Il cavaglier Santini fischia

Il cavaglier Santini fischia !IL POSTO SICURO II Il cavaglier Santini fischia E L cavalier Santini entrò nella nostra stanza. V'ho già parlato del cavalier Santini: era un impiegato molto vecchio, quarantanni di servizio, prossimo ad andare in pensione. La sua stanza odorava di tabacco e di polvere. Un paravento la divideva in parti uguali e ne faceva due stanzette: una per il cavalier Santini, l'altra per il dottor Volani, anch'esso vecchio, ma meno. Molti anni prima era stato visto per istrada in compagnia d'una giovane, e da quel giorno s'era fatto la nomea di Don Giovanni. Quella giovane era sua nipote, ma egli non l'aveva mai confes- sato, e gli toccava perciò strizzare furbescamente l'occhio ogni volta che i colleghi gli dicevano « Ti piacciono le donne, eh, Velani? » e fare quel risolino pieno di sottintesi che spaventava tanto il cavalier Santini. « Velani è un vizioso » diceva il cavalier Santini. « Nulla per lui è sacro. Sono sicuro che le donne lo porteranno alla rovina i>. Povero dottor Velani! Costretto ormai a rappresentar la parte del donnaiolo, la recitava cosi ingenuamente che chiunque si sarebbe accolto della finzione. Ma ì colleghi, dal cavalier Santini al commendator Garlandi, erano più ingenui di lui: ragazzi curvi, dai capelli bianchi, che le quattro pareti del ministero avevano tenuti lontani dal mondo e mantenuti innocenti. Il dottor Velani, caduto nel suo stesso giuoco, aveva finito davvero col credere d'essere un donnaiolo, e il paravento, dalla sua parte, era tutto cosparso di ritratti d'attrici ritagliati da riviste: attrici morte e viventi, in pose provocanti. Una mostrava un seno nudo, e il dottor Velani da vent'anni se n'era innamorato. La guardava, poi chiudeva gli occhi, e quell'odore di tabacco e di polvere gli pareva odor di cipria. Una volta una bella signora venne al mini- stero per una certa pratica. Chi doveva riceverla? «Càspita!» disse il commendator Garlandi, <: Velani. Sa fare lui con le donne. Ma, mi rac- comando! » lo ammoni tra Io scherzoso e il serio, Il cavalier Santini uscì dalla stanza. « Il ministero è un tempio * esclamò « e Ve- lani lo profana! v. Velani ricopri l'attrice del suo nudo, e rosso in viso e balbettando ricevette la bella signora, Finalmente, dopo vent'anni, era entrato il tanto sognato odore di cipria. L'usciere, che aveva accompagnato la signora cosi come anticamente i sacerdoti accompagnavano al sacrificio li candide giovenche dalle coina infiorate, richiuse la porta, e ai funzionari che affollavano .1 corridoio: «Ci siamo» disse. Passò mezz'ora. Tutto il ministeo era in fermento. Vecchi funzionari facevano scommesse. Uno gridò: « Salviamola! ». Il cavalier Santini, preso un foglio di carta protocollo, foce la domanda di essere cambiato di stanza. E Velani? Velani balbettò tanto che impiegò mezz'ora a fornire alla visitatrice le informazioni circa la pratica. Si sentiva morire. Mai in vita sua era stato con donne. L'odore di cipria lo stordiva. Gli pareva, pur stando coi piedi in terra, di volare rasentando il soffitto e rimbalzandovi come un palloncino colorato che ha perso parte del gas e fra poco comincerà a discendere. La signora uscì, e dovette farsi largo tra i funzionari assiepati sul corridoio. Qua e là si levavano voci: « Ha gli occhi stanchi ». « Sa amare ! ». Rimasto solo, Velani cessò d'essere un palloncino colorato, e tornò donnaiolo. Scopri il ritratto dell'attrice dal seno nudo, si scompigliò i capelli, s'infilò all'occhiello un fiore lasciato cadere dalla signora. Non ritratti di donne sul paravento del cavalier Santini, ma di antichi cantanti. Tamagno, .,»..*., >.. ut ottvi, in i.-iiii.iiiii, ialini Caruso, Batti.v.ini. Riti-atti ingialliti, echi di spente. Dei contemporanei, soltanto Gigli, ma con qualche riserva. « Secondo me e diceva il cavalier Santini <;< non dovrebbe cantare il Trovatore ». Come Velani non era mai stato con donne, cosi Santini era stato all'Opera una volta, da ragazzo, e quelle voci non le aveva mai sentile. Ma nessuno meglio di lui sapeva dire come il lampadario dell'antico v. Costanzi tremasse e oscillasse all'* Esultate » di Tamagno nell'Ofe/io. Santini, da giovane, doveva fare il musicista. « Ma mio padre non ne volle sapere -■> raccontava tutti i giorni ai colleghl « e un giorno con un pugno sfondò il violino che m'ero comperato con tre anni di risparmi. Dovetti impiegarmi, venni qui, in questa stanza, quarant'anni fa ». Una mattina, dunque, il cavalier Santini entrò per la prima volta in quella stanza, ed aveva ancora nell'anima il suono del violino sfondato. « Rimarrò qui un anno, due, poi mi farò un altro violino e me ne andrò ». Oh, cavalier Santini, ne sono passati tanti anni, e il nuovo violino non te lo sei fatto. Sei ancora qui, vecchio, e tra qualche mese ti manderanno via, in pensione. Che farai? Non puoi comprarti oggi il violino che sognavi quarant'anni fa. Il cavalier Santini entrò nella nostra stanza, e vide noi che invece di lavorare studiavamo. Si chinò sul mio tavolo. Dispense di diritto romano. E finita l'università? ». ■ . Uscirò di qui » risposi. Si chinò sul tavolo di Vitti. - Diritto internazionale. E finita l'università ? ». <, Uscirò di qui » rispose Vitti, e guardò verso la finestra del cortile. « Con queste sbarre ? ». Sul pavimento si vedeva l'ombra dell'inferriata, come in una prigione. s Mi farò piccolo piccolo :: rispose Vitti, . e uscirò tra sbarra e sbarra ». .: Anch'io » disse Palamà aprendo il cassetto dov'era riposta la Tragedia in cinque atti. Forse nessuno uscirà di qui sospirò il cavalier Santini. « Farete l'abitudine a questa stanza che odiate. Sul mio tavolo ci sono dei stgni piccolissimi, delle macchie d'inchiostro cui mi sono affezionalo. Sono dieci anni che scrivo con Io stesso pennino, non posso pensare al giorno che si spunterà. Ragazzi, nel pomeriggio venite a sentirmi fischiare? ». Fischiare ? ». v Oh > spiegò il cavalier Santini arrossendo come un bambino <-. io so imitare, col fischio, il flauto e il violino. Non me ne vanto, sapete, ma è il commendator Garlandi che ogni tanto vuole ch'io fischi. Verrà anche il capo-divisione -. s Verremo anche noi, cavaliere. A che ora? ». « Alle cinque ». Già alle quattro i corridoi del ministero erano tutti in movimento. v.E' vero che Santini fischia alle cinque? ■>. . Si, me l'ha detto Velani. Verrà anche il capodivisione. Fischierà il preludio del quart'atto della Traviata e la sinfonia del Guglielmo Teli». E quell'ora, dalle quattro alle cinque, tu passata senza lavorare. Dieci minuti prima delle cinque l'usciere bussò a tutte le porte. v II cavalier Santini fischia >. Alla porta di mio zio bussò più forte, per svegliarlo. Il capo-divisione venne in giacchetta nera e fu ricevuto dal commendator Garlandi. v. E' veramente un onore per noi, Santini non ci voleva credere. Sentirete come fischia. Volete accomodarvi? ».- E lo condusse nei gabinetti. Vi meraviglierete, forse, che per un concerto di fischio si scegliesse il locale dei gabinetti: ma era spazioso, alto, e acustico oltre modo. i Io non fischio bene che ai gabinetti » soleva dire il cavalier Santini. Erano state preparate sedie, e due poltrone: una per il capo-divisione, una per il commendator Garlandi. Noi avventizi rimanemmo in piedi, dietro l'ultima fila delle sedie. Il dottor Velani venne con un fiore all'occhiello e guardò in giro, come per dare occhiate assassine alle signore dei palchi, ma non dette occhiate assassine che alle porte dei gabinetti. A un segno del capo-divisione, il cavalier Santini incominciò. Era d'inverno, quasi sera. L'ultima luce del giorno, sorta la mattina dai monti, moriva nel locale dei gabinetti. Il cavalier Santini — giacchetta nera, calzoni a righe, cravatta un poco allentata per favorire l'emissione dei lunghi filati — incominciò. Si senti subito nel suo fischio la voce dell'antico violino sfondato con un pugno Le note, armoniose come quelle dell'usignuolo, volavano per il locale, passavano prima sulle teste del capo-divisione e del commendator Garlandi, poi su quelle dei funzionari, e infine arrivavano a noi avventizi. Come dolce moriva Violetta nel locale dei gabinetti! L'anima del cavalier Santini era nel fischio, volava per il locale, usciva da un finestrino posto in alto, fuggiva dal ministero, correva nella luce del freddo tramonto, e andava dove ? Andava a ritrovare l'antico violino le cui corde non suonavano più. Sepolte chi sa dove. v. Io da giovane dovevo fare il musicista ». Oh, cavalier Santini, la tua giovinezza non è ancora morta. Rinasce nel locale dei gabinetti, e ti porta via dal ministero, sia pure per poco, sia pure soltanto per la durata del preludio. Piccolo, curvo, il cavalier Santini stava, lì, sotto gli occhi del capo-divisione, ma la sua anima s'era svincolata dalle pratiche, dai corridoi, dall'orgànico, dagli scatti di stipendio, dalle gratifiche: nel filo sottile d'un fischio aveva trovata la strada giusta per scappar via. E dietro quel filo fuggivamo anche noi avventizi, fuggiva lo stesso capo-divisione, fuggiva il commendator Garlandi, fuggivano jn massa i funzionari. Quanta gente nel locale dei gabinetti! Ma nessun'anima. Tutte via, andate a trovare i loro sogni, i loro desideri. Sulla cima d'una collinetta, l'anima del cavalier Santini, presa la forma di un vecchio musicista dai capelli bianchi e dalle mani lunghissime, suonava un prezioso violino opera d'antichi iutai dì Cremona, e il filo d'oro del suono tracciava nulle geroglifici nell'aria e s'avvolgeva intorno alle case e agli alberi come quelle pagliuzze d'oro intorno agli abeti a Natale. L'anima del dottor Velani, preso l'aspetto di un bel cavaliere, stava inginocchiata davanti a una dama, e le sussurrava parole di fuoco. L'anima del capo-divisione... Oh, l'anima del capo-divisione — chi l'avrebbe mai pensato ? — sotto forma di gnomo o folletto danzava nei bosr.iii. saltava nei prati, correva sulla riva elei mare. Eppure era grave, severo, il capo-division", tanto cmanto legsc-ro e allegro era lo gnomo o folletto. E noi avventizi? Noi avventizi, troppo giovani per avere un sogno solo, correvamo, volavo mo disordinatamente, oia qua. ora là, ora a cavallo di una nuvola, ora guidavamo eserciti, ora parlavamo a una turba entusiasta, ora dal nostro cuore uscivano poesie e canti meravigliosi. E la Tragedia di Palamà veniva rappresentata in tutti i teatri del monelo. Filo d'oro, non ti spezzare! Ma, ahimè! il preludio fini, e le anime tornarono di corsa, con un muso lungo cosi, nel locale dei gabinetti. v; Bravo, bene, mi compiaccio sinceramente » disse il capo-divisicne alzandosi dalla poltrona. '< Mi dispiace che i doveri d'ufficio m'impediscano di ascoltare il Guglielmo Teli. Complimenti, cavaliere ». E se n'andò, ossequiato da tutti, temuto da tutti, lui, il severo, il terribile capo-divisione ch-e dentro l'anima aveva un folletto saltante nei prati, elanzante nei boschi, corrente lungo il mare... Ila nessuno lo sapeva. Ciascuno sapeva, in segreto, soltanto della propria anima. Uscito il capo-divisione, il cavalier Santini attaccò il Guglielmo Teli. E tutti, riaggrappatici al filo d'oro, fuggimmo nuovamente a far visita ai nostri sogni. Mosca Le nuove Provincie italiane: il Munir . pio di Novo Mesto, nella Bassa Cani.ola

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