Balcone sull'Atlantico

Balcone sull'Atlantico Balcone sull'Atlantico Siamo in Portogallo: il punto più interessante d'Europa per osservare cosa avviene al di là del mare e delle frontiere Lisbona, 8 settembre. I/aeroplano dell'Aia Littoria arrivò al rampo di aviazione, distante da Lisbona, trenta chilometri mentre l'apparecchio • inglese averci appena fertnatq le eliche. Esso veìiivu da Londra, e voi da Roma, L'ultinio inglese che avevamo visto fu in un 'campo di prigionieri in Albania, non è da molti mesi. I passeggeri che venivano da Londra erano ingle si in minima, parte, e diploma tici sud-americani ih maggioranza. Dentro l'ufficio^ della dogana ci trovammo a contatto di gomito, senea guardarci in faccia. Tutto si svolgeva liscio come l'olio: eppure a questo incontro e agli altri che sono seguiti avevo cominciato a pensarci subito dopo die tZ mio viaggio in Portogallo era stato deciso. Non che non ci fosse niente nel nostro petto, o nel petto degli inglesi, ne sono sicuro, ma eravamo in terra neutrale: ecco tutto. L'aeroporto è una costruzione moderna, a un piano: subito c'è la dogana, l'ufficio della polizia internazionale, poi, in un grande atrio, le porte degli uffici delle compagnie aeree: italiana, tedesca, inglese, spagnola, portoghese. Fra un ufficio e l'altro non c'è che lo spessore di un muro: piloti, funzionari, impiegati, stanno tutti i giorni insieme senza guardarsi. 1 portoghesi pensano a tutto. Incetta di giornali nemici Arrivavo a Lisbona per la terna volta nella mia vita, ma prima non c'era la guerra. Ricordo che liei '30 andai sulle rive dell'Atlantico in Estorti, sovvenendomi di uno scrittore che aveva descritto quella spiaggia come il, confine dell'Occidente. Due anni dopo, a Vancouver, mi convinsi che i confini dell'Occidente erano stati portati avanti, una .generazione prima. ■ Ma da quando c'è questa guerra, e non subito, ma per gradi, Lisbona è tornata ad essere In banchina d'Europa: * Os rais de Europa ». Si direbbe che la città vive sotto' il segno della tregua. Non che la guerra non si avverta. Anzi, Lisbona è al centro della guerra, ma come un'isola. E' questa la grande centrale delle notizie; qui arrivano i vapori americani dell'Export Une e nelle acque del Togo ammarcfno i Clippera che vengono d'un volo solo da New York. Qui ci siamo tutti: inglesi, italiani, americani, tedeschi, spagnoli, francesi, belgi. La città è un balcone sull'Atlantico. La notte è illuminata a giorno, prolunga la sua vita verso l'alba, verso la luce del giorno. Mentre scrivo, ho sul tuvolo, fra gli altri giornali di tutto il mondo, una copia del londinese Daily Express del 2 settembre. Accanto alla testata, una leggenda avverte che l'ora 0 dell'oscuramento comincia a Londra alle 20,18 ed ha termine alle 5,43 della mattina. Stamani al chiosco dei giornali c'era un giornalista inglese che comperava in blocco tutte le riviste e i giornali tedeschi e italiani; noi chiedevamo quelli inglesi ed americani. Lo sguardo dell'inglese si è so/fermato un momento sul nostro distintivo, poi se ne è allontanato subito. Ei arriva all'estremo Zimite dell'Europa, a 1900 chilometri da Rotila per sbattere le palpebre la sera non pel buio, ma per la troppa luce. Si direbbe che è la luce a darci fastidio. Poi ci si abitua. Automobili, benzina, pane bianco, caffè, abiti da sera, tabacco di ogni paese: pare di vivere in un porto franco. E tuttavia il senso della gueria è filassimo.' non sono le piccole comodità quelle che contano. La guerra è nell'aria. In questa guerra il Portogallo ha finito per rappresentare con le sue isole non sai quale centro. La linea dell'Equatore di questo conflitto passa di qui. E' un confine invisibile che va dalle Azzorre, dalle isole del Capo Verde, alla frontiera spagnola. La situazione del Portogallo in questo momento la guerra guerreggiata é abbastanza lontana dal Portogallo. Il ritorno del Presidente Cannona dalle Azzorre e quello della Missione portoghese dal Brasile sembrano avere messo il punto alla polizia transcontinentale dell'arcipelago. J teatri della battaglia si sono spostati verso Oriente. I profughi che si riversarono in terra lusitana, dopo la sconfitta della Francia ed in misura minore dopo la campagna balcanica, hanno lasciato il paese, nella maggior parte hanno tra corsalo l'Oceano. Quelli che sono rimasti si sono acconciati a vivere senza dar nell'occhio. Ma che il Presidente Roosevelt, o uno dei suoi portavoce, torni a parlare degli avamposti dell'America, e si risveglia il vespaio. Pel momento, il Portogallo è un osservatorio; l'osservaioro, forse, più interessante dell'Europa. Bisogna dire che il traffico, l'ordine, la disciplina sotto regolati a meraviglia dai portoghesi. Ma con questa parola: « osservatorio », abbiamo definito i nostri compiti; quello che interessa a noi è riferire quante avviene a Londra, a New York, nel SudAmerica, servendosi delle stesse fonti normali di informazione inglese, nord-americana e sudamericana: riviste, giornali, agenzie. Qui siamo al centro della osmosi e dell'endosmosi della cronaca. E' dunque questo il senso della nostra missione giornalistica; una lettura attenta e un esame accurato della stampa nemica e transcontinentale; e la massima discrezione nei riguardi dei nostri ospiti. Il Portogallo non ha dunque problemi e interessi diretti nei riguardi del conflittot H Portogallo li ha allo stato potenziale. Illustreremo dunque an- che i problemi portoghesi: ma vtanicra più cortese possi- nella bile. Il Portogallo ha isole, colonie, interessi: cercheremo di rendercene conto, r riferiremo. Ma il Portogallo ha dichiarato tante volte di voler salvaguardare rigorosamente la sua neutralità; e ne prendiamo atto. Si può dire che siamo appena arrivati qui: U tempo di compiere la prima visita di dovere. Dobbiamo dunque accontentarci di scrivere ni nostri lettori questa, lettera. Non è molto, ma è tutto quello che si può fare. Stamani, per l'appunto, leggevamo in una rivista inglese che i britannici pensano che per sconfiggere l'Asse occorrono almeno 50 mila carri armati. Ora, dalla stessa fonte apprendiamo che il costo di un carro armato medio è approssimativamente in Inghilterra di SO mila sterline. Sarebbero dunque necessari 750 milioni di sterline per realizzare un programma tanto ambizioso, a parte ■Illllllllllllllllllllllllll Illllllllllllllllllllllllllllll gli anni di lavoro che comporta. Tanto quanto costerebbe una flotta aerea di 20 mila apparecchi da bombardamento e di 70 mila aerei da caccia. Con gli stessi quattrini si potrebbe altresì mettere insieme una flotta di trenta navi da battaglia, dicci portaerei, cinquanta incrociatori, centodieci cacciatorpediniere, cento sottomarini e 11)00 motoscafi armati. Ma non si tratta solo di trovare i quattrini, o il tempo necessario a costruire j carri armati; il materiale occorrente alla loro costruzione dovrebbe venire sottratto a quello ora destinato a co struire aerei e navi da guerra. La qual cosa equivale a dire" che gli inglesi non costruiranno mai i loro 50 mila carri armati — corno ammette la stessa News Review fra le righe. Vi avevamo pur detto che la lettura della stampa inglese è educativa. Ed è anche divertente. Ci G. Napolitano

Persone citate: Napolitano, Roosevelt