Provincia del Carnaro respiro di Fiume di Antonio Antonucci

Provincia del Carnaro respiro di Fiume Va Ito cfel/e nuore ferro Provincia del Carnaro respiro di Fiume Sussak, una bugìa costruita a Versaglia, rientra nei termini naturali di una dipendenza della sua maggiore vicina* La testa ha ora un corpo e i vantaggi reciproci si manifesteranno presto (DAL NOSTRO INVIATO) SUSSAK, maggio. La guerra può conquistare in fretta, ma la pace che le tiene dietro assesta lentamente per fatalità di cose. Anche un impulso dinamico ha bisogno di tempo per non incorrere nella faciloneria e nel superficiale, mediante provvedimenti impulsivi che, all'atto pratico, potrebbero risultare imperfetti o dannosi. Cosi, per la provincia del Carnaro sono tuttora ^° studio i termini di fusione definitiva con u nuovo territorio, nè potrebbe essere altrimenti, data la sua particolare situazione giuridi.<» di «zona franca», insieme con PIldmdnmmd "na supernciejsmù vasta della Drorria. popolata rebasecbscgua diversa e fino a ieri nemica. I distretti Questo, inimicizia merita due righe di chiarimento. Essa era pio- ! pIdi più vasta della propria, popolata Mn massima parte da gente di lin-1 g, Iiaidjdifonda ed è scomparsa, si può dire, |cia un momento all'altro. Salvo qualche malinconico isolato ed innocuo, la gran massa è iieta del suo nuovo destino, perchè è venuta a cadere la ragione prima di ogni ostilità. E' noto che l'Austria, a suo tempo, aveva molto incoraggiata (con facilitazioni di ogni genere) l'espansione slava verso le terre italiane, fino a farla consi lthdee\ derare come una specie di movio mento naturale. La mania di gran- dezza serba si spinse anche al so-|gno assurdo di accentuare il mo-[vimento steSso con un'avventura - : mmtare, e ciò prima assai di ten- tarla. Gli Italiani erano quindi ino visi come detentori di una fortuna \ cne non intendevano lasciare. Sfaa ■ sciatasi ]a Jugoslavia e con la na |scita di una Croazia amica delia grande Italia, quel sogno assurdo; privo di anche ? , | nito automaticamente senza lasciab; re postumi di rughe o di amarezze cnzVnutlogn'i punto" di"appoggio;si castelli in aria, è ava-jc1nqmtzAinconsolabili. Odiare è diventato | inutile: meglio collaborare. Perj ciò, una volta superate le difficoltà I di ordine tecnico e pratico, la nuova convivenza si presenterà facile i e pronta alla cordialità. Ma queste difficoltà vanno appunto esaminate (come avviene) con calma miI nuziosa. Ecco intanto un prospetto sin' ettetico delle nuove terre assegnate iJalla provincia del Carnaio: Distretto di Sussak: Sup. 355 e e . kmq.; pop. 35.000 circa; T comuni, SI frazioni (di cui alcune piceolis- o ! sime, come quella di Doricici con -!24 abitanti e quella di Rozici con .:21): 17 scuole, tra le quali un gin-;nasio reale femminile e uno mas.schile, un'accademia commerciale, e. una scuola di avviamento al lao, menala di -iitisrlnnato ilvoro e una scuola di aiugianato è, e a il o oaos Distretto di Buccari: A 12 chilometri circa da Fiume. Sup. 4 kmq.; pop. 2100. Il capoluogo è sede di un'accademia marittima! con annessa scuola per macchini sti e una scuola cittadina (equivalente circa al nostro istituto tecnico). Distretto di Custua: Esso comincia, si può dire, alle porte di Fiume ed è composto di un solo comune con 21 frazioni. Sup. 50 kmq., pop. 10.535. Ha una scuola magistrale, una cittadina, 2 scuole a ^l^ avviamento al lavoro femminin- le, 8 scuole elementari, i- Distretto di Denice: A 55 ehiloli metri circa da Fiume. Questo die- stretto lascia soltanto 11 comune di c-:Cmi c qUe)]0 di Mrzla Vodi- di (Acqua fredda) con circa 1200hi 1 i- abl^anU-,, M , . „„ n; Distretto di Kabar: A circa 80a- chilometri da Fiume; 7 comuni e i, 2730 abitanti, i- j Distretto di Ver/ìia: 428 kmq. di i, [Superficie, 7 comuni. In quest'isoa[ la fsl?to™ »n ginnasio, due scuole i,' e- cittadine, 2 scuole di avviamento to al lavoro femminile, 24 scuole eie i mentari. o; Distretto di Arbe: Questo di¬ stretto comprendeva i comuni diPago e Novaglia, ceduti alla Croa- a ;zia- Attualmente, esso si estende iper 103 kmq. con 6300 abitanti. j Fhmie, quindi, respira. I suoi a- polmoni, aperti sul mare non più mal insidiato dalla concorrenza artitì^oì--^ * Sussak, non sono più coniU- Preasi nemmeno dal lato della tera- i1 a ferma. La testa ha un corpo e saprà giovarsene con vantaggio 'reciproco. Ma bisogna aspettale. Per il momento, nulla è cambiato. ! pIl ponte sull'Eneo è ancora limite , tadi dogana, forse più severo di pri-J mma. Infatti un decreto prefettizio | del 12 maggio vieta l'esporta zio-inne, dalle zone occupato del Fiu-ìpmano e della Kupa, '< di tutte le merci e prodotti verso qualsiasi destinazione », e ciò allo scopo di nmcjsato.diq^.c^pac^d^iga- rette da un regno ali alti o. La Ju- evitare speculazioni che si sareb- cbero tradotte in imbarazzi per gli I aappi ovvigionamenti. Sulla riva destra della Fiumara e dell' Eneo, esiste tuttora quella rete divisoria che si potrebbe definire « antitabacco » e che, piegata ad arco verso la Jugoslavia, mirava ad ostacolare il lancio, magari disinteres- ! pregiate ma sembra che il tabacco Idi contrabbando sia più saporito, fglisdp(ddN _ „„an*a 1 goslavia non eccelleva in qualità Iindipendentemente dal minor, co-1tato. La rete divisoria, ormai certa Rideila sua prossima fine, lascia ca-;gjderc a ritmo rapido le sue ultime zagrime di ruggine, come se vo-|d, o l a i a e lesse andarsene di propria iniziativa. La vita comincia domani Aldilà, silenzio. Le due rive della Fiumara non hanno anima viva, ad eccezione! sszliudi un pescatore solitario che lan-,Keia nell'acqua un filo senza lenza,,ga a a o; e con ritmo monotono e sterile. Botteghe, magazzini, porte, finestre, tutto chiuso. Le ciminiere, più su, ad eccezione di una, spente. Sussak, una bugia, costruita a Versaglia, smobilita per rientrare nei termini naturali e proficui di una dipendenza di Fiume. Come un rottame senza importanza, galleggia tuttora nell'aria la pubblicità della marina jugoo;slava, gigantesca, artificiale e an-jch'essa arrugginita... E rimasta 11, perchè nessuno ci bada, come non si bada a tante altre cose, in quanto trascurabili. Non c'è nemmeno fretta di cambiare le diciture dei negozi, salvo qualche iniziativa privata... Verrà tutto da sè. Anche la grande statua di re Alessandro non è stata rimossa. Avvolta in un enorme cappuccio nero dalla testa al basamento, sta come una bara o rà oe e an' NnmI | | e 5 i, s- n n nae, ao o macchia di mort.;e^ morte più profonda ed estesa che è l'indifferenza. Una novità, intorno alla quale curiosano ancora gli oziosi ai crocicchi, è rappresentata dai posti di i 4 è vigilanza del movimento automo-: bilistico, istituiti il 23 maggio! «ritenuto che, per l'aumentato i„: a „,nM..,ri„itraffico dei veicoli è necessario conseguire la massima disciplina nella circolazione stradale, nell'in-j teresse della sicurezza e dell'in-1 columità pubblica». A giudicare|dai passaggi chiodati, la circolazione doveva essere regolata an- ma! che prima ma molto male, forse, i ieodi lo 50 la le nioidi se è stata dovuta istituire con un decreto del commissario. « Chi gà i soldi... » Per il resto, ritmo di piccola città. Qualche gruppo di donne, reduci dall'aver venduto a Fiume 1 prodotti minuti della terra, sosta sulle panchine di un viale, subito dopo il ponte, forse in attesa di qualche autocorriera. Si direbbe, però, dalla loro immobilità di statue, che stiano a veder passare la vita, o che la fioritura intensa de-1gli ippocastani riempia di mera-i- (viglia i loro occhi, sicché non rie-00jscano a chiuderli. Qualche gruppo uomini discute animatamente „„ ™ uomiai ™stute animatamente, 80;In croato. Ma, a un tratto, odo e "' di ole to edi¬ questa osservazione: «Chi gà sol-di, caro mio... ». Ho capito .subito di che cosa parlavano. « Chi gà soldi... » Eh, si. La vita cresce. È' già salita del 150-300 per cento ma non bisogna, dimenticare che gira intorno a una moneta (il dinaro) destinata a sparire e che vale in « articulo mor- di'tis». Non si sa ancora quello che a- de uoi più tìnier e gio le. varrà per il cambio definitivo e dobbiamo convenire che la sua è una storia malinconica. Dopo il crollo dell'Austria, la Jugoslavia assegnò 25 dinari per ogni cento corone. Al cambio attuale, con questi venticinque dinari si prendono poco più di otto lire. In pratica, un pigro che nel 1919 avesse cambiato un milione di corone in dinari 250 mila, oggi avrebbe ap- pena 80 mila lire, anch'esse un tantino deteriorate, ma i pigri meritano anche peggio, « chi gà soldi... ». Per uno strano fenomeno, quando la merce è più utile alla collettività corre a nascondersi e bisogna spendete molto per scovarla a briciole. Un conduttore di « taksi •,. nell'indi- carmi la bandierina, regolarmente I abbassata per non avere a che fare con le tariffe ufficiali, piagnucola che la benzina costa otto lire al litro. Nemmeno tanto. « Chi gà soldi... ». Ma la vita spicciola è rimasta entro limiti decenti. Pane carne uova sono a portata di tutti. Un •■ kavana > (caffè) di vero caffè, costa tre dinari (una lira). Non c'è l'abbondanza, d'accordo. Ma è un periodo transitorio. Non bisogna abbandonarsi all'aria 1trasognata dei gabbiani che vol¬ Reggiano a stormi sul porto di ;guasak senza navi, e quindi son za qucl ciho facji0 KCttato da bor|do. La vita comincia domani e ! sarà migliore. Questa convinzione è nei più e si aspetta senza inquietudine. Anzi si direbbe che le emozioni della vita quotidiana non bastino: infatti, davanti alla biglietteria di un cinematografo, c'è resoa di ,Kcnte gi pi.„ietta un romanzo ,gja]lo dj E_ Wallacc: v. La stanza N. 13 ». Antonio Antonucci