Polli e conigli

Polli e conigli 11 problema della carne Polli e conigli Perchè il Paese si faccia una ricca provvista, quale è augurabile, di carne bovina, occorre purtroppo del tempo. Si sono ricordati anche in questo giornale i buoni avvertimenti per vedere di accrescere, con le razze che ab-,biamo e col foraggio di cui di- uponiamo. la resa in carne dei « * * . .... bovini, giovani e adulti La favorevole disposizione de- fli agricoltori allevatori c'è. Viva la domanda di vitellame da allevare: ma scarsa l'offerta, e i prezzi da 7 a 10 lire il chilo. E intanto elevati si mantengono i prezzi dei buoi. Quelli da lavoro toccano spesso le 13 mila lire il palo. Poiché non si può forzare la natura cosi come il bisogno farebbe desiderare, bisogna cercare dì fornire al consumo altre carni più facili a ottenersi, più rapidamente approntabili. Bisogna valorizzare quanto più si può gli umili allevamenti che sono possibili in ogni podere anche piccolo, e anche presso molte famiglie che abbiano un pezzetto di terra a disposizione. Sul pollame è superfluo insistere. E" troppo evidente la convenienza, visto che si pagano 1 polli almeno 25-28 lire, e le galline 18-20. Ma c'è in giro una grave moria, tracheite o altro, che decima o annienta troppi allevamenti. Merita di insistere invece Bulla carne di agnello, divenuta essa pure rara. Piccoli allevamenti di cinque, sei pecore sono possibili in ogni podere senza danno e senza richiesta di costosa mano d'opera. Bisogna diffonderli ovunque. Anche per questo ramo di allevamenti il Ministero attraverso le Massaie rurali, aiuta molto fornendo riproduttori scelti e altre agevolazioni. Di sommo interesse è l'allevamento del coniglio. Questo è suscettibile di adattamento in moltissime famiglie anche di non agricoltori. I ferrovieri, ad esempio, hanno dato in questo carneo un lodevolissimo esempio che dagli orti o dagli spazi erbosi del Dopolavoro ferroviari si sparge nella maggior parte delle case cantoniere. E' noto l'interessamento personale della coniglicoltura: un milione di lire all'anno è ora stanziato nel bilancio del Ministero Agricoltura per incoraggiare la diffusione di questi umili ma tanto necessari allevamenti. Grande e meritata soddisfazione dev'esser stata questa, pel bravo prof. P. Maiocco che da tanti anni, e per molti di essi quasi inascoltato, incitava, forte di competenza e di esperienza e infervorato da intelligente passione, ad estendere i conigli allora allevati in numero inferiore al 40 milioni di capi in Itala. E dal benemerito Istituto di coniglicoltura Pacchetti di Alessandria dava luce di ammaestramenti preziosi e forniva materiale eletto. Da sua opera, tenace, paziente, feconda è ora coronata da successo. Siamo ad oltre 60 milioni di capi allevati ma fra pochissimi anni saremo a quel 100 milioni segnati dal Duce come prima tappa. Bisogna dire che nel problema del rifornimento carneo, l'umile roditore che si alleva con relativa poca spesa, interviene in misura tutt'altro che trascurabile. In tempi normali recente su di un consumo medio annuo per abitanti di 19 chili di carni, quel, la di coniglio fu di 1,400, cioè del 7,3 per cento. Tale quota si è più che triplicata nell'ultimo quindicennio. Ma ancora troppa gente di città e di campagna ha diffidenze infondate sulla carne di coniglio e non apprezza come si deve l'apporto che la piccola bestiola dona al fabbisogno nazionale. A parte i prodotti secondari che pure non vanno e non sono trascurati (le pelli per pellicce e altri indumenti, il pelo per far feltri e anche miscele da tessuti: il pelo del coniglio Angora bianchissimo si cerca avidamente oggi e si paga oltre 300 lire il chilo) in fatto di carne, bisogna pensare, fra l'altro, che, mentre alla macellazione il coniglio dà una resa di 60 a 70 per cento (superata solo dal maiale) il montone non la dà che di 50 a 55, il bue da 40 a 60, il vitello sul 65. Ma poi c'è il merito intrinseco della carne di coniglio. Essa ha, si, da 75 a SO per cento di acqua ma ha un al to contenuto in proteine e sotto questo riguardo somiglia a quella del pollame, ma è poi più riccadi grassi e di sali minerali. Fel contenuto in sostanze azotate, se- condo il dott. Massimi, 11 coniglionon è superato che dal cavallo: . superato la carne del coniglio ne ha 21.47 per cento in media, il bue 20,91, fa vacca 19.86, il vitello 18,86, 11 maiale 14,54. In complesso, secon il prof. Raebinger, il valore nutritivo della carne di coniglio è 11 massimo fra quelli delle carni in uso più comune: 40,15 per cento, mentre nella carne di pollo è solo 31,62, in quella di maiale di 27,11, in quella di vitello 24,61 e di bue 24,20.. Gli igienisti, ricorda opportunamente il dott. Umberto Maggi, che hanno studiato a fondo la digeribilità delle carni mettono al primissimo posto quella del coniglio che tocca l'83 per cento di sostanza digeribile netta. Il che consiglia, assieme alla particolare composizione di questa carne, di ritenerla specialmente adatta per quegli organismi soggetti a difettoso ricambio ed ai quali sempre si consigliano le cosiddette carne bianche. E' più utile e meno costosa di quella di pollo. SI aggiunge, dal capienti di igiene, che la carne di coniglio è indicata pei tubercolotici dato l'alto contenuto di sali minerali attt a rifare 1 tessuti or. genici; pei deboli di stomaco c pel convalescenti perchè ha facile digeribilità; pei bambini perchè ricca più di tutte *le altre di vitamine antirachitica e antiscorbutica. » Cosa si vuole di più? Da un anlmaletto di poche pretese che utilizza sostanze e residui male o per nulla finora valorizzati, che con 13 chili di fieno o foraggi di ugual valore dà quel chilo di carne per aver il quale un bovino ne domanda 23: da un modestissimo e grazioso animale che in segiorni raddoppia il peso doproprio corpo dalla nascita?' Facciamo dunque largo posto al coniglio. Gli umili devono essere riabilitati. E lo saranno, pemaggior bene della nazione in tempi alquanto duri ma belli perchè preludiamo all'ascesa e alla luminosa vittoria. Arturo Marescalchi

Persone citate: Arturo Marescalchi, Duce, Maiocco, Polli, Umberto Maggi

Luoghi citati: Alessandria, Angora