Il Cavalier Grifoni

Il Cavalier Grifoni IL POSTO SICURO Il Cavalier Grifoni M io .tlo, il caraìicr Grifoni, che in gioventù scrisse una commedia la quale, per carie ragioni, prima fra little l'invidia dei maligni e le mene degli avversari, non fu rappresentata, passa, qui al ministero, decisamente per commediografo. Nei ministeri la vita è così grigia e piatta. ì corridoi sono cosi tristi e scuri, clic all'anima bramosa di voli un finestrino siti cortile sembra un balcone sul mare, una rosa in un bicchiere un giardino fiorito: il cavatici' Santini che fischia il preludio della Traviata e musicista, il dottor Velimi che tanti anni fa fu visto da un usciere passeggiare in compagnia d'una ragazza (ch'era sua ' nipote) e donnaiolo, e mio zio, il cuvalier Grifoni, che in gioventù scrisse una coni media non rappresentata, è commediograjo. Perciò il commendutor Garlandì. che pure è severo, gli perdona i lunghi regolari sonni sulle carte d'ufficio. «E' un artista > dice «una rondine caduta fra le talpe. Le pratiche ministeriali non sono per lui. Dorme, ma chi sa che cosa sogna ». Effettivamente il cavalier Grifoni non sogna nulla, mu quei vuoti sonni, creduti pieni di meramaliosi fantasmi, vengono rispettati dai suoi colleglli che dinanzi alla stanza dove egli dorme pas- srino in punta di piedi, trattenendo il respiro, per ?ir;n turbar le invidiate visioni. Ma da qualche giorno mio zio non dorme più: ha scritto, e in un baleno la notizia s'è sparsa petit ministero, dalle soffitte dove insieme alle carte ingialliscono gli archivisti, alle cantine dove su- dano gli addetti alla caldaia dei termosifani, una nuova commedia che sta per essere rappresentata. Ohi non gliela rappresenterà una grande conipa- guia! Per arrivare alle grandi compagnie, occorrono mene, brighe, intrighi, protezioni, e da tutto ciò il cavalier Grifoni è alieno. a L'arte per l'arte» egli dice. «Io non prego, non m'inchino, non passo sotto le forche caudine dette lunghe attese, degli umilianti accomodamenti. Conosco i grandi attori: modificano, tagliano, travisano le commedie; lascio ai cornine- eliografi di professione l'adattarsi a tali violenze, lo non tollero io spostamento di una virgola nei miei lavori. La fama'! Gli onori? I guadagni? Li lascio agli altri. L'arte è un sacerdozio, non un commercio ». Con un uomo simile, nulla da fare per le grancompagnie; non avranno mai sue commedie. in Perciò la commedia del cavalier Grifoni verrà ruppresentata da una modesta compagnia di filodrammatici in un locale lungo e stretto di cui una congregazione religiosa si serve per dare spettacoli morali alle famiglie dei giovani congregati. Essendo stata la commedia di mio zio giudi- Cut a per nulla naciva alla morale e ai buoni costumi, la congregazione ha ceduto la sala ai filodrammatici, c per domenica prossima tutti i futi- xionari del ministero, con le loro famiglie, sono invitati. Lo spettacolo avrà inizio alle ore diciotto pre- cisc. Il cavalier Grifoni, stamattina, è venuto con un pacco di biglietti. Ne ha offerti al capodivisione il quale, disgraziatamente, dovendo partire per una missione, non potrà esser presente, ma si farà rappresentare dal suo segretario particolare. <■ Come se ci fossi, caro Grifoni, e vi auguro di tutto cuore il successo che meritate. Sono lieto che nel nostro ministero, pur non trascurando il dovere, ch'è quello del coscienzioso, diuturno, in- defesso lavoro, si coltivi e si alimenti la fiamma dell'arte. Sono lieto, sono fiero di avere fra i miei funzionari uno dei migliori sacerdoti di questa fiamma. Auguri, ancora auguri, caro Grifoni e. Il cavalier Grifoni aveva ancora le lagrime afili occhi quando e. entrato nella stanza del commendutor Garlandi per offrirgli i biglietti. «Per voi e per la vostra famiglia, commendatore ». E gli ha pòrto sei biglietti. « Grazie, caro Grifoni. Ci sarebbe anche mia sorella che vorrebbe nell ire con i raguwi >. Laso.clla del commendutor Gai tondi, una don- na robusta e bella che fa onore alla nostra razza, è. madre, felice di nove tra giovinetti e giovinette, tutti sani, irrobustiti da un'igienica vita all'aria aperta, ina non chiusi, perciò, o negati ai piaceri dello spirito, tra cui, primissimo, è da annoverarsi il teatro. Perciò il pacco dei biglietti è andato quasi tutto a finire nelle mani del conimendator Gurlaudi, e il cavalier Santini, il dottor Velani ed altri funzionari si sono offesi. «Non e per le poche lire del biglietto, ma per il principio. Sinceramente, non m'aspettavo da Grifoni una parte situile». Il cavalier Grifoni è povero. Ha uno stipendio, si, ma che non gli permette di acquistare contemporaneamente cibi e vesti per la moglie e i figli, e. biglietti per decine di colleglli malcontenti. O l'unii cosa o l'altra. O decine di colleglli giubilanti in tealro, ma figli magri e moglie esaurita, o famiglia nutrita c vispa ma colleglli offesi e magari decìsi a fischiare. Oh no! Muoiano di fame i figliuoli, ma la sala sia piena di colleglli ben disposti! Per cui il cavalier Grifoni compera tanti biglietti quante sono le poltrone della sala, e li distribuisce a piene mani a colleglli, uscieri, fuochisti delle caldaie. Egli vuole che il suo lavoro venga giudicato da tutte le categorie. La parte eletta del pubblico fi colleglli) gusterà tutte le fine-:c, tutte sfumature, e non sarà sorda alla poesia che qua e là aleggia nel lavoro, mentre il popolo (uscieri e fuochisti) s'interesserà semplicemente al «fatto >, al dramma, ma non per questo apprezzerà meno la commedia che ha in sè tali e tanti elementi da soddisfare sia il grosso che lo scelto pubblico. Questo, effettivamente, dovrebb'essere l'intendimento di lutti i veri artisti. A ciascuno di noi avventisi, giovani e senza /i.'/'i- l'iene dato un solo biglietto r ! 1 | : ' ! ' , ! . : : ' j ! | ! i ! \ I j ! i i ; ' ; ! ' ; : . i Paiamo non verrà. Pulumà che ha scritto una tragedia in cinque atti, il «Carlo I », non s'ab- j bassa ad ascoltare coni medie. Cede il biglietto ad Agosto che condurrà a teatro la sua giurdinicrcttu. Alle diciassette la sala è già piena. Ecco là. in prima fila, seduta tirile poltrone di velluto rosso, la famiglia del commendalo!- Gai- , (diirZi e quella di sua sorella. Al centro della prima fila, il segretario particolare del capodivisione, vestito di nero, molto grave, compreso della propria ' importanza. Sta in piedi, con le spalle al palcoscenico, e osserva il movimento della sala, rivpon- j dendo continuamente, con piccoli tenni del capo, a esagerali inchini e saluti romani. Il dottor Ve- ! inni, clic si vede subito per la qran rosa rossa che gli cumptggìa all'occhiello, lui portato un grosso i binocolo più da guerra che da teatro e con esso | fissa sorridendo le signore, alcune delle quali, le j pili i-iciiie, devono, ditta la ristrettezzu della sala, ; allontanarsi per esser viste tutte intere. Il cavalier Santini è venuto con la moglie e : la figlia, una ragazza che non si su se «ZjZ^ii venti o trènt'anni. vestita t/ià come una vecchia, con un coppellino di sbiaditi fiori di stoffa. Povero cavalier Santini! Com'è gentile con noi avventisi! Ci presenta alla figliuola esagerando ò inventando i nostri titoli; il dottor Mosca, l'avvocato Vitti, il poeta Franassi, il professor Agosto. La signorina ci saluta arrossendo, dice «Piacere, fortunatissima » piegando un poco le ginocchia come le collegiali, r lenta inutilmente di togliersi gli strettissimi guanti di cotone bianco, lavati stamattina per l'occasione. Due delle fiiihe d"l commendatòr Garlandi sono belle, e Agosto e pattuissimo di aver condotto .seco la guirdìnieretta. Rimane in disparte, mentre noi, con sorrisi ed. eleganze, ci rechiamo ad osse quia re il commendatole. Ma l'accoglienza è fre.d da; per la figlinola del cavalier Santini un avven tizio è un ottimo partito, ma non prr le figlie del commendatòr Garlandi le quali aspirano a qualche cosa di meglio, di più sicuro, di già avviato. « Piacere », « Piacere » e ce ne torniamo ai no- , stri posti, con grande gioia della famiglia Santini. Impegno viva lotta con Vitti, sino a che, sconfitto, devo sedermi vicino alla signorina. [ Silenzio, fra poco si comincia. Il segretario . particolare del capodivisione s'è seduto, e per con- ; centrarsi s'è portato le mani alla fronte. Si agitano ancora un poco nella platea i crani calvi dei funzionari più importanti, le capigliature alte e ricciute dei fuochisti vestiti a festa, i fa- j stesi cappi Ili delle mogli dei funzionari, le testine biondicce delle loro figliuole, ossigenate si, ma con , discrezione, con decoro, non al punto di dare scandalo. E il cavalier Grifoni? E' in palcoscenico, sedalo, con la testa fra le mani, nel camerino della prima attrice. Ma né tale ' vicinanza, ne l'odor di cipria e di belletto Io tttr bailo. In questo momento egli vede il pubblico, questo mostro dalle mille teste c dai mille orchi. giudice sovrano, clic può innalzarlo alle stelle o sprofondarlo nel fango. Si leva il sipario e comincia la commedia. j JZ pubblico applaude la scena: poche quinte di cartone tremolanti, e un ancor più tremolante sfondo di marina. Ma i colori forti, vivaci, buttati giti senza risparmio, piacciono molto. Si comincia bene, dunque, e si va avanti per tutto l'atto ancora mei/Zio: solo che apparisca un nuovo attore, tutti [ applaudono. Ogni dialogo viene coronato da. ap plausi. Verso la fine dell'atto, dopo una scena d'a more, il pubblico scatta in piedi ed esplode in un applauso così fragoroso che il cavalier Grifoni, credendo l'atto finito, si presenta sul palcoscenico, pallidissimo, salutando romanamente. Ma l'equivoco non turba minimamente ne raffrettila l'entu stasino degli spettatori. Ancora poche battute, poi l'atto finisce veramente, e allora tutti (iridano, applaudendo, agitando i fazzoletti e i cappelli: «Fuori l'autore! Fuori l'autore! ». Il cavalier Grifoni, stavolta, non vuol venire. Si ■sente male, il cuore gli batte troppo forte. Il primo attore e la prima attrice fanno segno agli speltutori di aver pazienza: lo andranno a pren- \ dere; se non vuol venire lo trascineranno. Il cavalier Santini osserva con gioia che il lampadario, a causa dello spostamento d'aria prodotto dagli applausi, comincia u oscillare « E' il segno dei grandi successi ». Si distini/iiono dagli ultri gli applausi dei fuochisti, fatti con mani a coppa, rimbombanti. Il sipario torna a levarsi ed appare il cavalier Grifoni trascinato dal primo attore e dalla prima attrice. Lo spingono sin quasi a farlo inciampare contro hi cuffia del suggeritore. E' pallido, commosso, sembra piccolissimo, fra tanta gente e fra tante luci; fa segno, portandosi e riportandosi al petto le mani, che vorrebbe parlare, ringraziare, ma non può: portandosi utia mano alia gola indica un nodo che gliela chiude; s'inchina, saluta con le mani, poi alza un braccio per salutare romanamente, poi torna a inchinarsi, e inchinandosi sembra dire: <■ Ma no. c troppo, io non merito tanti applausi. E' bontà vostra, non bravura mia; è merito degli attori, di o.ncs(i bravi at¬ tori che vedete a me l'icini » e con le mani li indica, e ora prende per mano la prima attrice e la porta al proscenio per far capire ch'è ad essa che devono andare tulli ali applausi, ora il primo attore, ora il secondo, ora il terzo: ma il pubblico vuole applaudire lui. il cavalier Grifoni, l'artista, il commediografo, e a un certo momento tutti gli attori s'allontanano, lo lasciano solo in mezzo al palcoscenico, e cominciano anch'essi ad applaudire; il cuculici- Grifoni fu per fuggire, per nascondersi, ma il pubblico protesta, si ribella; « L'autore! L'untore! » e molti lo chiamano per nome: « Marco! Marco! », e il cavalier Santini ora non applaude più: piange e si strofina gli occhi col fazzoletto. Piangono tutti, anche il commendutor Gaii'indì che mai era sfitto visto piangere. Finalmente, tutti in palcoscenico. Il custode si sbraccia ad impedire il passaggio. Ma come si fa? Tutti, dal primo all'ultimo spettatore, sono amici, conoscenti, colleglli, estimatori del commediografo. Il custode cede, entrano tutti, anche i bambini dei fuochisti, anche le mogli degli uscieri, tenendo alto Col braccio levato il cappello ornato di ciliege per evitarne il danneggiamento. E l'autore vien stretto, preso, abbracciato, baciato. Si. baciato da una. delle figlie del commendutor Garlandi, e l'episodio farà epoca nel ministero, se ne parlerà per anni. La sala rimane vuota. Nel palcoscenico non si circola più. Deve intervenire, con severi ammonimenti, un vigile del fuoco. Una specie di panico prende la folla stipula nel palcoscenico: il ritorno nello itila è disordinalo, affannoso, con cadute, cappelli calpestati, madri che cercano i figli « Giulio! Giulio! Dov'è il mio Giulio.' », e li hanno sotto le vesti. Comincia il secondo atto, ricominciano gli applausi. Il cavalier Grifoni si presenta alla fine di ogni scena. Ormai ha perso ogni pudore, e per lutto il terzo atto si tratterrà, sul palcoscenico, in disparte, seduto su ioni sedia, pronto a levarsi in piedi ad ogni applauso. Purtroppo, verso la mela del secondo atto, una mia ninno, involontariamente, sfiora quella della signorina Santini. Oh signorina, m'aspettavi, ti sei tolta il guanto! Toglierla ? Poveretta: per un atto e mezzo lui aspettata. E dalla metà del secondo atto alla fine del terzo il mio mignolo sfiora ciucilo della signorina Santini. Che cos'è un mignolo? Niente. Lo si può concedere per un'ora a una ragazza, che nessuno amerà mai. a una ragazza giovane e già sfiorita, vestila da vecchia, con un cappellino di fiori di celluloide, di quegli stessi fiori che si vedono, in certi salotti di vecchie signore, sotto le campane di vetro insieme a figurine di cera, a una ragazza che per tutta- la vita sarà accompagnata dal ricordo di questo mignolo, il ricordo più piccolo che esista, ma grande, ma bello per lei. E la commedia è finita. Domenica prossima Ut congregazione religiosa riprenderà i suoi spettacoli morali per giovinetti dai capelli a spazzola, e la commedia di mio zio non verrà più rappresentata. I giornali non ne parleranno. Nel cuore del fuochista delle caldaie rimarrà, per sempre quella bellissima scena di quinte di cartone e di marina tremolante, a colori forti, vivaci, che non impallidiranno mai per passare di tempo. E il cavalier Grifoni, commediografo celebre, tornerà a dormire nella stanza d'ufficio i lunghi, regolari sonni in cui i colleglli, adesso, immagineranno ancor più meravigliosi fantasmi, ancor più misteriose visioni. E la figliuola, del cavalier Santini, invecchiando e impiccolendo nel salottino di casa, sorriderà, fra tanta polvere e tanta penombra al ricorda di un mignolo: mignolo mio, ma il merito è tutto d^r cavalier Grifoni e della sua commedia. Mosca

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