IL PROTAGONISTA nella tempesta e nella vittoria di Alfredo Signoretti

IL PROTAGONISTA nella tempesta e nella vittoria IL PROTAGONISTA nella tempesta e nella vittoria Le frasi, le parole che il Duce ha pronunciato nel discorso dell'Annuale dell'Intervento sulle virtù del Popolo italiano trascendono le pur gloriose e decisive contingenze del periodo che attraversiamo per fissarsi quali contrassegni imperituri^ della nobiltà e della forza di una razza. Simili doti non sono improvvisate; risultano da una discendenza, da una tradizione tre volte millenaria che si continua nella sanità e nel vigore di una filiazione che ha le sue più pure riserve nelle campagne, nelle genti rurali. Il frutto più profondo e sostanzioso è l'equilibrio consapevole e riflessivo; l'italiano ha sempre superiore a quello di qualsiasi altro popolo il senso delle proporzioni e il senso del limite, cioè il senso umano; perciò è storicamente esatta al cento per cento la definizione di uso corrente: Roma madre del diritto. Nulla di più falso del tipo accarezzato dagli stranieri secondo cui gli italiani sarebbero volubili e sempre oscillanti fra la depressione e l'esaltazione; l'italiano ha sì una sensibilità acuta ma essa è normalmente dominata dal ragionamento che si vale dell'esperienza e ancor più di una tenace memoria: egli si arresta, non comprende, respinge le valutazioni eccessive in bene 0 in male. Qui è la sua caratteristica essenziale, fondamentale, il suo realismo. Le vicende alterne di questo primo anno di guerra hanno messo in particolare risalto tale virtù, contrariamente alle previsioni quasi generali degli stranieri che per pigrizia e per stupidità hanno seguitato ad accettare i dati superficiali di letterature coloristiche. L'assoluta maggioranza degli italiani non credette mai ad una guerra facile e rapida perchè sa da millenni che i miracoli non sono di questo mondo e la guerra è la guerra, cioè il fatto umano più serio e più arduo; quando vennero le ore gravi soffrì, fu amareggiato da qualche episodio, ma soprattutto capì che la guerra ha le sue sorprese e le sue alternanze e che il dovere era di incassare i colpi e di prepararsi a restituirli, senza offrire il minimo sintomo di scoraggiamento e di disperazione. Il miserabile tentativo di Churchill culminato nell'allocuzione natalizia, lo indignò all'estremo grado, non per sè, ma per la bassezza del nemico; questi aveva vibrato una rude scossa, ed era nel suo diritto; ma volerne approfittare per far seguire alla frusta lo zuccherino, ciò sorpassava ogni limite di ignominia. Da quel momento gli italiani perdettero qualsiasi residuo di stima verso il carattere inglese. Churchill ottenne per il suo paese la più clamorosa e definitiva sconfitta morale e psicologica; e queste nei rapporti fra i popoli contano più delle sconfitte militari. Nei mesi durissimi dell'autunno e dell'inverno lo spirito di osservazione degli italiani fu rivolto più che verso il nemico verso gli alleati germanici: cosa avrebbero pensato di noi 1 tedeschi ? ecco il segreto interrogativo di ogni animo italiano. Fu quella la vera prova del fuoco dell'alleanza fra i due popoli dell'Asse, la prova che avrebbe deciso al di là degli eventi della guerra; se non fossimo stati compresi, se la solidarietà si fosse manifestata in simpatie e in formalismi (i popoli sanno sempre leggere fra le righe degli articoli e dei discorsi),' se la collaborazione fosse stata data con alterigia, un giorno o l'altro sarebbero balzate fuori delle ripercussioni per 1' affermazione dell' amicizia e dell' alleanza. Invece tutti gli italiani videro, si convinsero che alla loro virtù dell'onore, della lealtà, i germanici accoppiavano un senso profondissimo, fraterno di stima: la prova più difficile dell'alleanza era vinta; i risultati sono già apparsi nelle campagne della primavera e appariranno ancor più copiosi nelle battaglie future e più oltre nella comune opera di ricostruzione. Il Popolo italiano è col Popolo tedesco perchè il Popolo tedesco è col Popolo italiano sur un terreno di cameratismo da pari a pari senza subire i contraccolpi degli avvenimenti. Hitler ha ottenuto in questo campo la sua più importante e duratura vittoria di una incomparabile fecondità per le sorti delle due Nazioni e della civiltà europea. La serena tenacia degli italiani nel lungo periodo di tempesta sorprese il mondo; i nemici diventarono più rabbiosi, essi che avevano calcolato tutti i loro piani sul collasso italiano; l'Asse raccolse i frutti della nostra resistenza nelle folgoran¬ tqsepssmttgntlnptlscnvgltrlu ti vittorie balcaniche. E a questo punto si assiste al rovescio della medaglia del presunto enigma italiano: il nostro Popolo gioisce per i successi ma la sua soddisfazione è contenuta, serena; non si abbandona menomamente ad un illusionismo ottimista: è persuaso, fermamente persuaso che, cacciati gli inglesi dal Continente, il nemico non può più vincere, ma sa, intuisce che la lotta sarà ancora lunga e aspra, che non si possono fissare limiti di tempo ad una prova che è o di vita o di morte. La forza gigantesca dell'Italia si scopre appieno in questo superiore dominio degli eventi che nel giro di pochi mesi hanno avuto le loro punte più diverse. In un anno di guerra il protagonista della lotta, il Popolo italiano, ha rivelato le sue illimitate risorse di energia, di recupero, di intelligenza che formano le caratteristiche imperiali di una razza: le virtù romane. Alfredo Signoretti

Persone citate: Churchill, Duce, Hitler

Luoghi citati: Italia, Roma