Un mazzo di garofani

Un mazzo di garofani Un mazzo di garofani I/o vacanze erano finito. E la giovane cameriera, che l'aveva servita durante quelle due settimane, senza degnarla della minima ali dizione, credei i e opportuno, in vista della prossima mancia, di mostrarle un benevolo .compat imeiito. — Non vi sarete divertita molto, signorina, sempre così sola come eravate. Una debole fiamma di rossore colorì le piccole gote un po' appassite di Stefania, mentre mio slrano impulso dovuto, non sapeva a che (timidezza?... vergogna.?... orgoglio?) la faceva reagire quasi vivacemente: — Oh, mi sono divertita moltissimo. Qui ero sola, ma fuori avevo una quantità di conoscenze. Alai, in tutta la sua vita, ella aveva pronunciato più solenne bugia. In realta, durante quei quindici giorni, nemmeno per una volta, ella aveva avuto l'occasione, la possibilità, di «'ambiare con qualcuno quattro parole. Tutte le sue giornate etano state di una monotonia, di una solitudine desolanti. (La mattina, appena uscita dalla penata-1 ne, andava in una chiesetta vicina e vi si attardava più che poteva; era come se si sentisse, così, ancora a casa, lassù nella piocola città seti^ntrionale, dove viveva, impiegata in un Vinicio di spedizioni. Poi, andava a cómprare francobolli e cartoline; non ne aveva mai spedite tante in vita sua. Ne mandava specialmente a I Edvige, sua cugina e compagna i di stanza e di lavoro. Era stata anzi lei a spingerla in quel pae- se di mare, ili solito, esse pas-!savano le vacanze insieme, in una cascina di pianura, dove abita- ltavaacosifcÌbe,ne1r °"vH ìria, il si sta\a .osi bene:... Jl«. vano tutti i parenti della ougi- ' • quel! anno un (rateilo di Rdv.l- ge si sposava, si doveva espilarcij |tanta genie nella coscina! D'altronde, Stefania aveva delle economie, la cugina l'aveva persuasa a divertirsi un po'. . — Dopo anni e anni che non ti muovi! E' un tuo sacrosanto diritto !... E per non deludere quella povera Edvige e mostrarle che si divertiva, com'era suo sacrosanto diritto, Stefania le spediva cartoline su cartoline. Era come una specie di compito quotidiano che si poteva scrivere su di un angolo di quell'orrendo e zoppicante tavolino dell'ufficio poetale e che faceva passare un po' di tempo. Dopo di che, Stefania andava 3 divertirsi. E seduta su di una jgiola rigida, sotto un ombrelme, contemplava il mare. Il maga era di una bellezza straordinaria, tutto azzurro e punteggiato d'oro. A furia di guardarlo, Stefania si sentiva irrigidire il collo e bruciare gli .occhi. Talvolta, ma timidamente, con la coscienza di fare una cosa sconveniente, quasi scandalosa, ella volgeva le spalle a quella bellezza implacabile e osservava con avidità'e timore insieme la. gente, quelle fanciulle meravigliose, quegli adolescenti belli come semidei, le giovani madri che correvano dietro ai loro piccini sgambettanti e così deliziosi filiti, mamme e bambini, e considerava, non senza ammirazione per la loro disinvoltura e la loro confidenza col mare o con la spiaggia, anche le persone grosse e anziane che le passavano davanti tronfie e soddisfatte. Avrebbe parlato così volentieri con qualcuna di esse; soprattutto avrebbe dato qualunque cosa perchè uno di auei bambini fosse venuto a . " , . ,i giocare accanto a lei per poterlo carezzare, non con le mani, ma snHanto con gli occhi. Ma ciò non avvenne mai. Nessuno la guardava, sembrava che la gente non la vedesse e che i loro sguardi la passassero da parte a parte come se fosse un fantasma. A casa sua, lassù, nella sua città, nel suo ufficio, la. consideravano abbastanza per il suo zelo e il suo lavoro, ma qui ella non esisteva. Ed ella comprese che solo le persone che la conoscevano da anni e anni riuscivano a vederla, per le altre sarebbe sempre stata invisibile. Ella era di quelle eh" quando entrano in un negozio nessuno si affici la a servirla, che quando salgono in tram nessuno si alza per far loro posto, che non esercitano forza di attrazione su nessuno, che non suscitano mai il menomo molo di curiosità. E allora si affrettava a voltare di nuovo la seggiola verso il mare, il mare grande, scintillante e bello e, in un cerio senso, ugualmente generoso, ugualmente implacabile per tutti. IO i suoi occhi, dietro i vetri blu degli occhiali, si gonfiavano di lacrime. Ed ecco, ora tutto ciò era finita. Ella fece la valigia, pagò il conto, diede la mancia alla cameriera, e prese il tram per andare alla stazione. Cera là, sul marciapiede, molla gente ad aspettare il treno; accanto a lei una giovanissima signora., scortata da un gruppo di bagnanti, venuti a salutarla, scherzava e rideva così forte e con tanto gusto, che sembrava considerare il mondo come suo. Era bella?... Stefania pensava che quando lei era giovanissima, ed eran di moda le tocchine piccole, le gote pallide, i nasini diritti e gli occhioni grandi, i visini da bambola, in¬ somma, costei non sarebbe certo parsa bella, con quella sua borra larga, il suo naso all'iusù, in sua prlle abbronzata., elio faceva parere quasi Inanelli i suoi orchi grigi. Eppure tulli adesso l'ammiravano come una rlea. Kra lui- (■adorata, carica di bracciali pre- f[ Lcss1 ziosi, con un vestitino meraviglioso nella sua semplicità e un berrettino da niente che costava invece chissà quanto e non aveva I nulla indosso che non fosse ricco e bello. Anche le su" valigie ertili meravigliose e Stefania trasse la sua in là. vergognandosene un poco. Fu allora che un giovanotto sopravvenendo trafelato, (piasi la bui lava in terra, ma. nemmeno se ne accorse, veniva anche lui a salutare la partente ed era-pallido di emozione, commosso per quell'addio e pollava in dono un meraviglioso mazzo di garofani di un rosso cupo, di quelli che un tempo, nel linguaggio dèi ! fiori significavano una dichiarazione d'amore ardente. \jn giovane donna accolse i fiori fra le braccia, con molla grazia, cucmddslcegztreno sopravveniva, e la foli aera immensa e la ressa soffocante e spaventosa, e nessuno badava ai vicino, ma tutti lottavano come se dessero l'assalto al treno. Fu così che Stefania, cacciala da quelli che la spingevano da ogni parte sali in uno scompartimen to di prima classe invece che in uno di terza e si trovò, dopo un bel po', seduta accanto alla bella donna che non guardava nessuno, come se fosse sola, e che si ■ , , ,. , moveva ogni tanta, soli auto per guardarsi in uno specchietto e „, ,. 1 „ , , , darsi un po di rosso alle labbra. Poi a una grande stazione, ella si alzo, e fallendosi far largo co- me una regina, scese; doveva; cambiare treno. I.a gente dello1 scompartimento si fece in qiiat- tro ncr norperle dal finestrino lo i . - „f;' ii„lp"rfr; "l'i"'"""! '.' K«-ohhii aimenncaro sima ie-| e •. S! ^ Signoravostri fiori !... i ì ì" fiorì." F"oi'guardò"Ìei e 1 « b Ttipete il richiamo più volte, ^la sua vocetta era così fioca ! La signora alla fine sentì, si volse e j guardò i fiori. Foi guardò lei e sorrise i _ ' m'imnicciano ii xvuii posso, ni impicciano. or? li- - i i j Stefania resto cosi colpita, che non seppe neppure ringraziare. • |si cadde a sedere di colpo e si:a e a i r i lenite il mazzo sulle ginocchia, |come si tiene un bimbo che dor- rne e che si teme di svegliare iPensava a quell'estranea, quasi,con tenerezza a. quella fortunata, che aveva tutto, nella vita, tilt- to, e poteva cosi far getto delle cose più preziose... Alla stazione, Ed\ 1 mazzo di garofani. — Che bellezza!... Te li han no regalati 1... — SI, me li hanno regalati. Dopo tutto, era vero... -— M'a chi?... Ah. briccona hai fatto delle conquiste, eh?.. Dunque ti sei divertila!... Ah mi racconterai, mi racconterai.. Deve essere sfato magnili ge, venuta a prenderla aprì tanto d'occhi |nel vederla arrivare con quel sIlusiasmo. Stefania Pira un po' più Kdvigi', resto, a La teneva, a braccetto la tra- . ' . SClliava a casa, con foga ed en- a ffi,-,rrl,N \nJt,J\ì -,.ovane d. lei -sperava ancora... Del ripensare, erano prò- pno stati cosi bruiti quei quindi- '?.... TI mare era così bel gente così festosa... Li ci giorni lo... La _ cameriera della si anza geni ile.. ra dei fiori così amabile quando l'aveva guardata sorridendo e aveva dello: —Teneteli voi... — Ma sì — ella disse, se non con convinzione, almeno con dolcezza — è slato proprio magnifico. Ti racconterò. Carola Prosperi pensione abba- E (niella signo- '

Persone citate: Carola Prosperi, Stefania Pira