Roosevelt affretta le decisioni malgrado la campagna antinterventista di Leo Rea

Roosevelt affretta le decisioni malgrado la campagna antinterventista Roosevelt affretta le decisioni malgrado la campagna antinterventista Lindbergh e Wheeler parlano a 40 mila persone fra continue invettive ad Halifax e ai guerrafondai (DAL NOSTRO INAIATO) Zona del Pacifico, 24 maggio. Quando Roosevelt decide di non dire nulla, non bastano cento giornalisti a fornii dire una parola. La sua conferenza di stampa di iersera è stata tipica non soltanto per la reticenza presidenziale ma anche per il modo col quale — usando mezze parole o mezza frasi — Roosevelt è riuscito a creare dubbi e confusioni anche su punti che sembravano chiarissimi. Gli hanno chiesto se avesse qualche cosa da dire sulla abrogazione della legge di neutralità, ed ha risposto che sapeva solo quello che aveva letto sui giornali. Non contenti, alcuni giornalisti gli hanno ricordato che due dei suoi ministri avevan detto che la legge sulla neutralità era mio sbaglio e che andava abrogata. Roosevelt ha risposto che non era certo della cosa perchè uno dei due ministri gli aveva detto che la stampa aveva citato le sue dichiarazioni in modo errato. Non vi è dubbio che il Presidente ha buone ragioni per man; tenere segreto nel massimo grado ciò che intende fare e ciò che intende dire; e una delle ragioni è che vuol tenere all'oscuro gli avversari dell'intervenzionismo, contro i quali Roosevelt ed ì suoi hanno giocato con astuzia, lasciandoli cioè credere fino all'ultimo che la battaglia sarebbe continuata sul servizio di scorta ai convogli, mentre è probabile che ndse—Segreti Sili raUlO-QISCOrSO essa venga ora impostata sulla jabrogazione della legge di neutra- -, lità. D'altra parte bisogna notare chc gli avversari non sono caduti \appieno: esempio tipico quello di Lindbergh e di Wheeler, i quali iersera non si sono lasciati attirare su un terreno incerto e infido, hanno rifiutato cioè di impostare i loro discorsi anlintcrvcnsionisti su quell'argomento della ventilata abrogazione della legge di neutralità, argomento suggerito con tanta foga da due membri del governo. Per il comizio antintcrvenzionista tenuto iersera dobbiamo rompere la regola impostaci da non menzionare queste manifestazioni nelle nostre cronache — altrimenti dovremmo quasi ogni giorno occuparci di esre e di null'altro — perchè la reazione della folla ( quarantamila persone addensate dentro e fuori il Madison Square Garden) è stata tale da offrire un importante indice politico. Gli ascoltatori hanno continuamente applaudito, interrompendo gli oratori con accia mozioni tutte le volte che questi affermavano che l'America non jdeve entrare in guerra. Tutte le volte che i nomi di Lindbergh, di Wheeler e degli altri oratori venivano menzionati, la folla ripeteva in coro i motti antintervenmionisti: e fischiava di santa ragione (diciamo fischiava, anche se in America la disapprovazione sia espressa con altri suoni) tutte le volte che dalla tribuna venivano fatti i nomi di Roosevelt, d'< Wiltkic, di Knox, di Stimson, di Halifax e della Gran Bretagna. Fischi per gli interventisti Non sappiamo se gli applausi e i fischi, continuiamo a chiamarli fischi, del Madison Square Garden siano stati uditi a Washington e se saranno ascoltati in ore in cui sembra si prendano e si stiano per annunciare decisioni di importanza estrema. In proposito va riferito che alcuni osservatori politici americani si chiedono se quei cinque ministri che durante (/li ultimi dieci giorni hanno parlato di aumentare gli aiuti alla Gran Bretagna ed hanno promesso di farvi arrivare tali aiuti, abbiano parlato per conto del presidente o se invece lo abbiano fatto per accelerare le decisioni del Presidente. Non che ì cinque ministri si permettano di pensarla diversamente da Roosevelt o abbiano parlato senza informarlo di ciò che avrebbero detto, e nemmeno si suppone che il Presidente disapprovi ciò che hanno detto: ma si ritiene che il Segretario al Dicastero di Stato, i due ex-repubblicani che hanno l'amministrazione della marina e della guerra, il segretario agli interni e quello all'agricoltura abhiano parlato a quel modo per spingere il Presidente a una decisione rapida, immediata. Ora Roosevelt si trova di fronte ad una responsabilità quale, crediamo nessuno gli invidi; è venuto a trovarsi di fronte ad una situazione che egli non aveva previsto, per di più una situazione che egli aveva escluso potesse realizzarsi. Infatti va ritenuto certo essere stato egli persuaso che, facendo degli Stati Uniti Zv Arsenale delle democrazie », l'Asse sarebbe stato sconfitto senza che gli Bt'itì Uniti entrassero in guèrra. Appare invece agli stessi odiatori dell'Asse, ed appare con evidenza ogni giorno maggiore, che l'Asse vincerà la guerra; dì conseguenza il Presidente si trova di fronte a una situazione nuova accettata da cinque dei suoi ministri, situazione che gli impone una decisione. E' probabile che questa decisione l'abbia già presa e che essa sia conforme a quella enunciata dai predetti ministri. Se è cosi, è abbastanza probabile che di essa parlerà nel discorso di martedì. Se invece non farà menzione di essa e si limiterà a violente generalità contro l'Asse, gli osservatori di Washington avranno ragione di ritenere che Roosevelt non abbia petiulo risolvere il conflitto fra il suo desiderio e le sue promesse agli elettori, fra il proprio desiderio e le proprie responsabilità. Il Sun di stamane, che parla di e/uesto con flitto, che riprende dal New York Times di aitimi giorni or sono la yoce, da noi citata, delle pressio ni fatte dai superintervenzionisti. dice che Roosevelt ha già deciso, e che quei suoi cinque ministri i quali lo hanno spinto — luì consesiente, magari — non avranno da lamentarsi del suo atteggiamento. Questa la previsione del Sun. Noi di previsioni non ne facciamo, però aggiungiamo una considerazione: Roosevelt, nel decidere, deve tener conto non soltanto delle proprie promesse agli elettori, non soltanto delle proprie promesse all'Inghilterra, ma deve anche tener' conto delle proprie forze e — poiché per fare una guerra bisogna essere in due —■ anche delle forze del nemico. Leo Rea

Luoghi citati: America, Gran Bretagna, Inghilterra, Stati Uniti, Washington