Una rassegna d'arte italiana alla Mostra nazionale di Milano di Marziano Bernardi

Una rassegna d'arte italiana alla Mostra nazionale di Milano Una rassegna d'arte italiana alla Mostra nazionale di Milano (dal nostro inviato) Milano, 24 maggio. Fra le mostre che i diciotto Sindacati regionali Belle Arti allestiscono annualmente nelle principali città italiane (mostre che raccolgono la normale produzione dei vari nuclei artistici interprovinciali corrispondenti alle regioni geografiche e storiche della Penisola) e le grandi rassegne quadriennali e biennali di Roma e di Venezia, queste esposizioni nazionali del Sindacato Belle Arti vengono a tenere un posto intermedio, vor [rebbero essere per moltissimi ar- tisti quasi un esame (o un titolo) per passare dall'onesto Purgato- rio delle notorietà locali allo sfol-|gorante Empireo della Serenissima e dell'Urbe. Qui giunto il pittore o 10 scultore è al culmine del suo disiro » e del suo <: velie »; ma prima Antonio Maraini ancora una volta funge da Matelda, ed immergendolo nella santissim'onda dell'Eunoè « la tramortita sua virtù ravviva » per farlo « puro, e disposto a salire alle stelle ». Espositori ed opere Questa ci parrebb'essere, se mai, la vera funzione della Mostra Nazionale del Sindacato Belle Arti che domani s'inaugura a Milano con 889 artisti espositori rappresentati in 48 saie — comprese la galleria delle sculture e le sezioni delle medaglie, dell'incisione, dell'acquarello, della grafica pubblicitaria, dell'aeropittura futurista (localetto a parte dove F. T. Marinetti ritorna a proclamare « il movimento futurista padre ormai indiscusso delle arti moderne ») — da ben 1329 opere. (Da altra pagina del catalogo risulta un lieve divario di cifre, ma non è il caso di indagare su quisquilie di contabilità quando il conteggio si fa per centinaia più che per decine). Invece Antonio Maraini chiarisce che questa Mostra Nazionale — terza dopo le altre di Firenze e Napoli — « mentre costituisce il punto d'arrivo delle Mostre Interprovinciali, viene a colmare lo sfasamento esistente tra il ritmo biennale della Esposizione internazionale di Venezia e quello quadriennale della Esposizione nazionale di Roma. Ogni anno gli artisti sanno di poter contare, oltre che sulle Mostre limitate regione per regio ne alla produzione locale, di poter contare, dico, su una competizione di più largo respiro, che raccolga 11 meglio della produzione di tutta la Penisola ». Ciò significa, o sbagliamo, che proprio non è concepibile in Italia un giro di dodici mesi senza una mostra nazionale che raccolga quanti più pittori, scultori, incisori, cartellonisti è possibile. Ottimo principio, forse, se i militi delle legioni artistiche avessero statura tutti di giganti. Ma, e il tempo per studiare, meditare, riflettere, per misurare le proprie forze non sull'esibizionistico accostamento più o meno accorda' to di quadri e statue bensì nell'intimo della propria coscienza? Cosi si vede la sezione del Piemonte, malgrado i dipinti in gran parte notevoli di Menzio, Da Milano, Paulucci, Martina, Rho, Valinotti, Manzone, Cuniolo, Cremona, Galvano, Galante, Maggi, Micheletti, Romolo Bernardi, Gamero, Vellan, Becchis, Tribaudino, Emprin Spazzapan, Cravanzola, Solavaggione, Rivera, Sartorio, Cafl'assi Carletti, Morbelli, D. Casorati, dei giovani De Macchi, Sicbaldi, Poli ti, Martelli, Ughetti (v'è anche un omaggio alla memoria di Montezemolo), malgrado le sculture di Guerrisi, Musso, Mastrojanni, Baizardi, Formica, Castellana, Tinto Zucconi, Gamelli, Alloati junior i o : Giorgis, Giansone, Ducato, Chis a sotti, Cottini, Comazzi, essere nele l'insieme assai inferiore e neces- sariamente meno completa della mostra sindacale inaugurata proprio al principio di questo mese a Torino, sia perchè parecchi artisti [pur valenti non hanno inviato ope- cre, sia perchè la giuria di accet- ptazione ne ha escluse parecchie sottoposte a giudizio. Cosi nessuno potrà convincerci che nella sezio- ne della Lombardia artisti come|Tosi v Carrà, Funi o Salietti, sia- no presenti con ». il meglio .della I loro produzione »: i primi due do-|po le loro recenti mostre persona- li milanesi, gli altri evidentemen- te costretti a ripiegare su opere non recenti. IDov'è dunque la « competizionejdi più largo respiro»? Forse nel j fatto che Bernardino Palazzi in-j terpreta con la Bella Ninetta ai modo suo l'Oli |Tomea, già pr dai raffinati della <: Zecca» cornei o a a a e e a i a . e n l i i e e l i o e r e a a e a a a i o e o ? , , , i n i - impia di Manet o che {iresentatoci a Torino ■ un dipintore intimistico di cande-|lotti e fiori secchi, si mostra orai con un quadrone dì paesaggio che^capovolge la sua valutazione? C'è,'è vero, un'ampia serena veduta di !Carlo Prada, Breveglieri con unaifiaba alla Paolo Uccello, Borgese'con un Presepio popolaresco, DeGrada con tre cordialissimi paesi. Novello con un ritratto ben bloc-jcato, De Roccbi coi suoi toni bion- di, Paletta col suo decorativismo,!Lilloni col suo giapponesismo, En-lzo Morelli col suo prezioso gustoidel colore, Guido Tallone con la sua bravura ritrattistica, Fi!oca-imo coi suoi avanzi di metafisici-!o™„ ,i„„u:..;„i,i„„„ o..,„„o«„tt; „,,„irffSSHun gigantesco bau Cttstoloio ai consistenza metallica Lazzaro Pa- sini col suo ottocentismo Canta- tore con le sue figure volutamene te atone, sorde; c'è Carpi, Bucci,'„, . . ' , ' _ i ' . Mucchi, Colognese, Cerrina, Ara- te, Basonm, Battiato, Cavicch.m, ! Spreafìco, Moro, De Amicis, Di'Spilimbergo; c'è una paretina do-.veramente dedicata a Renzo Sosso, caduto da eroe in Albania; ! c'è la scultura di Broggini, rite-inuta a Milano l'ultima espressio-1 ne dell'impressionismo plastico, di!Barbaro, di Genni Mucchi, di Fi- lippo Tallone, di Bortolotti, di Cas- ; sino,, di Malerba, di Figini, di Ivo ;Soli; c'è, isolato, il notissimoJAviatore di Arturo Martini che per il suo sintetismo può far ri-iscontro all'enigmatico Cavallo di|Marino Marini; ma da De Chi- jrico a Manzù certe assenze tolgo-1no qui il carattere di vera e pro-ipria «competizione», limitano lo interesse — per mancanza di cen-itri, di nuclei, dl compiute defini- zioni di temperamenti (che non |possono essere capiti e goduti at-ltraverso un paio d'opere di discu-!Ubile importanza) — ad una pu- ! ra e semplice rassegna di quadri e statue di vario valore. Idell'Arte al Parco! hanno tentatoìdi interrompere l'inevitabile mo-notonia creando piccoli ambienti, hanno curato la miglior presenta-zione delle opere se anche i fon-di troppo ugualmente bianchi del- Un dubbio nel sistemaiIntendiamoci. Gli organizzatori |della mostra hanno compiuto uno:sforzo considerevolissimo e sotto molti aspetti esemplare. Come sempre avviene in tutte le manifestazioni milanesi, essi si sono prodigati con fede e con entusiasmo, hanno trasformato per l'allestimento, con una spesa di quasi mezzo milione, l'intero Palazzo le pareti finiscono a stancar l'oc chio: sono riusciti insomma a fornire un complesso di indiscutibile imponenza. H difetto è piuttosto — pensiamo — nell'istituzione delle grandi esposizioni collettive (una o due opere per artista), adesso declinanti tanto nell'interesse culturale come in quello edonistico del pubblico: e ne è prova il fatto che anche Maiaini ed Oppo, sia nelle Biennali veneziane che nelle Quadriennali ro-mane, si sono convinti d'una a a i necessità d'aggiornamento trasformando questi raduni artistici quasi in una serie di mostre personali od accentrando gruppi d'opere intomo a un tema o selezionandole secondo correnti e tendenze. Un rimedio vi sarebbe: e cioè l'esclusione spietata d'ogni] pittura e d'ogni scultura che non non sembra compatibile con l'or- dinamento sindacale che sostiene | la più larga ammissione possibile, di artisti alle esposizioni, ci si do- manda se queste pletoriche ras-1 segue non abbiano ormai fatto il loro tempo. i (Ci si potrebbe anche doman- dare se le grosse somme che que-l ste organizzazioni esigono fra al-ilcstimenti, spese generali, premiaacquisti cui si sobbarcano — peri dovere — ministeri, amministra- kzioni provinciali e municipali, en-liti, grandi società, non sarebbero,i oggi il generoso incitamento di I{megli0 impiegate ordinando diret-j■ tamente lavori agli artisti. E' di1 |Gio Ponti nell'ultimo fascicolo di ji Stile: «Il regime delle esposizioni!^na fatto passare l'iniziativa delle!'opere dal committente (come era !una volta) all'artista. Il commititcnte anle operam è divenuto unj 'semPlice cliente a cose fatte e gli artisti han dovuto cosi inventare 11 proprio lavoro, donde isolamenjto, rischio, miseria. Se tentato di tornare sulla buona via con i pre- !111' ^ 1 concorsi: ma anche qui il;lComPenso è a cose fatte. Occorre | i1/»™1? aIIa Srande tradizione! ?la ch,e .tallt° e sempre si parla id\.t?ulmone!' dl ">ll'"arei &gU !artlstl opere, opere, opere. Lavo- iro, non premi!». Lavoro, aggiun-!H^1™ noi' Più che acquistiTubi- t . svogUati nelIe esposizioni, M nessun committente ordinerà , in baae un dr0 a e lma stat sja *d, './T'.„*' ™ operuuti in una mostra collettiva. 1 jvinaicassione non può esser data ! che da una iu va8ta conoscenza 'di un artistai da una mostra di .sruppo 0 pers0nale). ° ^n'che da] to di vista di una! ! utmtà pratic£ a ra&ione od a tor. ;ito u gusto attuale ha quindi su- 1 perato6 a sisteraa deUe esposizioni !!dove n giuai2i0 critico — che può" esser tutt'uno con il godimento e ; stetico — non possa far centro ; su]le individualità, sian queste,Jdieci o cinquanta o cento. Ma v'è! un altro motivo a convalidareiqliesta tesi. L'arte d'oggi, soprat-l|tutto perchè punta essenzialmen- j te su una squisitezza di valori for- 1mali e «decorativi» nel senso be-irensoniano ed ha dichiarato guer- ra al contenuto od «illustrazione»i che dir si voglia, è un'arte più che altro di sensibilità (e di qui, | talvolta, la sua supremazia stili-lstica e la sua debolezza spiritila- !le). Proprio ieri, nella sezione del ! Piemonte, due critici assai sottili — ed un d'essi anche pittore — ammiravano la preziosità dei toc-I chi della raffinatissima Natura — Violino? L'avevo preso per un pesce, ma è bellissimo lo stesso. Da Milano ha davvero dipinto un violino, e lo si vede del resto benissimo; ma cito l'episodio corneindice di ciò che la critica piùperspicace oggi cerca nella pittu-ìra. e di ciò che la pittura più vo-1 lentieri offre alla critica. Ebbene, j credete possibile moltipllcare per ,cento o per mille — in un'esposi-!zione collettiva — una simile of- ferta di P"ra sensibilità1! Dopo un'ora (e non ha visto che tre imorta di Da amano. | — Guarda il manico del violino, :com'è gustato! |a tutto l'Ottocento esistevano .scuole od almeno forti tradi- sale) il visitatore più scaltrito è esausto, si dà per vinto, chiede pietà; i critici voltano le spalle ai quadri, s'appartano a discutere di alti problemi d'arte; i pittori, dopo aver detto male dei colleghi, fuggono a prender aria sulle panchine all'aperto. Fine del regionalismo Terzo ed ultimo motivo. Fino zioni regionali. Si diceva: pittura lombarda, piemontese, napoletana: ed eran piccoli mondi circoscritti, varii ma identificabili ed apprezzabili a prima occhiata. Non era una limitazione di « italianità »: era, se mai, una italia- ]nità arricchita da un senso di ter- d arricchisca lo spirito di chi la con- p tempia. Ma poiché questo rimedio r | ra natale, da non so qual parlata °, vernacola che accentuava certi m caratteri tradizionali. Pensate, t1 per fare un esempio letterario, a l Pascarella: questo grande italia- j f ino che dopo il poema di Villa Glo-i ri ci ha lasciato in romanesco la lgrande leggenda della Storia No-, istra. Oggi questa favella regiona-i ale anche pittura, anche in scul- itura è scomparsa. Il soggetto, il k motivo -.> per le ragioni dette solpra parla in sordina, o bisbiglia, o ,© muto. Forse il più tenace regio sM I cordiale, discorsivo *che è EmSfòl fjnalismo figurativo è ancora a Na- M1 poli; ma quel bel pittore, largo. Mi j Notte nel Corredo della sposa non ; M! potrebbe stare a suo agio anche' !nella sezione della Venezia? Par- j niente respirare fra un Menzio od ;un Martina? | La suddivisione per regioni di !questa mostra e quindi puramente suggerita da criteri sindacali. Set ve a dimostrare come operano per lo più intluenzati da perso!na ita preminenti — pittori e scultori che risiedono in Piemonte sitenopeo è ancora il colore di Vin-ltcetizo Ciardo; ma quello di Cor-lstiello? di Gia.rrizzo? di Crisconio? ! sII penetrante quadro di Orfeo : nTamburi nella sezione del Lazio, sa parte che rappresenta Piazzaidel Popolo non potrebbe libera o in Sicilia, nel Veneto od in Puglia; ma un tale ordinamento es-1 sendo soltanto di natura pratica. Le varie sezioni incomposta, di ricerche e di novità ad ogni costo. Che queilo li-1 gure è d'alto livello dal Saccorotti al Rambaldi, da Oliando Grosso, .r*?P°.nde più °SP ? specifiche: 1 sensibilità; e perciò e del tuttoa esteriore . „ t ., a! Si può allora osservare che .1 ;Sindacato lombatdo presenta oggi ila ,magS10r disparità di tendenze, !un «quietudine febbrile, spesso "r : o e, , è!al De Salvo' dal Gagliardi al Bere|ZOini- dalla _ Delfino al Penssinot-l11! e che cio si vede specialmente - nella scultura dal Galletti al Gam ; netta, da Spallarossa al Raimondi, -idal Castagnino al Servettaz, dal -1Fabbri al Micheletti. Che quello »jtoscano ha scarsamente risposto ù ! malgrado la presenza di Franco , j Dani, dì Silvio Pucci, del Viviani -1 studiatamente infantile, e fra - gli scultori dell'aristocraticissimo l;Berti, del Moschi, del Graziosi, i jdello Zambrini, del Faccendi. Che —(tra le migliori sezioni è senza -(dubbio quella campana, dai suc- a \così dipinti dello Striccoli al Nudo di bimba solidamente plasmato da Antonio Mennella; mentre più deboli sembran quelle venete (ci- r o o ! Romanelli, Trevisani, Fazzer), de! ei l'Emilia, delle Marche, dell'Um-i ùjbria. In Abruzzo dominano i Ca-i -1 scella, ed un buon «pezzo»' è la Via -j Crucis modellata da Andrea Ca-| , scella. Nella sala sarda accanto a r ! Sassu ed a Sinopico v'è un paesag-!gio di Menzio d'un timbro che faj - spicco anche sulle altre sue opere! o ideila sezione piemontese. E via via e ■ si potrebbe continuare segnalando i , tiamo Varagnolo, Pigato, Pomi, I Seibezzi, Bogoni, Sbisà, Fiumi, Le- j vier, Socin, Asturi, Stultus Dyal-l ma, le sculture di Cara, Giuseppe! o - è e i i , o a d . - fra i « romani » Fausto Pirandello e Colao, Bartolini e Pippo Rizzo, Scattola e Barrerà, Ceracchini e Colao, Sobrero e Trombadori, e i saggi d'affresco di Ferrazzi, se ai lettori lontani potessero giovare simili cronistiche elencazioni. Ma per il loro stesso carattere che prima abbiamo chiarito non son mostre queste che servano a « fare il punto » di una condizione artistica, di un movimento e mutamento di valori. Servono a sottilineare uno sforzo imponente che — specie nell'ora severa che viviamo — malgrado ogni riserva vuole la maggiore considerazione. Marziano Bernardi