RISVEGLIO DELLA SERBIA DOPO LA CATASTROFE

RISVEGLIO DELLA SERBIA DOPO LA CATASTROFE RISVEGLIO DELLA SERBIA DOPO LA CATASTROFE Rassegnazione e speranza - Che sarà domani? - Esecrazione sui governanti dell'ultima ora che hanno tradito (dal nostro inviato) NISC, maggio. Da Marburgo a Salonicco, una strada lunga quanto mezza Europa, ha visto i tedeschi al lavoro. Ricreano la vita; la gente piglia confidenza, ricomincia a trafficare. .1 prigionieri, e anche i soldati tedeschi, aggiustano le strade, ricostruiscono i ponti. Nelle città, una folla che era anarchica, cammina compostamente, rispetta i segnali. Sul nuovo ponte di legno di Marburgo, una placida città che ha una chiesa trecentesca, il traffico pare regolato da un direttore d'orchestra. Il vigile tedesco insegna a camminare. Il ponte di Marburgo, sulla Drava, era vrvctgtpcvvgmicun'opera magnifica. Gli jugoslavi.ègll hanno messo sotto le campate | nqualche tonnellata di che l'ha fatto saltare scoperchiando le case vicine, un inutile vandalismo. A Zagabria invece un colonnello croato ha gettato la dinamite nell'acqua della Sava e ha salvato il ponte e ha anche guadagnato per premio mezzo milione di dinari Ma i grandi ponti sul Danubio, e gli altri sulla Sava nessuno li ha salvati; e la gente maledice chi li ha fatti saltare perchè perde un tempo inverosl mile per aspettare i traghetti, le barche, le piccole navi fluviali Un viaggio in questa terra è un po' un'avventura. I treni ci sono, è vero, ma come sono lenti. Da Lubiana a Zagabria, un percorso normale di tre ore, ci vogliono ora sette ore poiché iisogna trasbor dare; da Zagabria a Zemun, pres so Belgrado, il treno cammina come una processione. L'altro giorno Il macchinista si è fermato in aperta qampagna per cercare cento dinari che aveva perduto; ha cercato per un'ora e poi s'è deciso a riprendere la marcia. Nella Serbia meridionale, poi, c'è più lentezza. Uno sfacelo smisurato campate dinamite|tbtI treni raccolgono 1 profughi migliala e migliaia, che rientrano a Belgrado, a Nisc, a [Skoplje, stanchi, sofferenti della i grande fuga. Qualcuno che ha Ipiù fiato racconta; e ogni paro-1 la è un'ingiuria contro i generali 3erhi che hanno abbandonato i soldati* che hanno rubato denari j e provviste. Non c'è chi non vi di- ca che dopo avere tradito una voi- • ta rinnegando il patto di Vienna]e volendo la guerra, i generaliiserbi hanno tradito una seconda volta abbandonando l'esercito, depredando intiere città, meitando poi i cetnlci a continuare la guerra. I cetnlci sono, come sapete, una specie di briganti che uccidono e rubano. E' un'organizzazione antica quanto la Serbia, una Mano Nera che ha assassinato una quantità di gente. Donne profughe incontrate per le strade con un piccolo bagaglio sono slate derubate dal cetnlci; ufficiali e soldati serbi dispersi che andavano a presentarsi ai comandi germanici o cercavano di raggiungere i propri! paesi poiché, dopo la capitolazione, la guerra era finita, sono stati obbligati a servire I cetnici come schiavi. Questa guerra, che un pugno di criminali e di pazzi ha voluto, ha aperto gli occhi dei serbi su tante bassezze viltà miserie di lor casa. Non dico ch'essi siano felici, dopo la fulminea catastrofe; ma hanno un sentimento di rassegnazione davvero inaspettato. E poi dicono: noi siamo stati colpevoli, ma chi è più colpevole del nostro governo ? Ci ha gettati nella sventura e invece di rimanere con noi per soffrire e pagaie la colpa, è scappato non avendo pietà di noi, pensando soltanto u metter in salvo l'oro rubato. (Questa dell'oro non è una storiella. sono stati veduti con ceste di banconote portate come uno zaino e con lingotti d'oro sotto il braccio). Il re è scappato 11 primo; Simovie con lo Stato maggiore e la banda del colpo di Stato hanno fatto fagotto sconciamente; il patriarca che in pace predicava la guerra s'è salvato al primo colpo di fucile; la polizia che doveva proteggere la vita e i beni del cittadini, è fuggita. In nessun'epoca è avvenuto un slmile sfasciamento, una simile disfatta. Gli zingari hanno svaligiato le nostre case, nessun pompiere ha gettato una goccia d'acqua su un incendio. E poi i serbi hanno un altro sentimento: che la catastrofe della Jugoslavia era meritata, inevitabile. Hanno ragione, dicono. iI Panciuti ministri, obesi generali o' . e . o n e o o , o quelli che chiamavano la Jugosla- via un'espressione, un modo di di-1 zre, un paese nato da un tavolo jdverde con un atto di nascita apocrifo. E' appunto questo sentimento, insieme all'altro della rassegnazione, che dà ai serbi una certa serenità e gli fa riconoscere aperta mente il merito dei tedeschi che hanno messo in opera una vasta organizzazione per far rivivere il paese colpito da una grande sciagura. Vita nuova I tedeschi, davvero, hanno fatto miracoli Voi dovete pensare che in Serbia, che non è poi un piccolissimo paese anche cosi come è rimasto, la guerra ha fatto dan ni immensi; ma non sono stati i tedeschi a farli, ma gli stessi serbi. La mattina del sei di aprile qualche ora dopo l'apertura delle ostilità, la Jugoslavia era finita; l'esercito correva, impazzito qua e là, rovinando strade ponti case, intieri paesi; gli zingari assalivano la gente in fuga, invadevano le case; bande di delinquenti razziavano le campagne. ramgtupmalesmStisdccnnpsmtpctvrnTutto quel che è stato distrutto, I zrubato, è stato distrutto e rubato mdagli zingari e dai serbi nemici dilhvucjlor gente. Quel che hanno trovato, i tedeschi l'hanno lasciato. Delle cose rubate, molto han fatto restituire ai proprietari; le cose distrutte hanno cominciato a ricostruirle. E i serbi sono riconoscenti e grati. Che cosa diventerà questa Serbia, ancora non si sa; ina il lavoro ha ripreso pienamente. I contadini sono tornali ai campi, le miniere sono state rispetto, i mercati sono stati ripristinati puppldDalla campagna i carri portano j cnelle città verdure e formaggi, co-1 mme prima. E ie vetrine dei negozi sono piene di mercanzie. Un generale tedesco che è una specie di overnatoro presiede alla ricostruzione, assistito da un gruppo di serbi nominati commisfari. gente fidata che ha dato prova della sua serietà. Sono stati mes- ii [si in luce un gruppo di uomini che i appartenevano al movimento Zbo> Icapeggiato da Liotic, un movi-, 1 mento di tipo nazista e fascista che proponeva appunto lo schie-1 ramento ideale e politico e sociale j della Jugoslavia al fianco dell'Ita-1 Ha e della Germania. Un vasto uf • fido diretto da un esperto ger]manico provvede alla riorganlzzaizlone dell'economia serba; un uf- S. | questa terra è un po' un'avveritu- ficio di propaganda mostra al popolo la via che dovrà seguire, lo informa degli avvenimenti, impartisce le disposizioni necessario a sbrigare certe pratiche. E' probabile che uno di questi giorni, saranno definiti i confini di questa Serbia. Come sapete, i bulgari stanno a Skoplje, a Veles, a Bitolj (Monastìr), stanno cioè nella Macedonia che era jugoslava. Gli italiani sono nel Montenegro e nell'Erzegovina, fino a Mostar, e stanno anche a Ocrida; i tedeschi occupano Belgrado e tutta la Sciumndia abitata essenzialmente da serbi, ma stanno anche nello Srcm. il Sirmio romano, in una parte della Croazia, verso oriente, mentre a occidente sono gli italiani fino a Karlovaz, a cinquanta chilometri da Zagabria; nella Voivodina e nella Backa sono gli ungheresi. La delimitazione dei confini della Serbia, stato provincia protettorato che sia, avverrà dunque per un accordo italo-gcrmanico al quale poi accederanno croati e ungheresi. Ma questo non è un tema importante; più importante è il fatto che la Serbia sotto i tedeschi s'è messa al lavoro. Un guadagno impensato \ Ma dicevo che un viaggio in e . o o a , a o . j ra. Uscendo da Belgrado, dopo a ver traghettato la Sava. sono an dato verso la Sciumadia, Mladenovaz, 'Popola, Kragujevaz. A Topola c'è una chiesa con le tombe dei Karageorgevic. Topola è appunto una collina, e sotto c'è un paesino dove nacque Giorgio il Nero, il primo Karageorgevic. Di fronte alla chiesa ornata di brutti mosaici c'è U museo di re Alessandro pieno di nastri di ghirlande e di vecchie bandiere serbe. E c'è, nel museo, un'anfora con l'acqua dell'Adriatico e una scatola piena di terra di Gorizia, anfora e scatola che sono la rappresentazione della megalomania Jugoslava. Sui bordi della strada c'è ancora qualche automubile sgangherata, abbandonata nella fuga preci- -Jpitosa da qualche ministro o pez- zo grosso o generale, Buick, Cadillac, immense automobili che e- rano la mania dei ricchi serbi; ma questo è il solo segno della guerra e della disfatta. La vita tutt'intorno è serena, il grano trepida lievemente sotto il vento del mattino, le massaie sono intorno ai pollai e i soldati tedeschi in file ordinalissime vanno per la spesa. Non incontriamo, come i primi giorni, colonne di prigionieri Sono stati quasi tutti concentrati in vari! campi dove una cernita secondo la nazionalità vien fatta dal comando germanico. Via via che viene accertata la nazionalità croata magiara macedone montenegrina romena tedesca, il prigio- fzcsttrerdcvpmscfdnniero è libero di raggiungere il ! cproprio paese d'origine. Quanti \ iserbi resteranno? Forse trecento- j pmila, forse meno. ì fNisc non ha sofferto quasi nien-ate per la guerra. E' un grosso tpaesonc abitato da serbi e da macedoni con una vasta campagna tutt'intorno non grassa ma tutta- pPgvia ricca. E anche qua i tedeschi j nriorganizzano la vita civile, l'eco- j cnomia; ristabiliscono le comunica- I zioni, eccitano i traffici. Tutti i a man non vengono per nuocere, mi lha detto un vecchio serbo che de- ve essere anche un po' turco: « se! un mese fa m'avessero assicurato j che noi saremmo vissuti e cosi he- ne, avrei detto che la gente era] pazza. Vedete ora, una spaventosa j jtempesta ci è passata sulla testarcome è capitato mai a nessun po-jpolo; eppure la vita ha ripreso conjun ritmo accelerato. Di qua sono passati ministri, generali, in fuga pazza. Laggiù ci sono ancora le loro automobili rovinate. Perdendoli abbiamo fatto un guadagno j che nessuno di noi aveva mai im1 maginato ». Allio Russo a RISVEGLIO DELLA SERBIA DOPO LA CATASTROFE RISVEGLIO DELLA SERBIA DOPO LA CATASTROFE Rassegnazione e speranza - Che sarà domani? - Esecrazione sui governanti dell'ultima ora che hanno tradito (dal nostro inviato) NISC, maggio. Da Marburgo a Salonicco, una strada lunga quanto mezza Europa, ha visto i tedeschi al lavoro. Ricreano la vita; la gente piglia confidenza, ricomincia a trafficare. .1 prigionieri, e anche i soldati tedeschi, aggiustano le strade, ricostruiscono i ponti. Nelle città, una folla che era anarchica, cammina compostamente, rispetta i segnali. Sul nuovo ponte di legno di Marburgo, una placida città che ha una chiesa trecentesca, il traffico pare regolato da un direttore d'orchestra. Il vigile tedesco insegna a camminare. Il ponte di Marburgo, sulla Drava, era vrvctgtpcvvgmicun'opera magnifica. Gli jugoslavi.ègll hanno messo sotto le campate | nqualche tonnellata di che l'ha fatto saltare scoperchiando le case vicine, un inutile vandalismo. A Zagabria invece un colonnello croato ha gettato la dinamite nell'acqua della Sava e ha salvato il ponte e ha anche guadagnato per premio mezzo milione di dinari Ma i grandi ponti sul Danubio, e gli altri sulla Sava nessuno li ha salvati; e la gente maledice chi li ha fatti saltare perchè perde un tempo inverosl mile per aspettare i traghetti, le barche, le piccole navi fluviali Un viaggio in questa terra è un po' un'avventura. I treni ci sono, è vero, ma come sono lenti. Da Lubiana a Zagabria, un percorso normale di tre ore, ci vogliono ora sette ore poiché iisogna trasbor dare; da Zagabria a Zemun, pres so Belgrado, il treno cammina come una processione. L'altro giorno Il macchinista si è fermato in aperta qampagna per cercare cento dinari che aveva perduto; ha cercato per un'ora e poi s'è deciso a riprendere la marcia. Nella Serbia meridionale, poi, c'è più lentezza. Uno sfacelo smisurato campate dinamite|tbtI treni raccolgono 1 profughi migliala e migliaia, che rientrano a Belgrado, a Nisc, a [Skoplje, stanchi, sofferenti della i grande fuga. Qualcuno che ha Ipiù fiato racconta; e ogni paro-1 la è un'ingiuria contro i generali 3erhi che hanno abbandonato i soldati* che hanno rubato denari j e provviste. Non c'è chi non vi di- ca che dopo avere tradito una voi- • ta rinnegando il patto di Vienna]e volendo la guerra, i generaliiserbi hanno tradito una seconda volta abbandonando l'esercito, depredando intiere città, meitando poi i cetnlci a continuare la guerra. I cetnlci sono, come sapete, una specie di briganti che uccidono e rubano. E' un'organizzazione antica quanto la Serbia, una Mano Nera che ha assassinato una quantità di gente. Donne profughe incontrate per le strade con un piccolo bagaglio sono slate derubate dal cetnlci; ufficiali e soldati serbi dispersi che andavano a presentarsi ai comandi germanici o cercavano di raggiungere i propri! paesi poiché, dopo la capitolazione, la guerra era finita, sono stati obbligati a servire I cetnici come schiavi. Questa guerra, che un pugno di criminali e di pazzi ha voluto, ha aperto gli occhi dei serbi su tante bassezze viltà miserie di lor casa. Non dico ch'essi siano felici, dopo la fulminea catastrofe; ma hanno un sentimento di rassegnazione davvero inaspettato. E poi dicono: noi siamo stati colpevoli, ma chi è più colpevole del nostro governo ? Ci ha gettati nella sventura e invece di rimanere con noi per soffrire e pagaie la colpa, è scappato non avendo pietà di noi, pensando soltanto u metter in salvo l'oro rubato. (Questa dell'oro non è una storiella. sono stati veduti con ceste di banconote portate come uno zaino e con lingotti d'oro sotto il braccio). Il re è scappato 11 primo; Simovie con lo Stato maggiore e la banda del colpo di Stato hanno fatto fagotto sconciamente; il patriarca che in pace predicava la guerra s'è salvato al primo colpo di fucile; la polizia che doveva proteggere la vita e i beni del cittadini, è fuggita. In nessun'epoca è avvenuto un slmile sfasciamento, una simile disfatta. Gli zingari hanno svaligiato le nostre case, nessun pompiere ha gettato una goccia d'acqua su un incendio. E poi i serbi hanno un altro sentimento: che la catastrofe della Jugoslavia era meritata, inevitabile. Hanno ragione, dicono. iI Panciuti ministri, obesi generali o' . e . o n e o o , o quelli che chiamavano la Jugosla- via un'espressione, un modo di di-1 zre, un paese nato da un tavolo jdverde con un atto di nascita apocrifo. E' appunto questo sentimento, insieme all'altro della rassegnazione, che dà ai serbi una certa serenità e gli fa riconoscere aperta mente il merito dei tedeschi che hanno messo in opera una vasta organizzazione per far rivivere il paese colpito da una grande sciagura. Vita nuova I tedeschi, davvero, hanno fatto miracoli Voi dovete pensare che in Serbia, che non è poi un piccolissimo paese anche cosi come è rimasto, la guerra ha fatto dan ni immensi; ma non sono stati i tedeschi a farli, ma gli stessi serbi. La mattina del sei di aprile qualche ora dopo l'apertura delle ostilità, la Jugoslavia era finita; l'esercito correva, impazzito qua e là, rovinando strade ponti case, intieri paesi; gli zingari assalivano la gente in fuga, invadevano le case; bande di delinquenti razziavano le campagne. ramgtupmalesmStisdccnnpsmtpctvrnTutto quel che è stato distrutto, I zrubato, è stato distrutto e rubato mdagli zingari e dai serbi nemici dilhvucjlor gente. Quel che hanno trovato, i tedeschi l'hanno lasciato. Delle cose rubate, molto han fatto restituire ai proprietari; le cose distrutte hanno cominciato a ricostruirle. E i serbi sono riconoscenti e grati. Che cosa diventerà questa Serbia, ancora non si sa; ina il lavoro ha ripreso pienamente. I contadini sono tornali ai campi, le miniere sono state rispetto, i mercati sono stati ripristinati puppldDalla campagna i carri portano j cnelle città verdure e formaggi, co-1 mme prima. E ie vetrine dei negozi sono piene di mercanzie. Un generale tedesco che è una specie di overnatoro presiede alla ricostruzione, assistito da un gruppo di serbi nominati commisfari. gente fidata che ha dato prova della sua serietà. Sono stati mes- ii [si in luce un gruppo di uomini che i appartenevano al movimento Zbo> Icapeggiato da Liotic, un movi-, 1 mento di tipo nazista e fascista che proponeva appunto lo schie-1 ramento ideale e politico e sociale j della Jugoslavia al fianco dell'Ita-1 Ha e della Germania. Un vasto uf • fido diretto da un esperto ger]manico provvede alla riorganlzzaizlone dell'economia serba; un uf- S. | questa terra è un po' un'avveritu- ficio di propaganda mostra al popolo la via che dovrà seguire, lo informa degli avvenimenti, impartisce le disposizioni necessario a sbrigare certe pratiche. E' probabile che uno di questi giorni, saranno definiti i confini di questa Serbia. Come sapete, i bulgari stanno a Skoplje, a Veles, a Bitolj (Monastìr), stanno cioè nella Macedonia che era jugoslava. Gli italiani sono nel Montenegro e nell'Erzegovina, fino a Mostar, e stanno anche a Ocrida; i tedeschi occupano Belgrado e tutta la Sciumndia abitata essenzialmente da serbi, ma stanno anche nello Srcm. il Sirmio romano, in una parte della Croazia, verso oriente, mentre a occidente sono gli italiani fino a Karlovaz, a cinquanta chilometri da Zagabria; nella Voivodina e nella Backa sono gli ungheresi. La delimitazione dei confini della Serbia, stato provincia protettorato che sia, avverrà dunque per un accordo italo-gcrmanico al quale poi accederanno croati e ungheresi. Ma questo non è un tema importante; più importante è il fatto che la Serbia sotto i tedeschi s'è messa al lavoro. Un guadagno impensato \ Ma dicevo che un viaggio in e . o o a , a o . j ra. Uscendo da Belgrado, dopo a ver traghettato la Sava. sono an dato verso la Sciumadia, Mladenovaz, 'Popola, Kragujevaz. A Topola c'è una chiesa con le tombe dei Karageorgevic. Topola è appunto una collina, e sotto c'è un paesino dove nacque Giorgio il Nero, il primo Karageorgevic. Di fronte alla chiesa ornata di brutti mosaici c'è U museo di re Alessandro pieno di nastri di ghirlande e di vecchie bandiere serbe. E c'è, nel museo, un'anfora con l'acqua dell'Adriatico e una scatola piena di terra di Gorizia, anfora e scatola che sono la rappresentazione della megalomania Jugoslava. Sui bordi della strada c'è ancora qualche automubile sgangherata, abbandonata nella fuga preci- -Jpitosa da qualche ministro o pez- zo grosso o generale, Buick, Cadillac, immense automobili che e- rano la mania dei ricchi serbi; ma questo è il solo segno della guerra e della disfatta. La vita tutt'intorno è serena, il grano trepida lievemente sotto il vento del mattino, le massaie sono intorno ai pollai e i soldati tedeschi in file ordinalissime vanno per la spesa. Non incontriamo, come i primi giorni, colonne di prigionieri Sono stati quasi tutti concentrati in vari! campi dove una cernita secondo la nazionalità vien fatta dal comando germanico. Via via che viene accertata la nazionalità croata magiara macedone montenegrina romena tedesca, il prigio- fzcsttrerdcvpmscfdnniero è libero di raggiungere il ! cproprio paese d'origine. Quanti \ iserbi resteranno? Forse trecento- j pmila, forse meno. ì fNisc non ha sofferto quasi nien-ate per la guerra. E' un grosso tpaesonc abitato da serbi e da macedoni con una vasta campagna tutt'intorno non grassa ma tutta- pPgvia ricca. E anche qua i tedeschi j nriorganizzano la vita civile, l'eco- j cnomia; ristabiliscono le comunica- I zioni, eccitano i traffici. Tutti i a man non vengono per nuocere, mi lha detto un vecchio serbo che de- ve essere anche un po' turco: « se! un mese fa m'avessero assicurato j che noi saremmo vissuti e cosi he- ne, avrei detto che la gente era] pazza. Vedete ora, una spaventosa j jtempesta ci è passata sulla testarcome è capitato mai a nessun po-jpolo; eppure la vita ha ripreso conjun ritmo accelerato. Di qua sono passati ministri, generali, in fuga pazza. Laggiù ci sono ancora le loro automobili rovinate. Perdendoli abbiamo fatto un guadagno j che nessuno di noi aveva mai im1 maginato ». Allio Russo a

Persone citate: Allio, Buick, Karageorgevic, Nero