"Frontiera frontiera cosa importa se si muore,, di Ernesto Quadrone

"Frontiera frontiera cosa importa se si muore,, lllllllrillllMIIIIIIIIMIIIIiiillllllllllINHIIlMIIIIIMIIMHIHIIIIr DE» SACRI CONFINI I ! GUARDIA SICURA I:iiriMiiiniirriiiiiiiiiiiiiiiiiipmiiiiiiiiiiiiMitiMiiiniiimi!tiii "Frontiera frontiera cosa importa se si muore,, I «Lupi», manipolo di uomini lanciati avanti, dove non esiste nè il ricovero nè la postazione, ma soltanto il bivacco • Uomini posti all'estremità di un trampolino, dove il primo passo è già il balzo I < Lupi » sono le Guardie alla Frontiera, istituzione che può dirsi « giovane », una, specialità dell'Esercito nata da poco e che non e ancora entrata nella conoscenza della grande massa. . \Interrompo le corrisponderneItoti battaglioni Alpini per una do- verosa spiegazione di alcune ri-ighe con le quali concludevo uno\degli articoli dedicato ai « cugini *\Artiglieri da Montagna. Ho detto allora, che la vedova non aveva combattuto. La «vedova* è un nomignolo piuttosto melanconico con il quale si sono autobotte-zzate le « Gnar- die alla Frontiera» perchè sulla nappina non è innestata la penna, Sembra una questione da poco, ma tra. gli Alpini è ancora vivo il ricordo di quanto fecero le Guar- die di Finanza per mettere la pen- na. sul cappello e che una ventina di anni fa e forse più non aveva- no. Anche allora il loro cappello era vedovo e, di questa vedovali- za, le truppe che vivono e opera- no in montagna non possono con- solarsi Da quando scrissi che la «.Guardia* non aveva combattuto non so quante lettere di protesta Iw ricevuto e anche delle violenti e le più violenti sono appunto quelle che mi sono piaciute di più. Collezione di carissime lettere Mi si scrive ad esempio, «Dai monti di Valle Frcjas » che, se ho detto bene per quanto riguarda i sacrifici ai quali volentieri ed anzi, con amoroso entusiasmo si sottopongono le « Guardie * vivendo sulle più alle quote delle nostre Alpi, ho detto viceversa malissimo sbagliandomi nel dire che non hanno combattuto. «Vi pregheremo — mi consigliano — di informarvi per bene e di venire quassù, da noi, per rendervi conto di quanti, in questi posti, hanno versato il loro sangue e vi renderete : • *«*M «quale valido aiuto siamo stati per gli Alpini e per i Fanti. E se qualche reduce di altro Corpo non volesse riconoscere quello che i « Lupi » hanno fatto, è per noi più clic inutile e superfluo commentarlo: lo attestano i nostri compagni caduti ». Questo, cara medaglia al valore — chi scrive è appunto un decorato — non è affatto vero e ci mancherebbe altro che tra i montagnardi muncasse quell'affettuoso senso di fratellanza che è sempre esistito e io, un lai dubbio così fisicamente espresso dovrei omettere di riportarlo fra i brani della lettera che sto copiando fedelmente se non valesse a mettere in evidenza quanto elevato sia lo spirito di Corpo dal quale, voi « Lupi », siete animati. E la lettera prosegue: «Anche sul fronte Ellenico, Africano e Jugoslavo non siamo venuti meno al molto imperativo dettato per noida S. A. R. Umberto di Savoja: « Dei sacri confini Guardia sicura ». Mussolini si c così espresso parlando della G.A.L.F.: « La,«Guardia alla Frontiera* non è statica ma dinamica », ciò che vuol dire che le «Guardie* non sono state costituite soltanto per presidiare i settori di alta montagna ma per avanzare insieme agli altri reparti dell'Esercito e specialmente con gli Alpini quando, un'altra volta, venisse il momento di farlo ». Lo scrivente conclude; « eravamo con le penne nere della, Julia. Riconosciamo al massimo il prodigio degli Alpini; ma perchè dobbiamo essere così scartati"! ». E il decorato che mi scrive ripete l'invito di andarli a trovare. Nonmancherò di accettarlo. Ma intanto rispondo: primoAche quando ho detto che « nonhanno combattuto» intendevo didire, ed è la verità, che non han-no combattuto, per forza di cose,comc organizzazione a sè stante,perchè questo appunto è il mododi impieijo delle Guardie alla Frontiera' che sono (benissimoprecisato) «Le punte di acciaio»dole grandi unità regolari; e se-condo, che a nessuno viene in mente di «scartarli», tanto è vero che ho promesso di occuparmene procedendo nelle corrispondenze dedicate agli Alpini. Le punte di acciaio Ho voluto andare più in là di quanto, nelle loro numerose Jetcere, mi .chiedono le «Guardie», incolpandomi, ci.1, di un errore-"' • tt» che non ho commesso. Fra lBlcl.-terc che l'interpretazione di unerrore inesistente mi ha procura-te, mi sono piaciute di più, ripeto,quelle scntte con un cipiglio danero montagnardo, e cosi schietteche bastano a dare la giuat^jm-suro dell umore di questi soldatiper la specialità alla quale appar-tengono. Èasterebbe fare il nome del ge-nerale che comanda la G.A.L.F. del « Primo Corpo d'Armata » e dei suoi collaboratori, tutti alpinoni dei quali si è molto parlato nelle cronache sportive quando, nelle varie gare .'acevano cadere spettacolosamente i primati mondiali delle competizioni come schiatori o scalatori di roccia o di ghiaccio, nomi diventati celebri0 perlomeno popolari, per avere un'idea dei quadri che stanno alla baie di questa specialità dandone sicura garanzia. Uno di questi, ad esempio, e che alcuni giorni fa ha compiuto con il suo reparto e in condizioni atmosferiche addirittura avverse una marcia di quindici ore ad un'altezza variante fra1 miìleduecento e millccinquecen: to metri, proviene dagli Alpini, come quasi tutte le « Guardie » e non poche volte si è trovato ad ai ire per compagno il mondiate campione di calcio Combi, anche lui Alpino. Forse nessuno sa che tre giuocatori della squadra «Mondiale », sia detto per inciso, erano appunto Alpini. Voglio dire, insomma, che fra t comandanti della Guardia, cominciando dal generale, ci sono e ci stanno bene e ne sono addirittura entusiasti, vecchi e giovani Alpini, gente pratica e innamorata della montagna perchè « Le punte d'acciaio » sono forse quelle alle quali si richiede una maggiore esperienza della montagna, dovendoci vivere quasi in permanenza e presidiarla sulle più alte quoteIl forte più alto delle nostre Alpi, costruito oltre ai '.remila metri, è custodito dalle « Guardie »e forse pochi sanno che cosa voglia dire e quali sacrifici richieda il vivere lassù dove, della neve e del ghiaccio, conferisce ni " l'eternità] »A„ V'f^i-\vertiginoso paesaggio l'a-\ spetto di un abbagliante fastiaiaì avvòlto per mesi cinesi nllX \ fera e nella tormenta e dove i vi- \ veri stentatamentebarrivano all'isolalo presìdio in teleferica, auntentando così ncr/li. uomini il senso di essere isolati dal mondo. L'organizzazione tecnica della G.A.L.F. non è ancora entrata nella coscienza popolare, sicché pochissimi sanno come sia costi- ittita, Le « Punte di acciaio* non sono che le più delicate e capillari ">"'« del vasto complesso; a chiamarie « unità > è anche troppo; es,sr ■,0"° come i tentacoli dei SettoP- dei Soltosettori e dei Gruppi fi Capisaldi, manipoli di uomini «*ncfaK avanti dove non esiste P'ft nii xl ricovero nè la postazione> soltanto il bivacco. Sono "9m"" Posti come sulla estremità a% nn trampolino dal quale, il pri>no t>n™°. compiuto, è già il baiso;,9fm41 ,Sotìa,,? Jutte le malizie e difficoltà dell'alta mon lagna, conoscitori del terreno del quale hanno familiari non soltanto i sentieri, ma anche le minime pieghe fra le aitali a nessun altro riuscirebbe infiltrarsi. Quindi guide perfette e preziose per i reparti dell'Esercito che dovessero improvvisamente percorrerli. Il sergente Schvnoni Pietro si è presa la Medaglia d'oro per essere piombato sull'avversario da uno dì questi nidi d'aquila e, non contento di averlo messo in fuga, lo ha poi rincorso, giù per l'oppo sto versante, scagliandogli contro l'ultima bomba amano eia fiam-ma della quale appunto coronò di fuoco la fine eroica della sua vita. ...e una seconda medaglia d'oro Ferruccio Ferrari raccolse invece la sua nel silenzio di una '3lle nostre più eccelse vette. A tremila metri gli sfarfallò intorno feSft&g « t£B& si trova molte volte ad essere solo con se stesso c il suo cuore: l'immota silenziosità che lo circonda e dentro la quale c'è nascosto l'agguato, lo innalza ai suoi stessi occhi come il favoloso interprete di un dramma, che si può soltanto risolvere con il sacrificio della vita. Ferrari Ferruccio, il «lupo* solitario della tormenta, si è immolato su, un altare di ghiaccio. Medaglie d'argento e di bronzo, croci di guerra hanno già scritto te prime pagine della storia di questa nuova specialità. Specialità costituita da un complesso organico risultante dalla combinazione delle tre armi: Fan feria, Artiglieria e Genio, con una certa aliquota di truppe autocarrate, di armi anticarro e di para cadutisti già addestrati. La montagna o meglio, quel tratto di montagna consegnatoalla difesa delle Guardie alla Fron tieni del Primo Corpo d'Armata era in perfetta efficienza fin da quando ebbero inìzio le operazioni sul fronte occidentale, sicché le truppe che, più fortunate delle altre, sì trovarono ad essere nei Settori, nei Sottosettori e nei Gruppi di Capisaldi apprestati e presidiati dalle « guardie », ebbero da questo generoso e fraterno aiuto di nomini, a tali reparti giovò l'esperienza delle guide, come l'offerta di armi e munizioni. Anche questa seconda pagina di storia che riguarda più che altro l'organizzazione logistica e tattica della «Guardia-» non è ancora entrata nella coscienza del Popolo Italiano. Le «Punte di Acciaio-», come ho detto prima, esercitano la loro opera lontane dal mondo dove nessuno va a trovarle perchè i loro bivacchi non sono facilmente raggiiingibili, ma, alle loro spalle, si allungano e si collegano gli anelli di una catena che, dalla lìnea di displuvio discende fino a vallc e formata, per ordine d'iniportanza, dai Gruppi di Caplsal do, dai Soltosettori e dai Settori, Per quest'importanza «decrescente» intendo quella che deriva dal la grandiosità dei mezzi dei quali le singole opere sono munite e non t/ià quella tattica che vice versa primeggia proprio là dove la vita dell'uomo è ridotta alle minime necessità: un bivacco, un sacco a pelo, lo spuntone di una roccia per riparo e la crestina di un'altra come osservatorio. Queste sono le vere « punte d'acciaio » «>ii(e e collegate, man mano che il terreno montuoso lopiù permette, con opere sempre ^lete. nommi e mitragliatrici, \tiom\ni e cannoni di piccolo cali L_ uomini e cannoni dei più . „dj- m dotazione all'È- "g^E, ]' ■■'■•• nini Q0| OgafflentO di ardii e di CUOH ] a | Tutte queste opere, sia piccole c/ie grandi, sono collegate fra lo-j ro con telefoni e radiotelefoni;illuminate a luce elettrica, dotate di ventilatori per la immediata dispersione dell'ossido di carbonio generato dai proiettili dell'arti glicria, e di pompe per il solleva- mento dell'acqua, sicché il presi-] din rivive hrne r >« mrmn*m<*a Dove la Montagna SS «d offrire un terreno meno impervio. sono stati costruiti i depositi set- toriali che conservano provviste di viveri, medicinali e nafta, ser- vendo di tutto quanto occorre dal]basso all'alto. Le teleferiche si; fanno, a misura che salgono, seni-' pie più ardite, le stazioni di tran- sito toccano tutte le opere, fino aj che, l'ultimo carrello, sospeso a/-, 1ultimo metro di cavo, consegnai alle spalle dell'uomo il carico dc-lstinato all'isolato presidio del fti- i vacca Ogni « Guardia ». si impossessa cosi e si innamora, del suo settore e ne diventa ge-\ Iosa. Giornalmente si impegnanoìore fra i portaordini e le, guide] Sdell'uno e dell'altro che giornalmente, sia gli uni che le altre, debbono, per ragioni ben comprensibili, essere impegnati. Ed ecco come nascono gli « specialisti » i « lupi » più famosi della montagna. Da quanto sommariamente ho detto ne consegue chiaramente che l'impiego delle « guardie » è squisitamente di carattere tattico e non strategico, appunto per il modo caratteristico che hanno, sia di vivere, come di cotnbatterc. I fanti della « Superga », gli Alpini di « Val Genìschia », del « Val Dora », dcll'« Exilles », del « Val Fassa » le conoscono bene e possono far testimonianza che /""'?w combattuto insieme a loro e dl 1uale " aiuto siano state nei più critici le « punte momenti d'acciaio » Sono stato ini. a trovare e ci andrò, amichevole spiegazione per quella frase che mi ha procurato il piacere di ricevere tante lettere e magari, se una «guardia» ne avrà piacere, le regalerò la mìa penna bianca. Ernesto Quadrone cato ad a„dn,.?eavremo wna

Luoghi citati: Exilles