione d'Italia. Sulla Legazione tedesca peraltro si era da tempo puntata l'attenzione bolscevica. Il maggiore Koemer, vice-addetto militare di Germania a Tallinn, ricorda, perfettamente come la G.P.U. avesse installato in un edificio dirimpettaio uno speciale laboratorio fotografico. Mediante potenti teleobiettivi chiunque entrasse o uscisse dal portone della Legazione tedesca veniva accuratamente fotografato. Si crearono cosi degli schedari segnaletici di que '• estoni, russi e stranieri, in e, che per una ragione o pe: altra erano in rapporto con i tedeschi. Sulla base di questo lavoro fotografico si stesero le liste delle deportazioni. Quando i tedeschi si mzimpcodufuczBtdesto fuoco sarebbe stato suffi-\ daQgrssn2tcsdppctl2gìdSnsaccorsero del trucco crearono un [altro ingresso, fuori del tiro fotografico della G.P.U., però numerose migliaia di persone erano già arrestate, imbarcate sui treni per la Russia, ingoiate dalla voragine bolscevica. Bravi, ma nella rivolta L'artiglieria germanica ebbe ordine di non sparare su Tallinn, e anche a questo si deve la salvezza della piccola capitale; ma non si potè a meno di tirare sul porto ove una squadra di distruttori bolscevichi menavano la rovina. S'aggiunse guasto a guasto e chi ne beneficiò furono quei soldati e marinai che il giorno dopo \detla coneiuista rastrellando le acque del porto alla caccia di mine inesplose, s'incontrarono con vasti prati di pesci vivi, ma stranamente impazziti ed inermi. Erano ubriachi. Vuotando nel mare i serbatoi di alcool i bolscevichi avevano dato in braccio all'ebbrezza il Golfo di Tallinn. Ce ne fu per tutti, dì pesce fritto o in zuppa, e per molti giorni. Ora si diceva dello stile russo di guerra. Ripeteremo anche noi un luogo comune, ma è indispensabile. I russi sono bravi, 6rni>issiiiii nella lotta cittadina; in campagna, la loro guerra è una forma immensamente dilatata della rivolta di piazza. Ciò che di guerra moderna in ventiquattro anni hanno imparato appartiene alla tecnica francese e tedesca; un ibrido strategico-logistico animato dal loro gènio nichilista. Vedete, per esempio, come nel breve quadrato del cimitero tedesco di Moigu, alla periferia di Tallinn, essi hanno resi stito in pochi, fra le tombe e le fosse, agli assalti dei carri armati germanici. La più. elementare tecnica di guerra avrebbe suggerito la costruzione di formidabili, profondissimi sbarramenti anticarro, con fossati e linee d'intralcio in ferro e cemento tutt'attjrno alla citta, a 10, 20 chilometri almeno. Neppure per sogno. Si decisero a pensare agli ostacoli con¬ ro le Divisioni corazzate soltanto qualche giorno prima della ritirata. Per tutta mano d'opera mobiitarono i vecchi, le donne e i ragazzi della città, li condussero a scavare dei fossi sulle strade di accesso. Che potevano fare delle ssttasvsuGli strumenti del bolscevismo Sul fiume Jagala altro episodio dello strano valore russo. Mentre crollava la resistenza, una villetta, scelta come sede di una Compagnia di mitraglieri non mollò. Si trattava di una gentile villetta in mezzo ad un parco. Il Comando sovietico vi aveva installato un gruppo di nomini disperatissimi, decisi a tutto, e che fece onore all'impegno. I difensori dovevano appartenere evidentemente a quella generazione comunista, più profondamente intrisa di spìriti rivoluzionari. Pigiati in poco spazio (he contato e fotografato nel quadrato di una piccola camera ben 21, letti), gli uomini si nutrivano di odio e di propaganda bolscevica; è li dentro che ho trovato qualche singolare strumento della mistica rivoluzionaria bolscevica. Per esempio, un intero manuale di storia della Rivoluzione in cartoni sinottici: qualcosa di simile a quelli che si vedono nelle nostre scuole elementari per volgarizzare inc¬ mani di donne, di vecchi, di ragaz- czi? Ben altro ci voleva: opere di'dmolti mesi o addirittura di anni,\fper ritardare seriamente i carri'pcorazzati. Però attorno al cimitero| di Moigu la difesa russa diventò èun'epopea. Quando tutti o quasi vfurono morti accanto a quelle pa-: 1cifiche tombe, i superstiti ammaz- szarono i novantasei cavalli del tBattaglione a colpi di mitraglia- Ctrice, come ho già raccontato. UsmrszbnntsnadVmdctoltgladStdnptgtcspsSrtpdicdssps diante figure le cognizioni della oologia e della botanica. Materia aridissima, terribilmente noiosa. Quale martellìo per far capire ai giovani russi le complicatissime reazioni dell'alchimia politica bolscevica. Quale sforzo mentale per imparare a memoria fatti di una tetraggine così fonda come questa: «Decisione e ordine del giorno del VI Congresso di Praga, 1820 gennaio 1912». Di tutti i partiti del R. S. D. R. P-, Partito social-democratico degli operai, allo scopo di formare un partito socialdemocratico indipendente degli operai (fu il Congresso in cui si separarono menscevichi e bolscevichi). Oppure: fissarsi nella mente le effigi dei più importanti delegati al Congresso di Londra (1227 aprile 19051. Vi figurano tra gli altri Massimo Gorki e Vorosci ìof, in debita proporzionale gran dezza sotto i ritratti di Lenin e Stalin (di Trotzki, com'è naturale, neppure un cenno). Altri diorami sono dedicati ai fatti rilevanti della preistoria rivoluzionaria, come la statistica del movimento insurrezionale tra i soldati e i marinai delle forze imperiali tra il 1905 e il 1907. Un elenco secco e crudo che ogni buon bolscevico deve saper citare a campanello: 11,-25 giugno rivolta dell'incrociatore Poteirikine a Odessa; 6 giugno: rivolta della flotta a Riga; 17 giù csssufotrtrcgno: rivolta della corazzata Gior-\gio Pabedanosetz a Odessa;; 17'giugno: rivolta degli aspiranti del-\la nave scuola Prut; 26-27 ottobre; rivolta dei marinai e soldati a Kronstadt: 13-15 novembre: rivolta della flotta del Mar Nero a Sebastopoli ; 20 novembre: rivolta delle armate di Ekaterinolav e Petigorsk: 7 dicembre: rivolta del battaglione di Krasnojarsk; e così di seguito: rivolte, rivolte, rivolte; tinte le rivolte di quell'anno tragico. Sembra per esempio indispensabile inchiodare nella testa dei soldati in ogni minimo particolare il [fatto del Potemkine. Uno di que sti cartoni contiene il preciso tracciato della rotta seguita della nave rivoluzionaria dopo che. ebbe innalzato la bandiera rossa. Il grafico è dominato dalle facce dei due capi della rivolta, i marinai Matiuscenko e Vakuinciuk. Non è a dire che io abbia trovato tutto o in parte tale materiale di propaganda politica presso un battaglione dell'esercito. Questi non sono che brandelli infimi dell'apparato gigantesco, tetro, schiacciante sotto il quale si comprimono da 27 anni i cervelli dei iimiimiiliiiinil iimiiiimiiiimiiimiiiiiiiiiiiiii soldati russi. Tra la truppa la di- nistrìbuzione, assolutamente gratili-ibta, di storie del bolscevismo e di] storie della Russia, ad. uso bolscevico, era ed è copiosissima. Non si penetra in un campo militare, in una trincea senza, trovare a die- cine (molto spesso con tracce in dubbie di lettura) i manuali diffusi dal commissariato del popolo per la propaganda militare, E così per i qiornali. La trincea è inondata di carta stampa. Ecco vi dal numero 204 del 23 agosto 1941 del Soviet Estonia qualche stralcio. « Si annuncia che Ribben trop debba lasciare il suo posto. Che a Berlino corre voce della cat Una di Goering e della sua chiusura in un campo di cancentramento. Il fratello dello stesso Goering sarebbe stato obbligato a lasciare Praga e la sua famiglia forzata a emigrare in Svizzera. Ribbentrop sarebbe accusato dai generali dello stato maggiore germanico di tutti i guai sul fronte orientale. In Germania non ci sono quasi più operai essendo richiamati nell'esercito tutti gli uomini sino a 40 ri uni. Le comunicazioni sono diventate così difficili che tra Vienna e Dresda ci si impiega un mese. La produzione del materiale da guerra è diminuito del 40 per cento, quasi tutte le fabbriche di tessuti sono chiuse. In Germania ormai non ci sono che scarpe di legno e per averle è necessaria la tèssera *. Questo per quanto riguarda, la situazione interna. Dal lato militare le condizioni dei tedeschi non appaiono al giornale Soviet Estonia più brillanti. « / tedeschi hanno tentato di formare delle divisioni ungheresi ma su nove costituite solo cinque sono pronte. Nelle file della Wehrmacht t soldati sono scontenti e odiano gli ufficiali che li obbligano a battersi ». Cosa non fanno i tedeschi secondo gli informatori dell'organo sovietico. Rapinano i slovacchi, portano via le campane delle chic se in Norvegia, hanno invaso la Spagna nientemeno che con quarantamila soldati in uniforme, ottantamila ingegneri messisi a capo di tutte le industrie, non meno di ventimila agenti della Gcstapò introdottisi nei ministeri di Franco e nel giornalismo. Inoltre quindicimila 'iscritti alla Hitlerjugend si troverebbero in Spagna non si sa bene con quali compiti. Il popolo spagnuolo detesta i tedeschi sovratutto da quando si è comin ssvnlafPa6cmdlUmtcce o 5 ciato a mandare il grano della Ca-j stiglia in Germania. Ma questa storiella del grano, come ognuno sa, è già vecchia. Ritaglio ancora un telegramma delle associazioni femminili cristiane di Londra alle organizzazioni parallele (non certo cristiane) di Mosca. <z Noi giuriamo di vincere, come voi, per tentare di mettere fine alla guerra. L'Inghilterra e la Russia vinceranno il comune nemico per dare la paoe al mondo intero ». Seqnono le firme. Tre le altre: Beatrice Webb, lady Astor e lady Simon. Incontro col « politruc » Quali effetti provochi nelle co- -\scienze dei combattenti questa 7'propaganda non si può dire. E' in-\dubbio però che taluni strati del¬ i a a el il e e ae aoao emi o, mei l'esercito bolscevico ne sono per meati e convinti: certe leve di ufficiali, certe specialità tecniche e i « Politruc », gli agenti politici funzionanti nel seno dei comandi, dalla minima alla massima unità, e degli stati maggiori. Sì tratta per cosi dire dell'aristocrazia del partito immessa tra i combattcn ti. Per molte testimonianze, dirette e indirette, questa aristocrazia ha saputo più di una volta morire sul campo. Qualche « politruc » pelle capricciose circostanze della guerra cade prigioniero e a Tallinn ne abbiamo incontrato uno. Ci condussero sotto una tettoia ove s'accatastavano in attesa derancio un migliaio di soldati, qualche marinaio del Baltflot e una ventina di ufficiali. Questi li tenevano a parte, in uno stanzone chiuso. Tra essi il « politruc », giovanotto bruno, Piccolino, nativo dell'Ucraina, vivace e pronto alla polemica. Lo interroga un collega deD.N.B., perfetto possessore della lingua russa, invitandolo a rispondere ciò che pensa senza le solite evasioni banali. Il giovanotto aciiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiimiiiiiiiiimiiiiiiii cefta a una condizione. « Mi farete restituire il mio passaporto. Quando sono stato preso mi hanno tolto il passaporto: ora ditemi che cosa se ne fanno. Per me quel documento è come la mia anima, stessa. Non posso farne a meno-». Il collega tedesco promise di restituire l'anima al vivace bolscevico e oli chiese.: — Cosa pensate dei.vostri alleati inglesi e amen- Canti — Esattamente ciò che. pensa vaino della Germania. ■m lL'ili JLi,„ „ ^ , .^..PLP„".l£',erfe"':sco"f'ffsdeZvostro esercito? — Non sempre le battaglie per-Ante si possono chiamare scon-' j t ti „ .... Credete allora alla vittoriaaet vosrio paese ■ .— crediamo alla fedeltà dcinostr, veri alleati. Essi sono: la immensità dello spazio russo, Vm-berno e il tempo, j] «politruc » e il collega tede- sco continuano per un pezzo a di scorrere. Siccome chi mi traduceva s'era allontanato e io ormai non ci capivo più niente uscii dalla negra tettoia ove spirava già il freddo vento dell'autunno bàltico. Giovanni Artieri

Persone citate: Beatrice Webb, Goering, Lenin, Ponte Caterina, Ribbentrop, Stalin, Trotzki