Tutti i sommergibili del Mar Rosso giunti sani e salvi a una nostra base

Tutti i sommergibili del Mar Rosso giunti sani e salvi a una nostra base Avventure dei sottomarini italiani Tutti i sommergibili del Mar Rosso giunti sani e salvi a una nostra base (DAL NOSTRO INVIATO) Dal sommergibile D, maggio. Missione di guerra col sommergibile D. Proprio adesso, mentre la racconto, a bordo ci giunge una notìzia che ci riempie di fierezza c, di orgoglio e ci commuove infinitamente. Una notizia che gli ita- . bani apprenderanno come la spie-'guta bandiera della pia bella im presa che sia stata tealizzata sul mure in questa guerra fino a oggi. Tutti i sommergibili del gruppo clic ha operato in Mar Rosso con una navigazione epica a prezzo di sacrifici sublimi, partiti da Massima a bandiere spiegate un mattino dì aprile, quando la squadra intjicse bloccava il porto furiosa- mente, senio arrivali a una nostra ibase sani e salvi. Tutti bene a bordo, solo un poco magri perchè la razione per i mesi che la navigazione è durata senza rifornimenti — ragione di viveri solidi e di acqua — è stata ridotta a metà e a meno della metà. Si tratta di una vittoria stupenda, che i nostri sommergibilisti hanno realizzato per riportare le navi preziose alla Patria e consegnarle per un ulteriore impiego. Domani potranno essere raccontati i particolari di questa impresa ulissica, ma oggi voglio fissare Qui le poche e sémplici parole con le quali il comandante del gruppo dei sommergibili del Mar Rosso sbarcando sul suolo benedetto dal Tricolore della Patria Fascista, mentre tutte le bello unità subacquee approdavano in formazione perfetta si è presentato al capo della base. — Sommergibili dislocati in Mar Rosso rientrano dalla loro missione. Ufficiali di vascello tanti, ufficiali di macchina tanti, capi tanti, Sottocapi e comuni tanti. Niente di nuovo — c dopo un at-\c dopo un attimo: — Viva il Re! Viva il Duce! Gli stati maggiori c gli equipaggi, che per settimane e settimane avevano navigato in un mare pieno di insidie, brulicante di navi nemiche, tutto sfidando pur di ritornale sul territorio della Patria e di costituire così un ponte ideale tra l'Impero e la Patria, emno schierati sulle coperte impeccabilmente e, prima di sbarcare, hanno levato altissimo laciniate il saluto al Re c il saluto al Duce, mentre le trombe squillavano c dalla gente marinara del gruppo dei sommergibili un canto si levava solenne come una promessa. E riprendo il mio racconto. Momenti solenni Partimmo col sole nel chiaro mattino e sapevamo che la nostra rotta era insidiata dalle navi nemiche. Il sommergibile sortì dal porto, superò gli sbarramenti, dopo due ore fu nell'aperto mare. Tutti di bordo c'eravamo comunicati, la mattina prima: il cappellano dei sommergibilisti aveva detto la Messa nella camera di lancio a- prora. Non entrava una stilla di rumore; le parole latine del rito suonavano tenere ed affettuose, e quando il candore dell'ostia s'alzò verso la volta grigia d'acciaio, e il nostromo fischiò quattro volte, e le baionette della guardia all'altare scattarono, tutti sentimmo il desiderio infinito di inginocchiarci con le mani giunte. Ma senza chinare la testa, senza quel gesto dì timore verso la grandezza del Mistero Divino che fa prostrare le folle e fa rivolgere a terra gli occhi di tutti i volti. Noi, noi di bordo che inginocchiarci non potevamo, perchè di grazia se in camera lancio di prua ci si stava tutti, in piedi e serrati come mattoni di muro, noi del sommergibile D., ventiquattro ore prima di partire per la missione, non chinammo la testa: restammo con gli occhi levati, verso l'Ostia Consacrarci. E muti pregammo non per noi, cioè anche per noi — che siamo creature come tutti, che vogliamo bene alla vita — ma soprattutto perchè, come dice la Preghiera del Marinaio, il Signore « donasse vittoria a questa nave ». L'Elevazione, a bordo di un sommergibile, che sta per partire. Non c'è chiesa non c'è cattedrale non c'è altare da campo o cappella renale che vibri in questo momento di tanta poesia. Per giorni per giorni sul mare, sotto il mare, soli solissimi iì non si può dar conto di noi neanche — se venga — del momento supremo: vietato è persino il disperato segnale delle navi moriture «S.O.S.». La radio funziona soltanto in ricezione. Soli solissimi, e se si incontra qualcosa nel mare, so da sotto il mare si vede qualcosa col periscopio, se la nostra solitudine è rotta da una sagoma, se brilla all'orizzonte un'altra nave, è soltanto per lanciare su essa il siluro, la morte. E' soltanto per averne un siluro, una salve di bombe, lo schianto dello sperone, la morte. Tra noi e chi incontriamo, fra un sommert/ibile r la nave che esso vede, c'è 'sempre c'è sempre questa, corsa mortale a ehi « vede » prima, a chi /-dirla prima, a ehi spara prima. Il imo. vince. Il primo, vive. Gli quando i sommergibilisti le esclamano sul finire dèlia straordinaria Messa detta a bordo del loro vascello. Non è l'affidarsi supino all'onda, del destino. «Signore sia altri scompaiono, sepolti in quello sterminato cimitero senza croci che è il mare. «Signore aia fatta la volontà Tua». Queste parole; e non c'è rassegnazione in queste parole fatla la Tua volontà » a bordo vuol dire preghiera di vittoria, d'incontro sul mare, preghiera di odio e di amore. Poiché anche l'odio è degno di ardere nella preghiera quando riguardi il male e chi fa il male. E questo soprattutto è degno di cronaca e dì storia nella attualeguerra segreta con i sommergibili:chela Fede, ha dato ai nostri. Ma-r inai Ut coscienza, di combattereper il Bene del mondo contro il male del mondo, per la giustizia conlro l'ingiustizia, per una pura bandiera degna di sventolare uc-canto alla Croce dì Dio contro nnabandiera alzata sul mucchio dell'oro e d'ogni umano materialismo. « Benedici o Signore... » Conoscerlo sempre meglio, lo spirito dei sommergibilisti italiani: c'è da fremerne d'amore e di orgoglio come e più che per il valore delle loro imprese. E' il loro spirito fascista e cattolico, che porta questi ragazzi a considerare la Messa di bordo, i buoni libri, le poesie, il canto del mattino, la preghiera della sera, le lunghe meditazioni, come un alimento indispensabile per la loro durissima vita di guerra. Essi pensano, noi pensiamo, die altrettanto e forse più necessario è il viatico divino, che altrettanto sono necessarie le munizioni dello spi- rito, che le granate per il cannone di prua, e i carienfori per le mitragliere, ed i siluri per i tubi. Inutile imbarcare i siluri, i proiettili, il cibo, la nafta, se a bordo non splende serena la fiamma della Fede. Inutile partire per tantolontano verso l'ignoto forse verso la morte tremenda, la. morte piaatroce, inutile se la coscienza diessere nel giusto non soccorra luimpresa, e se la Fede non la be-nedica. «Benedici, o Signore, le nostrecase lontane, le care genti, bene-dici il riposo del popolo, benedicinoi che per esso vegliamo in armi sul mare... Benedici... ». JVon è retorica. Sarebbe, retorica, se ventiquattro ore. dopo le preghiere, il rito, la confessione, la comunione, e questo pieno di speranza e limpido affidarsi a Gesù (tutti i sommergibili sono consacrati al Sacro Cuore di Gesù), si restasse nella vita comune, nel quieto volgere delle ore, ed invece non si partisse così; alta la bandiera, saldato il Fascio Littorio e le lettere delle parole di Mussolini « Sono fiero di Voi! », sulla lamiera della torretta, verso la vittoria o verso la morte. Del resto noi che a bordo, mondi di peccato e comunicati nel Signore, partimmo il giorno dopo per la missione di guerra, sappia- mo bene che non è retorica. La morte ci sfiorò due volte. Due volte noi vincemmo lu morie. Fu, il secondo giorno di mare, al- le U/,05. Il «tenente», ch'era di guardia in torretta scorse ad un tratto una enorme palla di ferro mimetizzata. — una torpedine di massimo calibro — ch'era sbucata a galleggiare a fior d'acqua; la massa metallica del nostro scafo pareva attirarla. Colpi di barra spostavano il sommergibile, essa sembrava che ci rincorresse. Avremmo potuto accelerare i giri dell'elica, correr più forte, fuggiMa. la minaccia mortale sureb-\be restala là, tra, onda ed onda, e \la notte scesa, con il tempo che i s'era messo a male, chi l'avrebbe] potuta scorgere? Dove sarebbe [andata oramai vagante com'era, ! disancorata f Allora, un'altra na 1 ve nostra, su quella rotta, anzi un [sommergibile nostro, magari il noistro compagna di squadriglia, chisa... L'urto fatale, e senza scampola morte. Una così grossa mina!Il comandante Pini incominciò il singolare attacco a questo nemico subdolo. Una manovra bellissima. A spirale, segnando nell'acqua come l'aggomitolarsi di un boa constrictor attorno a quella sfera micidiale, arrivammo, ecco, a sessanta metri... Incominciò il fuoco. La mitragliera binata manovrata dal « tenente » faceva bollire l'acqua attorno alla torpedine. Colpi di assaggio. Poi una raffica, due. Alla terza, il ventre di lamiera nera striata di arancione con i bitorzoli sinistri degli urtanti, fu sforacchiato. La mina lentamente affondò; si vedeva appena, ormai; le vedette aguzzavano gli occhi. Appena. Soltanto la calottaSoltanto un urtante. Il mare s muoveva, l'onda la sollevava un momento. Tre colpi. Ecroia, eccola... Si vede, si ve-de. Poi più. Non si vide più. Era scomparsa era affondata. Quello specchio d'acqua era sta 'ito bonificato, ed eravamo stati \ noi, era stato il nostro som merigibile a ripulire il mare, col ri'ischio mortale di saltare in aria, ]Con quel mare! [ — E adesso parta da bere — disse il comandante all'ordinanza 'del Su"dr"to- ~ DZ bere a tutti, i4"e'!1 della torretta, ufficiali e !»"«J''»««. » tutti eguale Bello era stato per me vedere gli ufficiali, i marmai, in torretta durante l'azione; la vivacità della loro allegria, il loro sereno amore del pericolo. Perchè (chi lo insegnerà ai compilatori delle motivazioni delle medaglie al valore?) perchè amare il pericolo è più bello che disprezzarlo. Un brivido « Sotto », invece, nell' interno del sommergibile, nelle camere lanciasiluri dì poppa, di prua, nella sala motori, in quadrato, nelle cabine della radio, degli idrofoni, nulla era trapelato' di quel che avveniva fuori. Avevano udito all'interfonico (che ripercuote i comandi in ogni canto della na- re) prima un ordine fretta: — Pari ferma! (Il direttore di macchina s'era precipitato, in un baleno personalmente eseguito la mano- {gridilo in vra). E poi —■ Po-i indietro mezza. — Pari indietro tutta. Avevamo sentito questi altri ordini secchi del comandatile, un po' concitati, di fermare le macchine, e poi di navigare all'indietro a tutta forza. Perchè? Che cosa, poteva esser successo? aveva ' Nari nemiche no; la manovru\sàrebbe aiuta un'altra. Questo1sommergibile ha silurato un in crocidiate eri ha affondato itti /; rosea lo armato, nella .ina carni le del piroscafo ni di guerra in nei piroscajo armalii ha riportalo a terra alcun prigionieri; fu le prime settimane di guerra; il fatto dell'incrocia tare e recentissimo), quindi n flordo tutti la conoscano bene In munoirra del comandatile quando sono avvistate nari nemiche. Un oliro sommergibile in rotta,' luipossibile, i silurisi i avrebbero amlo l'ordine di approntare il lancio. — Naufraghi — arerà opinalo l'ordinanza del quadralo. Io sinco leggendo; staro leggendo uni poesia di Leopardi iti un'antolo'/'"• M'iurumpieui per il tubo portello, andai n vedere che cosa i in. e la manovra. Quelli che restarono ■■■stiliti,. _lsmtirono le raffiche della mitri- gliatrice; ovattate dalle paraticiun'eco sorda di colpi. Poi mio «.scese, disse che s'era trattato dì una mina affacciatasi improvvi- a meno di'cento metri dal filo della prora. Uno di quei casi furi e straordinari d'una ; torpedine\(>•'>pr>o mentre m^^r*tX&^ril secondo ufficiale, il comandanti in seconda), ed aveva dato Val-' lurme- Navigavamo mi undci mie messa._ Ttycentocituinanla metri al minuto. Che il « tenente » aresse risto lo sagoma oscena (nulla è ripugnante come le sa-\ game delle mine: non capisco co-i me. le donne possano essersene' falle dei ciondoli infilati nell'uso-', la al posto dei fiori), che l'avesse| cista soltanto due a tre secondi vista soltanto due a tre secondi]s?»,^ nell'abisso. Aitimi, meno di atti-.mi. fra la vita e la morte. Ecco In carta nautica: come un pane' di piombo, schiantato, squarcialo,\ contorto, il battello sarebbe precipitato in mìllecenlo metri di, fardo. Morte istantanea per lutti. Niente soffrire. Millecento metri dì acqua. Che greve sudario! 'Dunque in torretta bevemmo, dino dì Gratinano, rosso c friz- zante. «Anche questa e passata», *«W qualcuno l utfienile alte, tir- »" » l'ufficiale d, rotta, non mi riconto bene. AjNavigammo lutto ti resto d,./.giórno, poi scese la sera, e quan-jdo passammo^da un ceriopunto ci si strinse il cuore, e... Un bri-:j^^J^fÈ^S^°L^^\che notii dimentiche, evia mai P>»- rMa^0™ lo posso rac- contare. i Attilio Crepas I Una fotografia emozionante: il colpo di grazia del sommergibile D. alla torpedine nemica. Si vedono gli spruzzi dei proiettili in mare, e la loro vicinanza dà la misura del pericolo mortale corso dalla nave. (foto Crepas)

Persone citate: Attilio Crepas I, Crepas, Duce, Gesù, Mussolini, Nari, Pini