IL SOLFATO DI RAME

IL SOLFATO DI RAME l& preoccupazione dei viticoltori 22 IL SOLFATO DI RAME Se vi fosse bisogno di dimostra- tre quanto i nostri agricoltori sia- pno attaccati con un amore tutto rparticolare alla vite, basterebbe: sraccogliere le manifestazioni cosi| tnfrequenti in questi giorni pel timo re di non poter salvare le viti dalla peronospora. E' stato detto e ripetuto, e del resto la cosa era intuitiva, che que tmdsfanno si aveva meno rame disnn-1 SiTÌSSS^nibile per farne composti anttpe-j ronosporlci, solfato, ossicloruro, 1 £ramltal, ecc. E i viticoltori furono i avvisati della necessità di prepa- j \°rarsi a tale contingenza. Le la-! 2montalo v»ìimnn r,rp v» n-a una meuieie: veagoooparte che riguarda r. dei prodotti segnati ad se al numero u :. i ; : i. ■. . e là 'òe mjcmtescgdrtrsperabile lo si faccia. In qualche\ncaso si è veduto che era stato sba-1 cgliato il computo per l'assegnazio-1 dconsegna che si rivela qua indfiginosa e incomoda. Ve n'è che riguarda la quantità, che si trova sproporzionata . e insufflcente. All'una e all'altra, poiché in ogni regione i viticoltori hanno le organizzazioni che li rappresentano e li aiutano, si potrà provvedere ed è rie del solfato, ma, fatto presente j lal'errore, vi si è rimediato. rLa preoccupazione più impor-ivtante e fondamentale è però que- i lasta: col solfato di rame o gli altri dsali cuprici che abbiamo, non si] rlescirà a combattere la perono- chspora? Ed è questa preoccupazio-inne che bisogna combattere. IaSi tranquillizzino i viticoltori. I uPurchè essi vogliano e prestino |z«iLIdnella difesa antiperonosporica le attenzioni che sono necessarie, la quantità di rimedi cuprici messi a disposizione quest'anno, basterà sicuramente. Bisogna convincersi che in questa materia, della razionale difesa della peronospora, vi è ancora moltissima ignoranza e un'infinità di consuetudini basate su pregiu-j dizi o su idee cervellotiche. E' spia- ! cevole, ma è doveroso constatarlp. E' un campo, questo, nel quale; la razionalità ha fatto pochissimi progressi, mentre in tanti altri settori agricoli si è davvero camminato, e molto. Basti ricordare che nel 1915 la peronospora menò! strage in tutti i vigneti italiani e j ridusse la produzione vinicola alla ! Lpiù bassa cifra del trentennio, a U19 milioni di etto!, eppure eran già | itrent'anni che il rimedio contro lai scmSzCtnptócirii1dc, sr, pnima della giornata non supera i!rf10 centigradi e se non viene una [dperonospora si conosceva e si doveva aver imparato ad usarlo. La prova provata della causa dell'insuccesso, l'ignoranza dei viticoltori, si ebbe proprio in' quel disgraziatissimo anno. Vi furono molti viticoltori che salvarono egregiamente il prodotto con cinque o sei trattamenti, mentre gli altri, con 10 e 15 trattamenti — mal fatti o non tempestivi — perdettero tutto. Il male è che, in generale, non si conoscono i caratteri del male che si deve combattere. Quando si sa che la peronospora non può pioggia o altra meteora che lasci bagnate le foglie parecchie ore, perchè irrorare le viti, sciupare rame e sprecare mano d'opera quando queste due condizioni non si sono verificate? Per fortuna quest'anno in gran parte d'Italia il freddo ha persistito e si è potuto attendere l'arrivo de! solfato rame. Ma i criteri che dominano per regolarsi nei trattamenti cuprici alle viti sono la lunghezza dei germogli, le fasi della luna, perfino le date, giacché sappiamo di zone nelle quali i contadini ritengono di dover dare « l'acqua » alle viti ogni settimana. Questo empirismo a la primissima causa dello spreco di solfato rame. Poi c'è la questione delle dosi: Vi sono ancora parecchi in Piemonte e altrove che interpretano l'uno per cento di solfato rame per un chilo per brenta, il che fa 2 per cento! Invece basta mezzo chilo per ettolitro. Non solo i nostri grandi maestri fitopatologici ce lo dissero, ma i fatti confermarono. Proprio nella più famosa annata peronosporica, quella del 1915, nel Novarese il Dramis confermava il successo ottenuto, non in quell'anno solo, ma da oltre otto anni, con poltiglie portanti solo mezzo chilo per ettol. di solfato rame. E tanti altri usano da tempo con perfetto risultato la poltiglia Menozzi che comporta mezzo chilo solfato rame, mezzo chilo solfato ferro e mezzo chilo di calce per ettolitro. E ancora moltissimi che mai fallirono usando la poltiglia Cavazza, 700 gr. di solfato rame in acqua di calce. Formule attive col 0.500 di solfato rame o polvere Caffaro non mancano. Si può assicurare che sono sufficenti. Viticoltori francesi da trent'anni usano il mezzo per cento ma associato a tre quarti di litro di ammoniaca: ne viene una soluzione molto attiva. Forse è buona l'idea di alcuni di sostituire l'ammoniaca con orina di stalla. Importantissimo è il modo di somministrare queste poltiglie. Non si deve lar-are le pianta, ma avvolgerla in una finissima nu becola o nebbia; quindi alle pom pe vanno uggelli finissimamente polverizzatori. E' necessario poi risparmiare trattamenti quando il tempo corre secco e non vengono pioggie a contaminare. Indispen sablle ricorrere alle polveri, sen za delle quali non si salvano grappoli anche quando son pros' simi all'invaiatura. Polveri che posson esser fatte con 50 parti di zolfo, 40 di calce o cenere o poi vere inerte (se c'è un po' di talco è tanto più adesiva) e 10 di polvere Caffaro o solfato rame. Non è un ideale campato in aria che si possa salvare un vigneto anche con le sole polveri. E quanto sarebbe più comodo, e meno dispendioso, almeno di un terzo! Anche in questo campo non mancò l'esperienza: nei vig'ieti Pavoncelli nel 1915, e in un vigneto del tig. Arata a Capriata d'Orba da ntuii ed anni le sole polveri cupriche mostrarono di ossele sufficenti. Del resto, già ai hqqsvCfPlcslmSpcpisj/TpmapgdzndcTLntdrrlevllistrgtrcsbbFnmAtlvBt tempi del Miliardo*, l'illustre sco- pritore del rimedio contro la pP- ronospora, si diede alle viti della : solfatina che era fatta con 90 par- | ti «B »Kcre 10: di solfato raniee.n,^""det stesso constatava che,.. ... ,. i erteLto sorpassava notevolmen-1te quello di ogni altro procedi-!mento e anche di tre applicazioni di poltiglia bordolese ». l Certo i trattamenti in polvere1 ^ importanza capitasse 8, „ salvare i Sa ri» ££1'0™ i ' v ' ™=J \°V°Z n SS «a, i?T" 6 d-"l 22 ln 0gnl parte anche la Più p : Si tranquillizzino, dunque, i vi- ^ n (, òhi Ha nnrto L; ^01-°" T 1 chi da parte de contadini la fer- ma intenzione di attenersi a cri-I teri mono empirici. E, mentre la scienza e l'esperienza ampia, sag- giamente predisposta quest'anno dal Ministero agricoltura, ci di-1 ranno se vi siano altri rimedi o!-itre al rame, pensino i viticoltori !nrlla più disperata delle ?pofcsi| che non si avesse un sol grammoi di rame, che nei primi anni in cui la peronospora apparve in Italia,! rei 18S4-1886 le viti furono sai-! vste in molte regioni con 11 solo; latte di calce fun chilo e mezzo di ca,CP PEr ettolitro di acquai, Ma è, ripetiamo. una_ ipotesi che non si verificherà.. Rame ce ne sara: dl mpno che g1' altrl anm' ma surneente, se lo si saprà usare, a salvare le nostre prez,osc e care viti. Arturo Marescalchi v«itiiiiiiiiiiiiiliiiiiiiiiiiiiririiiitiiiititlitllillllltliriililiti

Persone citate: Arturo Marescalchi, Caffaro, Cavazza, Menozzi, Pavoncelli

Luoghi citati: Italia, Piemonte