Ottone Rosai

Ottone Rosai] M Centro torinese per l'arte Ottone Rosai Ottone Rosai, pittore fiorentino di quarantasei anni che oggi il * Centro d'azione per le arti » fa conoscere, con trenta ben scelte opere, per la prima volta al pubblico torinese, ha da tempo un nome che, scrisse un suo biografo, fu spesso il segno di un polemica, il vessillo di «»f.P"£g»f e™£ P^ìl1^^11.^}^^^ im- : dagli scrit- bibliografia critica _vasta e portante come, la sua : ti di Berto Ricci, Dlw ""'•p"' Persico ed altri riuniti * "° sai» intJ>moJXt}°30'MJ^^'d& di; Sandro Volta Pubblicato a Scheiwiller l'anno seguente, dada riedizione proprio in ?u^u eh quel ubriccino con testo a^es so. del Parronchi) al recente volume del Masciotta, (Firenze, fa. renti, 1940 ). pe.n etranti pagine v - ziate però dal solito criterio anti contenutista oggi di moda, Spigoliamo brevemente. Bomei. « Parlo della squisitezza e novità dei colore, della finezza degli ìm pasti, della sohria energia del disegno, e specialmente dell accento tutto paesano resultante dalla, scelta dei soggetti ». Oarrà: « Il sue| possibilità cereo di lare ope.a ».^£^"S* £^£2wFSE* di semplificale e^ ^ponde caso ver caso, a lagioni cosi umane cne sembrerebbero ovvie*. Maccan: «'Rosai è un personaggio della sua nirfnra nirnn di luci e d ombre le sue tele, beffarduro come i suoi celebri omini, pie^p di poesia come dii ì per sem 5 K< %8&fa ?S violente come do, doloroso e ! suoi paesi; e, ora, saggio e urnano come la nuova sostanza della sua arte ». Eartolini: « Egli è un oPoraio che dipinge operai. Que sto l'han detto prima di me, ma io 1° ripeto perchè è ben detto. E co sicché i suoi operai ridondano di descrittivo fraterno. Ridondano anche di materia d'arte. In parti u£uaU stanno, in Rosai, il fraterno umano ed il grande artista*. Tranne uno, si noti, son tutti plttori chR parlano. E se pure u spassionata osservazione possa aVer preso la mano, in alcuni, su preconcetti teorici, tutti, forse involontariamente, almeno su un punto concordano: che è anche il nostro punto di vista circa questa pitturauna qualità" contenutisi £a prescindendo dalla quale la critiCa di Rosai resta inerte e muta 0 si limita a inutili fumose divaI o-azioni formalistiche, alle consue fe parolaie digressioni, saputissi|me e inconcludenti. L'accennava- ipio qui lo scorso marzo parlando ! degli omini di Rosai, della deso; lata, avvizzita umanità inconfon;dibile del suo mondo poetico. E lo stesso Masciotta dopo essersi scagiiato contro « psicologismi o con\ temi tismi » che : non servono alla 1 critica e nuocciono all'arte », è poi : costretto a riconoscere che la po; ter.za evocativa di Rosai « sa ca: lare in certe squallide, misteriose zone del sentimento, che i più han no paura di violare, e risalirne sen za sgomento k ad ammettere che la unità ideale di questo pittore ista racchiusa nel tema fantastico ; della tristezza, con tante variazio ni per quanti sono ì dipinti dello istesso soggetto». i E che cosa sono, espresse in arte, le misteriose zone del sentil mento; cos'è, invocato quale ispi- razione, di poesia, il tema fanta- istico della tristezza, se non un dilchiuratissimo contenuto narrati- Ivo, un modo di ritrovar noi stessi 'confessando il nostro temperamen ito, cioè esercitando azione psico logica? Non a caso Giuseppe Un | garetti ha riscontrato net persoinaggi di Rosai quasi una paren| tela con quelli di Dostoievski: nè ciò deve troppo sorprendere se si pensa a quel tanto di letterario che affiora nell'opera di Rosai, il quale, non lo si dimentichi, è anche scrittore, autore del Libro d'un teppista, e di Via Toscaneìla. Si guardi il piccolo quadro Speranze finite (stupore! un quadro con un titolo davvero illustrativo, 'all'ottocentesca ! ), quest'immagine Ni sconforto, di disperazione, un .uomo accasciato su una panca, la testa affondata nelle spalle che non se ne vede il viso, e intorno !il vuoto, il deserto lo spaventoso ìdeserto d'aftetti che solo l'umainita sa creare. Ancora un passo, lancora una precisazione verbale, 'oltre °.ue' toni £r'Sii soffocati, mi cerati che impercettibilmente si fondono coi bruni chiari del breve iterreno; e avremo VE adesso, po- ^non » vi | rer-nomo.' idel romanzo celebre. 1 Grigi e b-uni s'è detto, colore ;ohe si dilata a foggiar forme._mas se- volumi, spazi, perche e ap P«nto il colore, nelle sue apparen «> V^fflm%w„h^&3«H?M vita stilistica (benché il Eartolini affermi il contrario) al contenu- «smodi Rasai-ora come osservo il Cecchi. chiudendosi in . qucl- ^amaro schema di catrame, ver1Hta-i„i 0 i _„„■ vinetti di ffiit^t^#étóffl& raZionalmente, fra un gruppo di ft- derame e turchino ora accentuando la tristezza delle suggestio- bituminose «una. carica di |iallo zaff6rano,,: questo è il lin ,| io cui e fa cui pai!ano !??n le P,lumbee apparizioni di un ,IVom° che scnvc' dl UT,a Ao""'1 consunta dagli anni intenta alla calza; o di creare, quasi material- \ ™™U'' 0m/(po| ^Sfrtóeoscfà ;ture' CMe Poe ;con graduazione d'angosciose pa- „i,i„<.„ f,„ m„„i „ cmuzione di alcune Cas rf,<nrr, i,nn.,^ìhii-tà' H'nn i S^afó^TOfl^' «iCosi la mostra che Rosai inaugura i\°SS'! alle 16 è ospitata nella sede - - i — o 'role. 1« solitudine d'un viottolo senso d'astratoscane, la seclivo aria facoltà trasfiguratrice di que.sto colore, 'spesso assurdo, quasi sempre innaturale, dal fondo romantico ch'è nel temperamento di Rosai, da quel tanto di « maledetto », di violento, di selvaggiamente ribelle ch'è in lui, onde anche il tragico al■bcro secco che si staglia nella, luce l raggelata di Case toscane — un àlbero concepito fra la scogliosità ì giottesca e la sofferente costrutti, vita di Cézanne — altro non è che i .un'improvvisa, dura rivolta ad ogni dolce seduzione d' idillio. Come l'omino sui Lungarni di Firenze, cosi nella serena'atmosfera toscana questo triste tronco dai rami nudi è l'allegoria dell'arte di Rosai. Come già quella di Semeghini, cdella Società Amici dell'Arte», -'ì1™ v'a Pietro Micea 15. Un vasto - mondo spirituale in una piccoli* o!sa^a- 1 mar. ber

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