Avvenfura straordinaria di quindici uomini e quindici muli di Ernesto Quadrone

Avvenfura straordinaria di quindici uomini e quindici muli Quelli dei 6 6 Ho i 99 Avvenfura straordinaria di quindici uomini e quindici muli mio bel Al-1dirpoeta, a i* Dove sei stato pino ». Il poeta, se pur vi fu poeta, a uscrivere la canzone, 'certamente ■ »!?». si> .?c??J?Ài!*L «.'f.°.!L?, ^""le ' L„jt4 dell'interrogativo Appunto dal sènso di lontananza che ogni errabondo individuo pur«a con se e che. precisamente chi amini, ravvicina, .vorrebbe subito fW|tm chiedendouU e. richieden,/„,,/( di dove viene, sorge e più specialmenle immediato nel cuoi- ' li " n'Ila fantasia ancora limpido del bambino, il fascino che il combattente ha sempre esercitalo; e qiimiiio poi si su che ritorna da "» paese sconosciuto chissà cosa uno immagina se appena è J™j"fte r,,,„ ,.,.„ vibrazioni affettive risuoni Unge- ssensibilità. dotalo| lauta geografia. Questo genere di curiosità Che. venga da lontano, magan\f«digita - di la dal mare...-.,. ['E forse mai come adesso mie- st'interroqativo si va facendo\icvnre mii cateaaricn man ma-\ sempre più categorico, man »ia-\no che le Armate di tutte le Ma- »inni ci f'in rinassare tanta e noi stonici fan ripassare tanta e pollin piiijin /nntrìfJZu' ""^A''iì"rrn.^ Hettn rul.,l«\t;, sia « /; rr-dV ' do." vwww» "' "'iera pero ,lm wessfi maln,osamen-\ te aWerta e sfruttava, come ele-\ "[«"l"^^Z^.J.^J'!:'ÌLZ'\ggui- /a*l0l.e e d\ %n-,,nérià;'ì calori e i antasiorie la profon- \devano a piene mani nei lo, n pae- p filastrocche e lunluterule S5S"« mi '«'tì'r'rdTe 'nonTv," invaia sui « ri ira,, , non n i'-, Aoj.jlfuciie gnioco che in aite ! pili P meglio attinia La cima non i vedeva ì Ogni nomo, di favola o no. al \ìorchè 3Ì rjprRSenta dopo una lnn-,U, assenna, fa nascere di colpo\ri/ desiderio e la curiosità di sa- pere dov'egll è stato e tale curio- . . . ''sita ancora si accentua se la sua] un persomi fisica denota un muta- menio qualsiasi: la foggia del ve- stilo, una tonalità più profonda o «efafa del timbro della roce.,ntili luce più chiara o jiiù spenta ne//o sguardo. « E' stato il sole del Pasubio - \ che t'ha fa c.imbià colore Le. donne degli Alpini bene- iiiiMitiitM MtriiitiiiiiifiirMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiK i 1dette — .tono ancora rimnste co-1 trirne quelle che in piazza, avendoIs il marito o il fidanzato iti guer-[d u marno o u /tantisaio ir. guer- ja■ rn: ascoltavano le canzoni dei p' 11^.?.?Lm I? senso di solida e, commossa nti'.i- tnaci e le parole più semplici ar- srilavano dritto al cuore e alla lcomprensione di tutti. èfi' tu caporal maggiore dei con-taducenti, che mangi con me, atta Uhmin tavola, dove sei stato? l'ir," imi*, possibile i-In- io possa sessure curioso nel «ruotimi d> rmirati» di un Alpina, dopo che ine ho visti tanti e che tante-voi-\„le. son parlilo e tornato con mo-mini simili a addirittura uguali a\ questo* Il vaporai maggiore delle ,rSal-\ | merle i, del Coniando del «Due») .. un'affermazióne di salute che [s\fa pUlcere a guardarsi ma anche't['invidia. Uno pensa, ma non rie- d rf immnainarla alla felicith'a\ìfe dentro^ \ ■', 1 J ■ cP™0lna Qucla sua,l\vwienta e visiniie armonia, che's / „; non ode anche sp nm-n - slesso non oae. ancne se pio- nlasse ad ascoltarsi il cuore, con'ecfcggcm-• : • .e Minatila si prende ogni cosa chei r'1.'!' " '"'"• ,sv ì,e -ita davaii-1d '■' " ""' ''"""' "tatua tarilMta\m '!"" !"■'!'"-'<''<' *' "' tutte quelle note scandite e pic- ine. Respira mastica e manda nifi \hl,,f) hl' „„ ,w, hnccone come se \a()M COSUi „, SI(0 contatto diven- \',Ìms.e "••"•"'•''» ™me Varia. Infilili /•„,■,,, sembra che voli soltanto mtorna a lui e li sua semplice pel¬ \m„aim si prende anni 'cosa dia r ,,• riene „ tll.„ Sr ne sfu danni-■ n n „ > .,„., ..,,.i„„ i,.,.r.,./■>i ì" >>™, >»»**" gri^crtfo e f ,/„ raccoglie e assorbe: sul tessa-\n ,„ ispìdo (M vestito, sulle grandi■ = "^"n" ,z \m%al%S^L,Vn^^n^i !« ," J "V" »'""•""; "PP"'n/i-im j .v ta l>a,erv u niaccio destro ciccar-[( 'finir, .viti t,l,'ftln /. .illrì,ni ,itnf-i 'mani che. quando si muovono, ta-\nio e sjiartiscono la luce come1 paralumi, sulla trsa pelle dei volto lucido e fin dentro lo. mascompatta di capelli castani. di traverso, con getd] ciato sul tavolo e. to, il sinistro allungato fino aì- ittorno al piat-[m },"-• ."■ sinistro uuungaio imo ai-} v ' esuenw spigolo aie aicantigua\m c°n te aita come se tutto volesse ,s,*.ncT. /e""°- incnioaato a I c "L" t\7 r"nrfin" e. netiaouu- e , " ■ j; ! '"?'""" Pf ! I'"u'nnm\s \ Jmt , , '■ fn"~<nnR f11 ">\a. ; , i naturale diffidenza. I — Porta un altro litro eli{//Vetà}e"c'oti movimento è la soluzione di una' sono chiari 'e ' sinceri S'^ro°CtÌ''StooLL con aJnih.-nriViguardano anemia con un ambia di .Jl£■' inai possibile che tu, caporali pmaggiore, abbia, errato con qum-\iitici muli e quindici Alpini per tre\c\Wam e tre notti per una monta-\(eAci'-^st'ràìlo "tutto qnèllumo - dentro e che bisognava imba gna mai v.i^ta ne conosciuta per [portare seicento litri di vino e al-' [frettante pagnotte ad un reparto, .che ti avevano detto che era « las- : ■ sii». Lassù, dove/ La rima della montagna era. nella, nebbia, e non. si vedeva. Un j il bastone mi hn' grigio mi ha detto che il reparto era] "!.c!S, lasciava montare e che era'- Upuce di nettarsi con la. schiena'-;f/,erm esalare con le gambe Ue chi gli andava vicino lo fa-U \eevq saltare in aria due metri e poi bisognavi stendere una co- - !pertu e aspettare che cadesse e :^»'''° e allora meno male. Pippo i ^ filare * rnmPF danari Sue - ™r,Ìt™me, («SS ment'} i, pcì "tt r-\^,ierc3.'f; *LtascaPane mhl 9Wr- irft'ri scuderìa. ' ^- Quando Pippo ha trovato il fa- -1. ;..:.r..i.„ i_ .. t. , "Ita greppia' o al filare e la guur-'dia tira la cinghia, ma il condii- a.,cente di Pippo, che è di coscien- e gli diì mc.:a della sua cheì- tanto è inutile stare a discutere, e . i «Pippo» non e comodo e; e —J***0* * n,m comodo « -:'" ,;','„,,,. , „„,„,,,,■ „„„ i . — 17 p„l o^"«''« del Comanda e Ptppo ne ■ R <!'< anche se glie ne'aspetta sol ,'Q^y » n a < camorrare» le £ So farebbero lutti se ./""'.0 »'ctà ™>»e a'tutti gli Comando e la biada co- ai "«-' farebbero tutti se potessero e perche i muli diventano lucidi ca¬ e l»»« "'"> specchio che è un piacere > cederli Tre atomi mima della c : "icmia ìa ricola ho JuZlam- i a H,c'3»e(/n (( p;,,„„ e /„j -L.fte sempre ri w,tleva dentro il - „/„„ „■„„ colpo, tanto ne n .„ , ? . „WWJiat6 lo dicevo che forse era i mnma\ato eppure stara d'incanto -,A,fi)1 >è f ^ v , () - •„,,, .. , ,„•„,.„„ „c il secondo. o A, ,r)..r, \{nVfrn parfire Ebbene, - llfl (lrUll „, conducente di iUe ;„ b(.stia e ammalata io non -\parto c ,i,,uncio alia licenza. Sa-,i ' ■ „ no„ sarà ma douo attesto e discorso oliando Pippo ha senti- -,in rhe QH portavo la biada, si èì-\messo ,, niftire - noi ha mangia-'i\to (-ome un morto di fame. Sarà o;o sarà> dic0j „,„ pip/)0- se ìo e ] parli'-i. non mangiava più. Allo-' o j . ;/TO conducente, il più in - aon.bu. mi ha detto forte perché\i ■.i,, ,'r,,', - flanlbn, „ii ha detto forte perchè \i \Pippo sentisse: dallo in consegnalo-a w„ r!,e i muli, più son cattivi \e più mi fa piacere. E io, anche] |/o-te ho detto che allora anrfarol dtranquillo in licenza. Sarà o non Csarà, ma Pippo ascolta quello che'mdiciamo e io dico che ci rapisce daictamo e io aico aie et rapisce dperchè è stalo Mono e ha man- F?***? la 'uezzetta. Adesso pensa- \ c te a. quello che volete ina que-l sto. che vi racconto, chiedatelo a 'rlaUi i conducenti del «Dite», non lè ima storia e quando io ho detto i fali lenente, che mi faceva «edere pUh fumo della montagna che se c l'ippo non voleva Insilarsi itnba- 'gsfare io non ero sicuro di arriva- m re perché soltanto lui mi «nrb-'e i„, f„ttn ln strada, il tenente haIi„-tto che andava bene e che prò- dw< . c Qui c'è qualcuno c _ . . : s Popò ha capito e si è la- ssciato imbastare e si è messo iniitesta perché, non voleva darmi dell « dispiaceri. La strada per mutare]&a onci napve non la sanano e ie ■ ri- 'la tnieaevo ai .'Oorgiie.Sì ., mi n- èsponde vino: «Non ce». Come, nncn c'è" <?r è un natute r-V rìi sii p non ce, se. e un paese ce ai .si- meuro. E gli dicevo per piacere, ■ mcome si fa da noi, a Canale, dove jf/iiimmi.' ,n ,,„»iu nn.H ri ì,r.» ^cmnnqne ili quelle parti il iti.se- rgna ad andare dove volete. Ma bgnelH seguitavano a dumi «non rc'è» e io andavo avanti. Di «offe lmettevo le tende, facevo , rancio.Ue lasciavo che alpini e bestie M t riposassero. Se. passavano delle tdonne gli facevo edere la mar- rmitta con denti; il riso e. gli di- t riposassero S nònne oli faci .•' « Al piasi,, coni, usa ifallnni, al piacere, ma loro scappa- u =!„,.'„. lavavo le tende, rifacevo ariparti Al !«>»»«««• andare perche quelli las-\ .v»V. avevano fame, ma non sapevo (i(jrr Q„at,rio uno „, pK,,ie jn ^ * n carico secondo .«giorno ha camincitito a nevicar* Ise. delle volte marcia vanni per del- te ore senza parlare, come quan- {do si sogna, lo pensavo che hi- \ [montagna, non sembri r//i ! vicne sonno e hn vonyia di fer- j marAi e pensa Éhe magari ci re- Lsta perrhè tutto è come non do- | cesse mai più finire e più si suici e pi;( Jn n,m„; iV|- f(;;f(> e „on si sentp. nulla come si fosse capitati ,-n mezzo ai morti. Se avessi po-'. ''<^ rudere almeno il fiwco I inetto ci avrebbe, tenuto conipa- JmJU g cj avreobe fatt0 coraggio: Pippo, come se la sapesse più | lunga di noi. ci guidava ivr certi i passaggi che un cristiano, da so- \i0, non li avrebbe fatti. Lascia '\cjie vnd„t dicevo al suo condii-\(,ente, che forse con le orecchieeaè ha ha sentito qualche cosa.'Alla notte del secondo giorno si è]messo a nitrire. Qui. ho delio io.] c'è qualcuno, e abbiamo trovato I un carabiniere che era sulo e (U-F-|, : . j ' ] !t-a aiiì quattro ditti di neve siiffe I .s-pui(e. Anche lui non sapeva di'ipreciso dov'era ii nostro reparto ie ci ha detto • prendete di li ». _ . IFame e Silenzio 'Siamo saliti ver la linea della massima pendeva e al terzo >'giamo avevamo proprio voglia di 'finirla e di star li, in tutto quel' fumo. I muli e gli uomini «VfeUomig Hot mo pi» toletta la fame, n tutti perduto la lingua. Sembrava JStTgK'^it'itV SSffitf sembra ehe. parli per dire 'che i r**?80 seiJ r,,r !"n'°/: '""'''" andare avanti perche ti fa veder" I: che è tutta così "e'a.fìora tanto fa ' star qui come andare in un'altro] , —.ri ,. — ».... „ 1'tene'va le orecchie dritte. Ci sia- mo messi tutti dietro a lui, e ci è andati bene. A mezzogiorno ab- ìbiamo trovata un piccolo posto di alpini, ma non erano i nostri. Ci hanno dello che il Comando che oeraiuamo l'avevamo passato di Venti chilometri e che, senza la „e„B p la nebbi„, l'avremmo tra- voto prima di attaccarci alla li- nea dì massima pendenza. Ci sia- ■ 0"""/",°"' « u mean s" """ lm(" "' emometria pie, '" ,, faa Pullssla »■ fatt" f''°" ln; E abbiamo distribuito il ìv,no e l Pf""""'e perche Pippo. 'poi'rr" ''C!\'w- a?eva sentito orn "'"'»n0 »oi (iierawo deciso di fa.e ormai zaino a terra. ' — Dai, porta un altro litro! Questo racconto, parola per na\rola, è del mo arrivati alla' notte del fer«o|giorno ma non era mica un paese, era mia baita dr.ve ci stava il co- [lonnello Banchieri) e Ini, quella]huitri, la chiamava Betlemme. /? Colonnello- ci ha chiesto come aveuamo fatto a trovarlo e non voleva neppure crederci. Due battaglioni del « Due» si erano di quasi tren- ioli gruppi die in mezzo erano rincara divìsi da un torrente. I greci erano entrai f, espii montagnole, e adesso tutti coni battevano come chiusi iti tanti|anelli e il fronte di ognuno era come la pista di un circo equestre con al centro gli alpini e intorno ■.gli altri che erano sicuri di farli fuori. E invece !l Battaglione Ùronero, che si chiama « l'urna \rola. è del aaporal magqiore del- le salme, ie, che è uno di Canale. e io in ringrazio. ] _ . rt , l Ernesto Quadrone aporal maggiore del-

Persone citate: Mono

Luoghi citati: Betlemme