IL VOCABOLARIO DELL'ACCADEMIA D'ITALIA PRESENTATO OGGI AL RE IMPERATORE

IL VOCABOLARIO DELL'ACCADEMIA D'ITALIA PRESENTATO OGGI AL RE IMPERATORE IL VOCABOLARIO DELL'ACCADEMIA D'ITALIA PRESENTATO OGGI AL RE IMPERATORE Nostra intervista col compilatore Ecc. Bertoni Come è stata portata a termine, in cinque anni di accuratissimo lavoro, l'imponente opera voluta dal Duce - Il primo volume è pronto Il 7 luglio 1934, Mussolini scriveva a Guglielmo Marconi, presidente della R. Accademia d'Italia: « L'Accademia d'Italia deve dare alla Nazione un vocabolario completo e aggiornato della lingua italiana: ciò nel termine di anni cinque ». L'opera è stata condotta a termine entro il periodo di tempo fissato, e ora due esemplari del primo volume — che contiene le lettere A-C sono pronti per essere presentati al Re e Imperatore e al Duce. La presentazione al Sovrano avrà luogo domattina durante la solenne tornata alla Farnesina per la chiusura dell'anno accademico. Dalla Crusca al Tommaseo Cinque anni sono veramente pochi per preparare un vocabolario « completo e aggiornato » della nostra lingua. Basterà ricordare che i lavori pei' il vocabolario dell'Accademia della Crusca cominciarono il 6 marzo 1591 e continuarono per circa un ventennio. La prima edizione del vocabolario della Crusca, in un volume in foglio, usci soltanto il 20 gennaio 1612. La quinta edizione del vocabolario della Crusca cominciò a stamparsi nel 1863. Sessantanni dopo erano stati pubblicati appena undici volumi; e solo nel 1929 i lavori furono portati fino alla lettera P. A questo punto l'ope' ra è rimasta interrotta. Non meno lunga fu la elaborazione del dizionario Tommaseo' Bellini. Nel 1856 era stato fir mato a Torino un contratto per la pubblicazione di un dizionario che avrebbe dovuto contenere 50 mila fra giunte e correzioni di Niccolò Tommaseo e di altri Per diciotto anni Tommaseo diresse il vocabolario al quale collaborarono il Capponi, il Fanfani, il Rigutini, il Conti, il Camerini e numerosi altri. Ma nel 1874, morto il grande dalmata, il lavo ro venne ripreso e terminato sotto la direzione del Meini che curò il vocabolario dalla voce « si » fino alla fine. Gran ventura per l'Accademia d'Italia è stata quella di annoverare fra i suol componenti Giulio Bertoni, il più meritatamente illustre fra i filologi italiani. A Giulio Bertoni venne, fin dal principio, affidata la direzione del vocabolario con la immediata collaborazione degli accademici Carlo Formichi e Clemente Merlo. Bertoni e Merlo, in particolar modo, hanno portato all'opera voluta da Mussolini il contributo di oltre un qua- slrgdlvgusdngmec rantennio di profondi e assidui studi filologici ed etimologici. Il pubblico non deve quindi pensare che il vocabolario italiano della Reale Accademia d'Italia sia frutto di una improvvisazione. Al contrario, esso trova una larga base negli studi e nelle esperienze dei suoi principali cooperatori. Non crediamo, per un esempio, di rivelare un segreto dicendo che buona parte dei materiali con i quali è stata compiuta la preparazione del vocabolario sono frutto dell'opera di Giulio Bertoni e di Clemente Merlo. Il metodo seguito per il nuovo Alla vigilia della pubblicazione del primo volume ci siamo perciò rivolti all'eccellenza Giulio Bertoni, pregandolo di illustrare per i lettori de La Stampa il metodo seguito nella preparazione del nuovo grande vocabolario italiano. — Il vocabolario degli accademici della Crusca — ci ha risposto l'eccellenza Bertoni — è basato esclusivamente sull'uso letterario, tenendo conto in primo luogo deh la lingua toscana. Quello del Tom waaco ha tenuto maggior conto dell'uso generale, ma non può dir si del tutto soddisfacente per diverse ragioni. Il vocabolario della Accademia d'Italia vuole essere soprattutto italiano, cioè senza esclusivismi regionalistici. Abbiamo registrato tutte le parole entrate nella lingua letteraria e anche le voci moderne, comprese quelle tecniche e scientifiche. Per queste ultime, naturalmente, sono stati seguiti del rigidi criteri. Le voci accolte sono quelle dell'uso comune; per le altre vi sono i dizionari tecnici, che l'Accademia d'Italia sta preparando. E' uscito da. qualche anno e già quasi esaurito il Dizionario di Marina. E' tutto pronto, in schede, quello dell'Aeronautica. . '■.L'impostazione del nostro vocabolario è nettamente filologica. 8ono stati registrati per ogni vocabolo i significati attuali, poi stuelli tecnici, poi quelli storici di¬ o e o - susati e, infine, l'etimologia. Nella pnrte etimologica vengono pure registrate le voci dialettali, quando giovino a dimostrare la ricchezza della lessicologia, oppure a convalidare l'etimo proposto. — Quale rilievo avete dato nel vocabolario alla parte etimologica? — Molto poiché in Italia manca un vocabolario etimologico che risponda alle esigenze del progresso della filologia. Quello dello Zambaldi è vecchio e non consigliabile; quello del Pianigiani è assolutamente inadeguato nelle notazioni etimologiche. Questa è la ragione per cui allo studio degli etimi abbiamo consacrato gran cura e diligenza. Le ragioni etimologiche ci hanno non di rado indotto a fare più. esponenti per vocaboli omofoni ma di diversa origine e di diverso significato. Per un esem pio, il Tommaseo registra sotto il solo esponente caramella il significato di «strumento a fiato, detto anche cennamella», e quello di « pastiglia di zucchero cotto », mentre si tratta, di due voci distinte di cui l'una ha per etimo l'antico francese calamel (dal latino calamus) e l'altra il latino canna melis. S'intende che nel nostro vocabolario si troveranno due esponenti. Altrettanto si può dire di affettare, avvisare, boa, bricco, lacca, eccetera. « Sono state però evitate certe pericolose e vane discussioni etimologiche. Abbiamo preferito elencare soltanto gli etimi che ci sono parsi sicuri o molto probabili. Per questo rispetto non mi sembra piccolo il progresso compiuto sugli altri dizionari. La nomenclatura — E per la nomenclatura? — Un dizionario nomenclatore, come per esempio quello del Premoli, è di grandissima utilità, ma è cosa diversa da un vocabolario della lingua e risponde ad altre esigenze. Mentre in anello i termini devono comparire raggruppali per soggetto, in questo devono trovarsi registrati ciascuno a suo Iuoqo. Insomma quel carattere didattico che presiede ai dizionari di sinonimi e nomenclatori esula da- un vocabolario della lingua, letteraria d'uso concepito e attuato con rigore metodico. «I vocabolari scientifici, i vocabolari di arti e mestieri, di agricoltura, eccetera e i vocabolari domestici, e altri ancora di carattere specifico, escono dall'ordine generale di idee a cui deve ispirarsi un lessico della lingua che non può indulgere a un troppo rigo- ddp roso tecnicismo, e d'altro lato non può sottrarsi all'obbligo di regi strare voci le quali, se non si pos sono dire comuni, sono tuttavìa usate da numerose classi di persone. « Tutto ciò va inteso con la do vuta misura. Molti vocaboli, che in un dizionario « moderno » come quello di Alfredo Panzini, posso no essere utilmente registrati, in un vocabolario della lingua, come quello della Reale Accademia d'Italia, sarebbero fuori di posto. « Sfogliando il nostro vocabolario il lettore noterà che, anche in questo caso, ci siamo tenuti entro i confini dell'uso generale della lingua senza pedanteschi esclusivismi, senza aprire le porte a forestierismi eccessivi e inutili. Il pericolo, poi, di cadere nell'enciclopedia ci ha posto un limite per altri vocaboli storici e geografici. — Quale pai-te avete dato alle parole dialettali? — Il tesoro lessicale di un paese non consiste soltanto nell'abbondanza e nello splendore della lingua letteraria, ma anche nella ricchezza dei dialetti. L'Italia fra n a e e n e n o a oeor i. e eba a a tutte le Nazioni romanze è la più doviziosa in fatto di terminologia dialettale. Si capisce, perciò, che più volte nella sezione consacrata alla etimologia sia stato dato un giusto rilievo in vocaboli caratteristici di questo e quel dialetto, sia per avvalorare le proposte di un etimo, sia per mostrare la svariata e preziosa ricchezza delle parlate della Penisola. Era facile cadere in molte esagerazioni. Ma anche in questo punto si è tenuta una linea di grande sobrietà. Si è ricorsi, cioè, agli idiomi regionali e municipali esclusivamente in casi di indubbia utilità lessicografica, perchè il vocabolario dell'Accademia d'Italia doveva essere quale era stato concepito, un vocabolario della lingua letteraria e dell'uso e non un vocabolario dialettale. Tale carattere ci siamo industriati di mantenere distinto, perspicuo, dal principio alla fine. Dalla elaborazione etimologica non ci siamo, insomma, lasciati trascinare a eccessivi confronti che avrebbero turbato la linearità del la varo. — Quale criterio è stato seguito per i neologismi e per le parole straniere ? — Il rispetto per la tradizione e il geloso amore per la storia della lingua non devono ostacolare l'acccttazione di vocaboli nuovi per designare idee e cose nuove. I vocaboli non si impongono per autorità nè di Accademie nè di decreti. Ma quando, per queste nuove cose c idee, soccorrono genuine voci nostrane, sarebbe colpa dimenticarle e servirsi di parole straniere. E' lecito, ad esempio, sostituire a un termine come record una voce italianissima quale primato, a menu la parola lista, a yacht il termine panfilo, eccetera. Questi e altri termini esotici sono stati elencati, ma chiusi fra parentesi quadre per stabilire che non appartengono alla lingua e per aver modo di indicare, nei limiti del possibile, il corrispondente italiano. Il popolo, nel suo fondamentale senso linguistico, non esita più dinanzi a chauffeur c autista, a garage e autorimessa, a flirtare e corteggiare, invece accetta e mantiene a buon diritto parole che appartengono ormai alla storia e sono sostenute, si può dire, da una lingua generale europea, mondiale, che esiste e della quale non ci si può isolare che a patto di impoverimento idiomatico. Alcuni vocaboli come film e sport appoggiato da sportivo, eccetera, sono sprofondati ormai nel cuore della nostra lingua in. tal modo che non sembra più possibile sradicarli. Del resto alcune voci straniere, nel corso dei secoli, si accomodano alle necessità fonetiche e morfologiche di una lingua, in maniera da divenire indigene. Occorre quindi combattere quelle che già l'Imbriani diceva « licenza linguistica forestiera stomachevole », e opporci alla ridicolaggine del vecchio e morto purismo linguistico, ma non bisogna recalcitrare dinanzi a una forma nuova di purismo che rispetti la storia e accolga i termini nuovi, quando la nuova civiltà e le nuove scoperte e il progresso dello s})irito li impongano. Le lingue si svolgono e l'afflusso e la mistione dei vocaboli. A ragione di esempio, data una parola quale marconigramma non c'è lingua al mondo che possa trasformarla nel suo primo elemento senza far torto alla storia della scienza. Ma talora, quando il capriccio, anziché la storia, favorisce la propaganda di una parola forestiera, è doveroso intervenire prontamente. E' nota la fortuna toccata al termine allibratore in luogo di Boockmaker per designare colui che accetta le scommesse ulte corse dei cavalli. Altri vocaboli di conio recente non hanno avuto la medesima sorte, per esempio velivolo che pure fu pnNqcTbsttsnGzufsttdpgacprgqtftabcmpcrescono con a a r , a e e o , i proposto e usato invano dal D'Annunzio per sostituire aeroplano. Non dimentichiamo che la lingua sancita dal popolo con l'uso quotidiano, perchè la lingua (dicevano il Leopardi, il Gioberti e il Tommaseo) è la stessa nazione. Le citazioni m— Come avete risolto 11 problema delle citazioni? — In un vocabolario come il nostro, eia ovvio porre a fondamento gli scrittori che più hanno contribuito alla formazione, all'accrescimento, allo splendore di questa nostra gloriosa lingua letteraria. Gli abbondantissimi spogli utilizzati dalln Crusca ci hanno fornito una grandi; ricchezza di esempi fra i quali «?;bia»io scelto i più significativi, aggiungendone molti altri. Ma poiché la Crusca ha troppo trascurato il primo secolo della letteratura, il Duecento, e poiché molti autoiì nei secoli seguenti hanno avuto nuove e più attendibili edizioni, era naturale che si provvedesse, nei limiti del possibile, a spogli nuovi e si ricorresse alle nuove stampe e si integrassero le vecchie citazioni con quelle di autori moderni, soprattutto dell'Ottocento. « Per ogni vocabolo, dopo le definizioni, abbiamo registrato le citazioni dei maggiori autori o di autori antichi, che valgano a sta bilirc la data di ingresso della vo ce nella lingua letteraria. La prima ò sempre la citazione più antica, gli antoii più sovente-citati ouo quelli sui quali il vocabolo rio è particolarmente fondato. 1 primi sono i Duecentisti, gli autori dello «slil novo»; i grandi del Trecento (Dante, Petrarca, Boccaccio); i maggiori del Quattrocento (Leonbattisla Alberti, Le rcH^o de" Medici, il Poliziano, ecc.); il Cinquecento è rappresentato soprattutto dall'Ariosto, dal Machiavelli e dal Tasso. Per il Seicento abbiamo tenuto molto conto degli scrittori scientifici (è quello il secolo della scienza) come il Redi e il Magalotti. Il Settecento e l'Ottocento sono i due secoli più rappresentati: dal Panni all'Alfieri, dal Leopardi al Manzoni sino al Carducci. Per gli scrittori, che chiamiamo moderni e contemporanei (a parte D'Annunzio e Pascoli citati molto spes so) si è tenuto conto principalmente delle voci nuove, senza pretendere di stabilire addirittura una gerarchia di valori, ma conside- dmqdagznmdnodqn 'pramili in prima luogo l'aspetto filologico e linguistico. « Nelle citazioni si è tuttavia badato a sceglici e gli esempi più beta. ,,;„ significativi, più cviden-i ti, più sentenziosi, in modo da\ rcndere ì! vocabolario anche ili.lapiucevole lettura. Perchè se tal- cvolta abbiamo registrato termini sdisusali, nostra contante prroccu-'ilpir.ione è stata quella di evita,*'*. .,: , i- I? i vlo) il, muffa e ih umilerà il W- tcabolarw interessante per tuli,. Ir— Quale metodo avete seguito; nella preparazione del vocabo- i plario? Ir■— Come voi saprte, la dìresio-1 ne del vocabolario venne affidatn\ia me da Guglielmo Marconi. I E»«,•.„■ „•• )• ,i . \ ■ hmie, im< diretti collaboratile, sonni gh accademici Form,cln c Merlo; fqnest'ulllmo ha curato r cura in smodo particolare la parte et imo-'Blogica. Ma il vocabolario rfcreEconsiderarsi opera collettiva della lAccademia d'Italia, perché tutti sgli Accademici, in marjr/iore o mi- t' ... , , ; , nor misura, hanno dato il loro] qprezioso contributo all'opera. Ab- amarno voluto evitare le lungaggi- sni del sistema delle riunioni pe-. rriodic.he adottato dai/li Accoderai- cci ili Francia. Prima di tutto nonldè detto che questo sia il sistema]^minlinrr il itrunet urli,, sua l2£ cHlstotre de_la langue francaise cita ; rin proposito esempi eloquenti.. aSembra che almeno un tempo, dn- frant.i; le riunioni per il voodbola-', mrio, gli Accademici si scambiassero] più ingiurie che argomenti. Tfrf-isvolta le discussioni terminavano'^— dice il Brunel — per esauri-. mento dei combattenti e in favore i i 1 l , l l o è e l i i a - di quello che aveva gridato di più. «Abbiamo, perciò, adottato un metodo più rnpido ed efficace, quello della consultazione indivi» duale degli Accademici ai quali abbiamo presentato delle schede già compilate dall'ufficio di redazione composto da quattro giovani studiosi di grande valore e di mia piena fiducia. Ciascun Accademico può proporre, quindi, definizioni o emendamenti o aggiunte] o nuove citazioni. L'ufficio di redazione possiede la più completa collezione di vocabolari che esista in Italia. Abbiamo anche un centinaio di dizionari dialettali fra i quali quello aretino di Francesco Redi, quello piemontese del Pi-I pino, quello fiorentino del Giac-, chi, quello parmense del Malaspina, quello lucchese del Nieri, quello abruzzese del Finamore, quelli siciituni del Trajnu, del Mortillaro e dell'Acatt'is, e vìa via, « Uno spoglio sistematico delle opere degli scrittori dell'Ottocento e del Novecento è stata compiuta da una ventina di studiosi in varie città d'Italia. Abbiamo così spogli completi delle opere dei moderni e dei contemporanei, Pdal Carducci e D'Annunzio alPascoli, da Ferdinando Martini a!Pirandello, dal Dossi al Gozzo-no e al Fucini, dal Panzini a Gra-ca Deledda, e giù- giù fino ai t>i-:4«rB«^ u AtM^i ja, wm^À B„J,i„i come pure gli autori di opere mo dome di storia, politica, scienze naturali, eccetera sono stati cita li, Cicognani. Ada Nei/ri, Papini,Cocchi, Soffici. Malaparte, PeaMVergarti, e via dicendo. contemporaneiti, sia pur con molta discrezione.ilfa quando abbiamo creduto c/ieuna parola, per la sua novità let forarla o tecnica, meritasse di essere rilevata, non abbiamo esitato di accoglierla, nella appropriata sua esemplificazione. « Seguendo questi criteri fondamentali e questo metodo di lavoro — che vi ho accennati soltanto nelle grandi linee — abbiamo po- fi/fo pubblicare il primo volumene!: tempo sfaki/i(o. Ed io speronon sia fallace la mia convinzio-fie che la Reale Accademia d'Ita-lla abbia non indegnamente cor-risposto ancora una volta alla fi-óttcia di Mussolini, dando final-viente all'Italia il, vocabolariocompleto e aggiornato della piùbella, ricca, varia e armoniosalìngua del mondo». Giuseppe Fonterossi A li k ? 7 -X U «odi? <v.iiv«!,;».n i^vri il ìiraX e» racc'-t* art rUl, XIV). apr.lleur*. r, 1 Collocare, t ter «a eri 'adatta In KÌoAtra? [T^^-.ì. -.rinonic (Leopardi). .Ceg^ lu.carvMic to^-:ìiT.iì„..àgcttSe <:%\^,r 5> .zp'SpHCl^Ttì^pJjà jgggfti tifile rfrrvorta- ytroiy ceX.-.jm ì. illt'p.. Sette (lRfiìl abiti 'tuani-o ventano'ben grai otti bgfc§ 'ìuyp»o pi ghetta ullz. vita (aef»nérl syti'.lp min eiwitftilintt eardlnaUKln (Rossano). .»,/» «MA. hAirtzi * «Si- C'adattava (( U*\. tiiiayturo . )) (A ì « Adattare ». Proposta di definizione di Alfredo Panzini. PI.fter1te baoli lo di Moto climi» nella muaooon /»■»»>» «^c -w-y. ì2/?ì««" « Unti. KaUtU» Infatti»» aout» d»U 4»1 lordar, AaltVtwà? » dalla pria* -ria ai; oh* ha la eua locai U-Mlont prln» Emendamento della definizione della parola « difterite» propost» dall'accademico Pietro Rondoni. >rtiA/j dU'l i:<XaO La scheda etimologica della voce « assafetida » compilata dall'accademico Clemente Merlo,