STAMANE A ROMA di Alfio Russo

STAMANE A ROMA STAMANE A ROMA Il " Poglavnik „ ha passato in rivista a Zagabria, prima della partenza, i primi reparti del nuovo esercito - Festose accoglienze all'arrivo a Trieste (DAL NOSTRO INVIATO) Zagabria, 17 maggio. Una lunga colonna di automobili passa, mentre io scrivo, nella verde serena campagna croata, una lunga colonna guidata dal Poglavnik Ante Pavelic che va a Roma, nel Quirinale, per offrire al Re d'Italia la Corona del risorto regno di Croazia, una corona che ebbe luce da Roma e a Roma torna per essere riconsacrata. L'altra sera, come sapete, il governo di Zagabria ha lanciato un decreto che proclama la restaurazione del regno di Croazia. La prima notizia1 Pavelic la diede all'Incaricato di Affari d'Italia il quale gli espresse, nel nome del Re c del Duce, voti di felicità per il popolo e il regno di Croazia; e poco dopo il Poglavnik, che porta sempre la uniforme ustascio, color kaki, mise un iistintivo nuovo sul collctto, un distintivo con i colori croati, lievemente disegnati a rame su fondo azzurro Savoia. E questo fu, il primo segno dell'imminente evento. Poi altre notizie trasparirono dalle segrete riunioni dei ministri; infine, ieri sera, venne l'annuncio della partenza per Roma e la radio e i giornali cominciarono a preparare il popolo lasciando intendere che la millenaria corona del regno di Croazia sarà posta in capo ad un Re che ha sangue di eroi e che egli stesso è un eroe. Una lunga colonna passa dunque nella campagna croata: ministri, vescovi, preti, popolani per andare a Roma; e qua, a Zaga bria, è un'attesa trepida, un seti tore di festa. Chi ancora non sa, immagina che parole di storia saranno dette nel Quirinale; e intanto ascolta la radio e legge i giornali, i quali già parlano di monnr chia e ripetono le parole delle antiche cronache: solo chi avrà in ca po la Corona di Zvonimiro potrà amministrare la giustizia, fare le leggi, la guerra e la pace nel nome del popolo croato; e nella monarchia riconoscono e definisco no il principio della gerarchia, la etica del nuovissimo Stato, il pilastro essenziale sul quale sarà in nalzato in unità ed armonia, l'edificio della nazione croata. Nella piazza San Marco Stamattina, prima di partire, il Poglavnik ha passalo in rivista una rappresentanza del nuovissi mo esercito croato. Un paio di reggimenti di formazione si sono adunati nella piazza di San Mar co, in cima alla città, nel quartiere ottocentesco così chiuso e sereno, dinanzi al Dvorovi Banvki, il Palazzo del Governo e il maresciallo Kvaternik, che è il capo delle forze armate della Croazia, si è fatto presentare lo schieramento, fanteria, ciclisti, artiglieria someggiata; poi è passato dinanzi a ciascun reparto, ed ha gridato: « Za doni », per la Patria; e i soldati hanno risposto: «Spremili », prónti. Infine ha pronunciato un breve discorso che è un incitamento al dovere, una esaltazione della Patria or ora conquistata. Poi il Poglavnik Ante Pavelic è sceso sulla piazza, per assistere allo sfilamento. Egli vestiva l'uniforme ustascia, col nuovo distintivo. Aveva d'intorno l'Incaricato di Affari d'Italia Casertano, il Ministro di Germania, il maresciallo Kvaternik, una rappresentanza dell'esercito italiano e dell'esercito germanico, qualche generale croato. Quando è apparso sulla piazza, la gente che affollava ì balconi e le finestre delle case vicine lo salutò romanamente; e le rappresentanze delle province croate gli si avvicinarono per salutarlo ed acclamarlo. Queste rappresentanze sono venute dalle più lontane province del nuovo regno, dalla Bosnia, dalla Erzegovina, dalla Lika, dal Litorale e portano tutte il costume tradizionale, che è diverso da regione a regione, anzi, da villag gio a villaggio. Gli uomini della Sava portano un costume di tela bianca di lino e di canapa, un costume che i croati della regione portavano già nel tempo più remoto. La Bosnia mussulmana è distinta dal turbante variopinto. La Lika si riconosce dal giubbettino rosso e dal berretto con la frangia e con la grande collana di palle d'argento che i suoi nomini portano con grande dignità. Qualche ornamento dei costumi proviene dall'età della pietra, cosi ingenti di fattura che chi lo porta seiiibra un uomo di altri tempi. Un'immaginazione pagana ispira il disegno, fiori, foglie, spighe, un richiamo continuo alla madre terra; e dove il paganesimo è stato travolto dalla cristianità il disegno muta per prendere un sapore simbolico. Così in certi costumi c'è una corolla di fsgdg' e è a i o i a a n i fiore ricucita in nero che rappresenta l'occhio del diavolo imprigionato, un cerchio rosso che è un occhio felice e rappresenta il desiderio dell'amante, un cerchio verde che rappresenta l'occhio del gatto che salva contro il mulefizio. I chiari ornamenti delle cinture femminili vogliono esprimere il desiderio che il figlio che nascerà abbia gli occhi azzurri. Il corteo delle macchine La rivista militare ha avuto così uno specchio assai piacevole. La sobria piazza di S. Marco ha 'fatto cornice degna dello spettacolo. Questa piazza ha un'aria segreta, quasi misteriosa. Ci si arriva di sorpresa; non si sa immaginare che esista. La chiesa che è nel mezzo è anch'essa segreta. Le sue campane suonano raramente, ma i suoi altari sono affollati di penitenti. Dopo che la sfilata fu compiuta, la musica suona l'inno nazionale, ampio e solenne; e, poi, Pavelic risalì le scale del palazzo, per prepararsi alla paitenza. Il corteo è passato per la Vii lliza, che è l'emporio di Zagabria, fra l'appassionata curiosità della folla. Per Roma è partito anche l'Incaricato di Affari d'Italia Casertano, che dal giorno della fondazione dello Stato croato ha assiduamente lavorato, qua, a Zagabria, per perfezionare gli accordi che domani saranno firmati in Roma. Le trattative sono avv-nute in uno spirito di cordialità rissai raro. L'Italia, che tanta parte ha avuto nella liberazione della Croazia, non ha preteso nulla che non fosse legittimamente suo, che non appartenesse alla sua stona, non fosse suo patrimonio intangibile, antica eredità che non avrebbe mai potuto essere ignorata o trascurata. Il trattato che domani voi conoscerete mostra le prove di questo spirito italiano, mostra la giustìzie dei confini, il rispetto delle nazionalità. Dove non c'è prevalenza assoluta dell'una o dell'altra parte, l'Italia concede un regime misto che vuol dire il rispetto della lingua, dei costumi, delle tradizioni della gente croata. Non c'è stato mai, durunte le trattative per il perfezionamento dei trattati, un dissapore, una controversia. Pavelic il 25 di aprile andò a Lubiana per incontrare il Ministro degli Esteri d'Italia conte Ciano. Fu, là che il Poglavnik della Croazia espresse il desiderio del popolo croato di far risorgere l'antico regno e di offrire la corona al Re d'Italia « poiché la Croazia si sente figlia di Roma e come Roma vuole dividere la sua vita ». Durunte la conferenza furono gettate le basi per la definizione dei confini del nuovo Regno e fu stabilito che la Croazia avesse il suo sbocco al mare, sull'italianissimo mare Adriatico, che non divide i due Paesi, ma li unisce. La conversazione del Poglavnik col conte Ciano fu delle più cordiali; e Pavelic al suo ritorno a Zagabria espresse la sua gioia per la comprensione che il conte Ciano aveva dimostrato per la Croazia e per i suoi sentimenti di amicizia così sinceramente proclamati. Il Poglavnik infoi mò im mediatamente i suoi ministri e le personalità maggioii del regime dell'esito favorevole della sua conversazione con il Ministro degli esteri d'Italia e tutti approvarono il progetto della restaurazione del Regno e dell'offerta della Corona a Casa Savoia e il progetto della nuova frontiera. « L'Italia, dice Pavelic, non è per la Croazia una grande vicina con la quale biso gna vivere d'amore e d'accordo, ma è una Madre potente, alla quale si deve rispetto c venerazione. Nel cuore dei croati vivià cterna la gratitudine per l'uomo che ha ricreato l'Italia, che ha protetto e ha aiutato i croati nei momenti più difficili della loro vita, fino a suscitare il miracolo della loro libertà e indipendenza». Così dunque le conversazioni per la definizione dei trattati che ora uniranno in fedelissima alleanza, la liba a Croazia al Regno d'Italia sono proseguite nella più viva e sincera cordialità ed hanno avuto infine l'approvazione del Duce che il 6 di maggio, venuto sla Monfalconc insieme al conte I sCiano ha voluto egli stesso rice-|vvere il Poglavnik Ante Parerci ndimostrandogli tutto l'interesse e|cldZnDlrslmvlpre i o o i ù o a e a i e e i o l a a e a l'amore che egli ha per la nuovissima Croazia assunta a Regno sovrano. Naturalmente il corso di queste conversazioni e trattative non è stato conosciuto che da pochissime persone; tuttavia gli incontri di Pavelic col Duce e- col conte Ciano sono stati appresi da molta parte della popolazione di Zagabria che li ha commentati con il massimo entusiasmo come il segno appunto della stretta amicizia e della collaborazione della Croazia con l'Italia, una amicizia ed una collaborazione assolutamente indispensabile al nuovissimo Stato croato. E poi si è sparsa la voce dell'avvento al trono di un Re di Casa Savoia. Non poteva esservi, dicono i croati, un p'.u- alto coronamento delle aspirazioni di questo popolo; non poteva esservi una scelta più apprezzata. Casa Savoia è la più antica e gloriosa fra le Case regnanti d'Europa, è stata, è, maestra di valore, di eroismo, di abnegazione; è piena di gloria, come nessun'altra al mondo. Un Re italiano sul trono di Croazia è perciò la più sicura, la più solenne garanzia della felicità del popolo croato. Il popolo in attesa Poiché la notizia è ancora segreta, i giornali non hanno dato l'annuncio dell'offerta della Corona croata a Casa Savoia; così il grande pubblico ha soltanto il seniore dell'imminente evento. Ma il suo compiacimento appare evi- tdente, poiché il viaggio di Pavelic a Roma è garanzia appunto di H>|!fatto formidabile, di un avvenimento insigne. Il Ministro mi ha detto: « La nostra gente è sobria, calma, ma vedrete che quando apprenderà la grande notizia scatterà in un applauso solo ». Forse a tarda notte i giornali annuncicranno l'evento; ma do- Lriempiranno tutta la mani essi riempiranno tutta la Croazia, da Zagabria a Saiajcvo, a Zemun, a Ragusa, in tutti i villaggi della Sava e della Drina, del lietissimo annuncio; e le campane di Zagabria, di Varasdin, di Ossick, di Ragusa, dei villaggi croati suoneranno a gloria e gli ulema delle città bosniache, dai minareti innalzeranno al cielo il ringraziamento per il voto esaudito. Preparando il popolo all'atteso avvenimento tutta la stampa insiste sulle indissolubili relazioni di amicizia fra l'Italia fascista e la Croazia. Le fotografie del Re e del Duce sono riprodotte nel centro delle pagine con illustrazioni che esaltano la personalità e la gloria di Vittorio Emanuele e il genio di Mussolini. Anche gli augusti Principi della Casa Sabauda sono esaltati e presentati al popolo come eroi dell'Italia fascista, continuatori della gloria di lor Casata, Non bisogna dimenticare, dicono i giornali, che la Croazia, fino dal suo tempo più antico, ha tratto insegnamento da Roma, i»sf\</»u-mento umano e ciuffo e religioso; negli ultimi anni poi essa ha raf-forzato i suoi vincoli con l'Italiafascista che non le ha solo esjnes- so simpatie ed amicizie, ma haai»r«(o fortemente il movimento rivoluzionario degli ustascia, dato fraterna ospitalità al suo Ca- po perseguitato, ha suscitato in/t-ite Za Ztbera^ioiie del paese. La geografia, la storia, la religione, la politica spingono la Croazia verso Roma, verso l'Italia. Tutto ciò che in Croazia è sano, sinceramente nazionale, ha seguito e seque con ■animi) azione c passione il possente slancio dell'Italia, hagioito delle sue Vittorie controtutti i suoi nemici. La Croazia vivrà dell'inesauribile tesoro della cultura italiana e trarrà forza dall'energia creatrice del popolo italiano, sarà una fedelissima amica dell'eterna Roma, maestra di Giustizia e di Civiltà. Alfio Russo Lo stemma della Croazia.