Gli scambi fra l'Italia e la Croazia nelle prime conclusioni stipulate a Zagabria di Alfio Russo

Gli scambi fra l'Italia e la Croazia nelle prime conclusioni stipulate a Zagabria Gli scambi fra l'Italia e la Croazia nelle prime conclusioni stipulate a Zagabria Le condizioni agricole del nuovo Stato suscettibili di grandi miglioramenti - Ampie possibilità minerarie e petrolifere Progetto di un canale fra il Danubio, la Sava e l'Adriatico (DAL nostro inviato) Zagabria, 29 maggio. TI conte Volpi, Presidente della Commissione italo-croata prevista ria) Trattato di alleanza, garanzia e collaborazione fra l'Italia e la Croazia, è ria ieri a Zagabria, per trattare con il Poglavnik Ante Pavelic le questioni economiche che riguardano i due Paesi. Le conversazioni, cominciate ieri, sono state riprese quest'oggi, con la partecipazione del Direttore generale della Confederazione dell'industria prof. Balella e del Consigliere economico barone Schmidt, accreditato appunto presso il Governo di Zagabria. A tutte le conversazioni ha partecipato egualmente l'incaricato d'affari Casertano. Nel corso delle conversazioni sono stati esaminati gli interessi economici dei due Stati, in un'atmosfera di comprensione e di amicizia. Il conte Volpi ha poi avuto conversazioni con i rappresentanti responsabili di alcuni Ministeri tecnici e con elementi dirigenti dell'economia croata. Le prime conclusioni tlczpdnsdltmmipriptlpzrrddngtcpLe conclusioni alle quali si è]già giunti sono molteplici e si rife-, nscono ari iniziative vane nelle quali 1 Italia presterà la sua colla- norazione. Mentre e stato conve-[ nuto di procedere alla identifica- j zione degli scambi commerciali fra . i due Paesi, sono stati concretati alcuni punti, dei quali i più note- ! voli sono questi: I La Commissione italo-croata as-1 solverà il compito di regolare la jvita economica, in particolare dijtutta la Dalmazia e della regione fiumana, in modo da assicurare ai I cittadini dei due Paesi un tratta- mento semplificatore e, per quanto possibile, uniforme, nonché più:speditivi rapporti negli scambi, j La stessa Commissione è stata j investita poi di problemi specifici, quali la costruzione di strade in .alcune regioni della Croazia, se-1condo un piano di finanziamentoj già previsto dal Governo croato, L'attrezzatura tecnica italiana porterà il suo contributo alla realizzazione di queste opere. La stessa Commissione procederà allo studio delle ricchezze idriche della Croazia, a scopo di utilizzarle a fini industriali, e particolarmente per l'elettrificazione delle ferrovie. Per quanto concerne i rappor- ti monetari e valutari, il Governo!croato ha comunicato che è statalcostituita la Banca di Stato con diritto di emissione di una mone-, lira italiana. La Commissione si porrà, inoltre, immediatamente allo studio per la creazione di un « conto di compensazione» italo- croato e per tutte le altre provvi-|denze atte al più stretto rappor-1to valutario. A questo scopo si ta che si chiamerà « Kuna » la quale avrà, per accordi fra i due Governi, un rapporto fisso con la recheranno a Roma, quanto pri-l ma, delegati del Governo croato! per l'esecuzione degli accordi ora conchiusi. La Croazia ha, come sapete, una economia prevalentemente agricola, anzi agricolo-pastorale. La natura del suolo, l'attaccamento delle" popolazioni alla' terra, la tradizione, le vicende politiche hanno impedito un impulso verso l'industrializzazione. L'Austria prima, e la Jugoslavia poi, hanno preferito di mantenere un basso livello di vita e di conchiudere i contadini nei limiti dei campi perchè non avessero orizzonti più!lòntani, politicamente pericolosi. I. .Una simile natura aiutata da una politica rigorosamente con- servatrice, ha impedito la forma-zione di un concetto industriale ela creazione di un risparmio che potesse essere investito nell'agricoltura, ed ha mantenuto la produzione a basso livello, mentre la terra è fra le più fertili del mondo. La nuova Croazia dovrà risolvere, insieme a tante altre, anche la questione dell'agricoltura secondoTtemp7"nuovi"e Ye "nuove necessità. L'Italia, appunto, le darà una parte del tesoro della sua esperienza. Agricoltura da migliorare A parti- 'e enormi regioni forestali (la Bosnia pare abbia il terzo posto in Europa per la ricchezza delle selve), e certa coltivazione di piante industriali, i cereali sono la fonte della vita e della ricchezza croata. La valle della Sava e le colline intorno sono fertilissime; la Croazia orientale è al¬ niMimmiiiiiiiiiiimmiiiiiiiiimiiiiimiiimiimiiiiii trettanto ricca di terra generosa, la Slavonia dà grano e granoturco in abbondanza, le terre dell'Erzegovina e dello Srem sono fra le più grasse. Ma il rendimento medio è davvero scarso; ci s'ingannerebbe se si credesse che lo stasto dell'agricoltura croata sia soddisfacente. Malgrado le eccezionali condizioni della natura, fertilità della terra e clima eccessivamente favorevole, il rendimento medio dei campi coltivati è assai inferiore a quello di altri Paesi, per esempio quattro volte inferiore che in Danimarca, tre volte che in Olanda e nel Belgio. Occorrerà, pertanto, applicare sistemi di coltivazione più razionali, migliorare le semenze, impiegare i concimi; e poi provvedere alla bonifica delle zone paludose, che potrebbero dare un enorme raccolto, tanto da raddoppiare la produzione. Fra i doveri che i) Governo croato ha davanti a sè. quelli della estensione delle terre coltivabili e del migliore impiego delle terre coltivate, non sono all'ultimo posto. La Banovina autonoma croata, che mancava della Bosnia, non ha provveduto a stabilire le statisti Spcgddnmfilqcapnqegsmdpactviptrche esatte della sua produzione!nagricola; uh conto abbastanza,spreciso si può fare mettendo in-lasieme le cifre della produzione ce-1 trealicola dei distretti che ora fan.eparte del libero Stato croato. Ve- ydremo così che il granoturco tie- ! m ne il primo posto con 19.347.587 quintali (statistiche ufficiali del '37, altre non vi sono) su una su- perficie seminata di ettari 1 milione 104.175: il frumento seminato su 688.656 ettari ha dato un raccolto di quintali 6.028.611; l'orzo è salito a quintali 1.646.008 su una superficie di 204.390 etta ri: l'avena seminata su 176.327 ettari ha dato 1.443.615 quintali; il farro, il miglio, la segale, la ferrana, il grano saraceno, vengono in scala assai minore. Il totale deila produzione cerealicola, vocilnprincipali e voci minori, è salito,i sempre nel '37, a quasi 30 milioni j di quintali su una superficie dijdfrilfndgaatmettari 2.317.642. Negli anni se guenti le variazioni non sono state notevoli. Le Provincie della Sava hanno dato il maggior raccolto, tanto per il granoturco quanto per il frumento, seguite dalle Provincie del Vrbas e della Di-ina. Il consumo interno è naturalmente coperto con una notevole eccedenza per l'esportazione, la quale potrebbe essere raddoppia- ta e triplicata, se venissero adot-i tati nuovi sistemi di coltivazione i e se fossero risanate vaste regio-jni invase dalla palude. Le stati-Istiche non segnalano la produ-'zione dei legumi, che è assai no-( tevole. e delle piante industriali, tessili e oleose, che negli ultimi jp anni sono state coltivate con mol-In to successo; né segnalano, se non|ncon molta approssimazione i prò- ; ddotti dell'allevamento, che rag-|s giungono cifre altissime. | rn. ispatrimonio ZOOtecniCO asAppunto non è facile fare un nconto del patrimonio zootecnico| croato percnè le cifre conosciute;riguardano l'intero territorio del- ila scomparsa Jugoslavia, ma sen-,za matematica esattezza si po-jtranno dare le seguenti cifre: un,paio di milioni di bovini e altret- latanti suini, mezzo milione di ca-|valli, tre o quattro milioni di ovi- [ni. Le oche e i polli raggiungono Icifre vertiginose, una dozzina di milioni. Naturalmente il bestiame' è nutrito con i foraggi che la ter ra offre abbondantemente, ma, | come per i cereali, l'allevamento, in grandissima parte destinato !all'esportazione, potrebbe essere 1 raddoppiato e triplicato. Una ricchezza notevole la Croa- zia possiede negli alberi fruttile- ri: le prugne, le mele, le pere, le olive danno un considerevole saldo attivo nella bilancia commerciale. La Bosnia sola possiede qualcosa come venti milioni di piante di prugne, il prodotto del- !'e <3uali vàie una trentina di mi- l'i?™ di dinari. Qualche migliaio di vagoni di prugne varca ognianno Te frontiere,"per essere ven-duto specialmente in Germania. 1 vigneti non son gran che diffusi, mà tuttavia danno una produzio-ne di un milione circa di ettoli-tri. Due enormi ricchezze dellaCroazia, una notissima e l'altra meno, sono rappresentate dal legno e dai minerali. La Bosnia, dicevamo in principio, sta al terzo posto in Europa per l'ampiezza delle sue foreste; il legno della imi: .iiiiiiiiiiiiillMiiiiiMiiilliMiniilliniiiiiiiiiiiiiMii Slavonia ha fama mondiale; gran parte dell'Europa si scalda con il carbone vegetale croato. L'Erzegovina ha anch'essa foreste grandissime e nelle province stesse della Sava voi attraversate centinaia di chilometri di boschi formidabili. Nella maggior parte le foreste appartengono allo Stato; il capitale privato investito nell'industria del legno raggiunge qualche miliardo di dinari. Qualche centinaio di segherie lavora a ranghi pieni tutto l'anno. La produzione raggiunge una diecina di milioni di metri cubi. Anche queste cifre sono approssimative e assai vecchie. Accanto a queste grandi foreste, esiste una industria della cellulosa che non è molto sviluppata. Del resto l'industria in genere è scarsamente praticata e non riesce nemmeno a lavorare, per esempio, le pelli, che vengono in gran parte esportate grezze. Una industria notevole è quella della tessitura; ma i filati sono forniti nella maggior parte dalla produzione italiana. La nuova Croazia ha un importante posto in Europa per le sue risorse minerarie, le quali, se tut- n^tevoìfs^m^^La'^o^n^a'è"!! va^ sto scrigno deila Croazia con oro, amento? piombo, manganese, antimonio, cromo, carbone, bauxite e m primissima linea ferro. Diyisa per territori la produzione minRrnr<a «pponrìn 1p stntisHrhp nerale aurifero 15 mila tonnella^ te a Serajevo. Ma queste cifre, per unanime giudizio, rappresentano appena un elemento indicatore delle ricchezze minerarie croate, le quali appunto sono vastissime. del 193V è la seguente: carbon fossile 55 mila tonnellate nei territori di Serajevo, ligniti 271 mila tonnellate nel territorio di Za- fabria e 1.015.000 tonnellate a erajevo (Bosnia); nafta 523 tonnellate a Zagabria; metano quasi due milioni di metri cubi a Zagabria; ferro 42 mila tonnellate a Zagabria e 565 mila tonnellate a Serajevo; manganese 4 mila tonnellate a Serajevo, bauxite 18 mila tonnellate, cromo 39 tonnellate, sempre a Serajevo; mi Anche il petrolio? La mancanza di capitali e di tecnica, la mancanza poi di strade e di ferrovie per il trasporto dei minerali, hanno impedito uno sfruttamento razionale delle mi niere. Il giacimento ferroso di Ljubia nella Bosnia possiede più di 45 milioni di tonnellate di minerale di primissima qualità; altre miniere, in altre parti del territorio croato, hanno ricchezze enormi, tutte segrete, e in certe regioni, poi, la terra sa di petrolio. Centinaia di milioni investiti nelle miniere produrranno altre centinaia di milioni e tutto il paese e la stessa economia europea ne trarranno grande vantaggio. Finora sono stati i francesi e gli inglesi a profittarne; essi avevano investito circa un miliardo di dinari nelle miniere jugoslave, e i belgi e gli olandesi avevano fatto anch'essi una piccola apparizione, Ora tocca allo Stato croato di eccitare la produzione e di valersi della collaborazione dei suoi vicini. Non per niente i croati pensano a unire, con un canale, il Danubio e la Sava con l'Adriatico, un canaie che dovrebbe diventare la strada maestra della Croazia, una strada che la porta dritta verso l'Italia. Alfio Russo

Persone citate: Adriatico, Ante Pavelic, Schmidt