COME LA RUSSIA TRADI'Ì I PATTIstipulati col Reich nell'Agosto del '39 di Italo Zingarelli

COME LA RUSSIA TRADI'Ì I PATTIstipulati col Reich nell'Agosto del '39 COME LA RUSSIA TRADI'Ì I PATTIstipulati col Reich nell'Agosto del '39 ami- Una continua politica di ostilità sotto la maschera dell cizia - Colpi di spillo, manovre subdole in Finlandia, nei Bai-7cani, in Turchia - // significato vero del patto con il Giappone zcog (Dal nostro inviato) ISTANBUL, luglio. Al signor Yalcin, scrittore turco che non è un; nostro amico, dobbiamo una esatta e lucida diagnosi dei rapporti fra Russia e Germania nel periodo che va dalla firma, a Mosca, del Patto di non aggressione (23 agosto 1939) alla dichiarazione di guerra tedesca (22 giugno 1941). L'Unione sovietica, ha scritto il signor Yalcin, sperò di ricavare molti vantaggi dalla lotta fra democrazie e regimi autoritarii, ragionando che il mondo ne sarebbe uscito esausto e povero e quindi facilmente portato ad uno stato d'animo propizio al comunismo, in quanto solo i Soviet sarebbero rimasti in piedi e con intatte energie. Siccome però una vittoria rapida e decisiva della Germania non avrebbe fatto il gioco russo, basato sopra una guerra la più lunga possibile, l'Unione sovietica, sebbene diventata amica del Reich, diede aiuto in insufficiente misura. E che la diplomazia tedesca abbia finto di lasciarsi prendere da questa politica finché l'è convenuto è comprensibile. L'appello del Fiihrer e la nota del Governo del Reich all'Unione sovietica hanno fornito una documentazione dell'attitudine della Russia tale da rendere superflua ogni aggiunta; tuttavia, chi abbia vissuto da vicino questo biennio di movimentata storia trova fra le carte e i ricordi dati che gli permettono d'integrare e chiarire, tenendosi ai margini della cronaca ufficiale. Cominciò in Finlandia L'azione anti-tedesca della Russia incominciò a delinearsi al tempo della campagna di Finlandia, cioè a dire fra il dicembre del '39 e il marzo dell'anno successivo: Mosca non solo non volle che la Germania si adoperasse a comporre il conflitto, ma quando le sembrò utile liquidare un'avventura assai nociva per il suo prestigio militare, si rivolse anzitutto all'Inghilterra, prendendosi un rifiuto da Chamberlain, che giù* dico i patti troppo gravosi per la Finlandia, e quindi alla Svezia, alla quale ebbe però l'accortezza di dire soltanto una parte delle condizioni. La richiesta del diritto di transito sul territorio finlandese dalla frontiera russa alla svedese fu, ad esempio, taciuta, ed era richiesta che interessava sia la Sve ra "che toGe7m^ a moti'vo del-te famose miniere di ferro nel nord della penisola. L'occupazione della base militare di Hangò, sulla costa meridionale della Finlandia, fu altro indizio del proposito russo di consolidare, nel Baltico, posizioni antitedesche rese già forti dalla presenza di truppe sovietiche in Estonia, Lituania e Lettonia. Terminata la guerra di Finlandia, l'Europa assistè al collasso militare francese — che per essere avvenuto troppo rapidamente guastò i calcoli moscoviti —, quindi il centro dell'attività militare e politica si spostò verso l'Europa danubiana e balcanica, zona nella quale la Russia credeva di dover difendere interessi ed influenze. A partire da questo momento Mosca adotta il metodo dei colpi di spillo, una volta facendo parlare la Tass, agenzia ufficiale, un'altra lasciando chiacchierare Radio Mosca, più tardi valendosi con frequenza sempre maggiore di note diplomatiche. Quando la Germania, convocando la Conferenza di Vienna, prende l'iniziativa per un nuovo regime della navigazione danubiana, il Commissario popolare aggiunto per gli Esteri convoca a Mosca ti" settembre) l'ambasciatore tedesco signor von Schulemburg e gli comunica che il suo Governo, non potendo rimanere indifferente al regime di navigazione danubiano nè astenersi dal partecipare ai lavori per la soluzione di tali problemi, « spera di ricevere dal Governo del Reich tutte le informazioni riguardanti la Conferenza degli esperti di Vienna relativa ai problemi internazionali danubiani». Nell'ottobre la conferenza per questo nuovo regime danubiano si riunisce a Bucarest con ritardo dovuto appunto alla mancata puntualità dei delegati russi, e va avanti a rilento, e a porte chiuse, perchè i russi, rappresentati dal signor Soboleff, segretario generale del Commissariato popolare per gli Esteri, desiderano in realtà parlare della situazione politica nel bacino del Mar Nero e affermarsi padroni delle foci del Danubio. Nel frattempo il Governo sovietico, che ha occupato la Bucovina settentrionale, oltre alla Bessarabia, violando assicurazioni date al Reich, siccome truppe tedesche sono venute a ristabilire l'ordine in Romania, fa diramare una secca smentita per un giornale di Copenaghen il quale aveva scritto che la misura era stata presa da Berlino d'accordo con Mosca. L'incontro di Berlino e un manifesto ai bulgari Breve parentesi: ai 15 di novembre, lasciando il territorio del Reich, Molotoff saluta il Fiihrer con un telegramma così concepito: « Vi prego, Signor Cancelliere, di voler> gradire i miei ringraziamenti per l'amichevole accoglienza che mi è stata fatta in Germania ». I particolari di quell'incontro, rivelati dal Fiihrer nel suo discorso del 22 giugno, spiegano a sufficienza perchè mai il signor Molotoff, rimettendosi in treno per Mosca, non potesse essere nè lie to, nè soddisfatto; tuttavia nel mondo diplomatico il telegramma fece allora un'impressione tale, che un ministro ebbe a dire: '.Una parola di meno e sarebbe stato addirittura villano». E prima e dopo Berlino, il Governo sovietico tenne a sottolineare che pur intrattenendo relazioni « corrette e normali ■» con Berlino come con Roma, si. rifiutava di riconoscere l'esistenza dell'Asse. Nello stesso novembre l'Ungheria, Stato da pochi mesi confinante con la Russia, aderisce al Patjto Tripartito: pronta, la Tass si dice autorizzata a definire non rispondente in nessun modo ai fatti la notizia, pubblicata da un giornale di Amburgo e ripresa da una agenzia americana, che Mosca abbia collaborato a questa adesione, caldeggiandola. Ai 25 di novembre arriva a Sofia il signor Soboleff, il citato segretario generale del Commissariato popolare per gli Esteri, che si fa ricevere da Re Boris e dal presidente del Consiglio Filoff, e il mistero sulle udienze è chiarito due giorni dopo da un manifestino diffuso a cura della Legazione sovietica: « Cittadini, l'altro giorno il Governo sovietico, per il tramite del suo inviato Soboleff, ha proposto a S. M. il Re ed al Governo bulgaro la conclusione di un patto di mutua assistenza. Il Governo sovietico vuole garantire la sicurezza della Bulgaria e della U.R.S.S. verso il Mar Nero e gli Stretti ed il mantenimento della pace, che è negl'interessi comuni, e domanda sforzi reciproci. La Russia sovietica s'impegna ad appoggiare le giuste rivendicazioni della Bulgaria e specialmente la restituzione della zona di Adrianopoli, fino alla linea Enos-Midia, e quella della Tracia occidentale, con Dede Agac, Cavala e Drama, e s'impegna inoltre a dare un vasto aiuto sotto diverse forme. Con la conclusione di tale patto la Russia sovietica non verrebbe ad opporsi all'adesione bulgara al Patto Tripartito, al quale aderirà la Russia stessa. Questa proposta va accettata subito e incondizionatamente. Cittadini, si decidono per lunghi anni i destini del popolo bulgaro! Bisogna accettare il patto di mutua assistenza proposto dai Soviet». Quali fossero le vere intenzioni russe nei confronti e della Bulgaria e della Germania possiamo dedurre dalle seguenti osservazioni: 1" che Molotoff, a Berlino, aveva già detto al Ftlhrer di voler dare scopo mandando nel paese trup pe russe; 2° che le truppe tede sche erano già in Rumenia; 3" che la Russia prometteva alla Bulgaìria la zona di Adrianopoli appartenente alla Turchia, sua amica; 4° che la Russia, dopo di avere espresso il suo malumore per l'adesione ungherese al Pa.tto Tripar tito, lasciava credere alla Bulgaria che sarebbe stata libera di comportarsi in modo analogo e che anzi al Patto Tripartito avreb be in seguito aderito anch'essa. , una garanzia alla Bulgaria, a tale Cade la maschera: la crisi jugoslava E fu precisamente dopo l'adesione bulgara al Patto Tripartito (1 marzo) che la Russia fece poi cadere la maschera. Informato e dell'adesione e dell'ingresso su territorio bulgaro di truppe tedesche, ai 3 di marzo il vice commissario popolare per gli Esteri Vyginski comunicava al ministro bulgaro a Mosca, Stamcnoff, che a giudizio del Governo sovietico la linea di condotta del Governo di Sofia, anziché consolidar» la pace, avrebbe provocato un'estensione della guerra e coinvolto anche la Bulgaria; fedele alla sua politica estera, il Governo sovietico non poteva perciò accordare nessun appoggio a questa politica del Governo bulgaro, e teneva a precisarlo in primo luogo perchè la stampa bulgara diffondeva « voci atte a travisare in modo radicale il vero contegno dell'Unione sovietica ». Ed eccoci cosi arrivati al periodo, più acuto dei rapporti russo-tedeschi — quello della crisi jugoslava —, periodo in cui la diplomazia moscovita rinunzia a ipocrisia e prudenza: in esso sostiene una parte di primo piano il ministro di Jugoslavia a Mosca, Gavrilovic, che nell'estate precedente, essendo ancora sul trono Re Carol, aveva cercato di spingere la Rumenia a concludere con la Russia un Patto di assistenza sul tipo del ventilato patto russobulgaro. Ai primi dello scorso marzo, allorché le decisioni bulgare lasciarono apparire inevitabile una netta presa di posizione jugoslava, Gavrilovic telegrafò da Mosca al proprio Governo, domandando pieni poteri por negoziare un patto di non aggressione con la Russia; Zvetkovic, che a Belgrado vedeva la realtà con altro occhio, rispose con un rifiuto. Ma tre giorni dopo Gavrilovic ritornava alla carica, e non più per proporre un patto di assistenza, ma una vera e propria alleanza militare. Zvetkovic rispose con un rifiuto ancora più reciso, senza informare nè il Principe Reggente Paolo nè i colleghi del Gabinetto, e allora Gavrilovic mise al corrente di tutto lo Stato Maggiore jugosla-\vo, cosi affrettando il colpo di | Stato. Il 31 di marzo il Governo sovietico inviava al Gabinetto Simovic un telegramma di congratulazioni che terminava con la frase: « Il popolo jugoslavo si è di|nuovo mostrato degno del suo glorioso passato », e quando si pensa che di questo telegramma diede notizia al mondo un'agenzia americana previa censura mosco- vita, non si dura fatica a negare valore alla successiva smentita Ottenuti da Simonie i poteri negatigli da Zvetkovic, Gavrilovic concludeva alla svelta il Patto di non aggressione, che firmato a Mosca al 5 di aprile entrò seduta istante in vigore. Sei giorni dopo, i nell'apprendere dal ministro di Ungheria a Mosca i motivi per i quali le truppe ungheresi erano entratc assieme alle tedesche in territorio jugoslavo, il vice Com-jmissario popolare per gli Esteri IVyginski dichiarò che il suo Go-j verno disapprovava l'atto, insi- jnuando che non sarebbe stato dif-[ficile immaginare la situazione!dell'Ungheria, se a sua volta cssa;fosse stata colpita dalla sciagura, sapendosi che anche l'Ungheria governa su minoranze nazionali ■;jLa serie delle nostre citazioni cial termine: non ce ne restano che! ue. Mentre la. Germania era imgnata assieme all'Italia in Jugoavia e in Greciu. gli avversari ll'Asse moltiplicarono gli sforzi er compromettere la Turchia. An- 7*' m. voler correre il rischio d'esre trascinata in un conflitto con Russia, c Mosca, nel passato siillina, cri ambigua, ai 24 di marzo comunica ufficialmente che '".nel caso in cui realmente diventasse oggetto di un'aggressione e si tro- la Turchia avrebbe potuto contare, in conformità col patto di non aggressione esistente fra essa e la U.R.S.S., sulla piena comprensio ine e. sulla neutralità doll'U.R.S.S.». i La sollecita firma di un patto di neutralità col Giappone (13 apri le) non risponde ài sincero deside rio russo di vieppiù legarsi ai fir matari del Patto Tripartito, bensì ja quello di crearsi un alibi. Del re Isto il patto era appena firmato, che j Mosca proibiva il transito di ma jteriale da guerra attraverso il suo [territorio. Un altro vano tentativo !"' alibi bisogna riscontrare nella ;cinica premura con la quale II Go- ■verno sovietico, crollata la Jugoslavia, mette alla porta tutti gli ;ex-rappresentanti diplomatici dei jpacsi vinti dall'Asse, compreso il isi"nor Gavrilovic. ! Italo Zingarelli