QUESTE RAGAZZE MODERNE

QUESTE RAGAZZE MODERNE QUESTE RAGAZZE MODERNE Questo ragazze moderne !...||I)ico in verità che io non le «a-(me, che ha! Bambole sono, non donne , ' l>'sro. yt!» »'"» donna come me, non più giovanissima, che hai amato e soffèrto, che sa ancora amare e soffrire, una vera don- na insomma, non le può capire, ['V{ltXa f m.)Ia libertà!.,. Tutto , „„ ,„., , K ,.ome si vestono \ ■ }.■ . •■•■ • ,• , c sl Pettlliano, artificiali da oa- io a piedi, da far spavento...(| Ql„.8ti discorsi, pronunciali in , ' ,., '?no sempre pm appretto, ria- vl« u faceva generalmente al la- volo da toeletta, e li rivolgeva, pur senza avermi l'aria, a f.u- ciano che seduto su! sofà, sfo- gliava nervosamente una rivista o si baloccava con Pucci, la de- crepita volpina bianca. K nel , sentirli Luciano alzava subito su ' jj ,j OL.(,h; scurj jrrj,B(i e „uatdava ]'.uni,.a tutta protesa lo specchio (e come in quel- m positura il suo collo si rive- j la va sfiorito!...) e intenta ad annerirsi le ciglia, pelo per pelo, con uno spazzolino intriso nei j cosmetico. l p,.ot)1.|0 ;„ au,,i momento ì ,. " ? 1 . , , ,j- "S11 Pesava, ruriOBO neutro ^ \*v- .;.ft."a V metteva a parlare al artifici. E poi quella frase che | la riguardava di ce donna non più a giovanissima> gli dava superlaItivamente ai nervi. Mai una vol- - ta ehe-tìicegM «non più «iovane n', anziana» mai1 Afa gem- \ nm piu'giovani;8Ìlna!... Fi.\curiamoci !. "e subito, con una^i^/'1TVl{:■^ re !t!rlu,elta .che offcndeva Perfm hustesso, si metteva ad osservaretutti quei segni di decadenza chesi facevano sempre più evidenti n lei egli affannosi ripieghi con cui ella cercava di dissimularli, li fiale, di scatole, schierato sul merce quo 11 esercito di tubetti, ' tavolo, J,ei, che dallo specchio tra un colpo di rossetto e uno di cipria, non lo perdeva mai d'ocehio, sembrava leggergli quei pensieri sulla faccia _ Si sa, anch'io ricorro a qualche artificio, è naturale, e quasi doveroso, quando una donna non è più giovanissima,.. _ . n.lafa ,...,.;+:, i Basta, per canta!... Luciano se n andava, sentendosi pm miserabile di uno schiavo in catene. Fuori, non guarflava nessuno, e correva al caffè dove cerano i vecchi amici, ma anche qui, spesso, non trovava conforto, perchè nel gruppo non ai faceva che parlare di ragazze e questo era un discorso che Lu- ciano non poteva sopportare. ~ £ davano gli amici - Non ti piac clono queste meravigliose crear ture?,.. Ma guardati attorno sembra che facciano del mondo Sorto delle giovani dee. mai si è visto la terra popolata da tanta y,aUama1 quella libertà!... Tutto quello sport!... Sono artificiali da capo a piedi, bambole sono, non don- ne, vere donne, come m'inten¬ un giardino. Che colori, che forme, che chiome, che incedere!... bellezza Lui sbuffava. Diceva: —■ Oh, queste ragazze moderne!... Jo non le capisco. Tutta libertà d° U>~ D'un tratto taceva, stupefatto di quel che aveva detto, accor gendosi di aver ripetuto le pa role. di Flavia e ai faceva tristo, f|iiasi cuiio. Gii altri cambiavano discorso, come se capissero e lo compatissero nel modo con cui si compatisce, un cieco che non può vedere e che è confinato per sempre in un recinto chiuso, schiavo di una vecchia passione, rassegnato al suo destino. Da un lato, meglio così. Meglio che le ragazze gli apparissero false, artificiali, fredde, insensibili, meglio che le disprezzasse o che noti le volesse vedere, nemmeno da. lontano. Per strada non le guardava, ali'ufficio aveva per segretaria una (signorina tutta grigia,, nel vestito, nel viso e nei capelli, in casa non c'era che una vecchia serva silenziosa come, una monaca e a casa di Flavia non s'incontrava mai nessuna donna, nà giovane, nò vecchia. Se non ci fosse stata quella lettera della mamma... La mamma stava al paese, nella sua vecchia casa vicino alla chiesa, dove si era ritirata appena rimasta vedova. La mamma sapeva ohe suo figlio lavorava con fortuna e faceva una brillante carriera d'avvocato, e sapeva anche tante altre cose elio il figlio non le scriveva, perchè pensava continuamente a lui e, benché lontana, gli viveva accanto, come fan le madri amorose e non aveva bisogno di vedere per sapere come eran fatta le catene ohe, lo tenevano avvinto. Perciò non gli scriveva più: — Perchè non prendi moglie?... — L'na volta che glie l'aveva scritto, si era v;sta arrivare una lunga lettera con uno sfogo furioso contro queste ragazze moderne che non son più conio quelle di una volta e non dàmvj più nessun affidamento di serietà e di fedeltà, essendo tutte vanità, frivolezza, civetteria e sfacciataggine. Mai egli avrebbe potuto innamorarsi di una ragazza moderna !... La mamma non toccò più quel tasto, ma scrisse semplicemente al figlio di andare, per amor suo, a fare una breve visita alla sua amica Maria Teresa, rimasta vedova da poco. Stava laggiù, alla periferia, era una buona semplice donna, forse aveva qualche consiglio da chiedere riguardo alla successione, andasse e le portasse i suoi saluti ; dopo tutto non gli chiedeva un sacrificio enorme. — Questo no, pensò Luciano. D'altronde me la caverò con una visitina di mezz'ora e non mi ha mai chiesto nulla, povera mamma!... Lo disse anche a Flavia, coi. dovuti riguardi, e lei dette la sua approvazione. — Purché non sia di sera..* Per la sera c'era il veto. Luciano andò laggiù alla periferia, un pomeriggio di primavera. La casa non era lontana, una bella casetta con un giardino, fin troppo grande per una vedova, egli pensò. Forse nou era sola, forso aveva un figlio, una figlia... Non una: quattro. Luciano so le vide piombare addosso mentre era seduto ad aspettare in salotto e fu come l'entrata di uno stormo di rondini nere e bianche. L'impressione gli mozzò il respiro. E quelle, che non sapevano il suo modo di pensare, gli stavano intorno in tutta innocenza e parlavano del papà che era stato tanto buono, tanto caro, e elio esse non avrebbero dimenticato mai. E ogni tento piangevano o le lacrime erano sui loro volti come la rugiada sui fiori, scintillante splendida e la commozione che risiionava nella loro voce, e uelle loro parole era adorabile come se il dolore stesso, la stessa morte, diventassero, al contatto di quelle luminose creature, qualcosa di gentile e di soave, una fioritura lilla su cui lo sguardo si riposava, una carezza mesta, ma tuttavia inebbriante... Non qualche giorno dopo, ma la stessa sera Luciano corse al paese, si precitò dalla madre. — Vieni, preparati a seguirmi subito. Andrai dalla tua amica Maria Teresa, le chiederai per me la mano di una dello sue ragazze. La mamma lo guardava, fr* spaurita e ridente. — Calma, figliuolo! — Impossibile !... — Quale delle quattro, intanto, ti piace .'... — Non lo so, le trovo straordinarie tutte e quattro. Sceglila tu, decidete tu e la tua amica, datemi la prima, la seconda, la teiip, i'uhii" .. fa lo stesso, purché me ne diate una... — La bionda!... La bruna?... — Sono bionde tutte e quattro, mamma. — Bionde naturali? — domandò, non senza malizia, la madre. Luciano rimase perplesso. — Non lo so, ma non ha importanza. Han certi capelli sciolti sulle spalle che sembran pieni di raggi. Hanno gli occhi azzurri... No, neri, ma così lucenti che sembrano color del cielo. e che grazia di gesti!... Che freschezza di colori!... E mentre la madre si preparava per partire e seguirlo, luì continuava a descriverle affannosamente le quattro ragazze, come se fosse stato lui a scoprire quelle meraviglie, apparse terra per la prima volta. Carola Prosperi

Persone citate: Carola Prosperi, Maria Teresa, Pucci