"BUFFALO BILL,,

"BUFFALO BILL,, IL POSTO SICURO "BUFFALO BILL,, osteriggio d'estate. Le sbarre della finestra scottano. Dal cortile viene il ronzio del caldo. Agosta s'è addormentato sulle schede. Fracassi scrive una poesia. Palamà legge il manoscritto della sua tragedia, Vitti è di guardia alla porta del corridoio. Non c'è che dire: si lavora in quest'ufficio. Come si fa, con questo caldo, a contare cinquecento schede, farne un pacco, arrampicarsi sulla scala, metterlo in uno scaffale, scendere, contare altre cinquecento schede, fare un altro pacco, riarrampicarsi, e cosi via, sino a stasera? La poesia di Fracassi dice: la finestra è chiusa da sbarre, nel cortile il caldo ronza, più in là c'è il mare, più in là le foreste, ma chi vedrà mai queste cose? Contiamo schede, pacchi di cinquecento, vivi non usciremo di qui. Ne usciremo morti, accompagnati da canti burocratici. « Questa poesia » dico io « sarà il nostro inno. Lo chiameremo il Canto degli Avventizi >. € Colonnello » mi fa Vitti arrampicandosi sulla scala e venendo a trovarmi in cima agli scaffali dove io, da qualche giorno, passo il mio tempo in ozi e fantasticherie «il corridoio è deserto. Probabilmente anche i visi pallidi dormono. Potremmo approfittare del loro sonno per fare la spedizione ». « Il Piccolo Cahiouse > domando « è sicuro che 11 corridoio sia deserto e che le sentinelle dei visi pallidi non vi si nascondano per coglierci di sorpresa? ». «Il Piccolo Cahiouse s'è spinto sino all'estremità del corridoio e anche oltre, e non ha visto ombra di visi pallidi ». « Bene, noi faremo la spedizione, e Toro Seduto ci accompagnerà ». Dimenticavo di dirvi che da qualche giorno io sono Buffalo Bill, Vitti è il fedele indiano Piccolo Cahiouse che darebbe la vita per lui, e Agosta è Toro Seduto. I visi pallidi sono gli impiegati anziani. II funzionario incaricato di sorvegliarci è la sentinella dei visi pallidi. « Ora » dico scendendo dalla scala « converrà che il Piccolo Cahiouse svegli Toro Seduto che dorme ». Toro Seduto donne e sogna la giardinieretta. Si sveglia, dice t Suiio pronto » e ci segue nel corridoio ch'è il ie.ntiero di guerra. Torno indietro, dico con serietà a Fracassi « Se non tornassimo, voi ci vendicherete » e riprendo, carponi, il cammino verso l'accampamento del visi paMid!. Ecco che, percorso tutto il nostro corridoio, prendiamo a destra per quello dove s'aprono le stanze degli impiegati anziani. Silenzio. L'usciere gallonato, quello che ha i calli in fronte a furia d'inchinarsi davanti ai superiori, dorme. I corridoi sono freschissimi. Vi si cammina benissimo. « E' la brezza marina » dice Toro Seduto togliendosi di bocca il tagliacarte che stringeva fra i denti. « Qui » dice il Piccolo Cahiouse « dorme uno dei capi dei visi pallidi ». E' la stanza del cavalier Morroni, un impiegato vecchio, con quarantanni di sei-vizio, che tutti i giorni dice : « Non vedo l'ora che mi mandino in pensione. Sono stufo di stare qui dentro » ma si capisce che se lo mandassero via tornerebbe anche gratis a lavorare in questa stanza, perchè dopo qutirant'anni non può fare a meno della sua poltrona, del suo tavolo, delle sue lucide, nere mezze maniche: non può fare a meno di respirare quest'aria di carta, di polvere e d'inchiostro vecchio; di sentirsi dire, la mattina, entrando, « Buongiorno, cavaliere » dall'usciere gallonato « Come va con la gamba? »; e di dire « Buongiorno, commendatore », tutte le mattine, passando davanti alla porta aperta del commendator Garlandi; non può fare a meno di entrare regolarmente, alle undici e mezzo la mattina, e alle sei il pomeriggio nella stanza del dottor Velani che sa tutte le opere a memoria, per fischiettare insieme le arie del Trovatore e della Norma: «Ah, queste si che sono opere! », e poi: « Secondo me, se la Francia... » e allora entrano anche il commendator Garlandi e il cavalier Santini, il cavalier Santini che una volta, vent'annl fa, fu visto per la strada con una ragazza che probabilmente era una sua parente, e perciò è il donnaiolo del ministero: «Ti piacciono le ragazze, eh, Santini? » e il cavalier Santini ride e strizza l'occhio, e non dice né si né no, per far capire e non capire, e giù, allora, gran risate, e si cade nelle storielle piccanti che il commendator Garlandi racconta benissimo, serio serio: sempre le stesse, ma si ride sempre : una storiella nuova turberebbe l'ambiente. Tutti i giorni le stesse cose. Quale scompiglio se un giorno il cavalier Morroni venisse in ufficio con un'altra giacca che non fosse quella nera, lucida, di foggia antica, con sei bottoni: « Sono trent'anni che la porto, ed eccola qui: ancora nuova. Stoffe d'altri tempi ». E che avverrebbe se il commendator Garlandi fosse visto una volta senza il suo mezzo toscano spento continuamente stretto e rigirato fra i denti, se il cavalier Santini non strizzasse l'occhio a ogni discorso di donne, se il dottor Velani si rifiutasse una volta di fischiare l'intero preludio della Tra- inata, lui che fischia benissimo, coi trilli e le corone, e in certi momenti pare proprio di sentire il violino? Il tempo non passa per questa gente. Delle cose di fuori arriva qui un'eco lontana, una voce sbiadita che subito muore. Carponi, silenziosamente Buffalo Bill, Toro Seduto e il Piccolo Cahiouse sono entrati nella stanza del cavalier Morroni che dorme. Dorme con la bocca aperta, come svenuto sulla poltrona. Le imposte della finestra sono chiuse, entra appena un raggetto di sole nel quale volano polvere e fu- « Rapiamolo » dice il Piccolo Cahiouse. Certo sarebbe bello imbavagliare il cavalier Morroni, uno dei capi dei visi pallidi, portarlo nella stanza degli avventizi o indiani, legarlo alle sbarre della finestra e sottoporlo a torture. Ma Toro Seduto e Buffalo Bill sono saggi. « Nel cuore del Piccolo Cahiouse parla la voce della giovinezza, ma sappia egli che certe volte conviene stringersi il cuore con le mani allo scopo di soffocare questa voce », dice Toro Seduto. « Che cosa pensa il Colonnello Bill?». Il Colonnello Bill pensa che con uno spago si potrebbe legare una gamba del cavalier Morroni alla zampa della poltrona. Pa ciò la spedizione ricaverebbe onore e gloria ». Dò a Vitti lo spago, perchè leghi la gamba del cavalier Morroni. Vitti esita. «Tutto l'ardire del Piccolo Cahiouse » dico ironicamente « non sarebbe dunque fatto che di ciance e parole? ». « Nel petto del Piccolo Cahiouse » aggiunge severamente Toro Seduto <c batte il cuore di una squaw (donna) ». Un lampo d'ira passa negli occhi di Vitti. « Il Piccolo Cahiouse non può avere il cuore di squaw, perchè ha succhiato latte di pantera.^, e senza tremare Vitti lega alla poltrona la gamba del cavalier Morroni. « Il Piccolo Cahiouse è un giovane valoroso, e I .. _, ì U suo Colonnello lo ammira », Prendiamo la ria del ritorno, e passiamo davanti alla porta di Molisani, avventizio come noi ma raccomandato, e perciò tenuto in grande con siderazione. Ha una stanza tutto il giorno, ha paur pre: « SI signor comme mendatore », cammina permanente, con gli avventizi non prende confi- ' denza, certissimamente farà carriera, ma per I adesso, noi lo rapiremo. « Egli è una bellissima sqraw i dice Toro Seduto, «e il suo corpo è agne e flessuoso come quello di una giovane pantera » Morisani non dorme, lavora. • | avventizi Entriamo, in piedi e non carponi, sorridendo. « Buongiorno, Morisani ». « Via! Via! » fa allarmassimo, terrorizzato dal pensiero d'essere sorpreso a parlare con gli ; e BuMalo Bill m personai MorLsani viene Imbava- «Indiano degenere» gli fa Agosta puntandogli contro l'indice accusatore, « tu ci tradisci coi visi pallidi! ». «La legge della foresta dice: morte al traditori! ». Morisani vuol far vedere che sta allo scherzo, e ride, ma ride amaro e ha paura. «Si sente il Piccolo Cahiouse di sollevare la giovane squaw come fosse una piuma, e di portarla nell'accampamento indiano? ». Vitti afferra Morisani alle spalle, Morisani si divincola e si difende, intervengono Toro Seduto : I | ' j | sbarre. E' 'pallido, non ardisce gridare per paura dei | superiori. Ci odia. , « La giovane squaw trema come una canna agitata dal vento, dalla sua bocca cola la bava 1 àe\ serpenti, il suo occhio è l'occhio del coniglio | muschiato, animale timido e paurosissimo ». i « Guarda quelle rondini » gli dice Vitti, Sull'arco della finestra, l'unico punto deila pa- « Buona preda! » esclama Fracassi vedendoci . entrare col prigioniero. Palamà esce dalla stanza in segno di protesta e di disapprovazione. « Il Colonnello Bill che conosce meglio di un ! mdlano la legge della foresta quali ordini ha da darci?». I « Sia legata, la giovane squaw, alle sbarre, j messa a torso nudo e fustigata ». Morisani, messo a torso nudo, viene legato alle j rete non ricoperto da scaffali, Vitti ha disegnato un gruppo di rondini che tende, ad a.l spiegate. verso ìauo. «fsoi siamo come quelle rondini, vogliamo u- scire di qui. volare. Tu, invece, vuoi rimanere qui dentro, ammuffire, e già non puoi più drizzare la te3ta a furia d'inchini, già cammini in punta di pedi come il commendator Garlandi; fra poco ti metterai le mezze maniche; applicherai l'orecchio al muro per sentire quello che dicono di te i colleglli nell'altra stanza; brigherai per essere fatto cavaliere... Morte, dice la legge della foresta! Ti addormenterai sul tavolo a ore fisse, e a casa dirai d'aver lavorato tutto il giorno; invidierai i colleghi promossi e griderai all'ingiustizia; scriverai con bella calligrafia e con svolazzi per farti notare dai superiori; correrai, all'uscita, a gara coi tuoi simili, ad aiutare il commendator Garlandi a indossare il cappotto, ad aprirgli l'uscio, a dirgli: « Commendatore, buon appetito! »... Morte, dice la legge della foresta! Farai carriera, ti afflde ranno l'incarico di sorvegliarci, riporterai, con esagerazioni e insinuazioni, i nostri discorsi, dirai ai superiori: «Hanno disegnato rondini sulla pa- rete, simbolo di tuga, di indisciplina »... Morte, dice la legge della foresta! » E brandendo il gatto a nove code (che non è S'avvicina al prigioniero. «Dl: viva le rondini» gli grida. « Viva le rondini » dice Morisani. « Dì: abbasso le sbarre! » « Abbasso le sbarre! ». «Ragazzi!» esclama Palamà preso improwl samente da un vento di speranza » noi usciremo di qui! Qui dentro noi non moriremo! Fracassi, tu sarai poeta! Tu, Vitti, pittore! E «Carlo II», la mia tragedia, verrà rappresentata! Ve la leggo! ». Apre il cassetto, prende il manoscritto, in pie.ii sul tavolo: «Atto I, scena I! ». E comincia a leggere. Noi ad applaudire. Entra il funzionario addetto alla nostra sor veglianza. Àia il Palamà rimane in piedi sul tavolo agi tanrio la tragedia come una bandiera; Toro Seduto, Piccolo Cahiouse non arretrano di un passo e fissano coraggiosamente il funzionario; e Fracassi : « Guardate, cavaliere, è venuto da noi Mo¬ risani a torso nudo. Tutti i giorni viene da noi a torso nudo a disturbarci. Imponetegli dl restare nella sua stanza: noi dobbiamo lavorare!». Morisani esce a testa bassa e a torso nudo. Non può dir niente. Forse tra poco scoppierà. «Chi ha disegnato quelle rondini?» domanda 11 funzionario. « Il Piccolo Cahiouse » « Chi?». t Io , risponde Vita. « Volano. Anch« noi vo- leremo ». «Ragazzi» dice fi funzionario; le disegnai an- cMo tante rondinl mom amu fa aulia parete della mia stanza. Si sono sbiadite, non si vedono quasi piu. E> come vedete, io sono ancora qui ». per la i/ittl » ». « Ma noi voleremo — insiste Vitti. — Ho disegnato tante rondini quanti siamo noi ». * Bene — dice il funzionario sorridendo prima volta- disegnatene un'altra signor V « Piccolo Cahiouse , corregge Vitti. « Disegnatene un'altra. Piccolo Cahiouse. Chi sa questa non mi porti fortuna», Ed esce che pare un altroj Mosca A

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