"L'università dei cacciatori,, di Giovanni Artieri

"L'università dei cacciatori,, FABBRICA DI PILOTI "L'università dei cacciatori,, X, maggia C'è una città nel Veneto ove gli aviatori vanno a seguire i corsi dell'Università. Università della Guerra aerea., si capisce. Le cattedre di quest'Università sono tenute da professori piuttosto giovani, dai trentacinque ai quaranta n poco di più, tenenti colonnelli, colonnelli; gli allievi li guardano come ogni studente comune, con il sottinteso timore della bocciatura. In queste scuole non esistono sessioni, esami di riparazione, o altro modo di rimediare, il giorno che il colonnello-professore ha detto: «ìvon «a s». Quelle due parolctle semplici e terribili, decidono senz'appello. Un aviatore che fallisce in una di queste scuole, potrà passare ad un'altra, magari diventare eccellente in una diversa specialità, ma la bocciatura gli resta dentilo, nell'animo, e se ne ricoiila poi per tutta la l'ita con qualche amarezza. Perciò in queste Università (e ne parleremo a lungo) è possibile trovare gli studenti più attenti, disciplinati e perfetti del mondo. Son giovanotti che sanno come non si scherzi con l'esame e quell'esame occorre passarlo senza scoppola. Libri di testo... a motore Ecco una Università dei Cacciatori. Ve la descrivo in quattro parole. La facciata monumentale è costituita dall'enorme rimessa; l'aula è il campo di attcrraggio, un prato bellissimo, grandissimo, limitato da un orizzonte di colline e montagne che portano nomi rombanti. Sull'erba batte un'crudo vento e gli studenti sono tutti chiusi nelle tute invernali di volo. Ora, ecco le classi: una riga di „ , apparecchi Nardi, una fila di reo ìchi Fiat C.R. 32 e rappresentano il Sillabario del futuro cacciatore; più innanzi file di apparecchi Fiat C.R. 1,2 e poi un'altra linea, di <t Saette »: macchine per lau rcandi. Come si passi da una classe all'altra e come sia indispensabile andare dal facile al difficile e perchè, avrò modo di dirlo più avanti. Ora qualche parola dei professori. Questi vengono tutti dalla guerra. (Come si farebbe ad insegnare ad un aviatore da eaccia la guerra « vera » senza averla mai fatta?). Ma vengali pure, tutti o quasi tutti, da quella grande scuola italiana di volo acrobatico che ha fissata una tappa, nella storia dell'Aeronautica di ogni parte del mondo. Le cose dell'Aviazione, si sa, son labili; vaniscono fatti, nomi, nomini, ricordi, nel grande infuturarsi del volo. Ma non tanto che non si debbano registrare taluni punti di partenza. Ed uno è che se oggi esiste una tecnica di caccia e combattimento acreo questa è nata in Italia, coi voli acrobatici. Quando a Campoformido si invelilo, per la prima volta nel mondo, l'acrobazia in pattunlia (ricordate la. leggendaria III Brigata do Caccia?) si gittarono le basi della guerra di masse volanti. Tulle le nazioni del globo mandarono i loro aviatori ad imparare da noi i segreti di voli ignorali alle più ardite razze di pennuti; voli come il «looping» in formazione di 27 apparecchi da nessuno più realizzato: voli come quelli che vedemmo alla giornata dell'Ala dell'anno '28 in cui Balbo lanciò due pattuglie di cacciatori (una comandata dal povero tenente Neri, l'altra dal ten. Reiteri) formate da aeroplani incatenati a7n contro ala con brevi elastici: vili come quelli del sergente maggiore Vcngi, ove l'acrobazia aerea, venne portata al sublime e mai più superata. I professori di questa Università sono dunque tutti « manici» strabilianti e quello che comanda adesso, il Rettore Magnifico dell'Ateneo dei Cacciatori, è un tenente colonnello A., che in Spagna andò famoso per un'avventura che lo portò in mano dei rossi e poco dopo contro un muro per esservi fucilato. Riesci, a venir ria., nelle nostre liner, tirandosi dietro, prigioniero, il plotone di esecuzione. Bisogna avere la fiamma il/a come si diventa « cacciatore»? Prima di tutto «cacciatore» si nasce. Uno può nascere musicista, poeta, pittore, più grande di Wagner, di Dante, di Raffaello e passar la propria vita a fabbricar caramelle, ma se riene al mondo aviatore da caccia, siate sicuri che finirà « cacciatore ». Per ciò che all'Università, qui, sul campo, arrivano allievi d'ogni origine. Non sono soltanto quelli effettivi dell'Aeronautica, già regolarmente brevettati dall'Accademia e poi dai corsi di prima preparazione; a cimentarsi qui vengono uomini della riserva, a volle piloti che hanno pilotato solo apparecchi da turismo; a volte veterani di numerose guerre combattute nelle specialità aeree più pesanti (bombardamento, ricognizione, idrovolanti, ecc.). e die si sono scoperta in petto la fiamma del « cacciatore ». E' una vocazione, uno stato di grazia, qualcosa di sacro e di indescrivibile e, credetemi che non faccio retorica, è proprio così, me l'hanno detto con la maggior semplicità di questo mondo i giovanotti e gli uomini di quest'Università, i professori ed anche il Magnifico Rettore ten. colonnello A. che non è proprio ciò che si dice un nomo di molte parole. Ora un allievo cacciatore per la disciplina cui volontariamente si sottopone, per i sacrifici d'ogni forma di dolce e molle vivere che quella disciplina gli impone, per il rischio costante col quale s'accompagna la sua vita in volo, per la solitudine alla quale assoggetta la propria anima ed il proprio corpo (ed è la più alta forma di superamento umano) durante l'apprcnìlmento della sua arte e poi, in guerra: deve aver « dentro » qualcosa che somigli ad una volontà di specie e natura ascetica. Ascesi, salire, volare. All'Università del cacciatori, entra solo chi sente la vocazione. Il «cacciatore» per quanto strano appaia all'osservatore superficiale, deve piegarsi ad una disciplina fisica v morale di estremo rigore. E questo per quanto riguarda la conservazione delle sue facoltà è intuitivo. Egli arriva a questa scuola, e comincia i primi corsi: deve addestrarsi a guidare apparecchi da portare in combattimento. Sono macchine, come potete immaginare, ultraveloci, sensibilissime, dotate di taluni pregi e taluni difetti. Il primo conflitto avviene dunque tra lo scolaro e la macchina. Avanti che i professori gli permettano di sedere nella carlinga di un apparecchio da combattimento egli dovrà passare attraverso un lungo allenamento su velivoli lenti, meno lenti, sufficientemente veloci. Sono gli « anni » della sua Università (t anni »che si calcolano a ore di volo o giornate volative e pigliano nome dal tipo di aeroplano al quale e ammesso). Quando il «pollastro? è scozzonato (ma che linguaggio, questi professori!) gli danno' un C. R. 32. Per il pubblico, che non sa tan la guerra aerea in Spagna, il C. R. 32 ha fatto la guerra-in Africa, il C. R. 32 ha combattuto c combatte ancora. Tipi nuovi lo superano in velocità, ma lui resiste fi C. R. 32 s'è battuto coi Curtiss e i Rata, con i Martin Bomber, con i Potez e i Sforane; il C. R. 32in Africa, settentrionale ha affron-ta'» i Glostcr Gladiator e, in de-terminate condizioni, gli Hurricane e gli « Sputafuoco » inglesi e sempre, novanta su cento, ha abbattuto i suoi avversari. Insomnia, è un aeroplano da. mettercisi sull'attenti. Adesso prepara i novellini.Quando il «pollastro-» si vedeconcesso il pilotaggio di questoveterano capisce di trovarsi alpunto critico. Qui o diventa « cacciatore » o va via. E' cosa non difficile a capirsi. L'aviatore da caccia non deve imparare a pilotare l'aeroplano da caccia, deve imparare a dimenticarlo. Fra lui e l'apparecchio nonpossono più esistere rapporti ri-guardasi: l'aeroplano deve entra-rc a far parte del suo corpo, prò-terminazionilungarlo. Le sue nervose debbono poter innestarsiautomaticamente sugli organi. dicomando della macchina, sentirne la vita ma non la meccanica, comel'inavvertito fluire del sangue den- Irò le vene. Se il «pollastro* non riesce a manovrare l'apparecchio senza pensarci, movendolo in ogni direzione, in ogni piano, in ogniassetto con la semplice istintivafacilità con cui, poggiati i piedi a terra, egli cammina, resterà sempre un « pollastro ». E non crediate sia facile, perchè, allo stesso modo di chi in bicicletta inesperto, s'ostina a guardare laniofa anteriore, cosi 'il novellinoe portato a guardare le ali, laprua, gli strumenti del suo aero-plano.'Ora un cacciatore, nellaguerra vera, ha ben altro da fareche guardare l'apparecchio; incombattimento l'apparecchio n.iesiste come macchina autonoma;è soltanto un mezzo per stare inaria e sparare sul nemico. Gli oc-chi i nervi sono altrove: questo im-para lo studente sul vecchio sem-prc giovane Fiat C.R. 32. Quantosia insolita la forma di insegna-mento nell'Università dei caccia-tori si vede subito dal fatto di unmaestro e di un allievo che drb-bona intendersi a distanza, sedutiin due macchine trascinate dafragorosi motori ad oltre quattro-cento chilometri all'ora. Tuttaviaè lassù, che essi si capiscono enon soltanto per i segni esteriori(battiti d'ali) ma per non si saquale misteriosa comunicabilitàmagnetica stabilitasi tra loro rf.it-rante. i più ardui e impensati e-:, simmetricamente,gli istanti folgorantisereni; come in guerra negli istanti folgorantidel combattimento aereo. Ora ilcacciatore si rivela in cielo: inmille modi, ma principalmente dal come egli sta a ridosso del suo istruttore, dall'impeto e spesso dalla pericolosa prossimità della sua ala, obbligata all'ala del maestro. Che un esitante, un indeciso, un prudente si scopre di primo acchito dal solo modo di sfare accanto (al limite dalla distanza) al suo « professore ». Quando l'allievo avrà, volatogiornate e giornate addestrandosiall'acrobazia, al punlamucnto del i palloncino, alla caccia del para- ! cadutine, al tiro a terra dei pai- loncini e finalmente alla finta cai;- eia contro un sito « professore », potrà finalmente avere in mano un apparecchio di linea: una mac- \ china che egli porterà in combat- timcnto, col fuoco vero, contro il nemico vero. Egli non è più « poi- d'ora in poi, i tipi veloci e velo- cissimi. Egli ha imparato sul C. R. 32, biplano; è diventato cac- ciatore sul C. R. 32 Fiat, moderno veloce potente, biplano. Diciamo- cclo in segreto, egli ama quegli apparecchi e li lascia malvolèn- lieri. Oramai l'allievo cacciatore j considera l'aeroplano come un [animale e non una macchina. Il \Mpla>>s> (iter tante ragioni lunghe Ia'spiegarsi) è diventato il suo amico: come un cane, un cavallo, un ippogrifo: Egli si fida dell'ap- j parecchio biplano al punto da di- ' Itare alla cieca, pensando ad al |'ro: pensando al combattimento \allc schivate, agli assalti. E tutto menticarlo in volo, lasciarsi por- , 'nludt un apparecchio, ma di una iPoso™ di riguardo, con cui biso!-""™ imparare a trattare, che non I ammette confidenze eccessive, e ciò che il suo istinto vuole, il bi plano esegue come un fioretto nel suo pugno. Adesso il monoplano, il monoplano. Apparecchio f Ma no, con questi sacripaìiti dalle folli velocità, dai terribili motori, dalle alucce corte corte, non si tratta ''""0}?, osservate tutte le etichette, \Laìl'ev° che già credeva di aver ^crollato dalla suo, tuta di volo i?e Venne del « pollastro», ecco ri\comlnc,a a imparare, daccapo; t I ".'='« 3Pecie dl supenmiver- sltà della caccia aerea con il ma r!£?",„ "'!0,V ™" • ,,„"«" \ noPlano « mistero». Ma poi ha fi-\nlto. poi può andare al reparto, per la guerra «. vera ». Prnva n'onorali t ruve gelici da Ma cos'è poi la guerra « vera y> * ! « Ecco — mi spiega il tenente co- , i lonnello A. sul campo — guarda, ìadesso cominciano: l'istruttore gli \fa segno con le ali». Infatti lassia nel cielo chiaro, allievo e profes-\ som stanno volando per me, per | ] farmi vedere una finta caccia. Non, iso perchè m'interessa tanto e me Ilo chiedo. Ho visto alle guerre ; vere decine di combattimenti ae-j Tei, ho visto a Vinaroz in Spagna [1cadérmi affianco, a meno di cento metri, tre apparecchi in fiamme. |\ Ho visto questo spettacolo al vivo ! j e adesso, contraffatto, m'interes- i \ sa di più. Forse è come al teatro; certo lassù tra allievo cacciatore e \professore della caccia le cose vanno quasi come nella realtà. I Idue si inseguono, affondano, vol iteggiano, si rilanciano, a gran [furia di vòlte, avvitate, loopings , (a proposito Eccellenza Bontem-1' pelli, come tradurremo questa pa-'- troia t) ercrtera. Son bravi, tutti '. |e due, e certo io non so distin-1\gur.rc il maestro dall'allievo mcn- ;[tre un circolo di piloti attorno ii\me li dislingue perfettamente <te! certe sublimi finezze dell'arte, che n certe sublimi finezze dell'arte, che\ mi sfuggono. E quelli lassù, di-! mentati 2;cr l'altezza soltanto di/eiframmenti di luce caprioìeggiante continuano a giostrare, accanitamente. «Mi pare che non sia gran che di diverso dal vero », dico io. Il Rettore Magnifico dell'Università da Caccia aggiunge laconicamente: «A quello — ed indica i due apparecchi volteggianti in aria battimento » occorre aggiungere solo il tac-tae\della mitragliatrice. Bl è il coni- i Giovanni Artieri I

Persone citate: Balbo, Caccia, Hurricane, Martin Bomber, Nardi

Luoghi citati: Africa, Campoformido, Italia, Spagna, Veneto