I DUE MARESCIALLI DELL' U. R. S. S. di Giovanni Artieri

I DUE MARESCIALLI DELL' U. R. S. S. I DUE MARESCIALLI DELL' U. R. S. S. Per le strade Fangose d'una Cì'ianea 'M Caucaso> intornoIal 1888 ora molto conosciuto unisingolare ragazzino, circa set- tenne, di nome Klim, Pove>issi- mo, selvaggio, brullo quel bini- DO non amava la compagnia de- gli altri esseri umani. Non ' branca va con labili che di Nicola sim-1lltri piccoli mise-|attendevano la slitta |Altijevskijs, il vecchio,proprietario del luogo burbero e jbonaccione, per inseguirla gio- cando al lupo, azzuffandosi nella'neve per raccogliere le caramelle gidato da Nicola agli inseguitori. Klim non aveva mai chiesta l'elemosina alla porta della chiesa di Sanf'El'ramo nel giorno della Pasqua, nè tra tutti i lavori possibili alla sua età volle mai accettare quello di lustrar gli stivali degli ufficiali. Suo pa rire era stato un guarda barriera, la madre lavandaia, il bim.-bo guadagnava qualche copeco trasportando minerale di ferro nelle cave, e, il più spesso, guidando i mendicanti ciechi. Di tutti i mestieri Klim amava particolarmente questo: gironzolare per le strade e per le campagne Tirando un uomo al guinzaglio d'una funicella, svagando dietro lo indecifrabili fantasie della sua età. L'accompagnatore di ciechi si chiamava Clemente lefrenovic Voroscilov, adesso Primo Mare sciallo della Kussia. * * Non lio inventato questo tratto biografico. Esso appartiene alla storia dell'esercito russo contemporaneo che fa tutt'uno con quella del suo comandante supremo. Se agli occhi del lettore assume un valore simbolico, nessuno ne meravigli: la vita, l'arte, la realtà politica russa sconfina eostan'cmente nell'astratto. Anche uno |studio, più o meno approfoiidilohdella forza sovietica d'oggi, ri-I sulta faticoso a circonscrivcrc e fermare sul piano della realtà. Pure l'esercito è la più concreta c percettibile espressione dei popoli. Ho interrogato decine di uomini, vecchi conoscitori dell'U.R.S.S., tecnici, diplomatici, viaggiatori, gente usa a farsi delle idee precise, a guardar con occhi freddi, a coagular le proprie osservazioni in concetti esatti. Nessuno è riescito a sintetizzare per mio uso una opinione definitiva. Chi viene dalla Knssia, ne parla volentieri, vuoi parlarne, c felice di parlarne. Ma il suo discorso dopo un poco comincia a svanire in quel tono distante e vaporoso di realtà in travista o supposta con cui Marco Polo, per esempio, rievocava la Pianura dell'Albero Solo Nei ventiquattro anni di bolscevismo questo continente che e la Russia, è rimasto chiuso in una rocca presso che impenetrabile; e come un prigioniero dannato al buio d'un fondo di torre ha perduto la parola e forse la vista. Per quali indizi è dunque possibile capirne qualcosa? Come concretare un giudizio, nel campo visivo delle sue forze armate? Occorre, per non congetturare a vuoto rimettersi agli scarsi fatti noti, a ciò che i creatori ne hanno detto e discusso, alle prove recentemente fornite e a quelle poche informazioni raccolte dagli esperti stranieri più sulle piazze di parata che sui campi di manovra. Alla fine d'un simile lavoro la più sicura delle conclusioni è che il mistero delle forze armate sovietiche tie ne più della miseria vergognosa che del segreto militare. * * L'esercito sovietico nasce dal la sconfitta, pessima tradizione dei russi. Le campagne baltiche contro l'Es.tonia la Lettonia e la Finlandia, la cacciata dalla Po ionia condannano all' origine (1917-1920) il prestigio della Rivoluzione. «Alla pace di Brest Litowsky — ha scritto Trotskj — non avevamo un solo battaglione capace di combattere» La guerra civile, sulla quale riposa tutto l'orgoglio delle armi rosse, al lume di una critica anche semplicistica non vale, come vedremo, che a rivelare l'irreparabile tubercolosi della masto dontica macchina caricata di E milioni d'uomini. L'«Armamen to generale del popolo» o «Ar mata rossa degli operai e dei contadini» è decretato il 15 febbraio 1918. I Sovieti volevano un esercite, ma non sapevano quale. Impiegarono quattro anni per decidersi. Occorreva stabilire se l'esercito dovesse for mare un organismo indipendente dalla vita' civile o derivare da questa, col sistema territoriale e miliziano, oppure venir fuori da una combinaziqne, e in questo caso, in quali-proporzioni. Alla conferenza dei delegati militari al Consiglio russo di Difesa, nel '20 si raggiunse l'accordo: armata permanente e sistema milizia no sulla base dell'unità territo riale. Nel 1923 il capo del Con siglio di Guerra Antonkof Co seìankof scriveva: « Non siamo ancora arrivati alla completa or ganizzazione. delle nostre forze armate. Bisogna riorganizzarle sulla base di un sistema regolare e d'uu sistema miliziano, occorre badare alle cure, materiali e alla vita del soldato, vincere l'influenza centrai izzatrice della nuova politica economica». Ma Icora fresca: folle e dirigenti non i volevano abbandonare le idee.ro mantiene uscite dalla. livolta di Cronstadt, dalle sommosse, dalla rivoluzione urbana, insomma. Sembrava troppo « borghese. » 1 un armata permanente, profes|sionale, tecnica. Nò in questi |caolici anni della storia bolsce,vica le finanze permettevano di jmantenere con una ferma* da 2 a 4 anni, una grande massa di 'nomini esclusivamente dedita a a euforia rivoluzionaria era an-lle armi. L'opinione di Trotsky, di Tukacevsky e di altri capi tendeva naturalmente alla costituzione di un'armata stabile, opportunamente dislocata. Il reclutamento delle milizie supponeva difficoltà enormi e lunghe settimane, senza contare che lo spostamento delle forze lungo la |frontièra russa è questione di mesi. Pel momento si varò un sistema combinato: una piccola armata detta «Divisioni di truppe di riservai con ferma di 2 a 4 anni e un reclutamento miliziano territoriale con breve periodo di ferma. Nel 1924 l'esercito russo è permanente pel 26 % « miliziano per il 74 %. A questo punto occorre chiarire al lettore quale influenza esercitasse la politica su questa vitale questione. Indubbiamente Lenin e il suo successore Stalin non hanno capito mai nulla d' cose militari. Il dottrinario e il cospiratore davano tutta la loro simpatia, per comprensibile nostalgia e per retorica rivoluzionaria all'esercito dei volontari, ai battaglioni del popolo, alle bande barricadiere, che bene o male avevano condotta la battaglia insurrezionale per le strade e le piazze di Mosca e di Pietroburgo. I capi, com'ho accennato. h'esislevano all'idea che tra I o a e i e e e e e e e popolo degli operai e quello dei saldati si stendessero i reticolati di un indispensabile ordine, di una disciplina tecnica e morale, si stabilisse insomma una «clase», nello Stato che le classi voleva abolite. Lenin non inventò anche il soviet dei soldati che eleggono i capi? Il Consiglio Superiore di Difesa era diviso tra due latenti antagonismi: i partigiani deiesercito del popolo, miliziano, volontario, occasionale e quelli, sostenuti da Trotsky, Tukacewsky, Jegorov, d'un'organizzazione permanente, tecnica, professionale. Il momento politico, il gioco delle influenze, la facilità della terribile accusa di ne mico del popolo, non consenti vano a Trotsky e ai suoi amici di sostenere a viso aperto delle idee fondamentalmente sane, ma agli occhi della maggioranza troppo a borghesi ». Tukacewsky, ex ufficiale dello Zar, a modo di vtea culpa deve pronunziare l'elogio della prevalenza miliziana nelle forze armate al 9° anniversario della Rivoluzione di Ottobre: «Dalla popolazione di 140.000.000 d'uomini l'U.R.S.S. manda ogni anno 1.250.000 operai e contadini al servizio militare. Di essi 500 mila sono capaci di portare le armi. L'armata rossa che nel 1924 fu diminuita fino a 592 mila uomini, riceve pertanto ogni anno un terzo dei coscritti. Se l'Armata fosse stata composta con gli stessi principi degli eserciti borghesi, ijgn più di 600 mila coscritti avrebbero ricevuto l'istruzione militare. In queste condizioni non c'è che un solo mezzo per esercitare tutti i lavoratori della Russia: il sistema miliziano». E per farsi perdonare la costituzione dell'armata permanente, sia pure in limiti numericamente ristretti annunzia: «Ad ogni truppa divisionaria aggiungeremo un > numero di coscritti scel " più rigoroso principio classista ». Ma pronunciando queste parole di opportunità Tukacewsky sapeva di tradire le sue più intime convinzioni. La collusione con Trotsky si basò sull'affinità delle idre intorno all'esercito. Il giovane Maresciallo pagò, in fondo, dinnanzi al plotone di esecuzioone della G.P.U. il lusso di pensare che « un militare non è un rivoluzionario ». * * Risparmio al lettore il tedioso riassunto dei lunghi discorsi prò nunziati al Consiglio di Difesa dell'U.R.S.S. dal '25 in poi, e gli sforzi fatti per tener su la milizia territoriale. Tukacewsky, comandante supremo non appare entusiasta. Limita il più che può 1' introduzione degli elementi « classicisti » nei reggimenti di visionari permanenti. La lotta delle resistenze tra potere politico e i « veri » militari diventa un dramma oscuro e terribile. Il Cremlino aveva ragione di diffi dare d'uno stato magiore capeg giato dal Tukacewsky decisamen te influenzato da Trotsky che sperava di far leva sull'esercito permanente per rovesciare la situazione a suo favore. Ciò che di militare, nel sepso più nobile e antico aveva lasciato il regime zarista in Russia si conserverà preziosamente nelle cocoscienze degli ex cadetti dei reggimenti PreobnjensKJ, Potemkine, Semiono- caliti nello stato marxista ai massnii gradi: circa S5 generali oltre i due marescial- li, Tukacewsky e .Tegorov. Questo imponente gruppo in cui pseudonimi e nomi occasionali nascondevano puri discendenti di boiardi e granduehi detiene il comando di quasi tutta la truppa permanente ed è guidato, prima dall'interno poi dall'estero da un teorico ebreo di straordinaria, pericolosa intelligenza? leeone Trotsky. E' naturale che la crisi cul- minante con la « Grande Epurazione » dell'esercito e la fucilazione di 79 generali a cominciar dal capo supremo, cominciasse sin dal 1925 a minare le forze armate. Una testimonianza tedesca sulla truppa territoriale dà in qualche linea il quadro della situazione: «Durante le grandi manovre dell'autunno del '25 —| scrive il tenente generale von Cohenhausen — l'armata, territoriale appariva sul campo di battaglia e in parata molto--inferiore alle truppe permanenti. La tenuta degli uomini era pietosa dopo qualche scroscio di pioggia. Durante le esercitazioni essi si attnippavano attorno ai capi di plotone, forse i soli capaci di dire ciò che succedeva... ». Tukacewsky riceve l'ordine di migliorare i miliziani. Si escogita un corso preventivo di 420 ore all'anno, dal mezzo novembre al mezzo febbraio, per l'interruzione dei lavori agricoli; ad esso vengono chiamati i «territoriali » in procinto di entrare nelle truppe divisionarie. Nel periodo di istruzione ognuno deve portare ie proprie provviste e quelli di cavalleria anche un cavallo. Immaginate il successo. Si riduce allora la preparazione ad un mese, e si affida ad un organo a parte che fu l'«Osoaviachim ». Ma dal '25 al '35 il sistema delle milizie sotto i sordi colpi di Tukacewsky crolla. L'Europa si mette in bollore per la guerra italoabissina. Lo Stato Maggiore chiede ed ottiene il rafforzamento delle frontiere dal Lago Ladoca all'Estremo Oriente, sul Baltico, sull'Artico. Si consolidano Cron-i stadt e Murmansk, si guarnisce Vladivostok benché le fortezze iano considerate imprendibili dalla parte del mare. Nel 1935 la forza dell'Armata rossa è di 940.000 uomini aopo tukacewsky dichiara allaCommissione esecutiva centrale chela forza si eleva a 1.300.000. ma un anno Stalin abbandona la vecchia pie dilezione per le milizie territoriali e su sua proposta l'esercito viene ricomposto nelle seguenti proporzioni: 77 % permanente e '23 % miliziano. L'aumento fino a 1.600.000 uomini in totale porta l'armata dell'U.R.S.S. al li vello di quella zarista del 1913, migliorata nelle armi e nell'at-i trezzatura. Da aggiungersi gli effettivi delle truppe di frontiera, dipendenti dal Commissariato di Stato per l'Interno, i famosi «uomini dai berretti verdi », truppa di polizia creata nel '21 e dipendente dalla V.T.I.K. (ce-, ca), sigla di fama mondiale mu-|tata poi in O.G.P. (commissione ì politica per l'unità dello Stato) e in n.k.v.d. (commissariato; per gli affari interni). Un'arma-1 la a»li ordini diretti del Gremii- V r. . anex:1 il™" „ ,m, {no disseminata sui 60.000 chilo- metri di trontiera dell U.R.S.S.,|alla caccia secondo i russi dellej spie, dogli emigranti, desìi av-\venturieri politici, dei terroristi, Scolta invisibile al fossato di si-[lenzio che circonda la grande Sovictia. Al 1935 l'armata russa è , dunque di l.GOO.000 uomini sen-\za contare i «berretti verdi »_ va-] lutati dal tecnico svedese Timm più di 60.000. [Tukacew=ky che ha creato que |sto complesso secondo princip te-\r. , c inaccmeute sostenuti trionfa, dun que. Egli è il più illustre soldatojdell'U.R.S.S., la sua fama ri-jvaleggia con quella dello stesso Stalin. All'estero, giornalisti americani facili all'antonomasia lo chiamano il Napoleone del . . 1 nord. Le sue fotografie equestri. ripetono note pose di Pietro il grande, e Alessandro Magno.jQuand'era un giovinetto biondo\disegnato dall'esile elegauza del l'uniforme imperiale, amore di giovani e mature granduchesse, aveva promesso di diventar generale a 30 anni. Ha ritardato leggermente, perchè a 42 è Maresciallo. In un istante di abban- dono si lascia volar di bocca que-] sto parole: «La mia ambizione è come il mio cavallo, vuol pas- 1. ir j , j 11 ; 'gare otre 1 orizzonte della ^p-\pa». Lo troverà registrate nel-\l'atto d'accusa al processo, se iio,ricorderà dinanzi al plotone di esecuzione. Un altro giovinetto, 1 cresciuto negli anni, traverso odi, miserie, esilii, carceri, lo man-i derà a morte. Sarà il piccoloIKlim, l'accompagnatore di ciechi: Voroscilov. Giovanni Artieri ] ■e