IL SILURO MORTALE SCAGLIATO fra la stretta delle prore nemiche

IL SILURO MORTALE SCAGLIATO fra la stretta delle prore nemiche La gloriosa avventura della torpediniera di Mimbelli IL SILURO MORTALE SCAGLIATO fra la stretta delle prore nemiche Due incrociatori nemici sono sopra alla nostra silurante, che ha già colpito nn loro gemello. Sta per essere speronata. Il duello è così serrato che le navi nemiche sospendono per nn attimo il fnoco, per non colpirsi a vicenda: parte il colpo della vittoria (Da uno dei nostri inviati) Mare di Creta, 27 maggio. Nella battaglia che si combatteiper la conquista di Creta le forze]della Marina italiana dislocate nelle isole italiane dell'Egeo e nelle basi della Grecia hanno contribuito largamente ed efficacemente al buon esito della spedizione fin dal primo momento delle operazioni, che si sono iniziate all'alba del giorno 20 con sbarchi di paracadutisti gei-manici in alcuni punti strategici dell'isola nemica. Le forze navali italiane sono state e sono in primissima linea all'avanguardia dei convogli di unità leggere, che esse hanno protetto e condotto in porto nonostante la violenta reazione delle navi britanniche. Il compito di liberare il mare a nord dell'isola di Creta dalle preponderanti forze navali nemiche era stato affidato all'aviazione germanica e alle forse navali italiane. • I mas, le « gloriose torpediniere del canale » è le « temerarie ombre nere dell'Egeo » in due gioliti di guerra hanno messo fuori combattimento o affondato sette incrociatori nemici di medio tonnellaggio, che dovevano intercettare l'offensiva aerea e i convogli dell'Asse. Temerarie ombre nere dell'Egeo La perdita di sette incrociatori è gravissima per il nemico non solo per le operazioni su Creta, ma anche in vista di quelle che verranno in altri settori, perchè il ritmo della nostra guerra non conosce soste. E' inutile commentare queste perdite subite dalla flotta dell'ammiraglio Cunningham perchè esse si rammentano da sole. Quando si potrà dire, alla fine della guerra, quale fosse laìentità delle nostre forze navali apparirà ancora più fulgido l'eroismo e l'audacia dei nostri comandanti e dei nostri equipaggi. I marinai italiani hanno mantenuto la promessa fatta la vigilia della battaglia di Creta. Quel giorno noi èravamo là vicino alle nostre siluranti e sentimmo prorompere dal petto dei nostri marinai un grido di vittoria che li impegnava fino alla morte in combattimento con la marina più forte del mondo. Quél giorno l'Ammiraglio ebbe la certezza che la nostra gente di mare si sarebbe battuta fino al sacrificio per liberare l'Egeo dalle unità nemiche. E questo i nostri marinai lianno fatto con supremo ardimento ottenendo nello spazio di quarantotto ore sei vittorie sulle navi nemiche. L'azione dei mas nel canale di Caso è stata già illustrata nei, suoi particolari; l'azione arditissima della torpediniera del comandante Cigala Fulgosi venne da me raccontata due giorni fa; rimane ancora da parlare dell'azione della torpediniera del comandante Mimbelli, che affondò un incrociatore e ne colpì un altro con siluro. In quei giorni, tra il 20 e il 22, noi eravamo sul mare a nord dell'isola di Creta e potemmo assistere al grande assalto che dal cielo e dal mare si sfer- rava contro l'isola nemica. E q'uel-\giorno, navigando con la nostraltorpediniera verso Creta, mi ven-l' nero in mente guardando il cielo le strade della mia Romagna, dopo il mezzogiorno, quanto centinaia e centinaia di biciclette di operai e contadini intessono firn-ighe teorie. Così era il cielo del-'.l'Egeo. Centinaia e centinaia di apparecchi tracciavano due rotte, nell'azzurro, una di andata e una.di ritorno. Venivano dalle busiIdella Grecia e scaricavano sul-,l'isola migliaia di pacacadutisti e. centinaia di tonnellate di alto esplosivo sui nuclei di resistema nemica allo scopo di facilitare le'.operazioni belliche delle « fanterie del cielo ». La grande massa di apparecchi germana! si snodava in un carosello gigantesco, che certamente sorprese il nemico e dette a noi la certezza della vittoria Quale anacronismo, però, tra il movimento del nostro convoglio e quello delle divisioni aeree, che ri sorvolavano alte nel cielo dell'Egeo. Nel duro e faticoso lavoro di scorta spesso ci avvicinavamo salto bordo alle piccole unità che componevano il nostro convoglio e sentivamo allora il canto guerresco dei soldati. Per due giorni e due notti passarono nel cielo gli aeroplani e il loro rombo si fon deva col canto dei marinai e dei soldati. Venne poi quel mattino del 22 la nostra battaglia. E' ancor fissa nel fondo dei miei occhi la visione vittoriosa e drammatica dell'incrociatore nemico che, colpito dal nostro siluro, affondava spezzandosi a. « V». Oggi, dopo qualche giorno di riposo in ìal mio comandante, agli ufficiali questa base della Grecia, meo- mmcio a prendere maggior conti- denza coi ricordi della nostra azio- affondare un tipo Leander. Qne- sta non lieve differenza mi mette ili condizioni di poter raccontare tutto perchè durante itrentacin- ne vittoriosa. 35 minuti famosi Prima di tutto mi sembra doveroso stabilire la mia posizione a bordo della silurante, di frante e ai marinai. Essi hanno affondato un incrociatore; io ho visto ane minuti rfi combattimento vidi il <: lavoro » di tutti, mentre io non facevo nulla se non qualche foto- grafia alle salve nemiche o agli, uomini della « mia » torpediniera, che combattevano contro un ne- mica venti volte più forte. Avrei voluto fare qualche cosa; avrei voluto essere marinaio per potere in quei momenti fare un « lavoro », essere attaccato a qualche arma o a qualche conge- gno per poter occupare il tempo;'insomma per poter abbandonare ula mia posizione di «supervisore*, che non mi permetteva di preti- dere parte attiva al combattimeli- to nel quale eravamo impegnati, In quei trentacmque minuti, clic hanno segnato un solco nella mia vita, ho invidiato anche l'ultimo'« marò x> di bordo, il serpante, per- che in quel tempo, dir aveva il' peso di un'eternità, anche il srr- punte faceva un «lavoro;, ut ile [nella rovente atmosfera della bai-itaglia. A bordo tutti, escluso il,aiornalista, hanno un'occupazioni ne, la più umile, magari, che iter-]mette di usare a coloro che hnn- ' no combattuto il «pluralis maje- Statisi della gente di mare e di'e _ querra: « noi abbiamo affondato un incrociatore ». '. Come «supervisore» — l'uso di questa parola del mondo rine-'smatografico dice tutto — non po-.tevo far nulla se non registrare1 nella mia memoria le scène che {c -imi si presentavano dovunque val'.'/essi lo sguardo. Ricordo i cinque uomini dell'armamento del pezzo ,dì prora «lavorare* con accani.mento. Per loro il nemico era una Isommo di numeri che venivano ,comunicati dal direttore del tiro, Il loro « lavoro » era di aggiusta re. in conseguenza degli ordini e delle segnalazioni ricevute, i con'.gcgni del loro cannone e sparare: sparare contro un nemico lontano novemila metri, un nemico che essi vedevano e che in quel mo¬ mento odiavano a morte. Tutta la loro volontà, tutta la loro vita erano legate all'acciaio e al romba del lóro cannone. Essi non pensavano alle salve nemiche che cadevano vicinissime ogni otto secondi, non rimanevano scossi dal fragore dell'acqua lacerata dai colpi, non pensavano più alla loro vita, che in quel momento essi offrivano per la gloria della Patria. Essi avevano la grande fortuna di combattere. E combàttevano bene quei ragazzi in bilico sull'altalena delle accostate. Nessuno di loro cadde; avevano una vitalità impressionante e fare.vano il loro « lavoro » con una lietezza che mi intimoriva. Cinque giorni di consegna... Ricordo ancora un marinaio seqnalatore noto a bordo per le sue l„nqhe consegne. Era appoggiato sull'ala di plancia col binocolo /laso SM; nemico. Lo sentivo parlare. E il suo compito era quello di seqnalare continuamente t movimenti delle navi britanniche che volevano circondarci. Quando l'ultimo caccia nemico della formazione accostò e diresse la prora contro di noi il mar'naio segnalatore avvertì il suo comandante: - Signor comandante, l'ultimo tC.T. » dirige verso di noi; facciamolo fuori! ». E il comandan \e « '«»•' « Ci penso io a questo; intanto ricordati di avvertire u 'secondo » che ti dia altri c™- l"^;?10^^^.??"36.?",^*'» Li 1 cin-di consegna ». // "in rinato, impassibile, rimase al suo '"'•s''° a fssare il nemico, Ricordo il timoniere, come una , statua, vicino alla ruota del ti inane cor/li occhi fissi alla busso la e all'indice di barra. Lo vidi girare velocemente, con una fred- dezza di chirurgo, la ruota del « suo » timone agli ordini del co mandante,. Per la forte « svento la » di una nostra salva il vetro di un finestrino della plancia andò 'in frantumi e una pioggia di mi untissime schegge investi in me no il timoniere che, pur senten dosi colpito da centinaia di spilli, non distaccò le mani dal timone e rimase al suo ' ,° nella manovra di forte zigzaga- mento per condurre ^ nostra no- 'ce incolume sotto i yiol ento tuo degli incrociatori nemici, ' Ricordo ancora i silnristi e can nontori a poppa quando la sera, [arrivati nel porto, raccontavano ila loro avventura ai compagni ,dell' altra gloriosa torpediniera i che nella notte, al comando del ]capitano di fregata Mimbelli, ave' oa affondato un incrociatore e colpito un secondo con azione di 'siluro. La torpediniera di Mimbelli era '.vicina a noi coi segni del combat- timento sulle sue sovrastrutture e 'sullo scafo. Là i marinai pulivano .la loro nave e rassettavano certe 1 macchie nere dietro la pianeta, nel {castello « nel locale della segrete- COrtina di fumo per occultare ,le sue piccoìe vnjtàt poii decisa\mente, balzò all'attacco con la sua \ torpediniera, incurante delle preponderanti forze che gl'inglesi allineavano sul quel mare infido. Lo scontro ebbe una durata di pochi minuti e il comandante Mimbelli, sotto il grandinare delle sui¬ | ! jt- d ■ - „ . , , ,. [stanza' r^icTna^tenTòdispl . , nostra sottile unità No- Calante ch7Z nostra torpedinie V ve nemiche e la luce abbagliante dei riflettori e dei proiettili illuminanti riuscì a jiortarsi a distanza utile di lancio da un incrociatore, che venne colpito e s'incendiò in seguito ad esplosioni interne. Dopo il siluramento vittorioso, il comandante cercò di allontanarsi, quando si trovò stretto, a poche centinaia di metri, dai due tncro- ria macchine; lavoravano di vernice e di marteUo intorno agli squarci prodotti dai numerosi colpi nemici, che si erano abbattuti sulla loro nave senza lederne gli organi vitale. Mi avvicinai a loro e feci raccontare come era andata. Drammatici istanti Nella notte tra il 21 e il 22 la torpediniera, impegnata in un audace compito di scorta, era arrivata a poche miglia dalla costa dell'isola di Creta e la sua missione stava per terminare, essendo il convoglio delle piccole unità (limsi arrivato allo sbarco. Poco prima della mezzanotte il comandante e la vedetta in plancia avvistarono alcune macchie nere all'orizzonte sotto una tenue luce stellare. Si trattava di sei incrociatori scortati da alcuni caccia che, col favejre della notte, tentavano di intercettare'il convoglio dèlie unità che dovemmo sbarcare e portare aiuti di armi e altri rifornimenti ai nuclei dei paracadutisti impegnati in duri combattimenti per il possesso di alcuni punti strategici nella parte occidentale dell'isola nemica. Collo scopo di trattenere lontano dal convoglio le navi britanniche, il comandante Mimbelli prima stese l'audace comandante Mimbelli riuscì ad evitare la collisione buttandosi sotto il secondo incrociatore che lo stringeva dalla dritta. Le tre navi, in una corsa sfrenata, vennero a trovarsi cosi alla stessa altezza, tanto che i due incrociatori si colpirono a vicenda e furono costretti a sospendere il loro fuoco contro la nostra torpediniera. In questo supremo istante il comandante Mimbelli riusciva a lanciare due siluri, uno dei quali colpiva e affondava, dopo una violentissima esplosione, un incrociatore della classe Dido. Liberatasi dalla morsa d'acciaio ieTacblstgclche la stringeva, la nostra unità riii-sciua a sganciarsi e a far perdere, in seguito ad audaci evoluzioni, le sue tracce all'incrociatore ancora impegnato nell'inseguimento. L'ala della morte aveva sfiorato la nostra torpediniera, ma ora la vittoria illuminava la sua cavalcata verso la salvezza. Il convoglio arrivava per la maggior parte a sbarcare sulle coste dell'isola di Creta, mentre i naufraghi delle piccole unità colpite venivano raccolti dalla nostra torpediniera che, dopo il suo vittorioso combattimento, sì prodigò in quest'opera di salvataggio. Appena la torpediniera fu arrivata in porto un alto ufficiale della Marina tedesca decorava con la Croce di ferro di seconda classe il valoroso comandante Mimbelli che, da solo, amm osato attaccare i sei incrociatori nemici riuscendo a metterne due fuori combattimento e salvando cosi con la sua audacia quasi l'intero convoglio. Da questi episodi appare evidente il contributo di eroismo dato dalla nostra Marina alla battaglia di Creta, che ancora si combàtte. Vero Roberti Una piccola unità del convoglio scortato da una nostra silurante verso Creta. (Telefoto Roberti)

Luoghi citati: Grecia, Romagna