LE ARTI di Marziano Bernardi

LE ARTI LE ARTI ] , n ; a i e e o i a a a . m i d , o e i a _ k a l , , Natura morta Massimo Bontempelli, esprimendo di recente le sue idee sul valore e significato della pittura di natura morta nell'arte contemporanea, ha accostato il nome di Giorgio Morandi. pittore soprattutto di bottiglie, lumi a petrolio, barattoli .tulle preziose ricerche cromatiche e squisitissimo modulazioni tonali, a quello dei Petrarca: -. Oggi l'opera di un Giorgio Morandi costituisce un canzoniere lirico, vario, misterioso e suasivo da ricordare 11 Canzoniere di Francesco Petrarca ». Non si gridi allo scandalo, alla lesa maestà. Il paragone (diciamo meglio l'accosta mento) è ardilo ma logico. Anni fa, come molti rammenteranno, impensieriti e sconcertati dall'impressionante e crescente invadenza nelle mostre d'arte di quadri e studi di natura morta, alcuni critici ingenui si pei misero un gri.lo d'allarme. Rifacendosi candidamente agli scopi e ai risultati della maggior tradizione f;gurativa europea, invocavano essi un argine al diluvio di mele acerbe su tovaglie di gesso Idi preferenza a un'inclinazione di quarantacinque gradii, di aringhe e conchiglie, di guanti da scherma e. chitarre. Parve anche che il pubblico, e non soltanto il più grosso, fosse sazio di tali esibizioni. Errore dei critici, errore del pubblico. Nè quelli nè questo — osserva il Bontempelli avevan capito che ormai la natura morta si era imposta come protagonista della pittura moderna *. I primi mostravano « di credere che quella gran voga fosse frutto non d'altro che ci una pigrizia immaginativa sopravvenuta nella pittura della fine del secolo scorso, e poi durata fino a oggi »; il secondo non faceva che ripetere uno degli * atteggiamenti soliti che la gente ha presi in ogni tempo verso i fenomeni di rinnovazione del gusto in ogni arte *. Insomma, si trattava di spettatori non abbastanza provveduti, turbati da. 1 l'improvvisa semplificazione e. desiderio d'innocenza e astralità. misteriosa, che potevano acquistare due mele verdi sopra un angolo di tovaglia ». Ma il pittore che aveva ormai rinunziato (riferiamo ancora la tesi del Bontempelli i a iscrivere per volumi dipinti la narrativa della vita degli uomini », il pittore che s'era convinto che « per ritrovare il piano della poesia doveva rifiutare e per conto proprio considerare spenta » appunto quella troppo complicata civiltà storica che gli pesava sulle spalle e che di solito si chiama tradizione, il pittore moderno riscoprendo e carezzando la forma di una mela riacquistava di colpo « il senso metafisico che aveva fatto grande la pittura del più lontano passato ». Ecco per'chè — afferma l'accademico d'Italia — -e la natura morta, accidentale ed episodica nella pittura antica, agli ultimi decenni dell'Ottocento Fu una avventura coraggiosa con la quale il pittore dichiarò le proprie più decise volontà ». i Avventura coraggiosa di soli tre quarti di secolo fa? Ed i pittori fiamminghi ed olandesi di nature morte nel Seicento e nel Settecento? E i nostri innumerevoli, in quel tempo, dal napoletano Ruop.polo, che dipingeva uve bionde e cedri opulenti, al bergamasco Baschenis che dipingeva, non già quadri di fiori o legumi o selvaggine, ma — metafisica vieni» se si vuole — strumenti musicali con lo spirito, oggi, di un Sciltian? E in Francia, cent'anni dopo. Chardin ? E duecent'anni prima, in Germania, Diirer, meraviglioso pittore di lepri e uccelli vivi e morti? E, per risalire ai secoli più lontani, le nature morte dell'età ellenisticoromana, i pannelli con frutta, galli, pesci, crostacei, conigli, noti a chiunque abbia visitato il Museo Nazionale di Napoli ? Accidentale ed episodica, si, nella pittura antica, la natura morta; ma nel senso, se mai, ch'essa era più e megiio di adesso vincolata alla sua originale funzione rappresentativa nella creazione di una scena, nella definizione d'un personaggio. Per il pittore che si proponeva di esaltare il miracolo del santo o di illustrar le gesta del condottiero, di rievocare il mito o di trasformare in poesia sulla tela la narrativa della vita degli uomini ■■ l'oggetto inanimato, il libro che andava sfogliando l'umanista, il gioiello che l'orafo soppesava, il fiore che il mecenate teneva fra le dita, gli arredi della camera dove la vergine dormiva sognando il martirio, altro non erano infatti che necessari accessori. L'artista, il poeta mirava all'uomo, alle sue fattezze fisiche e morali, ai suoi sentimenti, alla sua fede, alla sua tragedia, al suo destino. Il resto, dal paesaggio arcano di Leonardo al levriere di Paolo, aveva importanza soltanto complementare, una funzione quasi di commento al muto riso di Monna Lisa, al fastoso convito di Gesù. Ma divertitevi ad isolare i pezzi di i natura morta ► nella pittura italiana dal Carpaccio al Toma, dal Cossa al Favretto. e avrete un repertorio da far impallidire i pittori che oggi dipingono beccacce e fichi, seggiole, mandolini, gabbie e libri pensando seriamente di ritrovare il vero e unico linguaggio della pittura del tempo nostro. La differenza è che in quella pittura la ■•; natura morta > non era ancora stata eletta, come oggi, a indice di un gusto, a segnale di una polemica artistica. Che la natura morta, cosi intesa, sia particolarmente significativa della attuale civiltà pittorica; che oggi il pittore, come sostiene Massimo Bontempelli. dipingendo ,una mela provi una gioia piena d'un candore da primigenio », conviene senz'altro ammetterlo. Ma bisogna anche ammettere allora /•he. avendo il senso e la necessità .della rappresentazione umana perduto in gran parte valore nella j pittura moderna, il pittore guarda a un campo sempre più limitato. Cominciò il paesaggio, specie nel secolo scorso, ad acquistare importanza pari all'uomo, che spesso ne divenne un mero accidente• adesso l'oggetto inanimato, prima ìsecondario nella pittura, ne è diichiarato il più legittimo protagonista. In una delle età più drammatiche della storia, dovrebbe dunque soltanto il pittore vedere sempre più piccolo? D'accordo che l'arte, in quanto arte, non è confrontabile se non sul piano della raggiunta poesia che ì «.generi» e le «classificazioni ■» son stati filosoficamente superati dal concetto dell'universale individuato: onde il critico moderno batla all'intuizione lirica, sia essa raggiunta, da un fico magistralmente dipinto da Arturo Posi, oppure da un ritratto di Raffaello. E tuttavia re;ita sempre 11 sospetto che una deliziosa pittura di bottiglie e lumi a petrolio sia j meno importante, anche artisticainiente, che l'invenzione petrarchesca dell'uomo nuovo dell'Umanesimo... P<# Marziano Bernardi

Luoghi citati: Francia, Germania, Italia