Cronache del Teatro e della Radio

Cronache del Teatro e della Radio Cronache del Teatro e della Radio Ancora del teatro radiofonico - Quesiti e spiegazioni Che deve intendersi per teatro di poesia - La Compagnia dell' Accademia fu... Debbo, da lungo tempo, una risposta ad Alberto Croce. A proposito di alcuni nostri rilievi sul teatro radiofonico, Croce, che del teatro radiofonico è pioniere e autore di primissimo piano (Colorado, anche se ha avuto 11 sesto premio a un concorso deli'E.I.A.R. — e meritava il primo, tanto è vero che regge ancora alle trasmissioni — è e rimane esempio tinico), ci pone qualche quesito e ci chiede alcune spiegazioni. Alla domanda: esiste il teatro radiofonico? Croce risponde: «Per mio conto esiste. O, almeno, può esistere come espressione neomorfologica o gemmazione simbiòsica del Teatro, reso adatto cioè ad esplicarsi parlando a un unico seneo, l'udito, ed a tutto il cervello motore comprensivo ed emotivo — dell'uomo attraverso quel mirifico mezzo comunicativo che è il microfono. Vive dunque l'intima vita del teatro, ma è legato a sue leggi proprie e imprescindibili. Più precisamente: il teatro radiofonico è quello che ha per scopo di rappresentare al naturale — dunque come in una ipotetica realtà — e nei propri elementi di luo go, di tempo (anche atmosferico e di circostanze, determinati fatti ed episodi che si svolgono in determinati ambienti e momenti imposti dall'autore, per modo che un signore Chiunque," assente de visu col solo ausilio dell'udito, ne afferri compiutamente il contenuto il significato le finalità. Di qui scaturisce subito la sensazione del¬ particolare responsabilità degli utori che a tale speciale genere i Teatro si dedicano — e dei reisti che ne curano la realizzazioe: — di saper supplire, cioè, con tecnica e con creazioni volitive d adatte, al senso della vista che on viene chiamato a raccolta, sotituendogli, a raggiungere attraerso 1 nervi sensori i centri emoivi, l'opera della fantasia, quasi ellicola cinematografica impresionata dal cervello nei successivi svolgimenti dell'azione ». In poche parole, siccome non si può utilizzare la vista, bisogna utilizzale l'udito: il teatro radiofonico è tutto nell'udito. E questa è verità lapalissiana. Ma Croce si spaventa di alcune nostre parole, laddove parlammo di « teatro di poesia », della radio « regno della poesia », e poiché vive tra i cinquemila operai della « Lancia », e sente le impressioni dell'ambiente, ha paura che parlando di « poesia » noi si voglia intendere teatro indecifrabile, eminentemente lirico, tutto espresso nella bella parola. Affatto. Parlando di teatro non si può intendere altro che « poesia drammatica », la quale scaturisce dall'azione, dai perisie fi a rio, Bonrimonti nVid riVAln i ri e dai sentimenti che rivela e egita, dalla forma che l'autore ha criTìluto più acconcia ed espressiva. Un teatro che sia poesia pura — diciamo cosi per intenderci lirismo puro — come crediamo intenda Croce — non esiste, e se esiste è opera teatralmente man cata; non è teatro, insomma Q"ando. n,01 P»™m° ™ la Fola »! della. « dlvina Pal°la » ^aZ It^^SÌÌ^0^?Ji^2?„*riS.wSriS radlof2nl£?.' v°Si SLS^f _ e dubbio non può esseici che alla radio non ci sono altri elementi che possano sostituirla per far intendere compiutamente all'ascoltatore il senso della vicen dac^e sj_ s^ ^^^^t gggSLa.S^Si^^Sai spressione un atteggiamento deli neano un personaggio, illuminano un sentimento, rivelano un proposito; alla radio solo la parola può agevolare la fantasia a capire e a partecipare al cosiddetto « fatto » teatrale. I rumori non possono dare e non danno cai-attere specifico al teatro radiofonico, perchè i rumori, intelligentemente adoperati, sono sempre stati, sono e saranno elementi integrativi dell'azione scenica. Anche nel teatro normale hanno il loro posto il temporale, la cannonata, il treno e tutti quegli elementi che sono necessari a caratterizzare una vicenda, ma se ne usa con discrezione. Alla Radio se ne abusa. Questa è la differenza. E non bastano i rumori, caro Croce, per caratterizzare un teatro. Ci vuol altro. Vorremmo che ci spiegaste in che cosa consista quella che voi chiamate germinazione slmbioslca, o simbiotica che sia. Finora abbiamo creato uno squilibrio simbiotico con le conseguenze che si son viste: il teatro cosiddetto radiofonico è venuto a noia. Si salva qual che opera che si affida alla parola, qualche opera che è teatro, anche senza i rumori, che esprime, cioè, efficacemente, sentimenti passioni tormenti, Colorado inclusa, anche se In Colorado, per una estrosa e felice combinazione, l'elemento rumore risuiti essenzia he. Ma quante sono le opere in cui jl'elemento rumore risulta essenziale? Si contano sulle dita di una mano. Non possiamo perciò far assurgere il rumore al ruolo di carattere essenziale del teatro radiofonico: è un elemento di cui ci si può servire o non servire, come nel teatro ordinarlo; ma 11 teatro, radiofonico o no, dev'essere anzitutto teatro. Magari giallo — per , chè no7 _ purcnè sia teatro. Ncs| Suno s'è mai sognato di porre il l Teatro radiofonico sullo stesso p\&no della musica da camera fat {0 cioè di squisitezze prelibate per |palatl raffinati, tutt'altro: se noi richiamiamo spesso l'attenzione sui classici gli è perchè il teatro classico è teatro di vigorose e impressionanti espressioni, di immei dlata risonanza, di facile compren¬ glebqpvNrbvnntptIpNnsfpfilcdmrscdtrqdmsbzlczrnmolpdtmptrMbsdcssmaBTv alone — proprio per tutte le ca| tegorie più o meno colte, caro erodi alte aspirazioni, teatro j ce da scossoni spirftuali, teatro di poesia. Voi dite che! la massa preferisce l'opera lirica alla musica da camera. Magari ce ne fossero eli Rossini e di Verdi nel teatro drammatico italiano: sarebbe la felicità, e non si parlerebbe più di crisi. Il guaio è che non ce n'è. I Croce si meraviglia quasi che \La leggenda di Liliom abbia avuto, vivo successo tra il pubblico della Radio. Croce porta vasi a Samo. Che forse La lee/genda di Liliom non è opera di teatro e di pocsìh ? .»" L'eaùiVOCO è chiarito p afnmn !, ^cquivoi-u e cmaneo, e siamo. . n in fondo, d'accordo. E passiamo ad altro. Noi abbiamo sostenuto che le musiche che sottolineano questo o quell'episodio scenico debbono essere originali, scritte cioè appositamente per esprimere ed agevolare l'emozione che si vuol suscitare. Croce si domanda, e ci domanda: t nel caso che sia stata una data musica a ispirarci un determinato lavoro, dobbiamo rinunciarvi? E cita un suo caso personale, il suo Bolero eroico Ispirato al Bolero di Ravel. Una domanda a nostra volta: crede Croce di aver espresso ade- e o , e a . n i , n , r , i a r i e , l o r i e o ¬ guatamenle e perfettamente 11 Bolero di Ravel nel suo Bolero eroico t Crediamo che debba dubitarne. Il problema si pone in questi termini: si tratta di interpretare e di esaltare un capolavoro? La fatica risulta inutile. Nessuno ha mai saputo esprimere letterariamente il senso e la bellezza delle sinfonie di Beethoven: i capolavori sono tali perchè nessuno li può rifare e tanto meno interpretare compiutamente. Si tratta eli sfruttare un capolavoro per nobilitare un'opera inadeguata? Fatica sprecata anche questa. Il capolavoro rimane di là e l'opera inadeguata rimane di qua. Non c'è aderenza, non c'è compenetrazione, non c'è nemmeno possibilità di contaminazione per difetto d'ironia. Le musiche nate per altre situazioni e per altri fini sono perciò elemento di squilibrio, affatto integrativo. E invece lo scopo delle musiche è quello di agevolare e intensificare l'emozióne che può suscitare la parola e la vicenda. E se codeste musiche non nascono dallo stesso ceppo, se non sono state ispirate da quel dati sentimenti e sofferti in quelle date circostanze non riusciranno mai ad esprimere quelle date situazioni. Le musiche dei melodrammi della gloriosissima scuola italiana sono stati scritti, che noi si sappia, sui libretti e non questi su quelle; anzi i musicisti hanno sempre collaborato coi librettisti, anche in considerazione della preponderanza che ha la musica in quel genere di "teatro. Ma nel nostro caso non si tratta di fare il melodramma; si tratta di agevolare la comorcnsione di alcune situazioni con l'ausilio della musica, si tratta di portare un contributo di fantasia, di allucinazione, di sogno all'intensità dell'espressione con un mezzo squisitamente auditivo capace di suscitare pensieri e fantasmi di poesia: si tratta di creare un'atmosfera, aurll'atmosfcra. Ma per creare quell'atmosfera non basta appiccicare un brano di musica d'atmosfera, che sarà sempre di un'altra atmosfera: bisognerà crearla apposta, lnvie, deve nascere da quelle parole, da anello situazioni, da quei sentimenti che ■d esprimono e si vogliono esprimere, Citammo tanti anni fa, a auesto proposito, il Manfredo di Byron con musiche di Schumann. Torniamo a citarlo oggi come esempio tipico di auello che dovrebbe essere — se deve essere — il teatro radiofonico, maggiormente adatto cioè al mezzo che si adopera. L'esperimento fatto ci ha dato perfettamente ragione. E noi ci domandiamo ancora che cosa aspetti l'E.I.A.R. per conquistare un primato, e chiedere ai nostri migliori scrittori di teatro, ai nostri migliori musicisti, di collaborare a questa forma di teatro radiofonico che, tra l'altro, potrebbe costituire un numero di esportazione di alto interesse artistico. Fino a tanto che — repeiita juvant — continueremo a designare la neve con le famose « quinte » del terzo atto della Bohème, e il chiaro di luna col primo tempo della famosissima « sonata *• li Beethoven, e tutti gli avvenimenti nuziali con l'arcifamoso « corteo nuziale » del Lohengrin, e tutti gli avvenimenti luttuósi con la celeberrima « marcia funebre » di Chopin avremo creato un noiosissimo cìtcfid fatto apposta per disincantare e demolire; mentre abbiamo bisogno eli incantare e di costruire. Basta con questi mezzucci da bazar; basta con questa povertà di fantasia che umilia la stessa intelligenza; basta con le approssimazioni frettolose e raffazzonate. Noi vogliamo raggiungere un fine — e saremmo ingiusti se non riconoscessimo che qualche cosa s'è fatto —; ma per procedere spediti bisogna stabilire una direttiva e un metodo sempre più precisi e rigorosi. E attenervisi coraggiosamente. E convenite, caro Croce — poiché in fondo siamo sostanzialmente d'accordo — che non c'è tecnica o « creazioni volitivo » di autore o di regista che possan far teatrali alla Radio, a furia di espedienti, opere che teatrali non sono. Ma il mezzo richiede altezza di espressione e nobiltà di mezzi concomitanti: poesia drammatica c musica. Il resto è roba di poco o di nessun conto. * * La Compagnia dell'Accademia, quella tale Compagnia composta di giovani diplomati, figlia legittima della Regia Accademia di Arte Drammatica, ha cessato di vivere. I giovani saranno immessi nelle Compagnie regolari. E' giusto. L'Accademia ha scopi formativi; è una scuola, e come tutte le scuole non può interessarsi di trovare una occupazione a tutti i suoi frequentatori: rilascia un titolo di studio, che, come tutti 1 titoli di studio, serve a iniziare una libera professione. Diciamo la verità: la Compagnia dell'Accademia ha dato ai giovani, freschi di studi, l'illusione di essere tutti primi pttori. E' stato un errore psicologico ed artistico. Bisogna chc essi si convincano ora che sono del « generici », c che la via dell'ascesa è lunga e difficile. Il loro diploma dà atto del loro profitto: ora bisogna che essi conquistino un posto nell'arte con inquieta fervida diuturna passione. La vita diventa difficile. Ed è bene che così sia. Nessun rimpianto, dunque, per la scomparsa di questa formazione di giovani che, nonostante le difficoltà connaturate, è riuscita a desi are qualche Interesse nel pubblico. Essa ha affermato, se non altro, i criteri puramente artistici che ispirano l'insegnamento della Regia Accademia, e la possibilità che essa ha di alimentare annualmente con giovani e pronte energie la vita del teatro italiano. S. 8. inilcnrnnpsnvgdlsnosmttcvscsfvscgtlfizflzssvmdterCnbSmGcPDmiFzdgqc Oggi alla radio «63.2 •Onde m. 245,5 (kC/s 1232) <kc e 1140) • 420,8 (kcs 713) . 491,81 (kC's BIOli 8,30-9,30 (Svenutali neti/.icI a casu .lai militari dislocati nei territori occupati — 13.15 Musuile per orclicM.ra — 14.15 .Murielle per orebeHtra ■— 15-15.25 TraainiuBione a cura .leHTflicio prigionieri — 17,15: Orcilestrina — 18.15: Notiziario dall'interno — Notizie sportive ■— 13.2018,30: Harliii Burale — 19,25: Trenta minuti nel inondo. Onde m. 221,1 <ko/s 1357) - 230,2 (kC/s 1303): 12,15 .Musica varia — 12."ki Orchestra d'ardii — 13,15 Con; certo del violoncellista Arturo Bnnucci — Al pianoforte Maria Luisa Fallii — 13,30 Biassunto della situazione poliiì.b — 13.45 Concerto del .-oprano Margherita Cossa — Al pianoforte resa, ina Buonerba — 14,15 Orchestrina. Ondo m. 245,5 - 420,8 . 491,8 (per nndn m. 26Ì.2 N'otlziari in lincile estcrei: 20,30 Concerto del violinista Carlo Felioe Ciilario — Al pianoforte Renato Josi — 21 Conversazione — 21.10 Appi a liei n scena aperta — 21.30 Mu■lehe di lilm (trasmissione pubblicitaria) — 22 Racconti e novelle per la radio — 22 10 « l'a rauazra della giostrai» -in Btto di F)nricn Bastano. Onda in. 330,2 (per onda m. 221,1 Notizie ri in linc-ue estere): 20.4o Orcbesirn — 21.20 Selezioni di operette — 22,lo Musica varia.

Luoghi citati: Colorado, Samo