Senza l'intervento degli Stati Uniti Halifax esclude la vittoria inglese di Giuseppe Piazza

Senza l'intervento degli Stati Uniti Halifax esclude la vittoria inglese L' "AIUTO,, E' TROPPO POCO Senza l'intervento degli Stati Uniti Halifax esclude la vittoria inglese Ma le nuove lusinghe dell'amica Albione vengono accolte con inaspettata freddezza dal corteggiato d'oltre Oceano - Preoccupazioni a Washington per le mire di Roosevelt sull'Indocina e sulle stazioni atlantiche francesi Berlino, 21 maggio. La politica di inerenza, di ricattatoria pressione e di provocazione del Presidente Roosevelt contro l'Europa, si arricchisce oggi di un nuovo tratto di cui si è ratto banditore ai popoli aspettanti niente meno che l'ex-presidente del governo polacco, Sikorski, e presidente ancora in carica nel museo di cera dei governi di Londra, reduce or ora colà dagli Stati Uniti, con il grande segreto appreso dalla bocca stessa del Presidente: il segreto cioè della « dottrina della nuova Europa ». Di questa dottrina è spiacevole che il signor Sikorski si sia deciso a dirci cosi poco: quel che ne ha detto è che l'Europa sarà dirisa in un certo numero — cinque o sei soltanto, non di più — di « blocchi di Stati confederati», che tutti avranno il compito di impedire a ciascuno degli altri di conquistare l'egemonia del continente. E', come si vede, per la pace, l'uovo di colombo; ed è un peccato che non ci si sia pensato in tempo. Questo poco che si sa del grande progetto basta a Berlino — oltre che per ridere — per far porre alla stampa del Reich il quesito che cosa mai sarebbe avvenuto in America se, non diciamo già il Capo dello Stato, ma | soltanto un semplice giornale del Reich, si fosse mai messo in testa e avesse annunciato al mondo di voler sciogliere e impastare l'America a suo piacimento secondo un piano di questo genere senza capo nè coda, o piuttosto munito assai più di coda che di capo. Troppa carne al fuoco Decisamente, da questi propositi messianici di ricostituzione politica ed economica dell'Europa, alla già iniziata masticazione e insalivazione economica dei Domini! britannici, alle minacce rivolte a tutto il mondo coloniale francese e sino alla intimazione or ora fatta al governo dell'Indocina di guardarsi bene dal seguire le direttive di quello di Vichy, il signor Roosevelt mette tropea carne al fuoco, troppa per un solo, sia pure grosso spiedo come quello americano. Della diffida al foverno indocinese si registra oggi a ripercussione destata non soltanto presso la parte interessata, ma quella ancora più importante suscitata a Tokio dove, come si sa, si guarda con occhio sufficientemente geloso alle faccende della propria quota di emisfero, e, dopo edduevdtlelaaceinccHctgspccdgsaScdqdlia—la parte presa nel recente |trattato di pace tailandese-indo-1 cinese, si ha anche sufficiente diritto già esplicito e codificato di guardarvi. E' su questo punto infatti che le ripercussioni destate a Tokio dalla nuova pressione violenta di Roosevelt attirano l'attenzione in una maniera che non potrà a meno di destare a Washington una certa impressione. La reazione di tutta la stampa nipponica infatti dimostra senza possibilità di equivoci che vi è dietro a Hanoi qualcheduno che a queste bravate del signor Roosevelt non è affatto disposto a fare la parte di Don Abbondio, e che questo qualcheduno è appunto il Giappone: l'America non deve credere, risponde in coro la stampa di Tokio, che la faccenda abbia un solo lato: ne ha un altro e questo lato si chiama il Giappone, il quale considera queste minacce come nient'altro che nuovi tentativi di Washington di ingerenza nello spazio estremo-orientale, di cui Tokio rivendica il controllo: la faccenda, dunque, non sarebbe cosi semplice come il signor Roosevelt se la immagina e come si immagina che potrebbe essere quella del minacciato blocco alle stazioni atlantiche francesi della Guadalupa, della Martinica o della Guiana; qui si tratterebbe di un tentativo di bloccar», nientemeno che il Giappone e come tale sarebbe in ogni modo da quella parte preso. Parole chiare, che non potrebbero a meno di riuscire salutari a Washington dove Indubbiamente esiste una corrente che è ben lontana dal sottovalutare, — come ufficialmente si affetta —. il fattore giapponese ne, giuoco delle forze oceaniche. BlmaisdptmdlvdUn passo più avanti Nel quadro della tensione fran co americana non manca di fermare ancora l'attenzione l'annunciato messaggio di Roosevelt al Congresso, di cui viene in margine registrato il giuoco di combinazioni e di ipotesi che tiene il campo della stampa americana, come di quella internazionale. L'interesse per altro della stampa francese per una tale manifestazione, sia pure dopo il rimangiato discorso rooseveltiano, che indubbiamente le aggiunge interesse, è tuttavia relativo in questi circoli dove si ha coscienza di essere abbastanza bene istruiti sulla linea di condotta del presidente Roosevelt perchè sorprese in un senso o in un altro possano da qualsiasi manifestazione agitatoria e manovriera essere ancora attese. Per altro non possono a meno di essere rilevati certi mutamenti di tono della propa- fanda britannica nei riguardi ell'Amerlca, che indubbiamente 6ono significativi. Mentre, per esempio, finora, così nei discorsi ufficiali come nelle manifestazioni di propaganda, tanto in quelle dirette radio come in quelle indirette di stampa, ci si è sempre limitati a prospettare come necessari per la vittoria britannica unicamente gli * aiuti » americani, astenendosi cioè da ogni accenno a un ingresso in guerra degli Stati Uniti, ora si va un passo più avanti | e si propaga senz'altro il verbo dell'entrata in guerra dell'amica d'oltre Oceano. E' indubbiamente un'altra zona di pudore, l'ultima evidentemente addirittura, che la vergine vittoria britannica concede anticipatamente al corteggiato amatore oltre oceanico: il quale per altro appare ricevere con la testa del tutto fredda questi anticipati trasporti dell'amica, cosi da autorizzare il dubbio che essi siano veramente richiesti. E' infatti proprio un'agenzia americana che fa notare la cosa ai suoi connazionali, osservando come Halifax e i suoi abbiano ormai cominciato a domandare senz'altro nella loro propaganda l'ingresso dell'America in guerra, senza di che dichiarano di non poter più vincere la guerra; ciò che implicitamente non fa altro che sminuire totalmente il valore degli aiuti americani stessi. Notevole è ancora che vi siano rrcNralpcigsmScdmdmInggiornali americani, quali per e- ; «sempio il New York Times, che, !na proposito di un ingresso degli , tStati Uniti in guerra, osservano | gcome vi sia ancora mezzo mon-1tdo americano, e precisamente nquello sud-americano, il quale fin Idda ora non crede alla vittoria del-|nl'I in cui l'America entri in guerra, al suo fianco. In America, dunque q— questo solo se ne deduce a lm |d „ f strozzare 1 o i a e i Berlino — non manca gente che la pensi assai diversamente da come la pensano, confessatamente, almeno, i Roosevelt, gli Stimson, i Knox. Mentre la politica americana sempre più stringe le maglie di difesa e di offesa del proprio imperialismo economico e mercantilistico, e sempre più largamente va agganciandovi le fila dei Dominii transoceanici dell'Inghilterra, il signor Roosevelt dichiara e fa dichiarare dai suoi che quel che all'America importa e a cui si sente chiamata è di ristabilire la libera economia del mondo; e la grossa manovra ingannatrice non può più, come si sa, gabbare nessuno. Una politica di libero giuoco di forze economiche è esattamente il contrario di quella sempre seguita dall'America, come dall'Inghilterra, e ora dall'anglosassonismo coalizzato. Una politica di libertà economiche e di riconoscimento del diritto di tutti i popoli allo scambio dei beni, la quale poggi unicamente sulla possibilità di stringere a un dato momento questa pretesa libertà nel cappio del blocco i popoli. non c'è bisógno di essere uomini di ^tato come il signor Roosevelt per capirla e farla capire. Ai signori Roosevelt e Hull si può obiettare, come si obietta largamente a Berlino, che se essi ! vogliono ora ritornare a quella che con la bocca piena chiamano « libera economia * e se a tal uopo pretendono perfino la rinuncia,altrui ad ogni piano autarchico' di difesa, essi devono anzitutto rinunciare alla signoria dei mari e al controllo delle vie marine e oceaniche, a tutta la loro politica cioè di basi navali e di punti di appoggi, quella politica che invece il signor Roosevelt ha più che mai rafforzato e riaffermato nella sua azione di identificazione oceanica con gli interessi inglesi. O si rinuncia alla libertà economica o si rinuncia alla possibilità del blocco; ed è soltanto il pieno ristabilimento della libertà dei mari (quella libertà che era fra i punti di Wilson come vi era anche la libertà delle nazioni, tutte cose a cui col crescere degli anni e col rafforzarsi delle ossa l'America ha vluiullilimiui i e j i j e i ì 11e1111 ! 1111l1111 i 11 nn rinunciato) che potrà dare il diritto a parlare con autorità e con credibilità di libertà economiche. Non vi è libero commercio in mari non liberi. E il silenzio degli anglo-sassoni su questo punto delicato è quello che taglia loro la parola in bocca quando pronunciano il proposito menzognero e ipocrita della libertà. L'accordo americano-canadese ISulla via della stretta delle maglie dell'imperialismo americano è stato anche or ora annunciato, come si sa, un accordo di valuta fra Stati Uniti e Canada, accordo in cui le esigenze della comune produzione di armamenti danno il pri-1mo incentivo: dal che si può ve-doro a quante cose può servire laImiracolosa legge degli aiuti alla Inghilterra. Ma quando la Germania strinse con la Romania il grande accordo economico di a- «lattamento reciproco di produzione' ln America si gridò allarma tissimi che un accordo di questo genere, il quale secondo i sapientonl americani non poteva a me no dl sboccare in un'assimilazione dl valute, costituiva un attentato non sappiamo a quale diritto di quella volta 1 sapientoni america m .si. sbagliarono e l'assimilazione q ! valutaria non venne. Viene ora, invece, da parte dell'America, ai danni di uno stato minore, che il pescecane americano sempre di più spinge al di qua della sua triplice fila di denti. Gli accordi economici canadesi-americani assumono sempre più visibile carattere politico; e questa assimilazione valutaria oggi divisata non è se non uno dei preannunci dell'annessione economicopolitica completa dei paesi anglosassoni in genere sotto la direzione americana. Prudentissimi uomini, infine, del Congresso sono riusciti a ottenere dal Senato l'approvazione di un credito di 30 milioni di dollari per la creazione di un ricetto sicuro — sicuro, si intende, dalle bombe tedesche — per importanti docu menti cosi americani che anglo sassoni; e tra questf" documenti appositamente si menziona la « legge di indipendenza america- denctqcdaanctcc -.na» nonché la famosa « MagnalCharta» inglese, documento sto-!rico della costituzionalità britan-\nica che. come si sa, fu già dal. signor Churchill al principio del- la, sua politica di identificazione {anglo-americana trasferito in A-lmerica insieme coi preziosi cavai- - 1 li da corsa dei baronetti inglesi. Vi è una simbolica giustizia storica nel fatto che questi due documenti, uno della libertà costituzionale inglese e l'altro della liberazione americana vengano sep-, pelliti insieme nel momento atea-Kso in cui tutti e due fatalinénte\sciolgono la riserva della loro sto- nSSSSSTS Dantici la sua antica matn-|gna e asservitrice; e insieme con!essa tenti di gettare il laccio del- ! la schiavitù plutocratica sul collo Eri n 1 m n ti ri r\ l del mondo. La stampa tedesca sorride argutamente a questi effetti lonta- mssimi de le sue bombe e consi-lglia soltantc. agli americani di ag- giungere ai due documenti da met-;fere in salvo un terzo, il quale ne ha anchesso urgente bisogno, ei cioè la famosa legge di Monroe:| insieme — si intende — con tutto l'oro accumulato nei sotterranei del forte Knox (nel Kentucky), destinato domani a fare da incomodo cataplasma alle disillusioni americane. Giuseppe Piazza nimmmmmmu mi I H in