Lagrange a Parigi di Filippo Burzio

Lagrange a Parigi PIEMONTESI DEL 700 Lagrange a Parigi Come stranamente attratto dalle sedi dei più grandi eventi storici e dei pi' giganteschi personaggi politir, (proprio lui. il più politicanrente appartato degli nomini'); e come misteriosamente sen ibile al momento preciso della (oro apparizione, anzi al loro Presentimento autelncafrange lasciava nel 1787 ^ ■> lucola e grigia n Berlino < .-epoca, non appena spentovi ( ,raro di Federico L[, per ap ''nrc sulla scena di una mètro ioli ben più vasta e movimentata, alla vigilia quasi del giorno, . in cui il formidabile incendio della Rivoluzione stava per renderne addirittura incandescente l'atmosfera. Residenza ben poco confacentc, diresti, al suo geniojtranquilla e solitario, che già a- veva lodato il soggiorno della ca-j pitale prussiana come particolar-^mente propizio ai filosofi nmant della pace meditativa: ma era quello un periodo particolare della sua vita, un periodo di grave crisi psichica ed intellettuale, ed e probabile che il rumore inondano, al quale assai meno del solito si sottrasse in quegli ultimissimi anni di micini regime, servisse a distrarlo, pur! non partecipandovi egli intimamente; come risulta da più testimonianze. Accolto degnamente da Luigi XVI e da Ilaria Antonietta (che, venuto egli da Berlino, e raccomandatole da Vienna, pare lo ritenesse, o considerasse, tedesco), egli abitò dapprima nell'appartamento che gli era stato riservato al Louvre, nella sua qualità di Penilo!)unire ritéruii dell'Accademia delle Scienze: ti-' tolo che gli era stato conferito,. in sostituzione dell'altro di As-\ socie ètrauyer (di cui godeva fin i dal 1772), a! momento delle trat- ! tative. iniziale dal Mirabeau; e affinchè egli potesse partecipare, di pieno diritto, alle sedute e alle votazioni dell'alto consesso. Tuttavia, non l'Accademia. come durante il periodo berlinese;! e tanto meno la Corte, dev'esse- ! re considerato come il suo ambiente preferito e caratteristico durante quei primi anni parigini, e insomma fino alla vigilia del Terrore: ma bensì uh altro, splendidamente scientifico e mondano insieme, quello gravitante intorno al gran Lavoisier. Quivi un uomo di genio, circondato (come da una Corte non meno famosa, e in quel momento più rispettata, della Corte regia) da una pleiade d'illustri, stava creando, davanti agli sguardi ammirati cli tutta Europa, una'nuova scienza destinata a un pio- ldigioso avvenire: quella Chimi-Ica, in cui lo stesso Lagrange ray- visava l'erede della, ormai Stanca ed esausta Geometria; quivi lo!spinto turbato del Nostro cer- cava — se pur torse non trovava — nella frequentazione e nell prove d'amicizia dategli da tanti uomini insigni, un rimedio o conforto al suo, così inusitato, squilibrio interiore. E' certo all'ambiente Lavoisier che va riferito quell'accenno alle distruzioni parigine, di cui in una sua lettera, diretta a Torino al Valperga C'aluso il 28 aprile 1788, in cui c pure ribadito il chiodo del suo distacco dalla Geometria: Ilo n'inxi jirixn niiii/ri/n dalla li'coniciriti IiikcÌiiiii/o Berlino, e il cerchio di distrazioni in cui riro quassù c punì /irn/ir.iu a riti n iiiinrc In min tini ini passione per ijiicxin scienza... * * Le « distrazioni » cui si lasciava andare Lagrange in quei primi anni parigini erano, non dubitiamone, di alta elasse. Com'è noto, Lavoisier, oltre che un gran chimico, era anche fi rinier 'njtjIcilgeneral, e faceva splendido usojdel dovizioso patrimonio e dei'lauti guadagni inerenti alla sualdper dare incremento allei «scienze, in quell'atmosfera di B0. q• c , ì ì '«alita confinante con la monda- diuta, di cui la J)lancia del set- |tecento dava l'esempio, ed an- dava famosa in Europa: non era, il suo, l'ambiente della gran-Ide aristocrazia, bensì quello del- l'alta borghesia ricca e colta (al-|lora in procinto di emulare e di'offuscarli il „,.;,„„\ Ai l '«;Ir *■» 1 , Isier costituiva il più insigne rap- ;presentante, e ili cui la discreta stgnorilitk di UH Lagrange non jera certo per sfigurare. Così e- gli, secondo concordi test imo-'nianze, fu assiduo frequentatore di quei convegni nella dimora |fastosa e nel Celebre laboratorio della rue du Fa,"%„*V*°"P Irue da. Four Saint Eustacuriosameli-1 che ohe forma„=„„ •' ~Ite òuaSi tur?nZ ™8amen- te quasi tutt imo; invitatovi su-1bito dall'amicizia e dell'ammira zione del padron di casa, che dell'una e dell'altra doveva dargli, indi a poco, in giornate tragiche, ben nobile prova. Un vivace quadro di quell'ambiente ci è stato tratteggiato da un testimone oculare, anzi aneli'egli asniuuo trcqueiitatore, il Fourcroy; e mi pare che nessuna parafrasi valga la rievocazione diretta di quella voce del tempo: ...Lavoisier teneva a casa sua, due volte per settimana, delle riunioni a cui erano invitati gli uo- mini più distinti nella geometria, nella hsica e nella chimica: istruì-1 Uve conversazioni, colloqui simili a quelli che avevano preceduto la fondazione delle Accademie, vi divenivano il centro dell'interesse generale. Vi si discutevano le opinioni di tutti gli uomini più illustri d'Europa, vi si leggevano 1 passi più notevoli e più nuovi delle opere pubblicate presso i nostri vicini; vi si paragonavano le ! j sorf> flogisto, in seguilo dell'ossigeno, veniva teorie colle esperienza; gli scienziati stranieri vi erano ammessi con una fraternità di cui è a de-1 siderarsi che le scienze, le lettere è le aiti conservino almeno il mo-j dello fra il rumore delle rivoluzio-1 ni e delle guerre: Priestley, Fontana, Blagden, Ingenhousz, Landriani, Jaquin figlio, Watt. Boiton e altri chimici e fisici illustri d'Inghilterra, di Germania e d'Italia vi si trovavano riuniti con Laplace, Lagrange, Borda. Cousin, Meusnier, Vandermonde, Monge, Guyton, Berthollet... Questi ricevimenti di casa Lavoisier divennero presto così famesi, da entrare fìnanco nella leggenda, l'no straniero, di passaggio a Parigi nel 1788, narrava: « Ilo assistito qui ad uno stranissimo spettacolo che a me. come tedesco, è riuscito affatto inaspettato, e elle mi ha impressionalo straordinariamente. Vidi il celebre signor Lavoisier fare un vero e proprio niilo-tlti-fe del flogisto ; sua moglie (che ha molte nozioni di chimica, e ha tradotto parecchi scritti scientifici) fungeva da sacerdotessa sacrificatrice. Stalli, come difendei flogisto, rappresentava Vini nini I a x diaboli, e il povero alle accuse arso. Non crediate che questa sia una mia invenzione scherzosa: «tutto ciò è letteralmente vero». Pare di sentir descrivere, in un ambiente alla Cagliostro, un'anticipazione più o meno contraffatta e malevola del culto della dea Ragione ; e si ha qualche pena, o dubbio, a efèdere che a simili cerimonie, sulla cui autenticità giurava, cinquant'anni dopo, nientemeno che il Liebig (e a meno che non si trattasse di scherzosi giuochi di società) partecipasse in qualche modo il discretissimo spirito lagrangiano. E' vero che si trattava di un periodo di crisi ; e che proprio in quel tempo, pubblicandosi la M cenni ini analìtica, egli, svogliato ed assente, lasciava (a quel che si narra) intonso sul tavolo, per mesi ed anni, il volume del suo capolavoro. Filippo Burzio

Persone citate: Borda, Fontana, Ilaria Antonietta, Landriani, Liebig, Luigi Xvi, Monge, Priestley, Watt