BACIO DI FUNZIONARIO

BACIO DI FUNZIONARIO IL POSTO SICURO BACIO DI FUNZIONARIO o ggi, caso strano, si lavora. Curvi sui tavoli, riempiamo schede su., schede, col ritmo di tre al minuto, centottanta all'ora, setlecentoventi in quattr'ore. S'avvicina la fine del mese, e dobbiamo metterci in pari. Di trenta giorni solo gli ultimi cinque passiamo lavorando: gli altri venticinque dedichiamo ad ozi indiani (canto di inni, discorsi di libertà, sogni d'amore, tabacchi profumati). Oggi si lavora. Agosta, per incitarci, batte il tempo con le mani, come gli antichi pausari. Fracassi, ogni tanto, intona un inno virile, l'inno degli avventizi, scritto da Palamà, e rozzamente musicato da tutti noi: « Su, avventizio! Tempo è ormai che il valore tuo dimostri! Viva penne e calamai, viva pratiche ed inchiostri! Con onor con passion noi le schede compiliam, e le amiam d'un amor che non ha, no, paragoni Delle schede innamorati, vi imprimiamo baci ardenti, Siam modelli d'impiegati, viva i nostri dirigenti! Viva penne e calamai, viva pratiche ed inchiostri, su, avventizio, tempo è ormai che il valore tuo dimostri! ». Entra l'usciere. « Il commendator Garlandi vi prega di far meno chiasso: il cavalier Grifoni non può dormire ». « Dite al commendator Garlandi che noi rispettiamo il sonno del cavalier Grifoni c lo riteniamo sacro. Ma i canti e i gridi d'incitamento sono necessari al nostro lavoro. Del resto, si tratta di canti non frivoli o fatui, ma strettamente inerenti alle schede ». I/usciere va a riferire al commendator Garlandi, quindi ritorna: «Il commendatore proibisce qualsiasi tipo di canto ». Toro Seduto scoppia: «Dannato viso pallido! Egli, dunque, c'impedisce di lavorare in letizia! Ciò è male. E sia! Noi cesseremo dai canti, ma nei nostri cuori s'accumuleranno l'odio e il livore ». « Non lontano vedo il giorno in cui, dissotterrata l'ascia, noi prenderemo il sentiero di guerra ». « Allora Toro Seduto avrà la capigliatura del commendator Garlandi, e le squaw più giovani e più belle danzeranno di gioia al lume della luna. Hug, ho detto ». Cessano i canti, nel silenzio si sentono scricchiolare le penne, ma se non cantano le bocche, cantano i cuori: stasera, all'uscita, abbiamo appuntamento con donne. Vi ricordate della figlia del giardiniere che ogni tanto veniva alla finestra del cortile? S'è innamorata d'Agosta o Toro Seduto. Ha due amiche: una sartina, e la figlia d'una, portinaia, che è zoppa. La sartina toccherà a Vitti. A me la zoppina. « Zoppina, si » dice Agosta « ma uno zoppicamene pieno di grazia. Una gambina un poco più corta dell'altra. Sembra danzi. E' bionda, ha gli occhi celesti, un viso d'angelo. Zoppica? Non direi. Ora si solleva sulla gamba più lunga, e sembra stia'per spiccare il volo, ora s'abbassa sulla più corta perchè la terra, gelosa del cielo, l'attira a se, non vuole che vada via. Dei piedini, uno è più piccolo, come quello di una bambina. Gli andrebbe bene la scarpina di Cenerentola ». «Viva le zoppe! » esclama Vitti per entusiasmarmi. Arrivano le sette. Il pausarlo cessa dal battere il tempo, abbiamo compilato settecentoventi schede alla media oraria di centottanta IL Abbandoniamo il tavolo come automobilisti che 1 lascino il volante, ci facciamo belli, Agosta vorrebbe mettersi della polvere d'oro tra i capelli. « Ciò piace alle donne »• Vitti si cosparge di profumi. Io vorrei tanto avere un mantello azzurro e salire a cavallo. Propongo di prendere in affitto tre cavalli. « Sarebbe bello presentarsi a cavallo alle nostre donne, scendere leggieri e amorosi di sella, inginocchiarsi: « Contessina, v'amo. Il mio cavallo freme. Laggiù ci attendono verdi foreste baciate dal mare, sfiorate dal cielo. Che v'importa del conte vostro padre? ». Ma ci sono rimesse che affittino cavalli? E se li affittano, quanto vogliono? E sappiamo noi andare a cavallo? No, non sappiamo andare a cavallo. Siamo poveiv avventizi pallidi, dai gomiti lucidi, la nostra vita è legata a un tavolo, per tutta finestra abbiamo sbarre che danno su un cortile. « Per oggi andiamo a piedi. Poi, col tempo... ». Usciamo dal ministero, ci rechiamo apparentemente disinvolti all'appuntamento. Oh donnaioli alla loro prima avventura! « Questa sera » dice Vitti « tracannerò sino alla feccia la coppa del piacere! ». L'appuntamento è sul Lungotevere. « Dove c'è un albero e una fontanella » spiega Agosta. Ecco l'albero, ecco la fontanella, e sedute sulla spalletta del lungotevere le tre ragazze. La spalletta è alta. Com'è arrivata fin lassù la zoppina? Forse in leggiero volo, alzandosi più del solito sulla gambina lunga? Agosta, presentatore, s'accosta e s'inchina. « Due miei colleghi, funzionari del ministero ». Le tre ragazze non ridono. Sono ragazze semplici. Prendono sul serio la parola funzionari. Non sanno che cosa significhi, perciò sembra loro bella. Funzionario, per i profani, è un po' come calendario, e nel calendario ci sono tante stagioni, la neve, i fiori, la pioggia d'aprile e il tramonto di settembre. Leggo negli occhi delle ragazze: « Cosi giovani e già funzionari! ». Oh, siamo venuti a piedi, ma è come se fossimo venuti a cavallo per esse, come se, leggieri e amorosi, fossimo scesi di sella e, inginocchiatici: « Contessina, v'amo », dicessimo loro « i nostri cavalli fremono. Laggiù ci attendono verdi foreste baciate dal mare, sfiorate dal cielo... ». La zoppina mi guarda p sorride. Davvero ha un viso d'angelo. E il piedino? Lo nasconde una veste lunga, bianca, trinata, un po' da prima comunione. Una veste da zoppina. La sartina di Vitti è una brunetta piccolissima di statura. Ha un fermaglietto di vetrini fra i capelli. Chiude i pugni per non far vedere le dita punte dall'ago. La giardiniera, indubbiamente, è bella. Quasi una donna. Sembra una regina tra due ancelle: un'ancelletta piccola e una zoppa. Toro Seduto, visibilmente orgoglioso, e pratico di donne, le porge una mano per aiutarla a discendere. La sartina di Vitti, agilissima, discende con un salto da ragazzina e abbiamo l'impressione, tanto è bassa di statura, che si sprofondi sottoterra. Ma non bisogna esagerare: qualche cosa rimane alla superficie, non molto, ma sempre qualche cosa. Arriva con la bruna testina alla spalla di Vitti, e Vitti 6 conosciuto al ministero, oltre che come il piccolo Cahiouse, come il più basso dei funzionari. La zoppina non può spiccare un salto. La prendo io tra le braccia, io non celebre per muscoli, io che dopo aver sollevato un tagliacarte devo chiedere un giorno di permesso per ritemprarmi le forze. Miracolo! La sollevo agevolissimamenta. Che cosa bo tra le braccia? Un niente, ma un niente cosi carino, così tiepido, cosi ricamato, che immediatamente me n'innamoro. Cuore, cuore di giovane funzionario, come batti stasera! L'ombra è discesa sul fiume e sugli alberi, scricchiolano le foglie sotto i piedi, stasera è una sera di settembre, non è ancor morta l'estate e già è arrivato l'autunno coi primi brividi, io e la zoppina ci guardiamo, ci sorridiamo e non abbiamo il coraggio di dirci una parola. Ma è buio, e ci teniamo per mano. Con un braccio Agosta, pratico di donne, ha cinto la vita della giardiniera, e camminano, i due, testa contro testa, inclinati l'uno verso l'altra, e non tanto l'anima parla quanto la carne. Testa contro testa non possono stare Vitti e la sartina. Nè, onorevolmente, possono permettersi inclinazioni che nuocerebbero altremodo alle loro già basse stature. Io che dirò alla zoppina? Mi cammina a fianco, e ne vedo nel buio la veste bianca. Sotto il piedino più piccolo le foglie scricchiolano meno. Non so se è una donna o una bambina. E' una veste bianca che cammina come sulle onde del mare: ora su, ora giù. Ho nella mia una sua mano, senza peso. Un funzionario e una zoppina che si vogliono bene ma ancora non se lo son detto. Agosta e la giardiniera si son fermati all'angolo di un ponte, dov'è più buio, ridono e bisbigliano. D'improvviso, la fiammella di un cerino, due puntine rosse di sigaretta, la giardiniera soffia sulla fiammella e la spegne. Nel linguaggio d'amore vuol dire : « Voglio i tuoi baci ». Vitti e la sartina, sommersi dal buio, sono spariti. La mano della zoppina è fredda. Oh il giovane funzionario, il venturiero d'amore che voleva, ammantato d'azzurro, scendere di cavallo e dire le più belle, inebrianti parole che dir si possano a una donna! Povero venturiero! La mano della zoppina fredda, ed egli, dopo aver tanto pensato, non sa dire che: « Signorina... » e qui s'interrompe perchè dirle avete è troppo lontano, dirle hai troppo vicino, e gli manca il coraggio. « Signorina... freddo alle mani ? ». « Oh! » risponde la zoppina, e basta. Agosta, perchè non ho la tua esperienza? Perchè non sono pratico di donne come te? Direi: <: Mano fredda, cuore caldo, signorina ». Ma no: anche se sapessi dirlo, mi sembrerebbe stupido, volgare. Alla giardiniera, sì, si possono dire queste cose, ma non alla zoppina ch'è un'anima, un'anima vestita di bianco, un'anima con un piede pìccolo e uno piccolissimo, e non cammina sulla terra ma sulle onde del mare. E' inutile, non riusciamo a parlare. Ma che importa? Sento che anche se non parlo, la zoppina non s'annoia. E poi che dire? «.Ti voglio bene? ». Lo s'appiamo già. Ahi, un sasso! La zoppina traballa?.sta per cadere, ma è come una farfalla con un'ala più piccola: sembra che stia per cadere, ma vola sempre. «Ti sei fatta male? ». Com'è venuto spontaneo il tu, e senza vergogna! « Ma io sono zoppa, non puoi volermi bene... ». « Io te ne voglio tanto, e te ne vorrò sempre, per tutta la vita». Funzionario, esageri. Funzionario, non dire cosi alla zoppiua: ella crede alle tue parole. « Ma anch'io vi credo! ». Oh, lo so. funzionario. Non c'è niente da fare. Dille pure, e illudi pure, in una notte nè d'estate nè d'autunno, una povera zoppina che per la prima volta si sente dire: «Ti voglio bene». Riempile il cuore d'amore (un cuore così piccolo che fa presto a riempirsi), di speranze, di sogni; falle pensare: « Forse io non sono proprio zoppa: sembra che Io sia, e invece è come una danza, una danza che piace tanto a questo funzionario che mi vorrà bene per tutta la vita e non mi lascerà mai. Perciò, anche se sono zoppa veramente, che importa? ;>. Funzionario, fra pochi giorni quella danza non ti sembrerà più danza, ma zoppicamento, e te ne andrai, scomparirai, e la zoppina, con l'anima diventata pesante, farà scricchiolare le foglie anche col piedino piccolo: « Sono zeppa » pensando « zo-a pa veramente, e quel funzionario, cattivo, perchè mi diceva che non lo ero? Perchè si burlava di me ? :>. Ti dirà cattivo, ma ti vorrà ancora bene, e fra molti anni, invecchiata e molto zoppa: « Io sono stata amata » dirà « amata da un funzionario. Poi è morto, altrimenti m'avrebbe sposata, perchè mi amava anche zoppa. E poi, da giovane, non sembrava nemmeno che zoppicassi: pareva una danza ». Cattivo giovane funzionario che prepari i ricordi alla zoppina, ricordi dolci di un fatto triste e penoso. « Io ti voglio tanto bene, e te ne vorrò sempre per tutta la vita ». Si sente ridere dalla parte di Agosta e della giardiniera. Sta venendo su la luna. Prima che in cielo, la vediamo riflessa nell'acqua del fiume. E la luna mi dà il coraggio che il buio non mi dava. « Posso darti un bacio sulla fronte ? ». L'unico, l'unico che ci daremo, perchè, zoppina, non ci vedremo più. Ma nè io nè la zoppina sappiamo questo. Ed ella, tremando, mi porge la fronte per ricevere il primo di t'tnti, tanti baci che poi verranno, ed io quella fronte sfioro col pruno di tanti, , tanti baci che poi le darò. Oh se quegli attimi d'amore si potessero fer1 mare! Se il cuore potesse rimanere fermo al battito i di quei momenti! « Aiuto! Aiuto! ». Chi è che grida? Chi è clic rompe il silenzio di tanto amore? E' Vitti, Vitti che si dispera, che grida: « Aiuto, muore soffocata! ». Fiammiferi di Agosta, rabbia della gìardmiera, mani nei capelli di Vitti, asfissia della sartina, j La piccolissima brunetta non può più respirare. Il basso ma intraprendente funzionario l'ha baciata sulla bocca. Baciando si aspira. Tutta la poca aria contenuta nei polmonetti della sartina è ' stata aspirata da quelli di Vitti. La sartina è ' senz'aria e le si è interrotto il meccanismo della respirazione. «Forse muore! » grida Vitti. Agosta 0 Toro Seduto distende in terra la sven. turata, le pratica la respirazione artificiale come : se non da un bacio provenisse, ma dalle rapinose ì acque di un fiume. D'improvviso : I « Ah! » si sente. E' l'aria che è tornata a irrompere nei polmonetti della sartina. Vitti non la bacerà più. « Che cosa pensa Toro Seduto ? » domanda BufI falò Bill. I « Penso che i baci dei funzionari possono tal■ volta riuscire dannosissimi alle sarte ». Ed anche alle zoppine. Alle zoppine che tornano a casa felici, con ancora il senso di un bacio sulla fronte, e vi mettono sopra una mano per non farlo fuggire, e non s:mno che è l'ultimo. Domani sera, al Lungotevere, dove c'è un albero e una fontanella, il giovane funzionario non verrà. Con altro mantello, su altro cavallo, con altre parole sia preparate nel cuore, galopperà alla volta di altre contessine. Mosca

Luoghi citati: Agosta, Mosca