TRANQUILLITA', ATTENZIONE, ATTESA di fronte alla politica provocatoria americana di Giuseppe Piazza

TRANQUILLITA', ATTENZIONE, ATTESA di fronte alla politica provocatoria americana TRANQUILLITA', ATTENZIONE, ATTESA di fronte alla politica provocatoria americana L'Inghilterra persevera nel bieco disegno di travolgere sempre nuovi popoli nel conflitto Berlino, 9 giugno. Il bubbone siriaco, con tanto zelo da settimane e settimane coltivato a convogliamento e scarico delle correnti infettive della depressione britannica dopo il collasso di Creta, è finalmente scoppiato con l'aggressione delle truppe britanniche al territorio di mandato francese, aggressione alla cui chiara qualifica nulla toglie o attenua la marcia concomitante delle truppe pseudo francesi del traditore De Gaulle; ed è un bubbone la cui esplosione purulenta non mancherà di infettare i delicati centri cardiaci della potenza britannica che invano tenta con ciò di affettare una resistenza psicologica del cui aftievolimento fornisce proprio invece la prova. Ricatti e aggressioni In nessun caso più esemplarmente che in questa preparazione aggressiva si è manifestata mai Invece — si nota — la fatale tara della potenza britannica che la spinge sempre a costringere altri a impegnarsi per la propria causa a travolgere cioè sempre nuovi popoli nel conflitto; e conseguentemente in nessun caso mai come in questo si è messa in assoluta evidenza davanti agli occhi del mondo la volontà di ingerenza e di invadenza del suo assistente o impresario americano nelle cose del continente europeo per sostenere la causa della sua fallimentare pupilla. La Francia è un paese che è stato vinto e messo da parte da una delle più complete e indiscutibili sconfitte che la storia ricordi; ed avrebbe diritto di essere lasciata tranquilla a meditare sulle sue sorti soprattutto da parte di coloro che con il lungo traviamento extra continentale sul piano diplomatico dapprima e con il tradimento e l'abbandono sul campo da poi a mezzo della più ignominiosa fuga recano sicuramente nei suoi confronti una gran parte della responsabilità della sua sconfitta. Ebbene è ormai un anno che la Francia è battuta e messa da parte ed è un anno che l'Inghilterra e America non le danno requie nemmeno nel suo letto di spine e con tutti i mezzi della violenza più brutale resi celebri dai nomi di Orano, Dakar e Sfax e quelli più raffinati dell'affamamento e quello del sequestro di navi e di beni e della minaccia spudorata di depredamento e di occupazione del suo mondo coloniale, non vogliono consentirle il diritto di partire virilmente dalla propria sconfitta per riconoscere il suo posto nella nuova Europa dalla cui vita continentale soltanto la sobillazione diplomatica britannica alleata con la sua aberrazione giudaica e marxista interna, ha potuto per tanti decenni estraniarla facendone un supino strumento nel continente del suo secolare competitore extra continentale. La sola volontà o intenzione espressa dai rappresentanti autorizzati della Francia di riconoscere questo suo posto qualsiasi nel continente le viene ascritta a colpa ed è presa come pretesto e giuBtificazione delle peggiori violenze e ingerenze che arrivano dalla ricattatoria pressione diplomatica all'aggressione militare ai suoi ter. ritori coloniali e mandatari sia pure tentata di attenuare con la complicità del fantoccio De Gaulle, la cui casacca non può ingannare nessuno sugli interessi cui serve; e ciò mentre la natura aggressiva e intimidatoria di tutta la manovra è sufficientemente il lustrata dalla contemporanea mi naccla di azione di blocco così dei possedimenti come di beni e navi nell'emisfero occidentale ordinata dal signor Roosevelt. Una prova più manifesta e flagrante di illecita ingerenza non potrebbe essere data da parte della coalizione anglo-sassone; ed essa supera persino i massimi limiti finora raggiunti in questo senso dalla diplomazia americana, ad esempio in Jugoslavia, dove già furono toccati culmini impossibili a conciliare con la dignità e con la sicurezza stessa della vifa dei popoli del continente. Il falso della posizione stessa di diritto di questa politica di aggressione è non in ultimo dimostrata dal richiamo che essa è indotta a fare nientemeno che all'armistizio francese a cui anche il ministro degli esteri americano Hull si è recentemente riferito nelle sue dichiarazioni in proposito; armistizio la cui accusa di pretesa infrazione viene alla Francia proprio da coloro che non l'hanno riconosciuto e che implicitamente riconoscendolo non possono a meno di riconoscere implicitamente oggi anche quella Francia che lo na firmato sconfessando con ciò quell'altra Francia vinta che essi tentano di eccitarle contro, avanguardia del resto della propria qualificata aggressione. Vigilante riserbo tedesco L'atteggiamento tedesco davanti a tutto questo artificioso pericoloso intrigo, che non potrà a meno di ritorcersi perniciosamense su se stesso, è stato più volte da noi esposto quale ci risultava da non dubbie attestazioni e spiegazioni dell'atteggiamento di costante riserbo tenuto dai circoli ufficiosi del Reich su tutta questa materia. La Germania, cioè, i cui rapporti con la Francia sono regolati da un documento indubitabile quale è quello dell'armistizio e che ha la coscienza di non avere mai nè in esso nè dopo impedito nè tolto la possibilità alla Francia di difendere i propri possedimenti periferici da qualsiasi attacco o minaccia possano essere eposti, lascia in questo caso al governo francese — il quale ha più volte in maniera indubitabile dichiarato di essere pronto e deciso a questa difesa — la piena libertà della sua reazione; ed è sempre — crediamo fermamente — questo immutato atteggiamento del governo del Reich che presiede anche oggi e sta a spiegare il persistente assoluto ri¬ sdtczszdflcozWottcqpiclmtldqlccosqdntsspdteflasnccerBngvvpatznmtWvisvlnpp a a e serbo dei circoli ufficiosi nonché di tutta la stampa davanti ai fatti nuovi per quanto riguarda anche semplicemente prese di posizione di cui, conformemente al costante costume pubblicistico nazionalsocialista si lascia al paese direttamente interessato la prima fiarola. Per quanto riguarda l'ateggiamento del governo di Vichy l'ultima sua documentazione è costituita davanti alla pubblica opinione tedesca dalle dichiarazioni dell'ambasciatore francese a Washington, Haye, che vengono oggi ampiamente riportate da tutti i giornali anche questa volta senza che siano seguite da commenti veri e propri; ma delle quali non si manca di rilevare le partì essenziali che ne formano il contenuto politico, la chiara e categorica smentita cioè da un lato dell'esistenza di truppe o comunque di soldati tedeschi in tutto il territorio siriano e dall'altra la decisione del governo francese di difendere i propri territori da qualsiasi attacco esterno da qualunque parte esso venga. Le dichiarazioni del diplomatico fran- cese che anticipavano di poche I ore appena quelle riflesse nel co- j :o odierno di Vichy in cui nzia l'improvvisa aggres- isione, confermavano del resto quelle già precedentemente fatte;dal commissario per la Siria ge-jnerale Dentz nonché infine da al- tre superiori personalità responsabili del governo di Vichy che si sono sempre dichiarate per una politica animata così dal sincero desiderio di contribuire a costituire buoni rapporti continentali europei come dal proposito di difendere veramente e interamente l'integrità dei propri territori da attacchi proditori qual si siano. Anche per quanto riguarda il sequestro di beni e di navi straniere da parie dell'America, atto che anch'esso caratterizza sufficientemente la natura aggressiva e intimidatoria della politica americana, continua a mancare a Berlino qualsiasi presa di posizione astrazion fatta dal generale giudizio del carattere ostile e provocatorio di questa politica di avventura. In complesso l'atteggiamento tedesco davanti al fatto odierno si può riassumere in tre parole: tranquillità, attenzione, attesa. I giullari di Roosevelt La stampa per il resto continua a contestare al Presidente Roosevelt e ai suoi aiutanti, fra cui è ricomparso nelle ultime 24 ore anche l'ineffabile Willkie trasformato da competitore in turiferario ptfsvspgdsGzelante del signor Roosevelt, talu- i Qni fra i loro più audaci atteggia- —menti fra cui quello già prceden-lstemente rilevato di attribuire allaGW^lJT^^^verbo di una Inghilterra ridotta; igli estremi e incapace di per se)sistere a lungo se leivstampa germanica, quest'ultima > efficacemente glie lo rinfaccia oggi sulla base di una ricca documtn->stessa di resistere a lungo se lei venisse meno o ritardasse troppo l'aiuto americano. Qualunque sia-no o possano essere i segreti propositi che spingono oggi la stampa americana a camuffare o a rimangiarsi in parte almeno tante sue esplicite affermazioni di ieri attribuendole nientemeno che alla tazione desunta da tutto il fiume oratorio e giornalistico che accompagnò la famosa campagna per la legge degli aiuti. E la documentazione culmina significantemente nella confessione massima I proprio del signor Willkie le cui affermazloni dopo il noto viaggio al Londra furono, come utti rlcor- ! dano, le più impressionanti in materia: « Se le perdite di tonnellaggio inglese — egli dichiarava allora appena arrivato a Washington — non cessano o non diminuiscono di molto, ma però immediatamente, l'Inghilterra si può considerare spacciata ». E scusate se è poco. Basta del resto soltanto stare a sentire quello che proprio oggi ha detto alla radio da Londra il signor Beaverbroock rivolto al Canada — alla nuova tenera nuora cioè dell'America affinchè suocera intenda — sull'urgente bisogno di tonnellaggio che ha l'Inghilterra per avere un'idea dello stato profondo di allarme che c'è dietro questi «S.O.S. » cosi di oggi Il 11111111111111 II 1111M111 It 11111111 ir 1 i I ! I II i 111 [ 1111111111 come di ieri. Con non minore efficacia viene poi contestato al signor Willkie stesso quello che egli diceva non più tardi del 17 agosto scorso in un suo discorso circa la politica del presidente: « Io credo — egli diceva — che primo dovere di Roosevelt sarebbe quello di tentare il mantenimento della pace; ma Roosevelt non lo ha fatto; i suoi attacchi contro le potenze dell'Asse sono inutili e incauti. Egli rischia la guerra per la quale il paese è assolutamente impreparato e che assolutamente non vuole. Egli si immischia sinistramente negli affari d'Europa ed ha persino senza il minimo scrupolo destato in terzi paesi speranze di aiuti troppo superiori a quelli che effettivamente l'America può dare ». Giuseppe Piazza

Persone citate: De Gaulle, Haye, Hull, Roosevelt