NON COSI'

NON COSI' NON COSI' tl bambino tuffava e rituJTavale mani nella sabbia, e cantava Forse in quei cumuli che componeva, modellava, e presto demoliva (il vento l'aiutava a disperderli), egli vedeva castelli di principi, roccheforti di eroi, palazzi incantati ; nella sua voce forse bisognava riconoscere di volta in volta canti di guerra e dolci canzoni. La madre, sémidistesa nella sedia a sdraio sotto l'ombrellone, non badava certo al maro che sfavillava sotto il sole nei mille, specchietti che si formavano e scoppiavano ad ogni rompersi d'onde; seguiva estasiata il piccolo nei suoi giochi, sorridendo soltanto a lui, di lontano. Gli ammirava le belle braccia già rosse di sole, e il tutù rotondo o carnoso appoggiato ai piedini lunghi. Per lasciarlo giocare liberamente, rinunciava ?. chiamarlo presso di sè e a prenderselo in braccio: gli indovinava lo stesso negli occhi la felicità che gli augurava. Tn quegli istanti di abbandonata commozione, di tenero amor materno, dimenticava anche di essere bella, e se lo sguardo le cadeva sulla vestaglia elegante, sulle caviglie sottili, era contenta di sapersi bella, ma senza vanità. Pensava che così sarebbe piaciuta anche di più al suo bambino. Si sentiva felice, e qualche volta avrebbe voluto persino chiudere gli occhi per abbandonarsi a tutti i sogni, ma temeva che nulla la potesse ricompensare quanto la vista di quel suo bimbo felice. Oppure temeva che egli sarebbe, corso in acqua senza protezione? "Forse no, se gli occhi non li chiudeva neanche più tardi, quando altri bagnanti la raggiungevano sulla spiaggia, dopo la siesta. Lei ci veniva subito dopo colazione, grata al suo piccolo che non amasse fare il sonnellino, perchè a quell'ora erano sempre soli, e a lutti e due pareva di volersi più bene. Per quanti mesi aveva aspettato quei giorni! Quell'anno il suo piccolo aveva passato autunno, inverno e primavera lontano da lei. in collegio. Non se l'era goduto che per pochi giorni, durante le vacanze di Natale, perchè quelle di Pasqua le aveva trascorse col padre, nella villa dei nonni paterni. Vivevano separati, lei e suo marito, e quando s'erano divisi, otto anni prima, lei aveva accettato che a dieci anni il suo Giorgio dovesse entrare in collegio. Allora aveva creduto che dovessero passare mille anni prima che il suo Giorgio arrivasse a contarne dieci. Beano invece passati come il vento, e ora non aveva che la consolazione di saperlo felice di tornare vicino a lei, almeno durante l'estate. L'unica nube di quei giorni era il timore che quella stagione non fosse lunga quanto le altre. Ad un tratto il bimbo interruppe il canto, e le parve, a lei che lo seguiva in ogni trillo, che a lei fosse mancata la voce. Lo vide levarsi in piedi, alzare le inani, correrle incontro. Da sdraiata si levò a sedere, e gli tese le braccia. Altre volte l'aveva visto correre verso di lei animato da un sùbito desiderio di carezze. Le si buttava di schianto sulle ginocchia, le allacciava il collo nelle braccia calde e temide, poi si abbandonava disteso riversando il capo fin quasi a toccar terra coi capelli, e rideva estasiato, con un gorgoglìo soffocato nella gola gonfia. Pideva, aspettando che lei gliela baciasse. Ma quella volta non corse verso di lei, la superò anzi, e presto non le riuscì neppure di seguirlo con gli occhi, nascosto dall'ombrellone che si era addossato. Udì però che qualcuno lo chiamava, e riconobbe la voce di buo padre. Fu gratitudine per la gioia che aveva suscitato nel suo Giorgio? Fu per istintivo impili so di ospitale accoglienza? lui la ^..•-:x- '-..i _: i.f _i„ -li*, f felicità del piccolo che ella fece sua? C'erto si alzò, e appena scorse il marito setto anche lei un festoso grido eli benvenuto. Anch'egli sorrideva, e accarezzando con la sinistra la testa del figliolo, le tese la mano. Spiegò subito che sarebbe ripartito presto, ma che non aveva voluto rinunciare, passando in macchiua per il paese, a fermarsi e a scendere fino alla spiaggia per salutarli. L'aveva promesso al piccolo che sarebbe venuto a trovarli al mare. Ma intanto la guardava, nelle ?ue parole c'era un sottinteso galante o mondano che•le dispiacque. S'accorse che lo eguardo di lui indugiava ora sulla sua bocca e ohe, scacciato di là, sorpreso a fissarla, era fuggito lungo il collo, s'era disteso sulle sue spalle e soffermato alla scollatura. Invano ella chiuse il bavero della vestaglia. Quello sguardo le abbracciò i fianchi, cercò di indovinare le ginocchia. Ella allora alzò la mano, per indicargli l'ombrellone dove avrebbero potuto rifugiarsi al riparo di tutta quella luce che a lei pareva l'offendesse, ma la manica ampia scivolò sul braccio che si mostrò nudo nel sole. Se ne vergognò come di una colpa, e per istintivo insofferente pudore senti di odiare quell'uomo al quale ormai da otto anni non riusciva neppur pi?i di. ricordare di aver appartenuto. Ed era giustificata t -iella sua insofferenza e quel =uo Umore. L'ultima volta che erano rivisti, una domenica che si erano incontrati a X., dove ambedue s'erano recati per salutare, in collegio il loro bambino, egli si èra dimostrato affabile e premuroso, lui che, salvo che nei primi tempi della loro unione, non era mai stalo affettuoso. Le aveva parlato di amici che l'avevano vista e che gli avevano ritrito quanto si fosse fatta bella. Nui non la vedeva da anni, e doveva riconoscere che avevano ragione. Nei non aveva saputo perdonargli quelle parole, e non per nostalgie di donna delusa, ma perchè non sapeva ammettere di essere desiderabile anche per lui che, padre del suo bambino, avrebbe dovuto parlarle soltanto dei dei suoi affetti di sposa. Non dimenticava che allo scadere dei dieci anni del piccolo Giorgio egli avesse fatto valere i suoi diritti e le avesse tolto il bambino per metterlo in collegio. A chiunque avrebbe forse perdonato mia parola accesa di ammirazione o di desiderio; detta da chiunque avrebbe potuto anche compia uoi sentimenti di mamma edi ricordare soltanto per dovere, soltanto perchè il suo bambino avesse per il padre un affetto rispettoso. Lo parve tuttavia inurbano e forse offensivo lasciargli iutravvedere questi sentimenti, e sperò in un colloquio mondano che avrebbe agevolato una fatua conversazione. L'avrebbe aiutata a difendersi. Ma in lui, anche quando furono seduti sotto l'ombrellone, e soprattutto quando il piccolo Giorgio, con rianimata felicità, riprese a giocare lontano, rimase negli occhi una curiosità indiscreta e sulla bocca una domanda che non riusciva a trovar la via per essere espressa. La indovinava nel divagare delle parole, indeterminate e reticenti, nel morire del discorso ad ogni frase, nel vano rincorrere gli argomenti e le considerazioni. E quando le notizie dei familiari e i commenti alla politica e le valutazioni sulla villeggiatura furono argomenti esauriti, ella ebbe ragione di temere di quel silenzio che ne uno ne l'altra riusciva a rompere e durante ilquale i ioro sguardi si incrocia-vano per sfuggirsi subito. Per laprima volta ella soffrì di esserebella, di sentirsi ammirata, e invano chiamò il piccolo Giorgio.Questi non l'udì o non volleudirla, quasi si facesse complice di quell'uomo che le era accanto e che ora rievocava som messo, con parole confuse, un'altra e lontana stagione di bagni, nel primo anno del loro matrimonio, quando ancora ella sperava di poter essere felice. Nè osava ormai più di chiamare il figliolo. Nell'urlare il suo nome, poco prima, la voce le era mancata sull'ultima sillaba, se l'era sentita affogare in gola, e. temeva di tradire ancora la propria emozione. Sentiva che quei ricordi l'avevano commossa, ma non voleva che nella sua voce egli ora le dicesse di ritrovare una intonazione voluttuosa che ricordava essergli un tempo piaciuta; la intimoriva anche che egli potesse sospettare in lei una tenera inclinazione ad abbandonarsi al filo dei ricordi come ad una corrente cui fosse dolce non opporre resistenza. Eppure qualcosa le suggeriva che sarebbe stato bello chiudere gli occhi obliosa e augurarsi che egli continuasse a parlare di loro due e della felicità di avere quel bel bambino. Sola, in quelle lunghe giornate di autunno, di inverno i di primavera aveva pure, qualche volta, favoleggiato di essere una mamma come tutte, col suo barn- cerla o lusingarla, ma non da lui he in dieci anni s'era sforzata-u__. j bino e il suo sposo accanto, e sa- „„ , . j. . rebbe anche stata disposta aderete remissiva e buona, a sop- portare e a perdonare. Ora lepareva che quei sogni tornassero, e intenta a rincorrerli, a crearli a immaginarli, non capi subito che il marito le andava invece elencando difficoltà mondane, vanità d'orgoglio, contingenze familiari che avrebbero reso difficile una loro supponibile riunione. Le diceva che era bella, ,„u = ,.,.*,,,,,=,„:» =rl i,„ nvnt,a ma, accennava au un suo piorja-bile viaggio, a un suo ritorno ira una settimana, a uu suo proget-to di fermarsi una notte intera nel suo albergo, e all'eventualità di rivedersi, ma solo ogni tanto, ii<tiii<iiiiijiiti»iiiiiiiiiiiiiitiii<iiiiiiiiiiaiiiiiriiiiiiiiiii anche in città, quando — noi disse quando il figlio sa rebbi , stato in collegio, non In nominò ■° ,. • i, - ma quando disse, si sarebbe sent ita pm sola. [Non dunque la cara e affel tuo-1sa nostalgia di un focolare, non il desiderio di non rinunciate a-quel piccolo, non il timore èi'nuocergli vivendo lontani. Non dunque, ora che gli anni passa-^|vano veloci e le prime rughe siiannunciavano, il rispetto di leijche portava il suo nome e che l'aveva fatto padre. Pensò al colo Giorgio divenuto grand quando avrebbe potuto chiede si ehi fosse per lei quell'uomo|che gli era paV: Le parve chefeni-- nin, !•dcr- . ' ì,\un acuto brusìo le pungesse gliorecchi, e che negli'occhi lagri-lime pungenti le forassero le pai-pebre, che nella gola già' le vi- dassero parole alte e sdegnose. « • -j- i -, li Brividi e percorrevano ì colo, , , *\ -le rodevano le spalle. Quella che suo manto le chiedeva di essere, già soltanto la parola le parve infocata e vituperevole. Le par-— ■ ■• • 1 Ogni mortificazione di donna, ve di essere costretta a riconoscervi i suoi vizi più 6egreti,. le sue più mortificanti debolezze gli maledizione, ogni peccato, Ugni ampia memoria di esser na-,? ■ ,,• , ... j- la, ogni squallida solitudine e ogni disgusto, ogni incubo di nonsopravvivere a quella sua carne, ella li indovinò in quella parola. Essere l'amante del padre, di suo figlio le parve empietà e vergogna che fosse martirio il solo immaginarlo. E non seppe nè ri- spendere ne parlare. Si trovo i"morii *.*]nn>nAai ViJn Innrriii nn piedi, sdegnosa. Vide laggiù, solo nel sole, il piccolo Giorgio che ora si volgeva verso di lei e la guardava intento e muto. Non osò neppure muoversi per andargli incontro. Le sarebbe parso, abbracciandolo in quel ino smentii, di far partecipare anche lui alla sua vergogna. Franco Bondiolì.

Persone citate: Franco Bondiolì, Sola