Fuoco sul "quadrato 24,, di Giovanni Artieri

Fuoco sul "quadrato 24,, L'ultima notte della Battaglia di Sortavala Fuoco sul "quadrato 24,, L'ultima resistenza, nella città, mentre da ogni parte si udiva "me antandumme,, - ci arrendiamo--fu di un centinaio di bolscevichi chiusi nel liceo: venti cannoni in venti minuti chiusero l'episodio (DA uno dki nostri inviati) . Sortavala, agosto. E' 1cmpo di sbrigarsi con questa battaglia di Sortavaìa; m'accorgo che la descrizione ha tirato troppo in lungo. Col suo moto di risacca la guerra ha già superato la città, se n'ù riandata nel bosco, sulle rive del Ladoga, non so dove. Il sole è scomparso da ieri, per le strade tuttavia deserte, squallide tra le mura- annerite e rovinose, il vento del precoce autunno nordico trascina foglie e cartacce. Le battaglie cittadine si trasformano in mandi immondezzai di carta. Non ai sa di dove sbuchino tante carte scritte, stampate, gualcite, bruciate. Registri, libri, giornali, rifiutati da migliaia di cassetti; lettere perdute, fotografie sgattaiolate dalle tasche, dei morti, portafogli vuoti patinati di polvere e lasdclaebgrgdsdtddmilptsecufango, qualche volta di sangueìa »*—■— io™ /« si feno rappreso; diari, quaderni. Quanti quaderni di scuola disperde la guerra sul suo cammino! Quanti ne ho trovati in Spagna e in Polonia e adesso anche qui, in una strada di Sortavala! Lo so che è un vecchio motivo questo delle carte disperse dal vento della, guerra: ma tutte le guerre — ahimè — sono terribilmente monotone; uniformi nelle si e momenti come i precimenì del cielo, della terra; chissà clic non sia anch'essa un fenomeno naturale, la guerra, e gli uomini non c'entrino proprio per nulla. E ciò ch'essa suscita nell'animo? Sempre lo stesso: le stesse malinconie, le eguali esaltazioni, le euforie, i sogni, le pietà, i duri richiami della coscienza e il senso di dover operare così e così, senza discutere, secondo una legge misteriosa e lontana. Una forza composta di ebbrezza, furore, orgoglio e sacrificio che obbedisce alla volontà di un Dio misterioso e severo presente al combattimento e ti guarda e ti giudica e tu detesti, con tutte le tue forze, umane, ma dinanzi a lui non puoi far brutta figura. qtfMtacgpnqs rloSsrl'pmppAmSracmsTalune volte cadi, ed egli volge , indifferente gli occhi altrove, tal-]Saltra no e sei tu, infine, a met spenlo. Trovò un tavolo e una sesj nccesero dm canaeie ed cgU feriti lo sguardo nelle invisibili pupille per riderti, alla brava, di lui. Inferno notturno Anche qui, coi finnici, malgrado l'impassibilità di questi uomini senza nervi, è lo stesso, press'a poco. La psicologia dei combattenti collima in tutte le guerre e in tutte le latitudini. Anche quel l'improvviso crollare dell'odio per il nemico, quell'albeggiare di pentimento e di perdono, di umana luce dopo il combattimento; anche qui ove credevi non dovesse esistere tregua al furore, anche qui l'ho notato. Come la guerra é uguale a se stessa. La notte fu quella che prevedevo: senza riposo. Il colonnello Svensson dopo la conquista del passo di Koimala andò a mettersi nel terraneo di un palazzo ancora caldo d'incendio; dai quarti piani le finestre vomitavano un fumo bianco di legname appena sp,etfo M lnamme,ua actla cmaIl suo Capo di Stato Maggiore gli glìettini dai quali ie tradotte subito di matita azzurra sulla sua carta. Univa i quadra(int detta mappa con due diago uno qua uno là, con un vuoto immenso; poi anche quel vuoto di Sant'An- nan „ accoglieva una cioce drea- Non s° a 'K«>lc strana co«- quel pedante lavoro. Casa per casa, quartiere per quartiere andava notando quelli somigliasse da ritenersi tibeii di pericoli pei che le pattuglie li avevano rìpu- m ciò che in Spagna chiamano Ua « Umpieza» e in finnico non mpieza » e in fi ricordo quale complicata espressione. Certo non si stava in paradiso in quella sordida stanza iUu- [minata da due candele rosse: con ;<ombre che andavano e venivano sulle pareti nerastre, gli scric- cWoW rfei S0&P ]norst àaltejiam- ine e pareva Volessero crollare a sdlfractdgsasdddpstdSmsnSainlirSpoadaostradtagdlsfsffpogni istante, e i suoni della guerAdriglia notturna, così plastici e vi vaci tra le case, interrotti dallo scojrpio delle granate a mano c di qualche cannonata lontana. Dio mio, nella Città Universitaria di Madrid, nel 193G si udiva il medesimo inferno, moltiplicato per dieci. Tuttavia tra le case di Sortavala, o per l'isolamento «• ° r» '« |vasrjtd del paesaggio apeito [orizzontale che avvolgeva di ! Jcnaio notturno quell'isola strepi U°s*> "l'univa più con- Uensato e intenso come succede fc tempeate dei la(jhi, Poi il tempo stringeva, all'alba sarebbero passati attraverso la città, per risparmiare un lungo I cammino, i convogli dell'Inten\denza: i nuovi carichi di muni- ioni, i viveri ^ tutte le altre cose ^[occorrenti ai battaglioni di prima \linea. Sono convogli cui bisogna assicurare una strada senza rischio immediato; c questi finnici \per la maggior pai te affidati alle j carrette, ai carrozzini, alle telcghc russe, quei birrocci a quattio mote dalle bande svasute, si trovavano accatastati nel none di l^umole in lunghe file aggrovi-\\glìate; cavalli, tirelle, ruote, con-\ ducenti, fruste; suscitavano la 'pac'-^'ca u'ea * "n mercai° d'er- I baggi prima dell'alba. Le bestie malinconiche e assonnate, gli uomini, al solito, pazienti e impassibili se ne stavano al riparo dei muri, degli androni, sotto gli educati alberi cittadini ad uttcndeic si «ripulisse» le città. Certo le squadre iridavano in giro, cautamente, a gruppetti di \tre, di due; quattio granate nel- la cintura, una in mano, il moschetto — un tipo italiano nuovo dalla, baionetta affilata e corta, come, un pugnale — sotto l'ascella. Lanciavano nelle finestre con eleganti parabole bombe su bombe un po' alla cieca, un po' a ragion veduta. Era difficile nel buiore della notte autunnale distilignere donde venissero le raffiche di mitragliatrice, i colpi radi c sordi dei fucili spianati dai buchi delle imposte, dalle gole delle cantine. Crudelissima guerra, in citlà: dietro le pattuglie, quattro uomini della sanità avanzavano anch'essi, muniti di ciò che in guerra, dopo il fucile c le cartucce, è l'arnese più necessario: la barella. 1 caduti venivano portati indietro, verso il Comando di Divisione, ove era il colonnello Svensson. Qualche volta i portaferiti caricavano uno dei loro, ferito o ucciso che andava a ingrossare il ninnerò di quelli giacenti nei locali di pianterreno a mano a mano scoperti e frettolosamente adibiti all'uso Morti e feriti stavano nel buio, talune volte mescolati in queste camere ove andai a vederli. Un granello rosso di sigaretta, il rapido lampeggiare di una lampadina tascabile, bucava e tagliava quella tenebra spessa. Ciò che vi s intravvedeva io non dimenticherò forse mai più; come tutto quello che vidi e udii nella notte di Sortavala. " Ci arrendiamo „ Avevano già da qualche ora distesi i fili telefonici con l'artiglieria non ancora spostatasi. All'aprir gli occhi da un breve sopore, cidi il colonnello urlare nel microfono degli ordini, detti e ripetuti più volte per via dello strepito scmpitei-no della fucileria. Alfine rispose il ricevitore e cominciò a parlare col suo Capo di Stato Maggiore. Le due candeline rosse erano già quasi consunte; io avevo dormito senza sogni, per circa un'ora (si dorme bene egualmente tra forti rumori o nell'assoluto silenzio). In quell'ora erano accadute mot , SL2S2*?,!!L?S2-*S5S£VJ™ scontrata con una colonna intera di russi, un paio di compagnie della divisione numero 168, venuta fresca da Petroskoi per rinforzare la difesa della città. Rispetto ai loro compagni, costoro avevano combattuto poco o pochissimo; tuttavia erano già stanchi e andavano a consegnarsi. La pattuglictta finnica davanti a una massa così ingente aveva cominciato a sparare, ma i russi Itra i quali stavano numerosi careliani) gridavano in finnico: « me antandumme » che vuol dire: t ci arrendiamo ». Furono presi in mezzo e a gruppi distanziati, condotti fuori, verso il quartiere di Kiimolc. Si poteva credere prossimo il termine di ogni resistenza nel centro di Sortavala: ma la fucileria e il macchinare delle mitragliatrici strepitavano come di pieno giorno. Si, sulla mappa del colonnello Svensson i quadratini liberi erano ancora due o tre (due o tre edifici intorno alla chiesa ortodossa, al liceo) ma questi stessi da tre ore resistevano alla matita azzurra. Svensson, terminato il colloquio per telefono, dette ancora qualche ordine e partirono tre ciclisti. Non saprei dire come facessero a orientarsi nel buio, per le vie della città assordata. Continuavo a non capir niente e nessuno si occupava di 7>ie, come era del resto giustissimo. Alla fine il capitano O. mi tradusse in poche parole: « Si tratta della zona vicina aZ liceo; lì dentro hanno rifiutato di arrendersi. E' già la quinta volta che si parlamenta. Se rifiutano adesso, li schiacceremo con l'artiglieria; è questione di un quarto d'ora ». Chiesi di potermi avvicinare alla zona del liceo, ma negarono senza ammettere discussione; offrii di firmare una dichiarazione a scarico di ogni responsubilità per i miei beni e la mia vita: dissero di no; tentai le vie della dialettica (a me assai aspra in quell'occasione per via della lingua straniera): feci fiasco. Vo'evo dir loro che, infine, i pericoli non erano molto più grossi che non io fossero stati Adurante tutto il giorno. Divennero di pietra. Accesi una sigaretta, mi armai di pazienza. Gii ultimi quadrati TJa allora in poi m'ignorarono. Svensson stava sulla soglia, adesso, e ficcava il volto nel buio, aspettando il risultato dell'ultima intimazione. Non so se fosse preoccupato di dover massacrare coi cannoni quel centinaio e mezzo di bolscevichi asserragliati nei tre edifici del centro fi se, per forza di cose, dovesse demolire gli edifici. Io non potevo veder bene il suo volto; anche quando rientrò nella fetta di luce presso i due mozziconi di candele. Mi parve assai triste: di quella chiusa e dura tristezza dei soldati catafratti allo sjjcttacolu della morte, della ^distruzione e del sangue, che poi si rivela dinanzi alla morte o troppo inutile o troppo bella. Arrivò il ciclista, consegnò un bigliettino e Svensson lo lesse sempre più aggrondato; lo passò al capo di Stato Maggiore e prese il telefono in mano. Disse quattro o cinque parole che capii, per il senso chiaro assunto dalla scena. \Disse all'artiglieria che fra un \qHarto d'ora si tenesse pronta ad aprire il fuoco sul quadrato 24 tri cordo il numero). Corsero per l'aria, allora, lunghissimi sibili. Rispondevano altri sibilt: remotamente suonò anche - un segnale di tromba e poco dopo scemarono gli scoppi della fucileria. Nell'imminenza del fuoco di artiglieria si richiamavano dalle strade attorno ri quadratino 24 le pattuglie finnii he Trascorrevano i minuti lentis • aCorO Spento dal Cannone Ivul u r simi e in quel quarto d'ora non so che profonda angoscia m'invase. 7 mici occhi aridi divennero più aridi, sentivo nella bocca un amaro sapore di fango. Il mar/gioie sedendosi accanto a me', sul panchetto, mi diceva: « Hanno risposto di no « si so no messi a cantare la loro con «oa bassa voce. « Sì. sì. e molto diffusa su que sto fronte. Ma non è bella; la mu- e.sica invece è graziosa, di un popolare compositore bolscevico, Dunajcuskij; lo conoscete? ». Non conoscevo Dunaiewskij e chiesi che, per favore, mi dicesse qualche verso della canzonetta. Non ricordava bene, in ogni modo si trattava di una specie d'in no molto retorico ove si annuncia che la guerra è venuta, si è diste- sa su tutta la Russia da Kron-. staditt Vladivostok, e con i sol- , ' ,. ,, , Si ',,•„ 7.„,.„„ Ti dati e'è ramato Stalin leioc Ti- mosceitko c l'amico del popolo in armi, Varosciloff; eccetera. i« Però, in Ungila russa, s;<o>ta lmolto bene, disse l'ufficiale. E' uno bella lingua il russo. Sentite: .Na ccmlei v nebesah i na more nasc nepof i maguc i suvor... ! & Che cosa vuol dire? domandai. Vorrei trascrivere ». Voleva dire: « Slitta terra, nelle nuvole e sul mare - si sente il nostro canto forte e poderoso... ». Ci interruppe il cannone; venti pezzi cominciarono a tirare sui. tre edifìci e spensero quel coro russo che avrei voluto ascoltare, e non potetti. Giovanni Artieri

Persone citate: Kron, Stalin, Svensson

Luoghi citati: Madrid, Polonia, Russia, Spagna