Felicità indistruttibile

Felicità indistruttibile Felicità indistruttibile Quel balcone all'ultimo piano, nel vasto cortile, non faceva, per la verità, un gran bel vedere, pieno com'era di roba, dispara¬ ta: casse vuole, vecchie scope, fiori di geranio piantati in pentole sbreccale, panni stesi ad asciugare e la gabbia del canarino appesa al muro. Ma il piccolo Angelo ci stava bene lassù ; 11 il e I lo. d'estate, era il suo mondo. Gli capitava talvolta, è vero, di attaccarsi ai ferri della ringhiera e. guardando in giù. verso il cortile deserto, di chiedersi come mai tutti gli altri bambini, in quelle giornate calde, erano' in campagna e lui no. Ma trovava prontamente la risposta a quella domanda: perchè lui era «la vergogna della famiglia ». L'aveva sentito dire laute volte, in casa ! Perchè poi fosse «la vergogna della famigliai! questo non le sapeva, nè provava, a quel riguardo, alcuna curiosità. C41i davano noia anzi le chiacchiere che ci faceva su la nonna, quando veniva qualche vicina o qualche vecchia amica a trovarla: — Dire che Agnese era la maggiore delle mie figliuole, avrebbe dovuto essere la più furba, invece c'è cascata come una stupida. Credeva a tutte le promesse di lui, che aveva la fidanzala al paese. E così s'è eliso¬ mmblipfivvmcl'cpsolap-etElesaArsarcApmJiorala e ha disonorato anche'pnoi. Le altre due, biomira e Va-! plentina, sono furbe, e sciocchezze'bnon ne faranno. scAngelo scappava sul balcone.)bCerto, egli pensava, le zie erano! furbe. La zia Diom.ira faceva la | nbustaia, era piccola e allegra, ccantava sempre, La zia Valenti-| na andava a lavorare in una sar-tiotoria e aveva già il fidanzato.| Anzi, quando s'era trattalo di l'arjevenire in casa questo fidanzalo, i ela domenica, la vecchia queslio-1cne della «vergogna della, fami- glia », era slata dinuovo messa1'sul tappeto. — Io non voglio che il mio fidanzato lo sappia!... — diceva, tutta rossa e agitata Valentina — lui è di buona famiglia, lui è una persona per bene!... E tutti guardavano Angelo con aria costernata. — Quello lì dove lo ficchiamo?... Fu lui stesso a consigliare il nascondiglio. — ili metto dietro le casse, sul balcone di cucina, nessuno mi può vedere. Me ne 6tarò zitto zitto... sdrtlvppPpdibsDietro le casse aveva il suoilnrrapbfpanchelt ino, i suoi pochi giocattoli, rotti, ma ancora buonissimi e quei pòchi vasi di geranio e di basilico che per lui erano tutta una campagna. Capitava perfino alle, volte che volasse fin lì una farfalla vagabonda : che bellezza! E un gallino del vicinato veniva sempre a fargli compagnia; era un gattino saggio e amabile, che non muoveva guerra al canarino. Dentro, in casa, quando c'era il fidanzato di Valentina, la domenica, si sentiva un gaio rumore di chiacchiere e di risate, poi, pian piano, la nonna veniva, già col cappello in testa, a salutarlo di nascosto. -— Noi usciamo tutti, stai attento quando la mamma suona il campanello per aprirle la porta. Non hai mica paura? No, non aveva paura, però laivolta pensava ai ladri e quando sentiva, dopo le tre, lo squillo del campanello, andava alla porta, ma non apriva subito, prima chiedeva, con la vocina che gli tremava un poco : — Chi è? .rttmpgsrfltUiGjtgdI pj «La inanima picchiava con ini pazienza qualche colpi-ito sul l'uscio. - - Apri, apri, sono io. Entrava, si guardava attorno — Sei solo.'... Sono usciti tilt ti!... Ah. che egoisti !... Andava da una stanza all'ai tra, guardava dappertutto, prò- P' 1 • • -, <: \r i Ivava la cipria e il rossetto di Va-|lentina. Poi sedeva al suo posto. ipin un angolo ('ella cucina, dove vc'era una cesta colma di lutti gli|sindumenti di Angelo da accomo¬ rndare: calze, mutande, nbitucci. Prima di mettersi a cucire tirava fuori dalla borsetta un frutto o qualche pasticcino e lo dava a Angelo, e mentre il bimbo pmangiava lei lo guardava cupa- jrniente e si capiva che pensava']auche lei, costernata: Ecco! «la vergogna della famiglia». 'iaceva "là donna di servizio in'tina famiglia dabbene, ma molto . '"'"'V'" -li srigorosa, che le lasciava la don e- nica solo poche ore di liberta. Le maltre ragazze, ella pen-.ava esa- ■ sperata, vanno a ballare, al ci- nenia, o a spasso con un giova-]notto, lei invece doveva passare la domenica ad attaccare bottoni e a rammendare, in famiglia non davano un punto nella roba del -piccolo Angelo, doveva pensarci lei, era come una spe.cie di castigo. Con un sospiro, cominciava a cucire e intanto s'informava dal bimbo sugli avvenimenti della settimana: quante volle il fidanzato di "Valentina era venuto?... Che cosa aveva portato?... Era stato a pranzo?... Che cosa avevano mangiato?... — Lui ha fatto portare i gelati per tutti, pensa, mamma !... — I gelati... E tu ne hai avuto ?... — Si, la zia Diomira me ne ha portato uno di nascosto, sul balcone. i; li perchè piangeva adesso la mamma. ÌNIa se il gelato l'aveva mangialo, lui!.., Ed era proprio buono, buonissimo !... ■— Credi che si sposeranno liresl o — La zia Valentina dice di sì, perchè lui le ha già portato perfino i regali !... ■— T regali?... Dove sono?... Era balzata in piedi, voleva vederli!... Perchè non glielo aveva dello prima ? — Sono chiusi nel cassetto, mamma "... Non importa, aveva trafficato con una forcina di capelli, dei l'erri, era riuscita ad aprire. Eccoli i regali : un anellino con la perla, un piccolo orologio da polso, una collanina d'oro... E quella borsetta?... Quel flacone di profumo?... Quelli dovevano es-ere i regali delle amiche più intime... Oh quante meraviglie... E chissà con che bell'abito Valentina si sarebbe sposata, in casa adesso non badavano a spese. Avrebbero dato un pranzo... Si era messa a piangere disperatamente, (piasi a urlare distesa sul letto della sorella, incurante di sciuparglielo e di macchiarle la federa col suo rossetto. Angelo la stette a guardare un poco, menile lei si torceva con moli convulsi come se soffocasse, poi si getlò su di lei e cercava di prenderle le mani, di metterle le braccia al collo. Ma non ci riu sci va. tanto lei si divincolava. balbettando frasi desolate. — Daranno un pranzo... E io non ci sarò. E tu starai sul bai cone... — ila non importa, inanima, io sul balcone sto benissimo !... — E lei sarà tutta'-ben vestita e tutti le faranno i complimenti, e i rallegramenti !.., E io, invece. io... Alla fine egli potè abbraccinr'», metterle il viso vicino al suo singhiozzare con lei, e coprirla di baci. —- Vedrai mamma, (piando sarò allo, ti comprerò anch'io tante belle cose, e. l'anello e l'orologio. Poi ci sposeremo noi due. vuoi?... E tutti faranno i complimenti anche a noi, vedrai!... Adesso lei rideva di quella proposta e si asciugava gli occhi. Poi ci volle del bello e del buono per mettere tutto a posto, in mo-i do che non se ne accorgessero, ila probabilmente se ne sarebbero accorti lo stesso. Chissà che scena, la zia Valentina!... Infi- ille 'a mamma tornò in cucina. nel suo cantuccio, e riprese a rammendare. Solo qualche sospirane, ogni tanto, le sollevava il petto. — Mamma, posso tornare sul balcone?... Tutto sembrava chiamarlo lì fuori, tutto, le cose, i balocchi, gatto, il canarino, i fiori, il iefo l'aria tutto sembrava di-1.mio, i alia, tuuo senio) a\a cu lre: — Vieni cuoricino innoeeii-|te, gli esseri umani fanno di tut-lto per distruggere la tua felicità, . „ . Ima non vi riusciranno mai. Pai- pita, vivi, ama, inebbriati della gioia di essere al mondo!... Raggiante, il piccolo Angelo s'inginocchiò: con un po' di terra, tre stecchi e qualche foglia, faceva un bel giardino, e lui, felice, immaginava di starvi seduto nel mezzo. Carola Prosperi

Persone citate: Carola Prosperi