UNO CONTRO SEI NEL MARE DI CRETA

UNO CONTRO SEI NEL MARE DI CRETA HO VISTO AFFONDARE UN "LEANDER UNO CONTRO SEI NEL MARE DI CRETA L'impresa della torpediniera del Comandante Cigola Fulgosi raccontata dal nostro inviato, unico giornalista a bordo della silurante vittoriosa I' (Da uno dei nostri inviati) Mare di Creta, dalla torpediniera « S » in combattimento... Questa sera, dopo l'arrivo vittorioso della nostra torpediniera in questa base della Grecia, scendo finalmente nella mia camera, che ho tutta allagata. Qualche foglio di carta, una matita, e un po' di biancheria, che l'ordinanza aveva appeso sulla, cuccetta ad asciugare, galleggiano su, questo piccolo mare. Penso che non vale la pena arrabbiarsi contro il mare e la guerra proprio questa sera, la- più bella, per noi, della torpediniera comandata dal tenente di vascello conte Cigala Fulgosi. Il nostro valaroso comandante è stato subito « agguantato » dai suoi colleglli e dagli ufficiali tedeschi; i marinai cantano a poppa cogli altri marinai delle navi italiane che sono in questo porto; e io, con cento sirene che mi fischiano nelle orecchie, mi metto a sedere alla scrivania orgoglioso c contento di ordinare i miei appunti di due giorni di mare e di guerra. La nostra torpediniera ha affondato, con azione di siluro, un incrociatore nemico; noi, così piccoli sul mare, di fronte a tre grossi incrociatori inglesi scortati da tre cacciatorpediniere. Questi sono i termini della nostra vittoria nel mare dell'isola di Creta alle ore 9,30 di questa mattina sotto un sole davvero mediterraneo. Ritrovo i miei appunti e cerco di ordinarli, quantunque la gioia della vittoria, e anche la contentezza di aver portato a casa la « burcìa », mi costringono a fare uno sforzo dì memoria per ricostruire gli episodi, quelli che si possono raccontare e quelli che sì debbono tacere della nostra navigazione nel mare insidiato dal nemico. Notte di vigilia Base X della Grecia, notte del 19 maggio: questa e la notte della vigilia. Domattina pronti a muovere al fiammifero. La missione è rischiosa. Scrivo questi appunti non per malizia di mestiere, ma. sotto uno stiano impulso. Il comandante, gli ufficiali e i marinai della nostra silurante sono felici di «menarsi » davanti all'isola di Creta e io, forse mosso dalla, lecita superbia di partecipare a bordo della « mia » torpediniera a questa azìone aeronovale di grande importanza per la, nostra guerra, mi preparo a scrivere queste note col ptesagio che domani serviranno al mio lavoro di corrispondente. Nella guerra sul mare altre volte ho avuto la ventura di partecipare ad azioni così dette rischiose e ogni volta che vedevo mollare i cavi d'ormeggio e salpare le ancore sentivo il distacco dalla tetra come un taglio netto di tutti i mici ricordi. Mi nascondevo nella fraterna amicizia degli ufficiali del nostro caro incrociatore che, oggi, è su un altro mare molto distante da noi. Ma la sua vita — perchè una nave vive come ncssun'altra macchina inventata dall'uomo — la rivivo cogli ufficiali e i marinai ch-c, se sapessero, mi invidìerebbe ro. Forse, questa, è la ragione per cui questa notte scrivo questi ap punti chiuso nel camerino della mia piccola e nervosa torpediniera. Ho appreso dai marinai la de vozionc al nome e alla bandiera delle unità dove si vìve e si cotti batte; e da questa devozione, e dai ricordi che essa suscita, mi sono sentito subito fraternamente legato agli uomini della «mia » nuova nave e alla sua vita ricordando gli altri uomini e la missione del nostro incrociatore lontano. Base X della Grecia, giorno 20. Alle 13 la torpediniera si muove. I marinai a prora e a poppa salutano le altre navi italiane. L'acqua del porlo è color del bronzo per la nafta delle navi inglesi affondate. La nafta ha ricoperto di uno strato rossigno e iridescente il mare dì questo grande porto, che non riesco più a incresparsi sotto i « maestralini » che vanno in vigore in questa stagione. La nafta pesa sull'acqua e ricopre, come una coltre, le molte navi affondate dagli aeroplani italiani e tedeschi. t Qualche relitto affiora contorto e rugginoso. La guerra è gassata con una violenza distruttrice che impressiona e pone in risalto la snellezza compatta lucente della nostra piccola nave, che scivola sulla nafta e sulle carcasse delle navi che non sono più. Superato lo sbarramento e randeggiata la carcassa di una nave di Glasgow, sventrata e accartocciata dopo l'audacissimo attacco di uno Stuka, dirigiamo verso il sud. Con tutti i sensi in allarme Normale i ■ , azione fra le isole della Grecia , .bescate di cipressi e di olivi, che si intrecciano a ca tetta lungo i pendii che scendono in mare, Il Comandante è in plancia e il guardiamarina con l'aspirante fanno i rilevamenti sui fanali spenti delle isole; controllano la nostra rotta verso un'isola tonta na, dove dobbiamo fermarci per aspettare un convoglio di piccole unità diretto all'isola di Creta. Il ritmo incalzante della guerra per la totale liberazione del nostro mare ci ha portato fino in Grecia e nell'Egeo con questa nostra torpediniera, alla quale è affidato un importante compito di scoria, Siamo in primissima linea nella battaglia che si combatte per la conquista di Creta; e più di così non posso dire. Nel pomeriggio arriviamo sotto un'isoki a ridosso di un monte rosso, spaccato di bianco, che cade a picco sul mare. Diamo fondo e, alla cappa, attendiamo... L'isola non ha nome per voi lettori; però è una delle tante isole dell'Egeo con la sua chiesetta bianca e solitaria su, una delle tante colline che scendono in mare. Anche il paese è bianco, come tutti gli altri paesi di queste isole circondati dalle solite torri mugnaie. Tanti mulini a vento, ai quali sono stati tolti i teli Man golari delle pale. L'orologio del campanile della chiesa ortodossa segna le 6,10. Va avanti sul nostro tempo di 5 minuti. Da una casa, che sembra un cubo di calce, sven tolano due bandiere, quella dalla Croce uncinata e il Tricolore d'Ita lia. Lungo ima strada, che sale fra i terrazzi coltivati a grano, vanno alcune donne nell'ombra degli U.,vi. amtszcnaslsgcdsds• e e i l a o , a a o i TI ciclo è solcato da centinaia di apparecchi tedeschi da bombardamento, che vanno verso un obiettivo ben preciso segnando la nostra rotta con due strade nell'azzurro; due catene di apparecchi che vanno e che vengono. Qualcuno, più basso degli altri, si attarda a sorvolarci e, dopo avere riconosciuto la sagoma della nostra silurante, sbatte le ali in segno dì saluto, riprende il suo volo di guerra. Verso sera passa nel mare il convoglio. La pace del mare e di questa isola è solenne. Solo il formicolio delle unità del convoglio, che passa lontano, e i cannoni, che guardano il cielo, interrompono il nostro sogno a occhi aperti. Rapporto dei comandanti. Nella notte riceviamo l'ordine di partenza. Il convoglio si snoda lentamente su una lunga fila sul mare di notte. I segnali a lampi di luce Morse •si susseguono per qualche minuto per gli ordini necessari alla navigazione; poi il nostro andare si nasconde nel silenzio e nelle ombre della notte. Gli uomini, accucciati vicino alle loro armi, vegliano con tutti i sensi in allarme. Si guarda al mare, all'orizzonte, dovela tenue luce stellare trascolora. Sempre avanti così verso la no stra mèta. II Comandante conte Cigala Fulgosi, in piedi, accanto a un finestrino della plancia, osserva il mare e il suo convoglio perchè non si disperda. Ogni tanto viene chiamato un segnalatore al quale viene dato l'ordine di mettersi in comunicazione con l'unità X, che sembra volersi attardale nella sua rotta. Brevi lampi di luce e la piccola nave rientra nella forma zione. Contatto ! Cosi è tutta la notte, e così sempre stato, fin dai primi giorni di guerra, per questa « torpedi niera del canale », quando si scortavano i piroscafi che, attraverso il canale di Sicilia, muovevano verso le nostre basi dell'Africa Settentrionale, Il comandante è ormai pratico di scorte e i suoi marinai intuiscono a volo ogni suo sguardo, che equivale a un ordine. Così è stato tutto il lavoro delle gloriose torpediniere del canale, il più duro lavoro di tutta la nostra Marina, che, di fronte a un nemico di gran lunga stipe riore in forze, ha saputo mantenere e proteggere i nostri traffici nel Mediterraneo Quella notte ritornavano alla nostra memoria i nomi delle eroiche torpediniere del canale: Airone, Vega, Circe... All'alba il convoglio navigava con rotta X e noi a girargli in torno per domandare notizie e per proteggerlo dagli eventuali attacchi. Ma che cosa potevamo fare con la nostra sottile silurante, se davvero il nemico si fosse preseti tato in forze? Attaccare e, forse, affondare per salvare il convoglio: Questa è la sorte delle torpedi niere, le navi che più hanno battuto il mare, il nostro mare di guerra. Col sole ci parve che il mare quella mattina, fosse veramente deserto. Poi arrivarono nel ciclo gli aerei tedeschi a cercare in lunghe teorie, sul mare Egeo la flotta britannica che ha poi su bìto così gravi colpi. Il presentimento di quello che sarebbe successo era ancora molto lontano da noi. Si navigava in un mare calmo, lucente di sole e di azzurro, il mare della Grecia. Dalle foschie dell'alba apparve alta con le sue montagne l'isola nemica: Creta. Verso le 8 si incomincia a no tare in ciascuno di noi i primi sintomi di uno strano nervosismo. Gli uomini, vicino alle loro armi avevano i segni sul volto della notte insonne. Col comandante Cigala prendevo il sole sull'aletta di plancia, a sinistra. Dietro di noi si disegnava, l'isola di Milo incoronata di nuvole bianche t rosee. Alle 8,15 i nostri segnalatori si fissano con i binocoli sulla siiti stra a proravia, come attratti da qualche visione ancora incerta. Il combattimento nasce sempre all'orizzonte, dove il cielo e il mare si confondono. Alle 8,30 sentiamo gli echi di un cannoneggiamento lontano. Allarme a bordo: tutti ai posti di combattimento! La nostra torpediniera si riprende j-ianimanrfosi di colpo. Risentiamo il frastuono dei ventilatori al quale si eravamo abituati. I nostri cannoni sono branteggiati sulla sinistra; i mitraglieri si inchiodano alle loro armi. Anche i sìluristi si apprestano e brandeggiano i loto tubi verificando i congegni per il lancio. Il comandante chiama il direttore di macchina e gli ordina di tenersi pronto per sviluppare la massima potenza. Alle 8,35 si avvistano all'oriz gfv[zonte le salve antiaeree delle navi e e i l e o o i . i i i nemiche contro gli apparecchi germanici. A gruppi le nuvolette nascono sul cielo bianco dell'ori, zonte pieno di sole. Alle 8,36 sulla linea dell'orizzonte, vengono avvistate le sagome di tre incrociatori e tre cacciatorpediniere. All'avvistamento, il Comandante Cigala, che non riesce a nascondere la forza della sua volontà di andare all'attacco, ordina di fare fumo e nebbia col fumaiuolo e coi nebiogeni a poppa. E ai marinai dei due telegrafi di macchina in plancia: alla massima forza! Navighiamo sulla sinistra del convoglio che, ad un ordine ricevuto, inverte la rotta. E gli passiamo intorno circondandolo di fumo che si arrotola sul mare come una lunga e contorta nuvola tempestosa. La nave vibra sotto kt spinta rabbiosa delle eliche. La prora della nostra torpediniera si inalza dritta sul mare. Nelle accostate, per coprire di fumo il convoglio e nasconderlo al nemico, ci incliniamo fortemente sui fianchi, tanto che l'acqua sale sulla coperta con ondate ghiacciate che inondano i marinai sìluristi, fermi ai loro posti come blocchi di acciaio vivo vicino ad altro acciaio, che sta per vivere la sua ora di guerra per cui è nato. Andiamo all'attacco I Alle 8,55 il comandante Cialda, arrotolandosi intorno a un dito la catenella del suo fischietto, mi dice sorridendo: «Mettiti il salvagente perchè andiamo all'attacco-». A che cosa pensai in quel momento... non ricordavo. Indossai il salvagente, mi misi al collo la macchina fotografica. Presi una sigaretta e mt dimenticai di accenderla. Me ne accorsi soltanto ullu fine. Il convoglio si era nascosto in una nuvola nera, che si indorava in allo dei riflessi del sole. Macchine alla massima forza. Il comandante in seconda col guardiamarina direttore del tiro sale in controplancia per dirigere il fuoco. Io sono sempre vicino al mio Comandante. Le navi nemiche sono distanti da noi 13 mila metri. Tale è la distanza battuta dui telemetro. Risaliamo con rotta nord-est e poi accostiamo' sulla dritta dirigendo contro il nemico. Il telemetro batte sempre le distanze che un marinaio tempestivamente ripete al Comandante: « 12500 metri... 12000... 10500 ». Le navi nemiche si vedono benissimo anche a occhio nudo. Sono tre incrociatori scottati da tre cacciatorpediniere, due in testa o una in coda alla formazione. Navigano disposti a semicerchio per prenderci sotto il tiro concentrato di tutti i loro cannoni. Noi facciamo sempre fumo. Il fumaiuolo è rovente e dall'alto verso il basso la vernice si scrosta e cade a brandelli per il gran de calore. E' impossibile rimane re vicino al fumaiuolo, che è color rosso per il gran fuoco che brucia dentro. Il telemetro batte 9 mila metri. Le navi nemiche manovrano per circondarci e noi andiamo loro incontro con una audacia che a me sembrava « pazzia ». Si apre il fuoco Alle 9.05 il comandante ordina di aprire il fuoco con i due pezzi a prora e a poppa. I cannoni sparano rapidamente e le loro salve scuotono tutta la nostra torpedi niera, lanciata nella, sua corsa sfrenata incontro al nemico. Uno contro sei. Le navi inglesi sono mimetiz zate. Vedo distintamente le loro sagome che, nella lente del binocolo, mi sembrano alte come pareti. Un cacciatorpediniere accosta in fuori e ci mette la prora contro. Distinguo nettamente i due candidi baffi di spuma a prora dell'unità avversaria. Anche noi accostiamo fortemente e la torpediniera si piega sul mare come dovesse capovolgersi. Alle 9.6 il nemico apre il fuoco con tutti i suoi cannoni. Vedo le vampe di fuoco. Scatto il cronometro: uno, due, tre... nove, dieci... venti, ventidue secondi e prima il rombo e poi la salva di otto proiettili si abbatte a cinquanta metri dalla nostra prora a sinistra. — Turto a sinistra: — ordina il comandanteLa torpedinila sbanda e andiamo a investire i cerchi neri e bianchi di spuma e di fumo lasciati sul mare dai proiettili nemici. Un'altra salva ci arriva subito a venti metri dalla dritta. Se non avessimo accostato tempestivamente, a quest'ora non sarei zd'acqua, che ad ogni secondo si elevano intorno a noi. Per un attimo mi vengono in niente le colonne di un tempio i|greco su, una punta dell'Attica: qui a raccontarvi le fasi del no stro combattimento. Il tiro degli inglesi è bene in- quadrato e noi sgusciamo — la parola è esatta — tra le colonne otto colonne solitarie senza tra-'leazione in cima a un monte a {picco sul mare. Alle 9,2.1 — due minuti sono passati penosi come due secondi eppure avevano il peso di una eter-\ nità — il comandante orditta di lanciare due siluri. Fuori! La distanza del nemico è di 7 mila metri. Il sole e tremendamente acceso. Accostiamo; rotta di allontanamento. Le salve nemiche si infrangono intorno a noi. Sembra clic si siano divisi bene il compito, i nostri nemici. Ci sferrano avanti, dietro e ai fianchi. La torpediniera, sempre facendo fumo, procede velocissima a zig-zaq fra salva c salva, che da un momento all'altro potrebbero inchiodarci per sempre in fondo al mare. Bersaglio ! Alle 9,30 sono sull'ala di plancia a sinistra-, quando vedo all'orizzonte, sul fianco di un incrociatore nemico, il secondo sulla dritta, due grandi esplosioni di fuoco. I nostri siluri hanno colpito. Dopo 21 secondi si odono i tuoni sordi degli scoppi dei siluri; poi dopo due o tre secondi ancora si vede la vampa di una terza esplosione, molto più forte delle due precedenti. Forse le caldaie, forse la Santabarbara? Una nuvola bassa di fumo denso c nero nasconde i due monconi della unità nemica spezzata che si inabis- 'sano. E' la classica lettera « , Una colonna di fumo altissima si n{proietta in cielo. Dove c'era l'in- coca\ cruciai ore è soltanto un gigante-; sco lungo di fumo capovolto. [sIl comandante Cigala e I segna- \nlatori osservano direttamente, la -iinmatica scoia, col binocolo. E' affondato!» urla il coman- lonne d'acqua si elevano self b, dopo pochi secondi, .si abbattono pesantemente sulla pian- toa sccpdante Ma in quel momento una salva di quattro proiettili cade vicinis-, i al nostro bordo: quattro co- Sgirjantc-i cta c sulla coperta a prora della nostra nate. Il comandante, io e i due segnalatori rimaniamo letteralmente inondati. Tutto a sinistra! E la nave, che già era. inclinata sulla sinistra, sbanda paurosamente. Mi sporgo d'ill'alctta di plancia per fotografare le salve, quando una nòstra salve in partenza dal cannone di prora mi sbatte contro la colonnina di punteria. E il comandante mi dice: •• Ho perduto il libro delle sagome nemiche. Mi è andato a mare a. Infatti il comandante, mentre stava controllando le sagome delle unità nemiche con le tabelle alla mano, veniva investito dalla colonna d'acqua proiettata su dì noi dalla salva nemica e perdette il libro delle sagome. p''ncgrdvgccIfodgLa vittoria ci riempie di gioia dche l'ansia del combattimento comprime nel cuore di tutti noi. " Ora ci possono anche colpire ™$Sa — mi dice l'aspirante — abbinmo< Sino tonnellate dì vantaggio». 1 L'hicrociatore affondato appar-\dteneva alla classe Leander e staz-\ tzava cirra 7500 tonnellate. Era , marmato da 8 cannoni da 152 e da] li da 120, senati contare le arti- galiene di calibro minore e i tubi j pla n eia siluri. I bn nemico sospende per un at-1 d n"',!<l volessero sbarrare la co>'sa- l'imo il fuoco. Poi vediamo due inI crociaiori — il terzo era- scomparso — inseguirci mentre i. tre 'cacciatorpediniere invertivano la forse per portare aitilo ai de:l'unità affondala, mento è tenacissimo, nemiche ci arrivano a catena tutte, davanti e ai fianchi. nostra tsbprfc; Lasciamo dietro di noi i cerchi] d[spumosi e le nuvole di fumo. Il r \nostro^ fumaiolo è rovente. La[etornediniera accosta a sinistra i a desini per coprire i cerchi lasciati sul mare dalle salve nemiche, allo scopo di disturbare punteria delle navi avversarie. , . _ . „ _ „ Salii tri al Re Viva li Re! i ' \t, , , . , , ,, , idImbarchiamo acqua da tutte le\sm. ;—w Hv|6snparti Alle 9,!,o il comandante or-^''"'l',,'ì',!''if'-!'ì '' ,"nco' „ ^ MAlle 9M il nemico sospende il Attn o/« il comandante ordinalAlle 9,t,8 il comandante °™*<*\mnile macchine: « Forza cessare il fumo ». normale, Il nemico Ita desistito dall'inseguimento. La torpediniera abbassa la prora e rallenta la sua corsa. Ormai il combattimento, che è duralo 35 minuti, è finito per noi vittorioso. Sìluristi, cannonieri, vedette vengono da poppa verso la plancia, capitanati dal comandante in seconda che aveva lanciato i siluri. I volti dei marinai sono sporchi di fumo, ma raggianti di gioia; i loro occhi liicentissìmi nelle macchie di sudore nero: «E' affondato! E' affondato!», gridano i marinai al loro coman- ldi dante, « Abbiamo vinto! ». ». Saluto al. Re!». «Viva il Re.'». ccqsd«ah < «Viva il nostro comandante. ». 1 Jpoc/ti minuti duca questo gn\do di vittoria: poi gli nomini ri tornano, ai toro posti di combatti mento. ] Si sente abbaiare Bosso, il ca gnolino del comandante, il nostro j portafortuna che durante il coniI battimento aveva dormito profon1 damatile sul divano in sala naii- tica. La torpediniera ha rallentato la sua corsa e si adagia in un lento beccheggio. La nave sembra riposarsi della sua cavalcata vittoriosa incontro al nemico. Il comandante si volge a me: « Questa volta glie l'abbiamo fatta! Abbiamo salvato l'intero convoglio ». ] dal portello delle macchine il di rettore e il capo macchinista nudi [e grondanti di sudore c. di olio, \tov>; la gente delle macchine, che l ideve assicurare alla nave la mas- \sima potenza possibile nei dram- ttgdzddFoScendo m coperta e redo uscire • : tfcdglia» Venite a sentire di sotto! — mi dice il direttore di macchina ;— Di sotto il termometro segna Hi va 68 gradi di calore - - ripeta |68 gradi di calore!». E questo basti per dire della fatica e della tenacia eroica della « gente di sot- ^;;',]^^ d^ivi )(IOmc»(i 'rfcHo Mcontro. Qm . ^ nH smw m,. le 'l'io qua e là qualche parola che \m('$coHrda j 35 'mjnuti di combat- limonio. ». Uno contro set»: è il nostro destino, il destino della Marina aitaliana contro la più potente fiat- :ta del mondo. La vittoria, però, è nostra, e sarà ancora, più nostra domani. 1 due siluri che furono lanciati, e che colpirono l'incrociatore netta- co portavano rispettivamente in- cise sul grasso che li ricopriva queste parole scritte dai marinai: «Se scappo muoio», «Con la prora alla, gloria e alla morte», j// capo -silurista, che aveva 'schiacciato il pulsante che accen-'de la carica di lancio, mi disse; a« Sul torto siluro che non è stato-ancora lanciato, il mio sottocavo- ha scritto col dito: " Quando? " ». Vero Roberti I Il valoroso comandante tenente di vascello conte Cigala Fulgosi, subito dopo la sua audacissima aziono di siluramento. (Telefoto dei nostro inviato)

Luoghi citati: Africa Settentrionale, Glasgow, Grecia, Milo, Sicilia