UNA NAVE CHE PARTIVA PER...

UNA NAVE CHE PARTIVA PER... C 11 C K N A ILE DM BOB PC UNA NAVE CHE PARTIVA PER... Un giorno l'ufficiale al detta-,'/'"' chiama il maeslro d'ascia Jiel suo torrido sgabuzzo. Gli or-dina d'armarsi di elucidi vili punteruolo e altri arnesi per eseguire prontamente un lavoro di certa importanza. Poi gli infila Botto braccio un mitrilo fastello di stampati e lo spedisce per tulto il bordo. Quando incontro il maestro lungo una delle anguste batterie 6 troppo affaccendato e troppo proso dalle sue inderogabili mansioni per darmi corda come al consueto. Subito appresso all'Ammiraglio viene lui, in questo momento: non ci sou santi. Provo a chiedergli: — C'è qualche spettacolo in programma, che stai appendendo manifesti a tutto spiano? E lui: — Nò — con uno scabro tono di voce che non nasconde, ue.ppur minimamente, la decisa intenzione di tagliar corto con ogni sorta di scherzi. Niente ammoina, dunque E riprende a dar di mazzuolo contro le arroventate lamiere sollevando un fracasso dannato. Si che, se voglio rendermi conto di ciò che sta accadendo, devo pur io far capannello dietro le. sue vaste spalle: assieme agli incuriositi marinai che, nel frattempo, si sono radunati nella zona. Sta il maestro alacremente applicando, come gli al tacchini su per le cantonate delle strade, una filza di cartelli in sedicesimo sui quali son disegnati alla brava la sagoma di un bastimento in piena corsa ed il profilo di un arcigno uomo d'arme cui fanno da sfondo, senza alcuna economia d'arancione e di cobalto, cielo e mare in campo aperto. Poi, in alto, sul cielo folgorato dalla canicola, al posto della con- gliela cortina di cirri, una frasea caratteri minuti, una spruzza glia di modeste parole simile agli sbruffi del fumo che, fiotta da una ciminiera: — Unti tiare i partita jirr... E, più sotto, sul mare imbronciato, violenta e irruente come l'urlo di un essere che. ha il pugnale ad una spanna dalle scapole, ancora, una parola di calibro lapidario: — TACI! più assoluto riserbo, è una delleQuesta, di educare la gente al più costanti e tenaci preoccupazioni del Comando Marina. L'assillo, direi. Una nave che salpa le àncore è come un prezioso lotto di terra che si stacca dalla materna costa per dirigersi alla ventura,, è talvolta una intera isola che temporaneamente si allontana dalle munite acque territoriali. Perderla, prima di permetterle di arrecare altrettanto danno al nemico, può quindi significare infliggere una profonda ferita o una grave mutilazione nel vivo corpo della Patria. Quando essa incrocia al largo, benché irta di cannoni e di mitraglie, zeppa d' uomini e di esplosivo, terribile e tremenda, diventa la fortezza più fragile e più vulnerabile se in balia all'agguato c alla sorpresa. Per poter operare in perfetta e completa efficienza ha bisogno di vedersi il nemico di fronte, di affrontarlo in aperta battaglia, di puntargli la prora addosso su di una rotta sgombra da ogni occulta e codarda minaccia. Basta quindi anche la più ili-noeente e la più vaga indiscre-zione perchè il siluro scoccato dami sommergibile la colpisca atradimento, perchè l'aereo la se-gua di accostata in accostata scii-za darle più tregua. E chi è sta-to per mare di notte, chi c'è stateconi piovaschi e con i banchi difoschìa, quando non si riesce ad allungare lo sguardo al di là della coperta e ad ogni impennata è come dar di cozzo contro una solida muraglia, chi ha navigaloin missione cil guerra sa cosa si-guifichi l'avvilente impotenza asventare l'insidia. Pcr quello nessun soldato almondo è taciturno e chiuso quan-to il marinaio. Un poco per espe-rienza diretta, e un poco per es-serselo sentito ripetere in tutti itoni, egli infatti finisce per faredella reticenza un'abitudine: alpuuto di sopire purancu in sestesso la necessità di sapere versoquale destino talvolta sia av-viato. Rammcnto, a proposito di se-gretezza e di discrezione, ciò clicmi accadde durante i primi tem-pi di esperienza marinara. Eroalla Stazione di . . . in attesa dfar ritorno alla Base. A pochpassi da me, con il suo bagaglioal piede, un volontario del miostesso Incrociatore. Per sapere verso quale porto dirigermi, igiorno prima ero stato ad assumere informazioni presso un certo Comando navale. Tuttaviasupponendo die il mio compagno di viaggio avesse avuto notizie più recenti, dato che una nave da guerra di solito non conosce mai no sosta ite itinerario ne mèta, lo chiamai in dispaileQuand'egli mi vide ostentò un saluto cosi immediato ed aperto che richiamò su entrambi l'attenzione di parecchie personePer un soldato fiero della pròpria uniforme, il riconoscere in mezzo ad estranei un superiore diretto è sempre motivo di iiiti ma, soddisfazione e di palese or-1 gògljo, come quando improvvisa- mente, in un luogo inconsueto. Isi incontra qualcuno della nostra lcerchia. in licenza o rientri a biesi quando mi!ispose. I— Vai bordo? — gli fu di fronte. — Ritorno da casa — Un ragazzo non ancora veti- tenne. Così calilo, compito e in ordine come se da un islant tanlo la mamma avesse termina lo di accarezzargli i morbidi ea pelli. Aveva il volto ancora acer bo, schiarilo da una e sol-1 senza illuminarsi prontamente di un timido sorriso. E la incorrotta bocca che pareva soltanto capace di acconsentire. — Sai ili preciso dove si trovi la nave? —■ gli chiesi ancora. Rimase un istante in forse, guardando nel vuoto, tra perplesso e intimorito, per cercare qualcosa che lo avesse ispirato. Poi, quasi avesse voluto precedere con le irruenti parole il rossore che slava per invadergli le gote: — Voi, andate altrove — mi chiese — oppure ritornate sul bastimento? — Riprendo imbarco stanotte. Anzi, ti vorrei dare in custodia parte delle mie valigie. L'avevo tolto da un serio I vaga dol-jcezza. Gli occhi azzurri che non sapevano reggere al tuo sguardo! mimpiccio, js quasi mi fu grato [mdel disagevole incarico che, in un certo senso, convalidava, seti-[dza più dar adito ad alcun dubbio la mia dichiarazione di lealtà. Il volto, che nel frattempo gli si era un poco incupito come quello di certi animali che si ritraggono per difendersi da una incombente minaccia, tornò quindi a spianarglisi. Allora si curvò lieve- mente in avanti, sino a sfiorar ini la rigida spallina con il meli lo. Pareva avesse voluto abbrac- ialini. Poi, dopo essersi guardalo attorno con circospetta cautela: — 11 bastimento è ancora là — mi soffiò nell'orecchio. E fece con la mano un cabalistico segno che solo a noi due poteva essere comprensibile. * * A parte gli incontri ohe si possono fare quando si va in giro con la risoluta intenzione di menar le mani, è difficile che a bor do di una "nave da guerra ac- alciinclii semplice- caua ogni momento di sensazionale o, melile, di inconsueto e di mio vo. Dopo giorni e giorni di sfibrante navigazione, dopo mi glia e miglia di mare rimosso dalle pale delle eliche, se non si è riusciti ad incocciare il nemico l'unica cosa che sostanzialmente varia su di mi bastimento corazzato è il livello della nafta e dell'acqua dolce. Non avviene, intendo dire, come in terra: dove ogni faticoso passo lascia l'indelebile orma, e persino ogni goccia di sangue e di sudore si imprimono nella polvere, dove per chi cade si innalza una visibile croce, dove, tra tanti evidenti segni di tormento e di sacrificio, ad ogni angolo che si svolta il paesaggio medesimo muta, e qualche inattesa scoperta vienej sempre a colpire i sensi e l'immaginazione. • Su di ili: bastimento armato, in cui tutto è predisposto e meticolosamente orientato ad uri previsto epilogo e ad una sola conseguenza, per settimane e me- si, talvolta per intere stagioni, a parie, s'intende, il coni inno logorìo della gente e delle macchi ne, ogni cosa rimane estatica ed astratta, isolata nel tempo e nello spazio. A pochi metri dalla poppa anche la tumultuosa scia si placa e si chiude senza lasciare traccia. Quando l'onda addiril- tura non cancelli anche il gorgo di un naufragio. Si direbbe che persino l'aurora e il tramonto tu non li avverta attraverso preannunzi della natura, quali il lieve schiudersi di una indecisa corolla o lo stormire infreddolito e im provvisto di una fronda, ma dal- la ordinaria cerimonia dell'alza le dell'ammaina bandiera, Si vive come in un mondo arItefatto, distante, deuM'o l'enorjine castello di acciaio simile ad una impenetrabile fortezza dalle |sorde mura. Sì che basta poi an|che il più futile motivo per dar i esca ad una insolila animazione, basta una occasione delle più semplici e comuni, o sia pure del- le più labili, per eccitare al com pleto l'equipaggio. Ho visto celijio occhi illuminarsi e raggiare per l'apparizione di una intimo rita rondine sperduta nell'ini i uienso azzurro. E poi, a ridosso delle concrete artiglierie, simbo lo del realismo più crudo e più freddo, ho udito parlare del fu gace volo come di una sorta di miracolo. Dopo che il maestro d'ascia ebbe dunque disseminati in ogni locale del bordo i suoi variopinti cartelli, per l'intera giornata ci furono interminabili conciliaboli e discussioni sopra e sotto copèrta. Come precisamente accade in quei borghi sperduti in mezzo all'arida landa, isolati dai centri di vita e di movimento, dove anche la più semplice manifestazione di carattere pubblico assu- Ime per ogni individuo l'aspetto cli un fatto personale: al punto che, sino alla noia, si finisce poi per discorrerne iu famiglia, al- ;l'osi cria, in bottega all'appuntamento con la ragazza l rasciu-ando faccende più intime e più urgenti, Uscito a larda ora dal quadra- lo per recarmi in cuccetta, udii intatti alcuni mitraglièri die au (•ora si ini rati enevano a parlar di segreti militari e di intelli e persino genza con il nemico, aggruppati Inel buio fitto attorno alla impas-jsi bile arma pronta per lo sbarra- mento antiaereo. IDisse uno: — Se a menno mi chiede per dove diriga mi barai! dire la rotta1 gli poi rei anche contraria:. I— lo I i ripeto che le maledette! spie son tali e quali alle dònne — disse un altro. — Quando a|mia moglie ho provato a far-1 gliela bere, più ho imbrogliato lejeose e più le ho dato il bandolo'per pigliarmi con le mani nel sacco. A pensare che non sono! mio dei più minchioni. Da bor-lghese mi cliiamavan vituperio. Disse infine un altro che riu- scii ad individuare dal tono della]voce: — A me, se uno. mi faluna domanda mancina, può es-sere anche un ufficiale con una! spanna di galloni, lo mando allarsi benedire. Gente di ceppo marino s'ha da essere! * * Quella notte medesima ebbi modo di mettere alla prova il marinaio disposto a schierarsi contro l'intero Stato Maggiore del bastimento. Avevo da pocoj preso sonno quando nrlii un in- s-olilo Iramestìo in enln seguito dh un violente sferragliare di car Iciic ehc mi rintronò sul capo, l'oi, uscito dal camerino, vidi ilvoluminoso nostromo alle presecon la sua cricca di solerti selle- rani pei- alare i cavi incappellati àlle bitte. Lo scafo, pronto ad arranca re al basco vilir- ava come enorme campana. — Dove diavolo si va, cosi al-jl'improvviso? chiesi allora al mitragliere. Portatosi lentamente la mario l'orse con l'ili!enzione dilguadagnare un po' di tempo, il furbastro mi dispensò un melico- oso saluto. Poi prese a fissare ad una Inno ad uno i compagni di sepia- dra che stavano assistendo alla scena con la speranza di vederlo capitolare oppure giungere ad un qualche compromesso. Scaltriti dal primo all'ultimo, avevano utti il sorriso a fior di labbra. proulo a prorompere di stianto!come quando si spacca una mela-Ugrana. ^ — Dove dunque si va? [ Probabilmente i -oli in tutto'l bordo a saperlo con esattezza.eraiio il Comandante, della nave e l'ufficiale di rotta. Ma, l'ini- jpressione di trovarsi sopra coper-:a come un qualsiasi peso morto, 'interpellato non me la voleva assolutamente ilare. Questionejdi puntiglio e d'amor proprio. Sì che, assunto un dignitoso atteg- gi aménto di consapevole irapor- lanza: — Taci!— mi rispose in-fine, con la voce, tuttavia lieve-mente alterata, come per farmicomprendere che l'imposizionenon era del tutto di suo conio eche lui, personalmente, per quàn o riguardava il rispetto che mi doveva, non c'entrava per nien- te nella scabrosa faccenda. Ma io finsi di non comprendere e, di proposito, non volli affatto ap prezzare lo sforzo che aveva do vuto sobbarcarsi. Gli dissi per tanto-: — Quando mai un ritwu'"' s'è permesso di dare del "'! un suo superióre? <-i:i convenne egli, aliar rando i^l clii. A questo non avcv.i proprio pensato. Paonazzo va ad incresparglisi e ad tocciarglisi nell'intento di rime-I diaré. all'inconveuienle. Ma lai voce Iticele non gli doveva evi'leiilcmi'iite suonar bene- all'orci--: «liio.. Porse gli sembrava diluita, meno immediata.ed efficace. Poi, non e Iurbani, cominciò quindi a da re. meni re la fronte continua-Irespargiisi e ad aeear- che egli aveva rame liniera si-leva sul prezioso cartello j poteva quindi d letto e rilel lo dugioruata. Xou si di fendere con essa. 'roiiiiiiciaudo l'imposizione i rado! la al plurale rie avrebbe fallo qualcosa di suo. e qui saltava ili ballo il regolamento di disciMlora. poiché continuavo dinanzi a lui in aitesa ili una sollecita conclusione. pi ina U incrudelir prese un poco a dimenarsi e rat- 1'appi le dita lungo la cucitura dei pantaloni, come se avesse vo '"te grattarsi gli irrequieti pol pacci. Infine, t ut lo di un fiato, l'er I nuore ili interrompersi a ni et a : — l na nave è partila I"'1" 1 "Di i muscoli del vòlto, sbarrati gli occhi e incupite le labbra, piuttosto che darmela vinta si Pol'te 1 indice della mario sinistra su Ila. punta del naso. E rimase a fissarmi, crucciato e truce co"!*1 ;i profilo dell'uomo d'arme disegnato sul cartello affisso alle s"e spalle. Nel bigio chiarore del prato blocco d'acciaio : come altra struttura della guerra. Pier Angelo Soldini l'ua nave è parlila disse. Poi contralti ì mattino pareva lui pure un tem-iogni nave da

Persone citate: Pier Angelo Soldini