Le trame contro la greche e jugoslave politica dell'Asse

Le trame contro la greche e jugoslave politica dell'Asse Le trame contro la greche e jugoslave politica dell'Asse L * impressionante documentazione raccolta nel "Libro bianco,, tedesco Berlino, 19 giugno. Nelle giornate della marcia tedesca in Grecia e in Jugoslavia venne pubblicalo, come è noto, un'importante serie di documenti comprovanti gli avvenimenti che avevano provocato la reazione militare del Reich. Come allora preannunziato, detti documenti sono stati, insieme a molti altri, raccolti nel Libro Bianco tedesco n. 7. L'insieme del nuovo Libro Bianco tedesco rivela chiaramente le direttive della politica estera di Berlino nei Balcani in tempo di pace come in tempo di guerra. In tempo di pace non si è fatto che applicare convenientemente i principi che già erano stati attuati negli anni di pace dal giorno dell'avvento del regime nazionalsocialista. Risulta così che la Germania ha sempre avuto di mira nei Balcani delle soluzioni pacifiche. Per mantenere la pace Non solo nei riguardi specifici della Jugoslavia, ma di tutto il Sud Est europeo, la Germania si era preoccupata fin dal primo giorno della guerra di una sola cosa, e cioè di tenere lontano il conflitto da detti Paesi e favorire tutte le soluzioni che fossero suscettibili di liquidare conflitti e dissldii. La Germania non solo era pronta a collaborare in amicizia con i Paesi dell'Europa sud orientale, ma anche ad offrire i suoi servigi ai fini di una migliore soluzione delle tensioni esistenti fra i vari Stati balcanici e nel caso della Jugoslavia era perfino disposta a passar sopra generosamente alle difficoltà risultanti dalla costituzione interna etnica di questo Paese e offrire con ciò al Governo di Belgrado l'occasione di consolidare la compagine dello Stato. L'obiettivo finale è sempre stato il mantenimento della pace nei Balcani. Non si tratta di una affermazione accademica, bensi di una esigenza rispondente ai veri reali interessi del Reich. Il Governo tedesco, come del resto quello italiano, senza perseguire ambizioni politiche in quel settore, aveva un vitale interesse a far sì che gli scambi economici nei Balcani potessero continuare a svolgersi indisturbati durante la guerra e impedire che quei paesi si trasformassero in una base di intrighi politici e militari delle Potenze occidentali contro l'Asse. Il vero interesse della Germania e anche dell'Italia coincideva dunque con quello degli stessi passi balcanici. Se lo scorso aprile la Germania si vide costretta ad abbandonare la via della politica di pace nei riguardi della Jugoslavia e delia Grecia e a difendere i proprii interessi con l'intervento delle soie forze armate, ciò è dipeso dal fatto che i suoi sforzi di pace non erano stati corrisposti con la stesso spirito e che dapprima i franco-inglesi, prima del crollo della Francia, e poi la Gran Bretagna, non hanno mai cessato di sfruttare i Balcani per i loro fini guerraioli. Sono quasi 200 pagine che smascherano senza possibilità di equivoci appunto questi guerrafondai come pure i loro amici di Belgrado e di Atene camuffati da « neutrali ». I documenti rivelano altresì i preparativi di quei dirigenti di Belgrado e di Atene che oggi invocano il mondo a testimone della loro « innocenza », protestando di combattere per l'onestà, la verità e la libertà, accusando la Germania e l'Italia di avere compiuto la più nera delle aggressioni. Il caso Stojadinovic Basterà citare fra il gran numero dei documenti particolarmente interessanti il caso di Stojadinovic sinceramente desideroso di collaborare con Berlino e di risparmiare al proprio Paese i pericoli degli intrighi delle Potenze occidentali. Stojadinovic assicurò il Fiihrer in un colloquio che ebbe luogo il 17 gennaio 1938 che la sua politica mirava ad eliminare ogni possibilità di conflitto fra dzJugoslavia e Germania e che mai. la Jugoslavia sarebbe entrata a|"... . . _ . _ t far parte di una combinazione antigermanica. Il Fiihrer rispose dimostrando la massima comprensione e offri alla Jugoslavia proficui scambi commerciali, adoperandosi inoltre per il componimento dei conflitti fra Belgrado e gli Stati vicini. Per tutta risposta Belgrado allontanò Stojadinovic e iniziò dietro le quinte un gioco di intrighi con le potenze occidentali, mantenendo nel contempo la finzione di amicizia con il Reich. Il 4 febbraio 1939 il ministro plenipotenziario di Francia a Belgrado riferi al suo Governo che il nuovo ministro Zvetkovic « è uno dei nostri migliori amici ». Dal canto suo l'addetto stampa jugoslavo a Varsavia informava il colonnello Beck, in data 9 giugno 1939, che « dalle dimissioni di Stojadinovic è subentrato nell'orientamento della Jugoslavia un mutamento radicale anche se per il momento non è opportuno che se ne parli pubblicamente. Anzi — aggiungeva — è meglio continuare a fingere. Resta però inteso che nel caso di conflitto la Jugoslavia si metterà ben presto a fianco delle potenze nemiche della Germania e dell'Italia ». I documenti rivelano che analoghe assicurazioni erano state date da Belgrado al Ministro plenipotenziario di Francia. Dal rapporto dell'addetto militare francese del 19 aprile 1940, risulta per esemplo che il Principe Paolo ed il Primo Ministro avevano dato il benestare all'invio di un alto ufficiale francese dell'Armata di Weygand, con il compito di stabilire delle basi aeree in territorio jugoslavo, decidendo nel contempo di inviare ad Ankara un addetto militare jugoslavo incaricato di «mantenere un adeguato collegamento con il generale Weygand ». La Germania, pur conoscendo queste manovre, spinse la sua comprensione al punto di continuare la sua politica di accordi con Belgrado e di garantirne, con l'invito di aderire al Patto Tripartito, l'integrità territoriale. Non si chiedeva a Belgrado nessun aiuto militare Come risulta dal documento nutnero 71, il giorno della firma del protocollo di Vienna le Potenze l'eli'Asse avevaro esonerato la Jugoslavia da tutti gli impegni mi- litari previsti per gli Stati associati del Patto tripartito. Ecco il testo del documento: « Nota del Governo del Reich al Governo jugoslavo del SS marzo I9hl: Signor presidente dei ministri, con riferimento ai colloqui che hanno avuto luogo oggi in occasione dell'adesione della Jugoslavia al Patto tripartito, mi onoro confermare in nome del Governo del Reich all'Eccellenza Vostra quanto è stato concordato tra i due governi dell'Asse e il regio governo jugoslavo e cioè: la Germania e l'Italia, tenendo conto della situazione militare, assicurano il governo jugoslavo che esse non intendono chiedere alcun appoggio di carattere militare. Qualora il governo jugoslavo in qualsiasi momento giudicasse conforme ai propri interessi una partecipazione politica alle operazioni militari delle Potenze del Tripartito esso avrebbe la facoltà di stipulare con le dette Potenze i necessari accordi. Nel mentre vi piego di considerare la comunicazione di cui sopra come strettamente confidenziale e di renderla di pubblica ragione soltanto d'intesa con le Potenze dell'Asse, colgo l'occasione per rinnovare, ecc. ecc. ■». Mentre il Reich dava questa straordinaria prova di buona volontà e di sentimenti pacifici, il generale Simovic già cospirava con l'addetto aeronautico britannico a Belgrado. Un quadro analogo della situazione risulta dai documenti per quanto riguarda la Grecia: esteriormente « strettamente neutrale»; segretamente invece in intima colla boiazione con la Francia e con l'Inghilterra. I>i Grecia crea tutte le premesso per lo sbarco di un corpo di spedizione britannico progettato da lunghi mesi e imposta la propria organizzazione militare sul presupposto di una collaborazione con le Potenze occidentali, per le quali essa non ha segreti militari. Infatti essa mette a disposizione degli alleati basi aeree e navali mentre la sua flotta mercantile è messa al servizio dell'Inghilterra lasciando inascoltati i "gravi moniti rivolt: da von Ribbentrop a Fuschl (Salisburgo) il 27 agosto 1940 al ministro ellenico. La provocazione greca II resoconto relativo al colloquio è del seguente tenore: « Il Ministro degli Esteri del Reich ha dichiarato al ministro ellenico: noi suddividiamo i paesi in due categorie: coloro che'hanno preso posizione a favore dell'Asse e coloro che l'hanno presa in favore dell'Inghilterra; noi abbiamo motivo di credere che la Grecia abbia optato per l'Inghilterra. Infatti essa ha accettato la garanzia inglese, ha fornito agli .inglesi materiale bellico ed ha con- tinuato a mantenere il suo navi- jgllo mercantile nella zona di bloc-co britannico Del resto siamo inpossesso di altri clementi da cui risulta provato e dimostrato l'atteggiamento anglofilo degli elleni. Tale atteggiamento il Ministro degli Esteri del Reich lo ha definito imprudente ed ha fatto poi presente che nel corso dei prossimi secoli le sorti dell'Europa saranno forgiate dall'Asse e che l'atteggiamento dell'Italia e della Germania verso gli Stati europei si regolerà secondo l'atteggiamento di tali Stati nei confronti dell'Inghilterra durante la lotta per l'esistènza chel'Asse sta conducendo. Il Ministrodegli Esteri del Reich ha detto di poter dare al greci soltanto un con siglio e cioè: rendersi conto di questa realtà e tirarne le ovvie conseguenze, in primo luogo assumendo un atteggiamento amichevole verso gli italiani e mantenendosi d'accordo con essi. A questo proposito il Ministro ha sottolineato che il Mediterraneo è sfera di interessi dell'alleato italiano e che pertanto la Germania non vi è immediatamente interessata. Dal momento però che il governo greco ha chiesto consiglio a! Governo del Reich il Ministro degli Esteri tedesco non ha potuto dare che il seguente : sia per il futuro prossimo che per un avvenire lontano è necessario non dare più luogo ad altre rimostran- ze e tener conto al più presto di airanf ,,a li ^ealiiaHato italiani eventuali desiderata italiani Il Ministro ellenico, conclude il documento, apparve seriamente preoccupato che la Germania possedesse le prove dell'atteggiamento tutt'altro che neutrale della Grecia. Egli volle saperne di più ma il Ministro von Ribbentrop rifiutò. Il governo ellenico ha tenacemente e premeditatamente lasciato inascoltato questo monito. Era legato all'Inghilterra da accordi segreti e non si è potuto o voluto liberare di questi ceppi. Gli inglesi inviarono loro truppe in Grecia, provvedendo! senza far più mistero, a fortificare le loro posizioni strategiche, soprattutto basi aeree e navali. Gli ultimi documenti del Libro Bianco sono dettagliati rapporti del Comando supremo germanico del marzo scorso relativi all'invio di forze aeree britanniche in Grecia e ai movimenti di truppe inglesi sul suolo ellenico. L'Inghilterra però era riuscita nel suo intento di coinvolgere due popoli balcanici nella guerra per gli interessi del suo impero trascinandoli alla rovina e costringendo la Germania a combattere su un fronte al quale essa non aveva mai pensato. Non è riuscita però a vincere la campagna e anzi gli inglesi sono stati battuti e eliminati definitivamente dal continente.

Persone citate: Beck, Principe Paolo